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Sul Capricorno consultare anche in questa stessa sezione il documento:

Nel segno del Capricorno

 

Il 21 dicembre di ogni anno il Sole entra nella costellazione del Capricorno e segna l’inizio dell’inverno. In questo periodo, la notte più lunga si unisce al giorno più breve (13 dicembre, S. Lucia) e il Capricorno immerge la natura visibile nella profonda oscurità delle fredde notti e abbrevia i giorni dove il pallido sole scompare presto per lasciare  luogo al crearsi della luce interiore.

Sulla superficie terrestre tutto é immobile, spoglio, arido, privo di energia. e le forme appaiono inerti e senza significato.

 

Eppure questa immobilità e questo senso di morte e aridità sono soltanto, apparenti perché sotto la coltre di neve, negli strati profondi della terra, c’è l’humus inseminato, lo strato di terreno che si prepara alla nuova fertilità. É qui, dunque, che la nuova vita prepara i germogli, lontano dagli sguardi diretti. Ecco la prima caratteristica del segno: una vita nascosta, lenta e tenace, difesa da uno strato di freddezza.

Il Capricorno è il segno della culminazione zodiacale, lo zenith della Vita individuale, termine del ciclo preparatorio delle energie vitali che finalmente passano dalla forma alla sostanza.

Sentiamo il geroglifico come il più rispondente alla stilizzazione del Capricorno zodiacale che é un animale composto nella parte superiore del corpo di una capra rampante e nella parte posteriore da una coda di un pesce, attorcigliata. Basta osservare una comune raffigurazione del Capricorno, tramandataci peraltro fin dall’antica Sumeria, per avere subito l’immagine geroglifica.

Capra e Pesce: due animali in uno, perché nel Capricorno si fondono finalmente - come risultante dinamica non più dialettica e antinomica - i due substrati sensibili dell’energia elementale: la Terra e l’Acqua.

Si fondono i due poli: inconscio-Spirito nella parte Pesce-Acqua e conscio-Corpo nella parte Capra-Terra. Mentre il pesce indica lo sprofondamento negli abissi dell’immanenza, la Capra sta a significare invece l’ascensione, l’emersione verso l’infinito.

 

Ma vediamo nella mitologia un più preciso significato del Capricorno: secondo la Senard, Capra-Pesce é il simbolo del dio babilonese Ea, signore assoluto delle acque originarie che doveva costituire il simbolo del rapporto fra il Tutto e la Rinuncia. Fonti varie stabiliscono analogie fra il Capricorno e il Coccodrillo, poiché in sanscrito il nome Capricorno (MAKARA), corrisponde a coccodrillo; è ipotesi che nella formazione semantica sia racchiusa anche la qualità anfibia dei due animali.

 

Il coccodrillo é soventemente considerato il simbolo di una istintualità arcaica distruttiva (affine al drago, quale Madre Nera) che dalle acque inconsce emerge improvvisamente sulla terra, per colpire. É qui l’espressione della lotta fra materia e spirito, perciò ci sembra opportuna una netta distinzione della capra-pesce, indubbiamente portatrice di una simbolica più benigna, riferita al rapporto spirito-materia, cioè fra l’Uomo e la Natura. Qualcuno, anagrammando la parola MAKARA, ha voluto vedere un accostamento tra Capricorno e Karma (legge di azione e reazione), la cui radice KRI (azione) vedremo poi, è presente anche nella parola PRAKRITI (la materia ‘vergine’ universale).

Comunque, sembrerebbe più consono il collegamento tra il Capricorno e il DHARMA (la via individuale) che non con il Karma.

 

Nello zodiaco egiziano descritto da Kircher, il decimo segno è riprodotto dal dio Anubis, la terrifica figura teriomorfa che emana una forza ctonica, e presiede al transito delle anime nel regno eterno e le conserva alla vita eterna. Anubis ha una imponente statura; demoniaco nella sua raffigurazione, ha il corpo di uomo e una orrida testa di sciacallo i cui occhi rivelano uno sguardo feroce e solenne.

Al suo fianco é incatenata la bestia capra-pesce. Per tale ragione si è venuta - nel tempo - a stabilire una parentela fra la figura di Anubis è il Capricorno stesso. Anubis, dio infero, insieme al Capricorno, esprime l’equivalente immagine dell’Anima immortale trattenuta da Saturno: cioè egli fa transitare l’elemento materiale Capra nell’elemento spirituale Pesce che rappresenta il simbolo dell’Assoluto: é quindi il passaggio dalla vita terrena (capra) alla vita eterna (pesce), equivalente alla polarità conscio-inconscio.

Per capire la natura del soggetto Capricorno é bene esaminare da vicino il significato della fusione capra-pesce.

La capra é un animale assai libero, insofferente ad ogni promiscuità ed é tendenzialmente solitaria, inavvicinabile se non da chi le offra del ‘sale’. [Di che sale si tratti, potrà forse essere scoperto dalla lettura del documento che é di seguito riportato e tratto dal libro di E. Zolla:Le MeravigIie della Natura’]

Sono note le reazioni nervose e capricciose tipiche della capra quando viene avvicinata: É animale ‘ascetico’ (dal verbo greco £scšw che significa ‘mi esercito’, ‘seguo una disciplina’), vive di poco ed é per tale motivo, forse, che è sempre stata l’emblematica compagnia dei pastori, dei solitari e dei mistici predicatori eremiti.

Basta pensare a cosa significa per l’India la capra: essa é la Madre del Mondo, ‘PRAKRITI’; praticamente equivale all’archetipo della ‘Grande Madre’, al simbolo dell’Energia Originaria fecondata dallo spirito PURUSHA.

Nel Tibet la capra assume il ruolo di mediazione fra il cielo e gli uomini, come vera e propria amplificazione del Dio del Fulmine tibetano che invia, all’uomo colpevole, la folgore punitiva. La capra serviva da amuleto e, al contempo, intercedeva.

Nella sua monumentale opera ‘Simboli della trasformazione’, Carl Gustav Jung cita la capra a proposito del Capricorno con questa immagine: il sole sale in alto verso la montagna proprio come la capra e tramonta tuffandosi dietro l’orizzonte come un pesce in mare.

 

É dunque evidente che nella capra si manifesta la solarità divina-umana che si incontra con la spiritualità dell’anima-pesce (dal greco „cdÚj = pesce di salvezza, così inteso anche dalla tradizione  protocristiana)

 

 

Il segno del Capricorno nell’ambito del mito

È interessante ricordare che il mito di Amaltea e la figura del capro che in greco era chiamato ‘aigokeros’ (aƒgÒcerwj).

Amaltea era la nutrice di Giove bambino e lo allattava versandogli il latte dal suo famoso corno, la cornucopia, che forse era il corno di un toro o, secondo altre fonti diverse che sostengono essere Amaltea la Capra Magica nutrice di Zeus, della capra di Amaltea.

 Il fatto é che questa capra era orribile a vedersi, tanto che gli Déi dell’Olimpo vollero che Amaltea si tenesse nascosta nelle tenebre di una grotta sul monte Ida. Amaltea-capra, oppure la capra, fu così isolata perché non turbasse la vista del piccolo Giove, il quale più tardi, divenuto uomo, nutrito e cresciuto grazie ad essa, si trovò, come dice il mito, senza armi a combattere contro i Titani. L’oracolo gli suggerì di uccidere la capra Amaltea e di indossarne la pelle per ottenere l’invulnerabilità.

Vediamo quindi nel mito due momenti di sacrificio supremo della Capra, che muore per il bene altrui dopo essersi votata alla dedizione. É il senso tragico del sacrificale della capra: servire gli altri e poi morire, ed é anche il Senso del Capricorno: morire sacrificato per un bene comune. Per questo si é arrivati al simbolo del ‘Capro espiatorio’.

 

Vediamo ora il significato del Capro, perché la mitologia sottesa al segno è tutta imperniata sul simbolo del Capro, o meglio detto, Caprone. Esso é un animale ‘tragico’ e sicuramente esiste un preciso rapporto fra la tragedia ellenica (ricordiamo che in greco tragedia é detta tragùd…a, e letteralmente significa ‘canto del capro’) è questo animale che, appunto, ha dato il nome al Canto del Capro nelle feste di Dioniso, durante le quali veniva sacrificato alle deità, un caprone.

 

Quindi il capro é essenzialmente dedicato all’orgiastico e gaudente Dioniso ma non dimentichiamo che il sacrificio di una vittima implica - in tali genere di rituali - tutto un processo di identificazione, per cui la vittima e il dio si identificano, unendosi, nel sacrificio consumato dall’uomo, ed é il tributo, come espressione di sofferenza e perdita, che riscatta colui che offre e il dio che riceve.

 

Più evidente si fa il simbolo del Capricorno se ricordiamo il mito di Pan, figlio di Hermes e di Driope, la Ninfa chiamata anche Penelope. Questo dio si trasforma in caprone quando Tifone sul Nilo, si scaglia contro Giove provocando l’ira del padre degli dèi. Pan fugge e si nasconde per metà nell’acqua con la coda di pesce, e per metà rimane aggrappato alla terra in virtù delle zampe di capra, salvandosi.

Tifone, é noto, indica lo sconvolgimento della natura, mentre Pan (dal greco p¢n  = Tutto; e con il ‘Tutto’ viene poi identificato), con il suo doppio modo di resistere, indica la via della salvezza.

C’é anche da considerare una associazione del capro con la figura di Satana: é il Grande Becco del Sabba, emanazione satanica. L’immagine consiste in una forma corporea umana dove la testa è animale, qualcosa di ibrido fra l’asino, il lupo e la capra; le orecchie orizzontali, aguzze, grandi corna laterali e un ornamento centrale simile ad un unicorno. É questa anche l’immagine del Baphomet dei templari descritta da Eliphas Levi.

Sulla fronte bestiale c’è una stella che indica il ‘Makara’, cioè il pentagono dei sensi. Braccia e torace sono umani, la mano destra é alzata e due dita sono protese in segno magico, la mano sinistra è abbassata. Nel plesso solare si vede un caduceo mercuriale e un cerchio, le gambe sono coperte da un manto, i piedi terminano in zoccoli di capra e dalle spalle si spiegano grandi ali nere aguzze.

Questa figura é fra le più terrifiche e demoniache che ci sia dato di conoscere ed é bene espressa dalla 15a lama dei Tarocchi: Il Diavolo.

 

Sul Diavolo è possibile consultare i documenti presenti nella sezione “Tavole Architettoniche”

Il Diavolo

 

Sappiamo che nel medioevo il Caprone ha simbolizzato le forze infernali e le qualità della Magia nera, ma nelle epoche precedenti, la sua qualità demoniaca si sacrificava al dionisiaco per realizzare il piano divino. Non é il caso di andare oltre al cenno sul significato religioso e divino della polarità Satana-Dio e della presenza in funzione escatologica del ‘demoniaco’ nel destino umano.

Un’altra figura nota di capro, ci è data dall’egizio Becco di Mendes.

 

Sempre con riferimento ad aspetti nefasti dei Capri, troviamo nella tradizione irlandese-gaelica certe figure maligne che tendono a ritardare l’evoluzione umana, ovvero certe forze contro iniziatiche, che prendono il nome di FOMOIRE, tra le quali spiccano quelle di GOBOR CHIND, che appunto significano ‘testa di capra’.

Continuando a parlare di capri, accenniamo ora ad un piccolo capro, ad un agnello e quindi all’AGNI, che nella dottrina vedica, è un piccolo ariete con fortissimi significati sacrificali; ricordiamo che esso era il Dio del Fuoco. Accennando ai significati sacrificali dell’AGNI vedico, possiamo anche parlare di purificazione; Fuoco, in greco, si dice pàr (pur), da cui si trae la radice per il termine ‘purificazione’.

Attraverso il Fuoco, quindi Ariete, quindi Agnello, quindi sacrificio, abbiamo in tal modo una ‘purificazione’, realizzabile anche e soprattutto nell’ambito del segno del Capricorno.

Il Capro, dunque, significa l’espiazione, il sacrificio: senza il polo satanico non vi sarebbe senso per la realtà divina. Questo concetto è ben espresso nella Bibbia (Levitico, 16), dove è narrato che il Signore, nel decimo giorno del settimo mese ordinò ad Aronne di purificare molto dettagliatamente e scrupolosamente il Tempio, sacrificandogli un toro e un capro tratto a sorte fra due; in seguito Aronne avrebbe dovuto porre le mani sopra la testa del capro rimasto vivo e confessare su di lui tutte le colpe dei figli d’Israele, tutte le loro trasgressioni e i loro peccati; e dopo averli, quindi, rimessi al capro (divenuto quindi il cosiddetto ‘capro espiatorio’) lo avrebbe dovuto mandare nel deserto per mano di un uomo a ciò designato, dove sarebbe stato preda del démone del deserto Azazel.

Possiamo fare qui un accostamento tra il démone Azazel e Pazuzu, il démone assimilato al vento del sud-est, nella tradizione assiro-babilonese.

Orbene tale Pazuzu, si diceva che fosse apportatore di malattie, così come lo era il vento di sud-est, e ciò può forse spiegarsi rifacendosi al fatto che, proprio a Pazuzu (come ad Azazel) erano ‘rimessi’ tutti i peccati delle popolazioni di quelle civiltà e religioni.

Ricordiamo brevemente, che Plinio il Vecchio asseriva che "il sangue del capro ben temperava l’acciaio".

 

Comunque, la storia che simbolicamente esalta il valore del Capro espiatorio-Capricorno più di ogni altra è quella di Gesù Cristo e il Natale, che cade appunto nella prima decade zodiacale del Capricorno.

Gesù Cristo é del segno del Capricorno: egli é venuto sulla terra come figlio di Dio per espiare i peccati dell’uomo e redimere tutti i viventi.

La solitudine terrena del Cristo, il suo umile vivere come un comune mortale, la sua passione e infine il suo sacrificio sulla Croce esprimono tutta la simbolica della Capra-Pesce e del Capro espiatorio. Dalla dimensione terrena al termine divino spirituale, Cristo ripercorre l’itinerario dal conscio manifesto all’inconscio, palesandosi come il sole che sale allo Zenith e poi tramonta nel mare del mistero celeste

 

SATURNO: il pianeta maestro del segno del Capricorno

Saturno, l’astro con gli anelli, dotato di una fredda luminosità, viene per grandezza fisica e importanza simbolica, subito dopo Giove.

Saturno é il nome romano di Chronos, l’olimpica deità greca, il più giovane dei Titani; figlio di Urano e Gea. Alcune fonti identificano Saturno con il dio bifronte Giano. In ogni modo è evidente che fra Chronos e Saturno, come simbolo e significato culturale, c’è una differenza notevole nel trapasso dalla fase greca a quella romana.

Questo grande e lento pianeta, tanto temuto e terrifico nella tradizione astrologica e popolare, costituisce il legame tra il Principio mortale, la sostanza-materia e il Principio immortale, cioè lo Spirito. Questi due principi sono fusi nell’ideogramma di Saturno: vi é la croce (tempo e materia) che condiziona tutte le manifestazioni, e l’iperbole, simbolo di tensione verso la ricettività illimitata.

In Giove l’iperbole é rovesciata verso l’alto, in Saturno lo è verso il basso.

SATURNO =  

Là era a sinistra, qui è a destra, cioè dalla parte del razionale, secondo l’interpretazione esoterica.

Invece, più corrente é l’interpretazione del geroglifico di Saturno quale simbolo della falce. A osservarlo bene infatti, questo simbolo, ricorda esattamente la gran falce con l’impugnatura a braccio-spala usata dai contadini fino a qualche decennio passato. Il concetto che sostiene questa versione è che la falce di Saturno recide la pianta della vita, essendo creduto il pianeta apportatore di morte sino dai tempi assiro-babilonesi.

Dalla mitologia greca proviene invece la versione più diretta e plausibile: Chronos-Saturno castra il padre Urano recidendogli i genitali con un falcetto di selce afferrandoli con la mano sinistra (da cui l’uso di considerare la sinistra come la mano del malaugurio) che getta poi, insieme alla falce, in mare, come descrive Graves, presso Capo Drepano.

 

La storia di Chronos, peraltro già nota, è questa: Urano, dio del Cielo, aveva ogni notte un caldo amplesso con la sua sposa Gea (la Terra) e ogni notte la fecondava. Urano, tuttavia, odiava i figli che venivano generati, cosicché appena questi nascevano, li nascondeva in caverne e grotte senza lasciarli più uscire a rivedere la luce.

La sposa Gea era addolorata per queste violenze e non riusciva più a sopportare il peso di tanti figli racchiusi nel suo interiore pietroso. La dea Terra, Gea, era così colma di povere vittime sofferenti nelle tenebre che pensò di vendicarsi nei confronti del feroce sposo. Gea parlò ai numerosi figli rivelando la scellerata abitudine del marito. Essi rimasero esterrefatti, ma soltanto il figlio più giovane, Chronos, parlò a nome dei fratelli e fece solenne promessa di punire il padre.

Gea, commossa, accolse l’offerta del coraggioso figlio e, offrendogli una affilata falce, gli suggerì uno stratagemma da attuare verso il padre. Infatti Chronos si nascose e quando, nella notte, Urano si avvicinò a Gea per stringerla a sé, Chronos uscì dal nascondiglio, afferrò il padre Urano per un braccio e brandendo la falce (é dunque questa la famosa falce di Saturno), lo ferì in maniera atrocissima recidendogli il sesso. Gea, pronta, raccolse in sé le gocce di sangue che dallo sposo e fecondata dal sangue partorì le Erinni, i Giganti e le Ninfe, che dettero inizio ad una stirpe umana.

Il sesso di Urano cadde in mare e da esso nacque Afrodite. Dopo il sanguinoso fatto, Chronos, usurpando il padre, divenne signore del Cielo e da allora - dice il mito - il Cielo non volle più avvicinarsi alla Terra per l’amplesso notturno. Cessò in tal modo la procreazione e seguì il dominio di Chronos.

Ricordiamo che in greco, krÒnoj significa appunto Chronos (il dio), mentre la parola crÒnoj significa ‘tempo’, successivamente i termini sono stati assimilati in quanto si è visto in Chronos-Saturno il Tempo che ingoiava i propri figli.

 

Su Chronos e Kairos è presente nel sito un interessante documento:

Chronos e Kairos

 

Nella tradizione latina, troviamo la parola ‘Saturno’, che deriva dalla radice SAT, presente nel termine ‘sator’ (seminatore) e che a sua volta proviene dal verbo ‘sero’ (seminare). Saturno fu presto assimilato a Chronos nel Pantheon italico e fu visto come mitico re dell’età dell’oro; dopo che fu spodestato da Zeus, egli si rifugiò nel Lazio ( ‘latium’ deriva da ‘a latere’, ossia: star nascosti), dove regnò insieme a Giano insegnando agli uomini l’agricoltura.

Dunque Chronos ripetè l’esperienza nefanda del padre, divorando i propri figli per evitare di essere spodestato; ma ciò non gli riuscì e Zeus, grazie alla propria astuzia (e non ad un delitto) riuscì a prenderne il posto nel dominio del Cielo.

 

La lezione psicologica di questo mito di Chronos è tutta nel senso di destino fatale che si ripete di padre in figlio. Vita  morte e resurrezione s’intrecciano con l’amore e l’odio.

I tratti simbolici del Capricorno sono tutti in questo mito: l’esasperato egocentrismo e la freddezza (Urano assetato di potere che non vuole i figli, perché possibili rivali nel regno del Cielo, e per questo li allontana, così come Chronos, imitandolo, divora i propri figli), un amore violento e la dedizione assoluta al proprio ideale (Chronos, che per amore della madre si trasforma in sanguinario parricida), l’espiazione e la catarsi interiore (Chronos diventa poi un re buono dedito alla agricoltura e alla prosperità delle popolazioni).

Del resto questo carattere benefico di Saturno lo ritroviamo espresso in ambiente romano nelle feste Saturnali, celebrate intorno al 17/19 dicembre, durante le quali si invertivano i ruoli tra i servi e i padroni e ci si scambiavano doni proprio come avviene oggigiorno nella ricorrenza del Natale il 25 dicembre; vediamo dunque il canuto Saturno diventare il provvidente San Nicola, Santa Claus, Babbo Natale oppure Nonno Gelo.

Ma non basta: vediamo ancora che la plumbea e cupa caratteristica di Saturno viene, in questo periodo; trasformata nella più piena solarità del Bambino Gesù.

Accenniamo brevemente, che in lingua sanscrita, le parole SAN o SAT, hanno significato di ‘essere’; il termine SAT, inoltre, ci rammenta il famoso SATYA YUGA, cioè il periodo dell’oro, appunto dominato da Saturno.

 

 

IL SALE

Rivelate le beatitudini, il Cristo dice: “Voi siete il sale della terra.”

Chi é il soggetto?

Molti avranno capito “Voi che siete parte eminente del popolo”, oppure “Voi che come popolo eletto avrete nel mondo messianico la missione sacerdotale”; dato l'uso liturgico del sale, il patto fra Dio e Israele si chiamava infatti Patto del Sale (berit melah). Tanto più che tutto il 'Pater' sembra una devota ripetizione di precetti o desideri risaputi: la conferma del divieto di enunciare il Nome sacro IHVH; l'invocazione del Regno messianico in cui il Dio d'Israele doveva così essere riconosciuto unico su tutta la terra, come in cielo tra gli 'Elohim' o angeli o forme formanti; l'invito alla remissione dei debiti nel giubileo messianico, garanzia di un Giubileo di Dio creditore, che revocherà a Satana il permesso di mettere alla prova i devoti.
Non a caso esistono nella liturgia ebraica preghiere affini. Attorno al 600 d.C. s'impone un 'Qaddish' che in certe versioni incomincia così: “Il suo grane Nome sia esaltato e santificato nel mondo che creò secondo la Sua volontà. Il Suo Regno sia stabilito”. In un'altra versione, da recitare dopo i funerali: “Magnificato e santificato sia il Suo Sommo Nome nel mondo che dovrà essere ricreato, quando Egli rivivificherà i morti sollevandoli alla vita eterna…”.
Ma non messianica, tutta tesa al qui e all'ora presente, è l'affine preghiera, forse dettata dal Battista; che i Mandei d'Iraq recitano a ancora oggi: “Nostro Signore, sia lodato il Tuo Nome (nel Luogo della Luce), del Tuo Splendore poggi una parte su di noi guarendoci dei nostri peccati. Sommo Re, datore d'ogni dono, dacci forza. Rimetti il nostro peccato e la nostra colpa. Dacci fermezza, sì che non cadiamo. Scioglici da ogni maligno.” Fu questa la preghiera del Battista?
Forse qualcuno intese che il Cristo, parlando di sale, dicesse implicitamente: Voi che siete purificati attraverso queste sette sfere successive, è siete perciò divenuti fra gli uomini ciò che è il sale tra le sostanze, la più pura e purificante, la più consona ai sacrifici, siate disposti all'immolazione.

In “sale della terra”, “terra” può significare “umanità”. In tal caso il sale può condirne il sacrificio, perché il sacrificio antico si offriva sparso di sale. Se invece “terra” é letteralmente il “suolo”, e soltanto in secondo luogo un traslato di “umanità”, la benedizione celeste - come già nelle varie beatitudini - é una maledizione, sul piano della vita terrestre. Il sale infatti isterilisce il terriccio (e il Salmo esalta la terribilità di Dio, capace di trasformare la terra feconda in distesa di salsedine). Il sale è un depurativo: Voi purgherete la terra, l'umanità.

A quale sale alluse il Cristo?

A quello del mar Morto, di Sodoma, é stato suggerito.

Gli sposi ebrei si cingevano la testa di mirto e di rose, a comunicare con la segnatura erotica di quelle piante, e d'un diadema di cristalli salini e pezzi di zolfo, gemme che mostravano cristallizzata la furia del divino fuoco fulminato sulla città schernitrice della fecondazione e dell'umana benignità Il sale rispondeva al mirto profumato, simbolo dell'occhio, ché alla testa dei Tabernacoli si portava come segno del perdono per i peccati dell'occhio. D'altronde il mirto ama l'aria salina, ed essendo un sempreverde é emblema di risurrezione come lo é il sale, per essere ingrediente della mummificazione. Lo zolfo rispondeva all'erotica rosa.

Il Campanella dirà: “Io vidi acqua distillata dal sale e mirto, cose secche e amare, posto nella conserva di rose secche fare un contrasto mirabile, fuggire, risaltare, adirarsi come lo stesso spirito animale per la diversa qualità e senso.”
Era ben questa schiumante ierogamia che il diadema di opposti complementari proclamava.

Sale e zolfo sono strumenti di depurazione e preservazione; simboli d'immacolatezza, difendono dalle forze del male i bocci di rose.
Il sale garantisce dunque la purezza e la fecondità, ma simboleggia altresì la vita, poiché ne sono pervasi i succhi delle piante e il sangue degli animali - anzi, simboleggia la vita perenne, perchè imbalsama.
Con le salate ceneri si fa il ranno, e per star sani, con alito profumato, la dietetica ebraica consigliava un poco di sale dopo i pasti; ai neonati si facevano frizioni di sale, dice Ezechiele (XVI, 4), dopo la purificazione con l'acqua.
Ma soprattutto il sale era medicina degli occhi, emblema dunque di sapienza e conoscenza di Dio. Era illecito lavarsi gli occhi con l'acqua del mar Morto di sabato, quando ogni cura andava sospesa; o almeno si dovevano detergere in modo da non lasciar filtrare una goccia sola di quella salatissima acqua sotto le palpebre.
Il sale è anche la beatitudine della pace, perché è il nesso, l'astringenza: un sale alcalino lega perfino con l'acqua e l'olio, e mangiare il sale di qualcuno è simbolo di dipendenza.
Voi siete il sale della terra” significa perciò anche: -Voi siete il segno della sottomissione della terra a Dio, la difesa e la ragione di tutto ciò che sulla terra è puro e fecondo: voi curate la vista (del bene) e garantite la pace…
E. Zolla : Le meraviglie della natura

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