© Montesion per Testo e Immagini

 

 

Il segno dello Scorpione, l'ottavo dello zodiaco, è, sotto certi aspetti, il segno più esoterico tra i dodici, essendo legato al concetto di morte e resurrezione. Esso é, infatti, di fronte al segno del Toro che, come abbiamo già visto, é la massima espressione di vita essendo in rapporto alla forza della natura ed alla sensualità indifferenziata testimoniata dal 'domicilio' di Venere.

Per opposizione lo Scorpione é il segno della morte, della metamorfosi, della rinascita, in sintonia con gli attributi di uno dei suoi dominatori: Plutone.

Nella mitologia quest'ultimo rappresentava il mondo sommerso, il regno dei defunti, le profondità. L'altro signore è Marte, a cui si devono le caratteristiche ignee del segno.

Caratteristiche ignee che sono, sotto vari aspetti, in contrasto con l'elemento Acqua cui appartengono i trenta gradi zodiacali in oggetto.

Lo Scorpione è infatti un segno d'Acqua, 'fisso' perché nel periodo annuale in cui si colloca non inizia e non termina alcuna stagione.

L'Acqua a cui é analogicamente collegato é quella delle paludi, degli stagni, ossia materia in putrefazione, in decomposizione. Il riferimento stagionale è marcato: ci troviamo tra la fine di ottobre e la fine di novembre, quando le foglie degli alberi ingialliscono e cadono, tutto intorno la natura muore e le tenebre vivono il loro periodo più lungo.

 

Ma non si tratta di una morte definitiva, bensì della cuspide di un ciclo che si chiude per ricominciare subito dopo. Morte dunque come catarsi, come purificazione, come rinnovamento.

Ciò che muore col segno dello Scorpione, prepara una nuova vita, la seconda nascita integrata nei piani superiori della coscienza.

Questo grande segno zodiacale racchiude l'essenza del dramma dell'incarnazione, del ciclo Vita-Morte-Resurrezione. Basta pensare alla liturgia Cristiana, appunto, dove il rito dei Morti è assimilato al trionfo dei Santi proprio nel periodo dello Scorpione (in contrapposizione alla altrettanto cupa notte di Valpurga celebrata il 30 maggio, sotto il segno polarmente opposto del Toro): dall'immanenza della materia corporale che soccombe alla morte, si passa all'immortalità dell'anima santificata.

 

É importante, anche in questo caso, osservare il geroglifico del segno. Intanto diciamo che lo Scorpione, viene definito dalla tradizione astrologica il 'cimitero dello Zodiaco' (in quanto cosignificante dell'Ottava Casa, il cui significato é: la morte), mentre il simbolo è rappresentato da una 'emme' () la cui coda puntuta è rivolta verso l'alto. Le prime due aste letterali stilizzano le chele dello Scorpione, mentre l'ultima simbolizza il dardo velenoso.

Secondo la Senard la lettera 'M' corrisponderebbe alla runica MAK che forma la radice di MANU, termine noto esprimente la figura archetipica dell'Adamo. Certo che la lettera 'M' è anche relativa alla Vergine, con la radice MATRI, mentre qui abbiamo raggiunto una radice maschile, che nella versione gotica MAN, esprime l'Uomo.

Lo Scorpione è infatti il simbolo dell'Umano.

Citiamo ora l'acuta osservazione che André Barbault ha fatto a proposito dello Scorpione. Egli, considerando l'antica struttura dello zodiaco, dove la Vergine era direttamente legata allo Scorpione (il segno della Bilancia fu interposto in epoca successiva), ed essendo la Vergine riferita, per lo zodiaco anatomico, agli intestini, ha realizzato la dialettica Vergine-Scorpione in chiave psicoanalitica.

Entrambi i segni hanno lo stesso geroglifico: ma la Vergine richiama il ventre, cioè la funzione assimilativa, mentre lo Scorpione è riferito all'ano e alla zona rettale. Quindi si costella tutto il gioco simbolico cibo-assimilazione-feci che corrisponde a: amore-protezione-espressione. Orbene, la Vergine è ritensiva, razionale e moderata, mentre lo Scorpione è rilasciato, espulsivo, irrazionale, violento.

È nell'altalena di queste pulsioni che Barbault centra la dialettica del 'complesso anale trettenuto' e del 'complesso anale rilasciato', dove la pulsione libidica si introverte o si estroverte.

Per parlare in chiave psicoanalitica, diciamo che tutte le espressioni sado-masochiste risalgono a questa dialettica, dove la nevrosi, il tema della colpa, del sacrificio autolesionista e tutte le manifestazioni vicarianti vengono agite in un perenne doloroso gioco che vorrebbe la pienezza della vita da un lato e distruggere la vita dall'altro. La psicologia scorpionica è vulcanica, fermentante; la sua massima é: dividere per regnare. I sentimenti sono generalmente a forte tonalità, privi di misura nell'espressione.

 

Negli zodiaci diversi da quello a noi abituale, la figurazione geroglifica dello Scorpione è differente, ma esprime sempre un simbolo di Vita-Morte-Resurrezione. Nello zodiaco di Hermes c'è, per esempio, una figura umana con la coda di pesce al posto delle gambe e in ogni mano tiene il dardo del fulmine: è sicuramente l'immagine di Tifone, figlio mostruoso del Tartaro e di Gea, che sfogava la sua rabbia eruttando nembi di fuoco.

Così, ancora, vediamo nello zodiaco egiziano i simboli scorpionici rappresentati dal coccodrillo, dallo stesso scorpione (Serket), oppure da una figura umana con un serpente avvolto ad un braccio (Serpet).

Alla base di tutti questi simboli c'è sempre il concetto del vitale che viene estinto e trasformato secondo il principio dell'Alchimia "solve et coagula".

L'etimologia latina del segno è abbastanza semplice anche nella traduzione: Scorpio = Scorpione.

Nella tradizione sanscrita il segno dello Scorpione è detto VRISCHIKA. Notiamo subito che alcune lettere (VRI) ci richiamano a VRISHAM (il segno del Toro) e a VRISHABA (il toro sostegno del mondo), sempre in lingua sanscrita; del resto facemmo risaltare a suo tempo il legame che esiste tra i due segni Toro e Scorpione e che si manifesta, psicoanaliticamente parlando, nell'asse bocca-ano, in cui il Toro rappresenta l'oralità, mentre lo Scorpione rappresenta l'analità.

In lingua greca abbiamo il termine scorpˆoj che, oltre a significare scorpione, viene tradotto anche come 'balestra', la macchina da guerra il cui dardo può essere paragonato al pungiglione dello Scorpione. Altro collegamento possibile è quello con il verbo greco scorpˆzw disperdere, spargere; da questo accostamento ricaviamo alcune caratteristiche guerriere e violente tipiche del segno.

A ciò aggiungiamo che con la parola scorpˆoj veniva, altresì, de finita una frusta a più code, ognuna delle quali terminante con una aguzza punta che ci fa subito pensare alla terribile coda dello Scor pione, già in uso presso gli antichi Assiri e poi utilizzata anche dai Romani.

A proposito del termine 'Scorpio', o meglio della radice SCR in esso contenuta, la Senard offre l'opportunità di rintracciarla in diverse lingue e tradizioni, specialmente anglosassoni; in effetti possiamo notare nella lingua inglese numerose parole in cui é presente questa radice (SCR) dal significato originario di 'lacerare, graffiare, scrostare' che abbiamo già rintracciato nel verbo greco sopra esaminato scorpˆzw; es.: scratch = graffio; scratchy = stridente; to screw = torcere; screech = stridio; ecc.

 

Facciamo notare che in Egitto si ricordava, per l'appunto in novembre e quindi sotto il segno dello Scorpione, la morte di Osiride (signore del regno degli Inferi) avvenuta, come già narrato precedentemente, per mano di Seth-Tifone.

 

Il segno dello Scorpione nell'ambito del mito

Il mito centrale che sostiene il segno dello Scorpione é tradizionalmente la storia di Orione. Kerényi, nel suo affascinante libro sulla mitologia greca, ha descritto questo mito con molta chiarezza e le analogie sono qui molto evidenti.

Guardando il cielo in una notte chiara, noi possiamo distinguere particolarmente risplendente la costellazione di Orione. In queste fiammelle lucenti, sembra fissata per l'eternità l'immagine del gigantesco cacciatore Orione punito dagli déi perché aveva inseguito sulla terra, per sette anni, una schiera di fanciulle, anch'esse rapite più tardi in cielo col nome di Pleiadi e qui fissate nella loro costellazione.

Qualche fonte narra che le Pleiadi, anziché fanciulle, fossero colombe che Orione, insaziabile cacciatore distruttivo, voleva abbattere.

Il mito racconta che Giove, in compagnia di Nettuno e Mercurio, si presentò al re Irieo nella sua reggia di Tanagra. Gli déi introdussero il loro seme nella pelle di un toro sacrificato, ordinando a Irieo di sotterrare il sacco di pelle (anche qui abbiamo un accenno all'asse Toro-Scorpione). Così nacque Orione, che più tardi, divenuto cacciatore, rimase vittima della propria istintualità violenta.

Narra la leggenda che un giorno egli violentò, in stato di ubriachezza, la propria matrigna, sposa di Europione. Costui, per vendicarsi, trafisse gli occhi Orione rendendolo cieco.

Come vediamo, c'è in questo mito una vicenda nefanda, dove vino, sesso e violenza si confondono con il sangue e il dolore: sono le tonalità negative dello Scorpione. Forse alla base di questa vicenda, secondo Kerényi, c'è l'incesto edipico con Merope, madre-sposa.

Sempre rimanendo nel mito, dopo la violenta scena, Orione si recò nell'isola di Lemno dove lavoravano i fabbri di Efesto; Chedalione, maestro di Efesto, guidò Orione verso il Sole affinché guardandolo potesse riacquistare la vista (riferimento all'Aquila-Scorpione, cioè all'uomo realizzato che può fissare il Sole, ovvero può avere la 'percezione diretta' della Luce Intellettiva).

Dopo questo aiuto, Orione riprese il suo vagabondaggio per cercare di saziare il suo bisogno di vendetta e il suo animo inquieto. Egli minacciava di sterminare tutti gli animali della terra, prevaricando, in tal maniera con la propria tracotanza, l'ordine divino e naturale.

Ma nell'isola di Creta lo attendevano al varco Artemide e Leto. La dea, per fermare l'aggressivo Orione gli sospinse contro un grosso scorpione. Punto dal dardo velenoso, Orione morì e in quel momento fu assunto in cielo, insieme all'animale velenoso, dando così il nome alla costellazione.

Una altra leggenda vuole che la morte di Orione fosse avvenuta per mano di Artemide in un tranello teso da Apollo innamorato di lei e geloso di Orione.

Qui noi vediamo un altro elemento caratteristico dello Scorpione: la gelosia, lo spirito di vendetta, l'inganno e il delitto.

Nell'atteggiamento di Orione è palese la tendenza inconscia all'autodistruzione simbolizzata dall'abuso del vino che ottunde la ragione, nonché dal peregrinare sino ad accettare l'amore-tranello di Artemide, vera anima ambivalente e distruttiva.

Anche nel mito di Orfeo è possibile individuarvi una dimensione notturna degli inferni inconsci: egli, infatti, discese nell'Ade per riconquistare Euridice, la sua Anima, col canto divino, nelle tenebre.

 

Tutto questo è nel segno dello Scorpione. L'animale espresso nello Zodiaco è del resto considerato in altre civiltà o culture come espressione della violenza e del sangue.

Presso i Maya lo Scorpione è il Dio della caccia, ma nel contempo esprime la penitenza.

 

PLUTONE: il pianeta maestro del segno dello Scorpione

Il più 'giovane' fra gli astri accolti nel planetarium astrologico è Plutone, infatti, è stato scoperto astronomicamente soltanto nel 1930 e quindi le attribuzioni simboliche sono ancora scarse e ancora non verificate con risposte attendibili nella pratica oroscopica.

A Plutone fu subito assegnato il 'governo' del segno dello Scorpione, insieme a Marte. Il suo geroglifico più comune è risultato da una associazione del cerchio, la croce e l'aquila:, molto simile al Mercurio alchemico.

In questo simbolo, peraltro, ci si può vedere una stilizzazione del sacco scrotale, facendo in tal modo riferimento agli organi genitali, cui lo Scorpione é preposto.

Anche l'altro geroglifico, oggi utilizzato per indicare Plutone, è il risultato di una combinazione del cerchio, della croce e di una mezzaluna

Un ideogramma molto più moderno è costituito dalla lettera P unita ad una L (), iniziali dell'elemento chimico del Plutonio.

 

Nella mitologia greca questo pianeta enigmatico é carico di un grande mistero, simbolizza il figlio di Cronos e Rea, fratello di Zeus-Giove e Poseidone-Nettuno.

Esattamente Pluto (ploÚton = Plutone, Ades) è il nome greco del dio, che diventa Plutone per i Romani. Altre fonti, come il Craves, citano Pluto come figlio di Demetra nato dal connubio col Titano Giasio. Plutone è presto vissuto come un dio delle ricchezze ma collegato con un rito di sacrificio.

Infatti sappiamo dai riti di Adone, Ila o Litierese che veniva sacrificato un fanciullo per propiziare le piogge sulle coltivazioni oppure per onorare la morte di un re sacro.

Plutone sarebbe il fanciullo che appare nella leggenda di Trittolemo, re sacro, che viaggiava su un carro trainato da serpenti e si accoppiò a Demetra in un campo arato di fresco; da qui il nome che esprime 'ricchezza' (ploàtoj = ricchezza, Pluto).

 

Plutone fa parte dei Misteri Eleusini. Cosa accadesse durante tali celebrazioni nessuna fonte può testimoniarlo con documentata sicurezza, per cui non è improprio chiamare Misteri, i riti di Eleusi.

Il nome di Plutone non veniva profferito volentieri: egli era assimilato ad Ades, dio degli inferi. Plutone era  temibile come le Erinni, che venivano chiamate piuttosto Eumenidi in senso apotropaico.

Pertanto il dio assunse valori di benessere e ricchezza per quanto concerneva il frumento e in generale i raccolti e valori ctoni dell'oltretomba, perché assimilato alla figura di Ades e di guardiano della 'soglia'.

Il doppio ruolo, del resto, lo si vede nei Misteri Eleusini: elemento sacrificale o dionisiaco. Plutone é il bambino sacro che sancisce l'evento erotico, l'orgiastico fallico; é il simbolo che propizia i raccolti, ma anche un collaboratore di Ades, negli Inferi. E non a caso, Plutone, riceve da Eracle, proprio negli Inferi, la cornucopia dell'abbondanza.

Dunque, dio della ricchezza, dell'oro, della fecondità. Ma la sua ricchezza è invisibile: come dio ctonio, il suo carattere si presenta ambivalente, sacro e distruttivo e tutte le anime dei morti sono votate alla sua sovranità e alla sua collera. Se Giove regna nei cieli e Poseidone nei mari, Plutone ha il suo regno nel Tartaro, l'impero dei Morti, dell'Invisibile. Il dio è assiso su un trono infernale assistito da Minosse e altri demoni.

Egli pronuncia sentenze che non possono essere modificate... Dettando al mondo la tremenda legge della Morte. Esso porta sulla sua testa un casco di pelle di cane, che lo rende invisibile, vero simbolo del dominio inconscio profondo.

Ricordiamo che in greco Lidhj significa Ades, mentre a„d»j significa invisibile, oscuro.

 

PLUTONE nel Mito

Nel mito, Plutone è il 'Guardiano della Soglia', è il dio Ade che rapisce Persefone trascinandola, per amore, negli Inferi e con ciò causa la follia della madre Demetra.

Plutone è indirettamente il responsabile delle carestie che colpiscono la Terra, in quanto egli provoca il dolore di Demetra, madre allagante e possessiva; perciò anche la sterilità del suolo - conseguenza della follia di Demetra - è causata dalla distruttiva potenza di Plutone-Ades, che non vuol cedere l'invocata figlia.

L'eros profondo plutoniano, che non conosce regole terrene (cioè irrazionale, inconscio e istintuale) si esprime al suo livello primordiale e archetipico: Plutone condanna e provoca la 'morte della materia' per trasformare il Logos.

Per tale motivo presiede al segno dello Scorpione, che esprime la dialettica archetipica di Eros e Thanatos: il confronto di Amore e Morte.

Il principio delle tenebre é reperibile anche nella mitologia egiziana. Il dio Anubis, dalla testa di cane-sciacallo, fa parte, come Plutone del supremo tribunale degli déi che giudicano i viventi, assegnando loro, in principio, il destino assoluto che corrisponde al Karma induista. Anubis ha il compito di prendere per mano i defunti e condurli dinanzi a Osiride. Egli, che é l'emanazione della energia di tutto ciò che nasce, simbolizza anche la resurrezione dopo la morte, dopo il transito nell'Ade.

É di nuovo la polarità Morte-Vita, Tenebre-Luce: Plutone, che diventa manifesto e visibile simbolo di un ciclo mitologico cui appartengono Iside-Osiride-Seth-Horus.

 

Plutarco assimila al dio greco Plutone, oltre che Osiride, anche la stessa divinità greco-egiziana Serapide.

Egli, infatti, fa derivare il nome di Se rapide dalle due parole OSOR (oppure, meglio, OSIR) = di Osiride e HAPI = toro Api; cioè il toro Api viene, per così dire, 'osirizzato', ovvero assimilato ad Osiride e diventa OSIR-RAPI, da cui SERAPIDE. 

 

Osiride, che rappresenta il dio protettore dei morti e la forza di rigenerazione che assicura al defunto la seconda vita, è simbolo equivalente di Plutone benefico.

Il dio Plutone, però, non era soltanto guardiano dei Morti, ma anche giustiziere: egli provoca una distruzione in vista della ricostruzione.

Certo é possibile vedere in Plutone anche il simbolo delle varie espressioni dell'Eros, sia la Kundalini che la dea Kalì o Lucifero.

É l'espressione dell'Alchimia nel suo lato più infernale e notturno che realizza l'oro maledetto, cioè gli aspetti della seduzione lasciva, il trionfo della potenza economica, il potere occulto, dionisiaco, tribale.

 

In astrologia si è cominciato ben presto ad attribuire a Plutone valori malefici e collettivi proprio affini al dio Plutone greco.

L' essenza del fattore astrologico plutonico è la capacità trasformativa erotica alchemica che regola il ciclo vitale senza che vi siano manifestazioni esterne avvertibili dal soggetto. Plutone è sotterraneo; psichico, inconscio. Il ratto di Persefone rappresenta la

discesa dell'anima alle radici vitali nello stadio d'ombra primario, il viaggio nella vita attraverso gli stadi della conoscenza pragmatica e spirituale metafisica.

Plutone lascia varcare la soglia a colui che 'muore' alla vita apparente, lascia la materia (il corpo) nonché la conoscenza immediata (la mente) per conoscere la vita eterna e la ricchezza invisibile (l'immortalità).

 

Come valore positivo Plutone rappresenta la fertilità e la fecondazione. Astrologicamente è associato alle ghiandole sessuali, allo sperma e tutta l'attività sessuale. Rappresenta l'inconscio collettivo e probabilmente dovrebbe essere studiato in questo senso, connesso però alla sfera degli istinti.

 

Ricordiamo ora il nome di alcuni astrologi secondo i quali Plutone non sarebbe il pianeta maestro dello Scorpione, bensì:

per il Caslant, maestro del segno dell'Ariete;

per il Muir, maestro del segno del Cancro;

per lo Wemyss, maestro del segno dei Pesci;

per il Volguine, maestro del segno del Sagittario;

per il Brunhbne, il maestro del segno dello Scorpione.

Cosa è l'Astrologia Ariete Toro Gemelli  Cancro Leone Vergine Bilancia

Scorpione Sagittario Capricorno Acquario Pesci