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Opposto a quello dei Gemelli, il segno del Sagittario, il nono della fascia zodiacale, ha con questi altrettante somiglianze che diversità polari. Da un punto di vista stagionale si pone come segno della speranza, dopo la morte avvenuta con lo Scorpione e la freccia che è il suo simbolo iconografico rappresenta appunto lo slancio proiettivo verso cui esso tende, il superamento della condizione contingente, il lontano nel senso più lato del termine.

É dunque un segno di crescita o che, comunque, aspira a realizzarla. Il suo elemento è il Fuoco come per l'Ariete e il Leone, ma le sue qualità ignee vanno nettamente distinte da quelle degli altri due segni. Nel primo caso, infatti, abbiamo il primo Fuoco, la scintilla, la miccia, ciò che in inglese potremmo definire il "driver", nel senso che 'pilota' una combustione, dà origine ad una fiamma.

É là condizione più dinamica delle tre, perché prevede un cambiamento di stato, ma é anche la più debole in ragione della sua condizione neonatale.

L'altro, quello del Leone, è il Fuoco nel pieno della combustione: quello che divora tutto ma, potremmo dire, senza sforzo.

Infine quello del Sagittario è il Fuoco che va spegnendosi, rappresentato dai carboni ardenti che continuano a bruciare per ore e ore.

In esso manca la spinta dirompente del primo e la potenza del secondo, ma esiste "la durata nel tempo” e si concentra tutta l'energia calorifica dell'avvenuta combustione. É un Fuoco di passaggio - il Sagittario è un segno Mobile - che con la sua trasformazione in cenere raccoglie una valenza mistica effettivamente presente in questi trenta gradi zodiacali.

Giove è il suo governatore e lo caratterizza con gli attributi che gli sono peculiari: ottimismo, forza, espansione, bontà, ambizione, ordine, estroversione, generosità, pienezza, soddisfazione, paternalismo, golosità, esuberanza, senso di grandezza, ecc.;

Il geroglifico del segno del Sagittario; come abbiamo detto, è una freccia la cui inclinazione sta ad indicare la partenza da un centro inferiore, per colpire un bersaglio posto in alto. In tale ideogramma possiamo notare, oltre alla freccia, anche una croce (), con tutti i suoi significati di 'realizzazione' oppure di 'condensatrice' dei quattro elementi; la Senard fa notare

nella punta della freccia un 'triangolo' ( ), simbolo della Trinità che sovrasta il Qua ternario, rappresentato dalla croce sottostante.

Del resto, anche in alchimia troviamo lo stesso simbolo che rappresenta lo 'zolfo', cioè la materia che deve essere sublimata.

Nelle carte dei Tarocchi troviamo una bella espressione di questo simbolo nell'Arcano Maggiore n. 4, l'Imperatore, avente una gamba incrociata all'altra e poggiante su di un cubo (la materia):

 

 In lingua sanscrita troviamo che il segno del Sagittario è detto DHANUS.

 

In latino abbiamo due nomi che designano questo segno: ARCITENENS (colui che tiene l'arco), oppure SAGITTARIUS (portatore di frecce, dal termine 'sagitta' = saetta o freccia).

Il segno del Sagittario è tradizionalmente rappresentato dalla mitica figura del Centauro, dove la parte inferiore del corpo é di forma equina e la parte superiore è umana. Il Centauro tiene un arco te so con la freccia innestata (Arcitenens).

 

Nello zodiaco egiziano citato da Kircher, il segno del Sagittario é figurato da una mano che tiene una freccia la cui punta tocca una stella (è forse la bacchetta 'magica'?) e più sopra una figura umana che trafigge un maiale con la lancia: indicazione del livello religioso del segno, dove l'uomo vince il proprio livello animale.

Anche in altri Zodiaci compare sempre il Centauro, ma qui la testa umana è bifronte. Forse possiamo vedere un significato inerente al mito di Giano, dove un volto guarda al futuro.

Comunque sia, in tutti i geroglifici, il segno del Sagittario conserva ed esprime l'idea che sta alla base: sintesi armonica della natura che conduce alla mèta superiore all'Essere.

 

L'etimologia del nome Sagittarius latino, ci porta al verbo 'sagio' che significa 'annuso, odoro, percepisco facilmente o rapidamente'; ed in effetti, una caratteristica dei nativi del segno del Sagittario, in senso molto ampio, è quella di 'percepire rapidamente’ le realtà superiori.

 

Il segno del Sagittario nell'ambito del mito

La doppia natura del Sagittario é molto bene espressa dal mitologema del Centauro, questa creatura teriomorfa (metà animale e metà uomo) della mitologia greca.

Ricordiamo che c˜ntauroj (centauro), in greco, significava originariamente 'pungitore del cavallo' e poi, per estensione, passò ad indicare il Centauro vero e proprio, cioè l'uomo-cavallo.

Il verbo greco cent¡w oppure centeÚw o ancora centw (dal sanscrito CNATHATI = forare) significa, altresì, pungo, punzecchio e quindi in esso é implicito il riferimento al 'pungere' della freccia raffigurata nell'ideogramma del Sagittario.

 

Il volto del Centauro è sempre improntato a tristezza, perché riflette l'urtò fra la violenza istintuale e l'aspirazione alla trascendenza. Non solo, ma i Centauri erano divisi anche di fatto in due fazioni: quelli rozzi, violenti e predatori e gli altri invece quieti, giusti e meno combattivi.

La polarità è simbolizzata da Issione e Chirone. Il primo esprime violenza e inganno, il secondo impersona la saggezza e la luce interiore del sapere.

 

Il mito di Issione è ancora tutto intriso dell’influenza dello Scorpione; reca cioè nel centauro-sagittario l'aspetto bestiale del cavallo, mentre in Chirone predomina l'aspetto umano e palesa lo slancio verso l'iniziazione sacra (il lancio della freccia) che si realizzerà in Capricorno.

Dall'opera di Kerényi abbiamo modo di trarre una delle possibili versioni storiche riguardo a Issione, il cui nome può derivare da: ƒscÚj = forza,  e `Iè = Io, simbolo della Luna; oppure dalla parola ƒx…a = vischio; o ancora da ƒcèthj = supplice.

Costui, dunque, mentre dominava in Tessaglia come re dei Lapiti, sposò Dia, figlia di Era e di Deioneo; promise al suocero una ricca donazione perché gli aveva concesso la mano della figlia. Ma quando Deioneo si recò a ritirare quanta promessogli, il genero Issione gli tese una terribile trappola costituita da un pozzo di fuoco abilmente coperto di legna sottile e di polvere. Deioneo cadde nel pozzo morendovi.

Issione fu in tal modo - come dice Kerényi - il primo dei mortali a portare la colpa dell'assassinio di un congiunto e qui c'è l’analogia biblica con Caino e il 'tema della colpa' che il lato umano del Sagittario deve recare in retaggio, per presentarsi al Divino, rappresentato, nello Zodiaco, dal segno dei Pesci.

Dopo aver commesso il delitto, Issione fu colpito da follia e nessun degli dèi dell'Olimpo era disposto ad assolverlo liberandolo dalla colpa. Ma Giove, il padre Zeus, si lasciò scuotere dalle invocazioni di Issione e lo assolse dalla sua impurità chiamandolo a far parte del cielo olimpico. Eppure, nemmeno qui, l'inquieto Issione rinunciò alle seduzioni carnali: veduta Era, la bellissima, volle possederla.

Questa volta Giove, incredulo, volle conoscere il fatto e offrì allo sguardo di Issione una nube con le fattezze illusorie di Era.

Issione, nell'impeto della passione abbracciò la nube e in tal maniera fu generata una creatura teriomorfa, metà uomo e metà cavallo.

A tale prova esplode l'ira di Giove che condanna Issione ad essere legato ad una ruota infuocata e a vagare nel cielo, gridando la frase: "Devi riconoscenza al tuo benefattore". Dopo questa tortura, Issione fu scagliato negli Inferi e il figlio fu chiamato Centauro. Costui, poi, divenuto adulto iniziò ad accoppiarsi con le giumente sui prati del monte Pelio, dando così inizio alla stirpe dei Centauri.

 

L'altro aspetto del Sagittario invece è imperniato sulla figura di Chirone, figlio di Saturno e di Fillira. Anche Chirone viveva sul monte Pelio, ma a differenza degli altri centauri, egli si rivelò il più mite e giusto. Aveva realizzato queste qualità di moderato mediante il suo prolungato ritiro in una grotta, così che nell'isolamento aveva raggiunto saggezza e sapienza.

Chirone allevava i figli degli dèi, dei sapienti e i figli degli eroi. Fra questi c'erano Peleo e il divino medico Asclepio (Esculapio). Chirone stesso era medico e questo indica, nel segno, l'aspetto terapeutico dell'Anima guarita dalle passioni terrene.

Il nome di Chirone, peraltro, deriva dal termine greco  ce…r = mano; infatti i terapeuti, i guaritori sono coloro che impongono le mani e donano la salute e guariscono tramite esse.

La bontà, l'equilibrio e l'armonia gioviale furono caratteristiche di Chirone il saggio.

Il mito racconta che Chirone, insieme a tutti gli altri centauri e a tutti gli dèi fu invitato alle nozze di Piritoo con Ipodamia (o Didamia), figlia di Bute. Orbene, i Centauri non erano abituati a bere vino e quando ne fiutarono l'aroma, respinsero il latte acido che stava loro dinanzi e corsero con i loro corni d'argento ad attingere vino dagli otri.

Nella loro ignoranza bevvero il vino schietto, senza allungarlo con l'acqua, e si ubriacarono in tal modo che, quando la sposa apparve sulla soglia della caverna per salutare gli ospiti, Eurito (o Eurizione), balzò dallo sgabello, rovesciò il tavolo e la trascinò via per i capelli. Subito gli altri Centauri seguirono il suo vergognoso esempio, agguantando bramosi le donne e i fanciulli che capitavano loro a tiro.

Si scatenò allora una lotta furibonda che si prolungò fino a notte; in questa occasione, Chirone fu incidentalmente ferito ad un ginocchio da Eracle con una freccia avvelenata, impregnata nel sangue dell'Idra di Lerna. Chirone, essendo immortale, non perse la vita, ma la sua ferita non rimarginava facendolo soffrire atrocemente, fin quando non si rivolse al padre Zeus, il quale, impietosito, lo privò dell'immortalità é ne assunse le spoglie mortali in cielo ponendolo tra le stelle: da qui nacque la costellazione del Sagittario.

 

C'è un accostamento da fare tra la ferita di Chirone che non si rimargina e il supplizio a cui fu sottoposto Prometeo per il furto del Sacro Fuoco, ovvero quello di dover subire che un'aquila (simbolo dello Scorpione) gli mangiasse il fegato (sede dell'Anima a cui è preposto Giove, maestro del segno del Sagittario), ma che sempre gli ricresceva senza mai lasciarlo morire.

 

Ma c'è ancora un mito dei Centauri che ci illumina sul tema del Sagittario: è la storia del centauro Nesso. Egli aveva il compito di traghettare da una sponda all'altra coloro che attraversavano il fiume Eveno. Un giorno si presentano sulla sponda Eracle e Dejanira, figlia di Eneo, o meglio, di Dioniso e di Altea, moglie di Eneo. Nesso si immerge nel fiume, con le sue tenaci quattro zampe equine, trasportando sulle spalle Dejanira. Ma intanto che avanza nel fiume, Nesso si fa galante e audace verso la donna sino a che costei grida per lo spavento. Allora dalla sponda, irritato, Eracle scaglia una freccia, avvelenata con il sangue dell'Idra di Lerna, contro Nesso, salvando la sua sposa.

Tuttavia l'astuto Nesso non muore subito: nell'agonia si rivolge a Dejanira e fingendo di farle un dono magico, le ingiunge di raccogliere il suo sangue che sgorga copioso dalla ferita e assicura Dejanira che se: Eracle avesse indossato una tunica intinta nel suo sangue raccolto, non avrebbe più potuto cercare e guardare altre donne.

Dejanira, che era molto gelosa, cade nel tranello di Nesso seguendone il perfido consiglio. Raccolto il sangue, una volta tornata a casa, ne intride un abito di cui fece dono a Eracle. Costui ignaro lo indossò, ma l'abito iniziò subito a restringersi  provocando ustioni al suo corpo. Così egli muore fra atroci tormenti prigioniero in ciò che fu, in seguito, chiamata la camicia di Nesso. Nell'estremo tentativo di purificarsi, Eracle decide di bruciarsi vivo su una pira ardente per propiziarsi Giove padre.

Dejanira, che si rende conto di aver agito ingenuamente per uno scopo egoistico, si procura la morte.

 

Anche nella storia di Nesso dunque, si rileva il lato aggressivo e subdolo della psicologia umana quando sono in gioco la brama sessuale e il possesso. In Eracle invece vediamo amplificate le qualità di Chirone: colui che si purifica dopo avere per un momento ceduto alla debolezza dei sentimenti e alla vendetta. Quindi è del Sagittario la dinamica dell'integrazione degli istinti nell'area delle funzioni superiori della personalità. Ma in questo complesso segno zodiacale si esprime, astrologicamente, anche il senso della legge, lo spirito filosofico e il senso salomonico di Giove.

 

A questo aspetto si lega, secondo noi, il mito delle nozze del mortale Peleo con Tetide avvenute in presenza di Chirone nella sua grotta che in un certo senso sta a simbolizzare proprio il mondo interiore dell'uomo ove si realizza l'unione 'Anima-Animus' nel segno dell'armonia suprema impersonata da Giove.

Peleo, come sappiamo, aveva superato tutti gli stadi della purificazione, mentre Tetide era una immortale Nereide. Tutti gli dèi assistono alle nozze ma dal convito viene esclusa Eri, dea della Discordia. Ecco allora qui esemplificata, diciamo così, l'apoteosi del Sagittario: dal livello umano indifferenziato sino al più alto livello dell'integrazione religiosa e trascendente. Le energie, in Sagittario, vengono trasformate, coordinate e sublimate in una sintesi assoluta, ed in questo segno si depositano tutte le scienze umane e divine, per cui viene qui considerato dagli astrologi, un valore ecclesiastico e la figura del sacerdote.

Il Sagittario è l'aspetto glorioso del sacrificio psicologico dove lo scopo è l'ascensione, l'elevazione, e la rinuncia è soltanto l'abbandono dei gradi inferiori.

 

GIOVE: pianeta maestro del segno

In lingua sanscrita Giove è detto DYAUS PITAR (il Dio Padre della nostra tradizione), che troviamo, similmente, nella tradizione greca come ZeÚj pat»r e nella tradizione latina come JUPPITER, in cui si è voluto scorgere, nella radice JU, un accostamento a JUS = diritto, attribuendo quindi un carattere di giustizia e di legalità al pianeta maestro del segno del Sagittario. Ricordiamo che nel termine sanscrito DYAUH è presente la radice DYA (Dio ), che ha significato di divinità celesti uraniche luminose. Per gli ebrei Zeus è Tsedek, che significa 'giusto'.

 

Molto complesso appare il significato del geroglifico di Giove; in esso compare la Croce-Spazio-Tempo-Materia sormontata a sinistra dalla curva iperbolica che ritroveremo anche in Saturno, ma in Giove l'iperbole è disposta sul braccio sinistro della Croce, stabilendo una immagine di tensione affettiva verso l'illimitato.

Consideriamo il senso che scaturisce dall'etimo greco di iperbole: Úper significa oltre (al di là), b£llw significa scagliare; questo è il valore energetico di Giove. Si vuol vedere nella curva il simbolo di una tensione umana oltre il mondo sensoriale e terrestre verso la trascendenza. A questa immagine dinamica e suggestiva potremmo associare, sia pur vagamente, l'idea dell'arco e la freccia del Centauro.

Secondo gli esoterici, la freccia del Sagittario, dominato da Giove, ha senso di direzione a sinistra perchè deve raggiungere la dimensione Capricorno-Pesci, traguardi della realizzazione. spirituale e metafisica o integrazione individuale nel Sé.

Oltre a questa interpretazione, possiamo anche immaginare che la rappresentazione grafica della mezzaluna (cioè l'emotività) riesca a soverchiare la Croce, simbolo di 'realizzazione'. Vediamo, pertanto, in Giove, sia l’archetipo positivo del superamento della materia (iperbole che sovrasta il quaternario), sia l'archetipo negativo, cioè il lato 'gioviale' in eccesso(l'emozionalità che sovrasta la realizzazione).

 

Ma è la mitologia greca che ci offre il più alto significato di Giove, in quanto il pianeta personifica l'archetipo del Dio Padre e reca il simbolo della completezza umana. La mitologia presenta numerose storie riguardanti Zeus-Giove e una esposizione delle più importanti vicende occuperebbe troppo spazio.

 

La nascita di Zeus: una storia drammatica che presenta in tutta la sua importanza il tema della predestinazione e del destino escatologico. Zeus, terzo figlio maschio, fu partorito da Rea, moglie di Crono, nella profonda notte sul monte Liceo in Arcadia. La donna era in grande ansia perchè Crono, già ossessionato dal vaticinio secondo il quale ,un figlio l'avrebbe detronizzato, aveva deciso di divorare anche l'intimo nato facendogli seguire la sorte di Estia, Demetra, Era, Poseidone.

Rea volle salvare Zeus: dopo averlo tuffato nelle acque del fiume Teca, lo affidò alla Madre Terra.

Costei recò subito il neonato a Litto, in Creta, celandolo in una grotta, fuori della quale erano i Coribanti i quali, battendo con le loro armi sugli scudi, impedivano con tale fragore che si udissero i suoi vagiti. Le fonti, a questo punto, sono discordi nel descrivere l'aiuto dato a Zeus. Pare più ascoltata la versione che vede il piccolo dio assistito amorosamente dalle ninfe Io e Adrastea e dalla importante ninfa-capra Amaltea.

La madre Rea, aiutata dai suggerimenti divini, avvolse una pietra nei lini e l'offrì a Crono che la divorò convinto si trattasse di Zeus.

Così Zeus crebbe sano e forte e troppo tardi il padre maturò il sospetto d'essere stato ingannato. Crono fu detronizzato da Zeus e costretto da questi a vomitare prima la pietra poi tutti i figli divorati.

La pietra fu portata da Zeus nel Parnaso, e posta a Delfi come simbolo della libertà. Oltre ai fratelli resi liberi, Zeus riuscì a togliere le catene ai Ciclopi che il 'nonno' Urano; nel suo delirio paranoico, aveva imprigionato. Per questa impresa, Zeus ricevette dal Divino il Fulmine e il Tuono quali strumenti della sua nuova infinita potenza e del suo senso della giustizia.

 

Con Zeus, nella mitologia greca si apre il dialogo imperniato sull'amore e la giustizia, in quanto egli interrompe il rito del sacrificio sanguinoso imponendo la vita. L'equivalente parallelo, nella cultura cristiana, sarà lastoria biblica della strage degli Innocenti, e la salvazione di Gesù bambino sottratto alla furia infanticida di Erode con la fuga in Egitto. Gesù tornerà a Betlemme solo quando il potere autocratico dei Romani non infierirà su di lui. Con Zeus e con Gesù, si hanno due esempi di opposizione al Padre distruttivo in nome della vita. Nel mito c'è l'opposizione a Crono, nella Bibbia c'è l'opposizione al padrone-padre identificato nelle leggi romane. Nasce cioè la figura del Dio che si fa Uomo e dell'uomo che difende la vita al cospetto del potere. La prima valenza di Giove è dunque l'affermazione del vitale e dell'ottimismo. Non solo, ma con lui si afferma il senso escatologico della vita: ciò che è terreno è mortale e causa di dolore.

La meta da raggiungere è l'immortalità, nel senso della trascendenza, è il divino, nel senso della metafisica. Giove, nel Sagittario, apre appunto la Porta al cielo, apre la porta all'individuazione.

Ma oltre a questi valori, Giove rappresenta il piacere opulento, l'espressione e il benessere.

 

Significative le storie amorose del dio supremo, perché ogni sua compagna presiede ai destini umani e divini in particolari aspetti: è la discendenza poi che costruisce tutta la ricca e dialettica gamma di presenze regolatrici. Così la prima sposa è Meti, cioè la 'saggia', la dea più ricca e giusta: Ma avendo ricevuto una profezia che Meti poteva partorire un figlio che lo avrebbe detronizzato, questi ingoiò Meti, interiorizzando così ogni principio di conoscenza. Più tardi, però, Giove partorì dalla testa, con l'aiuto di Efesto e Prometeo, Atena.

In questo mito c'è una evidente introiezione dell'immagine femminile e la trasformazione dell'Anima da entità fisica a 'prodotto' del pensiero.

La seconda sposa è Temi, la buona e tempestiva consigliera degli uomini e del cielo. Il suo nome spiega la sua funzione: Themis significa 'regola della natura', armonia fra i sessi, l'equilibrio con gli dèi. Da Temi nacquero le Ore, destinate a vegliare sulle opere degli uomini, quindi la 'regola del tempo'.

Nacquero le Moire, poi, che avevano la facoltà di concedere all'uomo la vita, il tempo e la morte. Altra sposa di Zeus fu Mnemosine che presiede alla memoria delle cose e nell'occasione delle nozze, il padre degli dèi creò le Muse che avevano il compito di alleviare le sofferenze degli uomini e dilettare il loro spirito.

Poi Zeus trasse al talamo regale Eurinome, figlia di Oceano. Costei, bella nella figura, generò le Cariti, ed è identificabile con una Afrodite. Altre 'grandi' figure femminili amate da Giove furono Demetra stessa, dalla quale nasce Persefone; quindi la bella Leto che generò Apollo e Artemide. Infine Nemesi, figlia della Notte, il cui nome siunifica ‘giusta ira', che si rivolge contro coloro che offendono le leggi e le  regole. Nemesi cercò dapprima di sfuggire a Zeus non accettando le sue profferte amorose: ella si nascose nell'oceano, ma il dio. la inseguì.

Nemesi si trasformò in pesce e infine in un'oca, ma Zeus assunse la forma di cigno e a lei si congiunse: dall'uovo nacque Elena, che fu coinvolta nelle cause della guerra di Troia.

Altre fonti attribuiscono il nome di Leda alla protagonista di questa storia.

 

La funzione di Giove è quella di rappresentare, dunque, non soltanto gli archetipi più profondi, ma anche i bisogni e le regole di esistenza dell'uomo. Gli amori di Zeus simbolizzano tutte le possibili manifestazioni dell'energia animica ed eroica.

Quasi mai vediamo Giove crude o aggressivo: i suoi fulmini e tuoni esprimono sempre la giusta collera di un dio e l'applicazione di una legge che sia didascalica.

L'astrologia ha accolto Giove come il più vistoso simbolo astrale dopo il Sole considerandolo il benigno assoluto, l'espressione del vitale fecondo, dell'equilibrio superiore.

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