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Il Cancro è il segno zodiacale con cui inizia l'estate; è uno dei quattro segni Cardinali, è un segno d'Acqua ed è considerato un segno femminile.

Il suo pianeta Maestro è la Luna.

L'etimologia del segno ci riporta al mondo latino-ellenistico; in latino abbiamo la parola 'cancer' che è tradotta in italiano come granchio; in greco troviamo il termine karkìnos, il quale, oltre a significare granchio, ha anche valore di compasso ed è molto vicino a quella parola sanscrita KARKATAH che vuol dire, anch'essa, non solamente granchio, ma altresì raggio di un cerchio, compasso e serpente. I due primi termini (il raggio del cerchio ed il compasso) indicano un calcolo e il suo risultato, l'ultimo (il serpente) è il nome stesso della costellazione del Cancro (in sanscrito NAKASHATRA) in cui si trovava il punto del solstizio.

 

É probabile che la rappresentazione zodiacale, il granchio, sia il simbolo del cammino obliquo del sole. KARKATAH è il raggio dell'orbita solare che coincide con la costellazione del Serpente, il punto dove s'appoggia una asta del compasso, l'altra, raggiunge la linea equinoziale. In lingua sanscrita il segno del Cancro è detto KARKATAKAM.

Comunque, l'immagine prevalente richiamata da queste correlazioni, è quella del granchio, il crostaceo protetto dalla dura corazza che vive tra acqua e aria, estremamente prolifico, racchiuso e schivo.

 Del resto, una verosimile stilizzazione del granchio è visibile anche nell'ideogramma stesso del segno, laddove i due cerchietti vengano considerati come occhi di un immaginario animaletto.

Altre significazioni sono racchiuse nel glifo del Cancro, così semplice e pur tuttavia così ricco!

Secondo il Guénon, esso rappresenterebbe il germoglio allo stato di semi-sviluppo che è appunto lo stato sottile preesistente fin dall'origine della manifestazione e la cui esistenza si situa nell'ambito psichico o 'mondo intermedio'.

Possiamo dire che rappresenta il processo di gestazione che prepara la nascita, nella vita di quell'uovo cosmico, originario, primigenio da cui ebbero origine tutte le cose.

É altresì assimilabile, oltre al seme di una pianta, agli elementi seminali, allo spermatozoo e all'ovulo, ai rudimenti di una nebulosa, di un atomo, di una cellula vivente che si riproduce ed ancora alla materia e allo spirito. Si tratta, quindi, sempre di due centri primordiali di energia in movimento nella loro azione elettromagnetica reciproca; si attirano, si uniscono, si differenziano, si moltiplicano e finiscono per elaborare un'entità completa.

Infatti questo germoglio spiraliforme è doppio, posto in due posizioni inverse l'una all'altra, rappresentanti due termini complementari: sono la riunione delle due forze Yang e Yin della tradizione estremo-orientale.

A proposito delle due spirali che si riescono ad intravedere in questo simbolo, riportiamo per intero un articolo del Dr. Antonino Anzaldi, tratto dalla rivista 'L'uomo da conoscere'.

"In tutte le culture, sin dall'epoca glaciale, si incontra, carico di significazioni simboliche, il motivo spiraliforme nella sua semplicità di linea che, in volute, si svolge richiamando e rispecchiando le spirali interne ed esterne all'uomo.

La spirale, infatti, è in natura: il guscio, la conchiglia della chiocciola, il moto dei pianeti, i gorghi d'acqua e i cicloni; la spirale é nell'uomo: l'intestino, l'apparato circolatorio, l'orecchio; la spirale é nel sentire umano: il senso di vertigine, di sprofondamento nel vuoto; ciclica, ossia spiralica, é la storia, così come il tempo.

A proposito della conchiglia della chiocciola, dobbiamo ricordare le valenze femminil-cancerine e lunari della lumaca spiralata.

Questo minuscolo animaletto è piuttosto umidiccio e viscido; lascia dietro di sé una scia argentea simile alla luminosità soffusa della luna, che ci ricorda le secrezioni femminili.

Per quanto riguarda la spirale (e quindi la chiocciola) presente dentro l'orecchio dell'uomo, ricordiamo che in alcune opere pittoriche del medioevo aventi come tema la concezione del Cristo da parte della Vergine Maria, viene raffigurata l'immagine della Madonna inginocchiata, in preghiera, mentre 'un raggio di luce' proveniente dall'alto la colpisce proprio nell'orecchio dove c'è, appunto, la chiocciola dal motivo spiralato, le cui valenze, come ricorda Mircea Eliade, fin dalla notte dei tempi sono lunari, femminili e ricche di fecondità.

"É chiaro che qualsiasi movimento curvo, per quanto possa tornare velocemente su se stesso, poiché impiega del tempo, non trova più il proprio punto di partenza, e quindi determina una circonferenza, più o meno completa, ma comunque aperta: quindi una spirale." (A. Forte)

Del resto, il moto stesso dell'intero sistema solare è spiraliforme; esso, infatti, tende attualmente in direzione di Ercole.

Statica nel suo porsi, dinamica nel suo prolungarsi, la spirale manifesta l'apparizione del movimento circolare iniziante dal punto originale; questo movimento essa intraprende e prolunga all'infinito; é la linea senza fine che collega incessantemente le due estremità del divenire. Speculazioni matematiche fanno della spirale il segno dell'equilibrio nello squilibrio, dell'ordine dell'essere all'insegna del cambiamento. La spirale logaritmica possiede la proprietà di crescere in maniera terminale senza modificare la forma della figura totale essendo così permanente in essa forma malgrado la crescita asimmetrica. E, cifra della figura logaritmica spiralata è, non a caso, il Numero d'Oro. Ricordiamo qui la progressione spiralica matematica di Fibonacci (il figlio di Bonaccio) il quale nel '200 ca. riscoprì nel mondo arabo una delle progressioni matematiche "inventate" a suo tempo da Pitagora ("scopritore" della progressione più nota e cioè: 1, 2, 3, 4 e così via, nonché di quella geometrica del raddoppio e cioè: 1, 2, 4, 8, 16 ... ecc.) secondo la quale, partendo da due qualsivoglia termini uguali, ogni successivo numero diventa la somma dei due numeri che precedono:

 

Esempio 1,1 avremo 1+1=2+1=3+2= 5+3=8+5=13  ecc.

Ancora   5,5 avremo 5+5=10+5=15+10=25+15=40 ecc

 

Ed è anche per tutto questo che la forma elicoidale della conchiglia della lumaca costituisce un segno universale della permanenza dell'essere attraverso la fluttuazione del cambiamento.

É così che la spirale, come ci ricorda Mircea Eliade, si ricollega al simbolismo cosmico della luna, al simbolismo erotico della vulva, al simbolismo acquatico della conchiglia, al simbolismo della fertilità (doppia voluta, corna, ecc.); essa rappresenta, insomma, i ritmi ripetuti della vita, il carattere ciclico dell'evoluzione.

Ma la spirale é anche doppia e simboleggia simultaneamente i due sensi del movimento, la nascita e la morte, "kalpa" e "pralaya", la morte iniziatica (chi muore spira) e la rinascita in un essere trasformato. Essa indica l'azione in senso inverso della stessa forza intorno ai due poli, nelle due metà dell'uovo del mondo.

La doppia spirale è il tracciato della linea mediana dello Yin-Yang, che separa le due metà nera e bianca della figura. La doppia spirale é ancora il doppio avvolgimento dei serpenti intorno al caduceo ermetico e asclepiadeo, la doppia elica attorno al bastone brahamanico, il doppio movimento dei 'nadi' attorno all'arteria centrale 'sushumna': polarità ed equilibrio delle due correnti cosmiche contrarie.

Lo stesso simbolo può così esprimersi attraverso la rotazione alternativa della spirale nei due sensi. É la doppia spirale a spire opposte (S), é un simbolo di cambiamento lunare e di tuono, essendo la tempesta spesso associata ai cambiamenti della luna. Al simbolismo di fecondità va quindi legato il complesso tempesta-tuono-lampo; ed é a questo titolo che la doppia spirale anche si apparenta al sonoro rombo.

Né e da dimenticare che una doppia voluta, una doppia spirale disegna il simbolo grafico del segno astrologico del Cancro, solstizio d'estate, segno di luna preludente al Solleone. Dice Elèmire Zolla:       “Emblema di questo specchiarsi e capovolgersi delle spirali é il segno del Cancro, segno della incarnazione dell'equatore dell'anno. Cancro e l'adiacente Leone sono Luna e Sole come il cuore o Sole é interno alla cassa toracica che corrisponde al Cancro.

Giunti al Cancro, si inverte il cammino ritornando verso il Capricorno dal quale ci si era venuti allontanando. Le due metà dell'anno sono eliche che girano all'opposto l'una dell'altra ...

Il vortice si é capovolto, si é specchiato nella Luna del Cancro, é entrato nello specchio. Cancro svela Leone, Luna svela Sole".

.... Tutte le opere della natura formano turbini, trottole, non soltanto le conchiglie o le piante crescenti a spirale (le viti), né soltanto l'anno; non i soli cicli dell'esistenza, ma anche ciò che tetragono, minerale, pietrificato regge l'uomo: lo scheletro.

Se ne accorsero nel contempo Goethe e Lorenz Okenz. Questi così perorava la sua prolusione a Jena nel 1807, rapito nell'idea cosmogonica di una bolla o sfera primordiale che diventa internamente fluida come una vescica; si fa vortice avvolgente, concentrico, risucchiante ed espellente, e quindi "la vescica si ossifica ed ecco, é una vertebra (ma in tedesco suona wirbelbein, 'osso a vortice'). Una vescica si allunga a canna, si articola e ossifica ed ecco, é una spina dorsale (ma in tedesco suona 'colonna a vortice', wirbelsaule).

La canna dirama dei canali ciechi laterali che si ossificano ed ecco, é una cassa toracica. Questo scheletro si replica ai due poli, il cranio ed il bacino. Lo scheletro é nient'altro che una vertebra cresciuta, diramante, ripetuta; la vertebra é il nucleo preformato dello scheletro. L'uomo intero é vertebra".

 

E, restando nell'astrologia, quanti sono i moduli spiralici ottenibili sulla base del settenario tradizionale, quanti i passaggi dal piombo-Saturno all'oro-Sole e viceversa?

Il moto è duplice e opposto. A Cancro si oppone Capricorno, al solstizio d'estate quello d'inverno, in un gioco di ribaltamenti per cui l'uno diviene l'altro e l'altro l'uno. Ed ecco gli indiani Zuni che durante la grande festa del solstizio di inverno, festa del nuovo anno, acceso un gran fuoco intonano canti-spirali ed intrecciano danze-spirali.

E non danzano forse una frenetica spirale i Dervishi Mevlevi?

E non procede a spirale con ritorni ed andirivieni, con trapassi di fase in fase, ancora ricorda Zolla, la danza del ditirambo e del labirinto (che é una spirale)? Quel ditirambo che è danza di Dioniso cui é assegnata la vite che cresce in volute tentacolari come l’edera-Arianna, compagna del Dio.

Si arrotola il Dragone in spire elicoidali lungo le colonne dei templi così come il serpente kundalinico giace avvoltolato attorno al lingam e 'curvo' é il pensare degli orientali e dei vecchi.

Spiralmente si svolgono le angeliche schiere; e il movimento delle anime, spiriti, geni tra i quattro piani dell'universo, disegna, per i Lulua e i Baluba, una spirale o un elicoide.

 

A che tutto questo? Sorge spontaneo, avverte A. Forte, collocarsi come un punto sulla spirale cosmica ed escludendo l'ipotesi di giacervi fissamente in senso assoluto (dato che lo spazio, il tempo e la direzione impongono un movimento, uno scorrere, ed una scelta), ne consegue che restano tre ipotesi:

 

o muoversi alla stessa velocità della spirale per cui - più l'uomo avanza - più la spirale si al lunga;

o saltare fuori dalla spirale stessa;

o muoversi a velocità diversa da quella della spirale, per cui egli raggiunge la parte finale (se ha accelerato), oppure la parte iniziale (se ha decelerato).

           

Nella prima ipotesi l'individuo progredisce o regredisce di pari passo con la spirale stessa. La seconda ipotesi, quella di saltare fuori, è riconducibile alla terza in quanto praticamente la equivale: il problema, infatti consiste nello svincolarsi, in un modo o nell'altro, dalla spirale.

Insomma, riconosciuta la sua spiralicità e la spiralicità dell'universo, l'uomo deve vincere la stessa spirale e saltarne fuori.

Pensiamo di non sbagliare affermando che, in altri termini, la curva spiralica deve essere 'rettificata' (e come non ricordare che la rettificazione! é operazione alchemica?).

Dicevamo che chi muore "spira" e tutta la vita, quindi, deve essere allenamento al gran salto che, se ne saremo capaci, ci porterà fuori della spirale, fuori del ciclo attraverso quella che è l'unica vera grande iniziazione: la morte.

Tornando all'ideogramma del segno del Cancro, ricordiamo che nello zodiaco di Denderah questo segno è rappresentato da uno scarabeo stercorario (la parola 'scarabeo' significa soltanto generato).

Pertanto, nella pallina di sterco spinta in avanti dallo scarabeo si può intravedere il simbolo del Sole, mentre le due zampette anteriori divaricate rappresentano la Luna. Abbiamo di nuovo un carattere piuttosto ambiguo già ricordato a proposito del segno del Toro che viene espresso graficamente così come a lato riportato: ossia il Sole sormonta la mezzaluna.

 

Questo simbolo lo troviamo in parecchie divinità egizie tra cui Iside e Osiride stessi, aventi entrambi valenze luni-solari e maschil - femminili nel contempo. Ricordiamo, che sia Iside sia Osiride sono, comunque, divinità prettamente lunari a cui viene contrapposto Horus, divinità solare.

 Nell'ambito egizio secondo il gesuita tedesco Athanasius Kircher (1602-1680), il segno del Cancro è rappresentato, alcune volte, da Anubi stesso con la testa di sciacallo oppure da un serpente.

Tenendo a mente l'identificazione tra Anubi, Thoth e Mercurio, ecco qui ritrovate altre valenze femminili e lunari da attribuire a Mercurio-Hermes, maestro del segno dei Gemelli il quale, peraltro, é raffigurato con la mezzaluna che sovrasta il resto del simbolo.

 

Il Mito del Cancro nella tradizione Ellenica

Nel mondo classico é noto il mito della seconda fatica di Eracle, l'uccisione dell'Idra di Lerna.

La palude di Lerna si trovava nelle prossimità della città di Argo. Tutta la zona era terrorizzata dall'Idra, grosso mostro dalle molteplici teste, tra cui una immortale, nata da Echidna e da Tifone. Gli autori antichi non sono d'accordo né sulla figura del mostro, che qualcuno vuole con aspetto di serpente (Pausania) e altri di cane (Apollodoro) né sul numero delle teste, che di volta in volta sono sette od otto o nove o più di cento.

Eracle, giunto a Lerna, si trovò in difficoltà perché l'Idra si era ritirata nella sua tana e, dal momento che il solo respiro del mostro era velenoso al punto da uccidere chi l'avesse ricevuto, non osò entrare nella grotta. La dea Atena venne allora in suo aiuto.

Gli consigliò di snidare l'animale a colpi di freccia e di combatterlo all'aperto. L'eroe riuscì con i suoi dardi a snidare l'Idra e l'assalì con la clava, ma invano. Per ogni testa spaccata ne nascevano due, e il mostro cercava di farlo cadere avvolgendosi attorno ai suoi piedi. Mentre Eracle era impegnato nella lotta, dalla palude emerse un enorme granchio mandato da Era per aiutare l'Idra e ostacolare l'eroe. Ma egli riuscì a schiacciarlo sotto il tallone e poi chiamò in aiuto il suo amico ed auriga Iolao.

Iolao dette fuoco, con un tizzone ardente, ad una parte del bosco e poi man mano che Eracle tagliava, con una spada o un falcetto d'oro (sia il falcetto che la spada d'oro sono oggetti rituali usati nei sacrifici) le teste del mostro, ne bruciava i colli, impedendo così che ne rinascessero delle altre. Infine Eracle tagliò anche la testa immortale e la seppellì sotto una pesante roccia; squartò il corpo e immerse nella bile dell'Idra le sue frecce che, da quel giorno, provocarono la morte anche per una minima scalfittura.

Era, per compensare il granchio della buona volontà e del servizio reso, anche se inutile, lo trasportò nello zodiaco e da lui prese nome il periodo del Cancro.

Analogie con il mito di Eracle e il granchio ha quello del cacciatore Orione perseguitato dallo scorpione e in fuga verso Delo dove si trovava Eos la dea dell'aurora.

 

Luna: il pianeta Maestro del segno del Cancro

Il nome Luna trae origine dall'identico termine latino e contiene un radicale (lu) che ritroviamo nelle seguenti parole greche, le quali hanno forti significazioni lunari:

lÚcoj  (lukos) lupo

loàcoj (lukos) selva

lÚch   (luke) luce (in latino lux)

 

Il simbolismo della spirale, del serpente, del lampo - tutti derivati dall'intuizione della luna in quanto norme del mutamento ritmico e della fertilità - lo incontriamo già nelle civiltà della regione glaciale della Siberia.

Il tempo concreto fu indubbiamente misurato dappertutto per mezzo delle fasi lunari; ancora ai nostri giorni, certe popolazioni nomadi di cacciatori e di agricoltori utilizzano soltanto il calendario lunare, considerata la relativa brevità del ciclo della luna (28 giorni).

 

La radice indo-ariana più antica relativa agli astri é quella che designala luna: é la radice ME, che dà in sanscrito MÂMI, "misuro".

La luna é il mezzo di misurazione universale; tutta la terminologia della luna nelle lingue indoeuropee deriva da questa radice: MAS (sanscrito), MAH (avestico), MAH (antico prussiano), MENU (lituano), MENA (gotico), MENE (greco), MENSIS (latino). Ed ancora, secondo Zolla: Men-erva, men-te, me-se, Mond, Moon, ha un'umidità mite e germinativa che si ritrova in Minerva sapiente per la sua scansione del tempo.

Ricordiamo che Buddha sostò per 28 giorni (ossia il periodo di una lunazione completa) sotto una cassia sempreverde prima di essere illuminato.

Nella tradizione sia greca sia latina troviamo la Luna indicata con diversi nomi, che sono accostabili alle sue diverse fasi (da queste sue fasi si ricavano le valenze di mobilità ed instabilità attribuite ovunque alla Luna).

 

Luna Piena

è chiamata Selene o Elene (la famosa bellissima Elena, la 'splendente').

Luna Crescente 

(primo quarto) é chiamata Artemide (la Diana del mito latino).

Luna Calante

(ultimo quarto) é chiamata Artemide (la Diana del mito latino).

Luna Scura 

o Luna Nuova è chiamata Ecate.

 

La Luna nell'ambito del mito

Selene

Questa figura ci é presentata a volte come sorella, a volte come sposa, a volte come sorella-sposa di Helios (Sole).

L'azione e il significato della Luna, in questo caso, si restringono all'affettività e ne sono testimonianza gli amori di Selene per il dio Pan e Endimione, il bellissimo figlio di Zeus e della ninfa Calica.

Endimione giaceva addormentato in una grotta del monte Latmo in Caria, allorché Selene lo vide per la prima volta, si sdraiò al suo fianco e dolcemente gli baciò gli occhi chiusi. In seguito, come taluni narrano, egli ritornò nella stessa grotta e cadde in un sonno senza sogni, dal quale non si ridestò mai più.

Ciò accadde forse per sua volontà, poiché lo terrorizzava l'idea di invecchiare; o forse perché Zeus lo sospettava di intessere un intrigo amoroso con Era; o forse perché Selene, dopo avergli dato figlie, preferiva baciare il suo corpo inerte anziché essere oggetto della sua troppo feconda passione; o forse perché Morfeo, anch'egli innamorato di lui, lo voleva sempre addormentato per potergli stare vicino.

In ogni caso Endimione non invecchiò nemmeno di un giorno e le sue guance serbano intatto il fiore della giovinezza.

 

Artemide (Diana)

Artemide, sorella di Apollo, se ne va armata d'arco e di frecce e, come Apollo, ha il potere sia di provocare pestilenze o morti improvvise, sia di porvi rimedio. Essa è la protettrice dei bambini e di tutti gli animali da latte, ma ama anche la caccia, specialmente la caccia al cervo.

Un giorno, mentre era ancora una bimba di tre anni, suo padre Zeus la prese sulle ginocchia e le chiese quali doni avrebbe gradito.

E subito Artemide risponde: "Concedimi, ti prego, l'eterna verginità". Dunque l'attributo prevalente di Artemide é la castità mantenuta ad ogni costo ed infatti male incoglie a chi attenta a questa sua virtù. Ella vuole che anche le Ninfe sue compagne siano caste come lei.

Quando Zeus sedusse una di loro, Callisto, figlia di Licaone, Artemide notò che era incinta. Trasformatala in orsa, le scatenò contro i cani e l'infelice sarebbe senz'altro perita se Zeus stesso non l'avesse trasportata in cielo, ponendone l'immagine tra le stelle. Da qui l'Orsa Maggiore che in greco é ªrctoj (arktos), che significa anche granchio marino, in cui possiamo rintracciare un evidente accostamento con il nome del leggendario re Artù (l'Orso Polare) del Santo Graal.

 

In un'altra occasione, Atteone, figlio di Aristeo, stava appoggiato ad una roccia nei pressi di Orcomeno, quando vide per caso Artemide che si bagnava in un fiume poco lontano e rimase a guardare. Poiché in seguito si vantò con gli amici che la dea gli si era mostrata nuda senza alcun pudore, Artemide lo tramutò in cervo e lo fece divorare dalla sua muta di cinquanta cani.

L'immagine di Artemide-Diana come vergine e cacciatrice, ci richiama ad un'altra divinità con notevoli valenze lunari: cioè Atena-Minerva.

 

Diverse sono le versioni sulle origini di Atena. Una delle tante vuole che essa fu direttamente partorita dalla testa di Zeus aperta con un'ascia dal rude Efesto.

Ma i sacerdoti di Atena narrano che Zeus inseguiva voglioso la Titanessa Meti (in greco MÁtij significa Saggezza) che per sfuggirgli assunse diverse forme, ma infine fu raggiunta e fecondata. Un oracolo della Madre Terra disse che sarebbe nata una figlia e che, se Meti avesse concepito una seconda volta, sarebbe nato un figlio destinato a detronizzare Zeus così come Zeus aveva detronizzato Crono, e Crono aveva detronizzato Urano.

Zeus allora, dopo aver indotto Meti, con melate parole, a giacere accanto a lui, improvvisamente spalancò la bocca e la inghiottì, e questa fu la fine di Meti, né più si seppe nulla di lei, benché Zeus sostenesse che dal fondo del suo ventre essa (in quanto Saggezza) gli dava a volte preziosi consigli.

A tempo debito, Zeus fu colto da un terribile dolore di capo mentre camminava lungo le rive del lago Tritone; tanto doleva il suo capo che sembrava il suo cranio dovesse scoppiare e ululò per il dolore tanto da destare gli echi del firmamento. Subito accorse Ermete, che pronosticò la causa della pena di Zeus. Egli indusse dunque Efesto o, come altri sostengono, Prometeo, a munirsi di ascia e di maglio per aprire una fessura nel cranio di Zeus; ed ecco balzar fuori Atena, tutta armata, con un potente grido.

Così nacque quella Atena non solo glaucopide (cioè dagli occhi azzurri) ma altresì dagli occhi di civetta. Infatti attributo estremamente lunare di Atena-Minerva è la civetta, i cui occhi vedono al 'buio', cioè di notte alla luce della Luna.

Questo vedere al buio, questo 'sapere' non è una vera e propria saggezza, ma piuttosto una razionalità.

Facciamo, ora, un utile raffronto tra Sole e Luna visti come elementi opposti e complementari nello stesso tempo.

 

Intendendo il SOLE come: ragione, intelletto,

 

si ha

 

la LUNA come: intuizione, fantasia, immaginazione.

 

Considerando il fatto che la Luna non brilla di luce propria, ma riflette (atto riflessivo) la luce solare; si può intendere la Luna come intelletto razionale, cioè riflessione, pensiero logico razionale (che è lunare).

In contrapposizione, il Sole diviene quello che Dante chiamerebbe "l'intelletto d'amore", cioè quell'intuizione intellettuale come forma superiore di conoscenza non discorsiva che va direttamente al nocciolo dei problemi.

 

Ecate

Dal racconto di Esiodo risulta che Ecate fu in origine la triplice dea, dal potere supremo sul Cielo, sulla Terra e sul Tartaro. Ma gli Elleni diedero la preminenza alla sua forza distruttiva a scapito della sua forza creatrice e infine essa fu invocata soltanto nei riti clandestini di magia nera, specialmente nei luoghi dove si incrociano tre strade (i trivií).

La leggenda che Zeus non le negasse l'antica prerogativa di concedere a qualsiasi mortale ciò che desiderasse, va messa in rapporto con gli occulti poteri delle streghe tessaliche, di cui tutti avevano terrore.

Le sue tre teste (di leone, di cane e di giumenta) si riferiscono evidentemente all'antica tripartizione dell'anno, così come vi si riferiscono le tre teste di Cerbero. Il cane di Sirio era la costellazione del Cane.

Le Erinni (le Furie) compagne di Ecate, erano la personificazione dei rimorsi che tormentavano la coscienza di chi aveva infranto un tabù e dapprima questo si riferì soltanto ad insulti, disobbedienze o violenze nei riguardi della madre.

I supplici e gli ospiti godevano della protezione di Estia (Vesta), dea del focolare e maltrattarli significava disubbidire a codesta dea ed insultarla.

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