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L'Acquario è l'undicesimo segno dello Zodiaco e si estende dal grado 300 al 330. Suoi governatori sono Saturno e Urano. Il Sole, che qui è in esilio ed esprime quindi la sua minima potenza, caratterizza con la sua quasi assenza questi trenta gradi zodiacali che sono il regno della fratellanza universale, della generosità, dell'apertura verso il prossimo, dell'amicizia pura, appunto perché vengono a mancare spinte auto affermative, individuate, alla massima potenza, del segno opposto del Leone dove il luminare è in trono. Siamo al centro dell'inverno mediterraneo, simmetricamente lontani agli ultimi tepori autunnali e dai primi disgeli primaverili: la materia è sacrificata mentre lo spirito vive in tutto il suo fulgore. E l'Acquario è senza dubbio un essere spirituale, poco somigliante allo standard umano. Il dominio di Saturno sul segno favorisce il distacco dal contingente, mentre la presenza di Urano veicola risultante disponibilità energetica a strutturarsi su basi altruistiche e a concretizzarsi in funzione di un idealismo permanente. L'Acquario è il segno degli ideali che non muoiono e che restano tali anche quando il fanciullo che li esprimeva è diventato prima un uomo e poi un vecchio. Il suo é un idealismo a monte, privo di motivazioni specifiche, strutturale, essenziale, che non si mortifica per le delusioni e non si alimenta con le gratificazioni. L'idealismo acquariano comprende tra i suoi ingredienti molto 'egalitarismo', socialismo libertario, laicismo, riformismo, progressismo e talvolta anche anarchismo. Il tutto può essere definito romantico nel senso che ha spesso la struttura del sogno, della chimera infantile, del disegno irrealizzabile cui si crede per eccesso di ingenuità. Il geroglifico dell'Acquario è composto dal segno egizio dell'Acqua, ripetuto due volte, che può significare le due Acque, l'inferiore e la superiore. A volte il simbolo dell'Acquario ci è presentato con tre linee ( ) che esprimono la protomateria ricettiva e femminile oppure l'Abisso originario ed anche il dio egizio Tem o Atum, il demiurgo che creò tutte le cose. Notiamo che nel segno dell'Acquario sono presenti due elementi: l'Aria (quelle dell'ideogramma possono essere intese come onde aeree o hertziane, come diremmo oggi) del cui grande ternario il segno fa parte insieme ai Gemelli ed alla Bilancia, e l'immagine dell'Acqua che abbiamo già considerato. Entrambi, Aria ed Acqua, sono segni di fluidità ed esprimono da un lato - l'Acqua - la dissoluzione della tendenza egocentrica dell'Io; dall'altro lato - l'Aria - l'espansione del soggetto nel collettivo, facendosi anche oggetto a confronto del 'noi'. L'Acquario è il 'portatore di acqua', cioè una sorgente di vita; l'immagine dell'uomo-angelo che tiene l'anfora e ne versa 'acqua superiore' (da qui ricaviamo il concetto che l'uomo dell'Acquario ha già 'attraversato le acque') esprime l'alchimia dell'essere umano, dove materia e spirito si coagulano e si dissolvono contemporaneamente per restituire all'uomo la dimensione divina. In questo segno, l'Acqua di gestazione del Cancro e l'Acqua di trasformazione dello Scorpione si modificano nell'Acqua delle anfore dell'Acquario che le porta nell'Aria al contatto con il Cielo, così elevando in un certo senso questa Acqua mistica verso la unione con il divino, in una assoluta fusione di energie umane e cosmiche.
In lingua sanscrita il segno dell'Acquario è detto KHUMBHA. Nella tradizione greca abbiamo un termine che richiama a questa parola sanscrita ed è cÚmbh che significa 'coppa', 'anfora', ossia il contenitore di un liquido, quale appunto può essere l'Acqua che l'uomo-angelo, già menzionato, versa sulla terra fecondandola, assumendo in tal modo quelle valenze di creatività e di fecondità tipiche del segno. Altra parola greca che contiene la radice KUM delle precedenti é càma che ha significato sia di 'onda, flutto' sia di 'feto, frutto'; tutti questi significati non fanno altro che individuare la polarità femminile, ricettiva e fecondabile presente nel segno in opposizione a quella maschile e fecondante che troveremo in seguito. Di nuovo, comunque, ritroviamo espressa l'idea dell'onda (o feto) che viene fuori dalla coppa o anfora del 'portatore di Acqua'. In latino il segno dell'Acquario è detto semplicemente 'Aquarius' e significa ,'colui che porta l'acqua', la cui immagine, peraltro, molto bene si collega a quanto sopra esposto. Accostando la parola 'tazza' o 'coppa' al termine di analogo significato 'URNA', è possibile, con un sottile gioco di cabala fonetica, rintracciare in quest'ultimo termine due radici: una gotico-germanica, UHR, che significa 'origine'; talché si viene ad avere nel segno dell'Acquario un qualcosa di 'primigenio', di 'originario', espresso anche nel nome del pianeta maestro del segno, che è appunto Urano (oÙranÒj; dal sanscrito Varunas e dalla radice VAR = coprire; ossia il Cielo che copre la Terra Gea o Gaia) il quale, insieme a Gea, è il dio originario 'formato' dopo il chaos. L’altra radice deriva dal latino ed è presente nel verbo 'Urere', 'bruciare'; in effetti possiamo dire che le onde di energia richiamate dall'ideogramma del segno dell'Acquario 'bruciano' (tenendo, altresì, presente che da oÙranÒj, ossia dal Cielo, viene anche il fulmine, ovvero l'energia che brucia). Oltre al termine già ricordato, Aquarius, rammentiamo che in latino esisteva anche un'altra parola per indicare questo segno zodiacale: AMPHORA, che significa 'anfora' ed anche 'urna'.
Ricordiamo ancora, che in lingua greca abbiamo il termine Ûrch che significa anch'esso 'orcio, urna' e quindi, come già la parola latina precedente, ci richiama a tutte quelle considerazioni appena fatte. A volte, come ad esempio nella 14 lama dei Tarocchi (La Temperanza, ovvero la giusta commistione degli elementi), troviamo una figura angelica che 'tempera', cioè mescola i liquidi contenuti nelle due anfore, una d'oro d'argento l’altra, che tiene in mano; orbene queste figure sono strettamente legate al segno dell'Acquario ed a tutti i suoi significati. Ricordiamo che, associato al segno dell'Acquario, è il mito della Libertà; del resto, richiamandoci a Platone, non possiamo dimenticare che appunto nell'età del ferro (Kali Yuga) è tenuta in grandissima considerazione la libertà, laddove nelle precedenti età erano tenuti in conto altri valori. Spesso troviamo l'urna come simbolo di libertà; infatti l'urna, intesa come contenitore dove si depositano le 'palline' o le schede elettorali, è l'espressione del voto popolare e quindi della democrazia e della libertà.
Il segno dell'Acquario nell'ambito del mito Nella tradizione astrologica egiziana, viene accostato al segno dell'Acquario CANOPO, la divinità preposta alle piene del Nilo e quindi preposta alla fecondità dei territori da esso ricoperti di prezioso limo. Ricordiamo, altresì, che 'canopi' erano chiamati i vasi (o urne) nei quali, sempre in ambiente egizio, si mettevano le nobili viscere dell'imbalsamato; anche in altre tradizioni a noi più vicine, venivano usati questi vasi canopi per contenere le ceneri del defunto. Tenendo ora presente che, opposto a quello dell'Acquario, c'è il segno del Leone dominato dal Sole-Cuore, non possiamo fare a meno di notare che anche il cuore é un 'vaso contenitore' di sangue; quel sangue che é sempre nobile e specialmente quando si tratti di 'sangue reale' (San Graal). Ancora nella tradizione egizia troviamo che il dio Canopo é spesso assimilato al dio Serapide, che, come abbiamo già notato altrove, era identificato da Plutarco sia con Plutone che con Osiride. Lo stesso Plutarco assimila Canopo al pilota della nave Argo, appunto nella spedizione degli Argonauti. Canopo é anche una stella, che per luminosità, nel cielo a noi visibile, é seconda soltanto a Sirio. Ritroviamo la stessa stella, questa volta nella tradizione sanscrita, con il nome di AGASTYA, con il quale viene, altresì, chiamato colui che compose i primi Inni Vedici e che aveva funzioni demiurgiche e magiche al tempo stesso, in quanto nato dal seme di Mithra e Varuna (al quale sono attribuiti i più alti poteri magici) depositati in un'urna.
Nella tradizione ellenica, si narra il mito di Ganimede, bellissimo giovane del quale si invaghì Zeus. Il padre degli dèi portò con sé, nell'Olimpo, il bel Ganimede (altre versioni affermano che lo fece rapire dall'aquila sacra, uno dei suoi attributi), affidandogli il compito di coppiere degli dèi, insieme ad Ebe. Pertanto Ganimede rappresenta un uomo divinizzato che versa dalla sua anfora un ‘liquido superiore', appunto la 'divina ambrosia'. Secondo la versione di Igino detto l'astronomo,(I secolo d.C.), si dice che Zeus fu poi costretto, a seguito dell'insistente gelosia di Era per il giovanetto, che si manifestava con continui maltrattamenti, a trasferire Ganimede nello Zodiaco, appunto come segno dell'Acquario. Un altro mito interessante per capire l'Acquario è quello greco della leggenda di Deucalione e Pirra. Riferisce la mitologia che Zeus fosse profondamente irritato per la protervia e l'empietà della razza umana e per tale ragione decise di distruggerla con un diluvio (mito corrispondente al biblico diluvio universale con la storia centrale di Noè). A questa tremenda minaccia divina risponde Prometeo, padre di Deucalione, re di Tessaglia, suggerendo al figlio di costruirsi una barca per salvarsi assieme alla moglie Pirra. Infuria lo spaventoso diluvio per nove giorni e nove notti e tutta la Grecia ne è sommersa. Ma Deucalione e Pirra scampano, con la loro navicella e approdano sul monte Parnaso dove offrono voti a Giove. Quindi, per ripopolare il paese chiedono aiuto all'oracolo. La risposta è che, velatosi il capo, egli e la moglie dovessero raccogliere e gettarsi dietro le spalle le ‘ossa della grande genitrice', ossia le pietre della Terra: da questo lancio, nacquero rispettivamente uomini e donne divenendo così Deucalione il capostipite di una nuova umanità. Questo può significare appunto che tutta l'umanità è figlia della Terra e gli uomini nascono tutti fratelli da una stessa matrice. L'individualità di Deucalione e Pirra si dissolve nella coralità dei discendenti, non più cattivi ma redenti dal nuovo spirito comunitario, ma anche e soprattutto dal fatto che Deucalione stabilisce un nuovo rapporto fra gli uomini e il divino, proprio perché egli accetta il diluvio-sacrificio e sul Parnaso chiede perdono al dio offeso. L'Acquario è il riscatto dalla cecità immanente per una nuova visione del trascendente. Altra figura che viene accostata al segno dell'Acquario è quella di Cecrope (dal greco cšrcoj = coda), figlio della Madre Terra e, a somiglianza di Erittonio (che taluni ritengono fosse suo padre) metà uomo e metà serpente. Egli fu il primo re che riconobbe i diritti della paternità; sposò la figlia di Atteo, il primo re dell'Attica; istituì la monogamia; divise l'Attica in dodici comunità; costruì templi ad Atene e abolì certi sacrifici cruenti sostituendoli con offerte di focacce di orzo. Anche nella figura di Efesto viene intravista una simbolica acquariana. Nella mitologia greca Efesto rappresenta la divinità del Fuoco, che corrisponde al dio Vulcano dei romani; personifica anche il Fulmine, quale espressione 'armata' dell'ira degli dèi olimpici. Possiamo notare una caratteristica dell'Acquario nelle straordinarie attitudini di Efesto: il dono dell'inventiva, il talento per tutto ciò che é originale, creato con mezzi meccanici. Da rimarcare anche la scaltrezza, la rapidità di attuazione delle proprie idee (é tipico di Urano, il pianeta maestro dell'Acquario).
URANO : il pianeta maestro del segno dell'Acquario Il geroglifico di Urano si compone di due semicerchi opposti, separati da una croce; l'estremità inferiore del braccio perpendicolare cade su un piccolo cerchio. Per la Senard, citando K.E. Krafft, i due semicerchi dell'ideogramma simbolizzano le due metà di un ciclo di una manifestazione anteriore, rotta dall'impulso espansivo del fuoco creatore e dove il nuovo ciclo è indicato dal piccolo cerchio all'estremità inferiore della croce. Si può anche osservare che il segno è quello dell'aspetto astrologico di congiunzione (). In tale caso si trovano congiunti i simboli del Tempo, il braccio verticale della Croce, e dello Spazio, che é l'altro braccio, nonché un ciclo anteriore spezzato: e un nuovo ciclo costituito dal cerchio: Il geroglifico di Urano significa dunque la rottura di un ciclo di manifestazione sotto la spinta creatrice generante un nuovo ciclo nello Spazio, nel Tempo, nella Materia. Molto più concretamente certi astrologi contemporanei, con minore fantasia, senza dubbio, vedono nel geroglifico di Urano stilizzato il simbolo dell'epoca scientifica col riferimento alla lettera H, iniziale dell'astronomo Herschel che scoprì l'eclittica di Urano e il pianeta stesso, oppure anche la vaga stilizzazione di una antenna televisiva. D'altra parte i geroglifici di Urano hanno assunto altre forme in passato. La più antica è molto simile ad un certo emblema del dio Ra e Osiride:ossia si tratta di un calice e all'interno un disco; forse si configura il seme di un fiore o l'emblema del sole. Un altro simbolo é un disco con un punto centrale e Una doppia freccia che esce da un lato. In un certo senso è il geroglifico più attendibile perché unisce le qualità del Sole ( Q ) a quelle di Marte ( u) come espressione iterativa di una gigantesca energia impulsiva. Gli astrologi, in pratica, usano tutti e tre questi ideogrammi, a seconda delle preferenze personali. Ricordiamo che Urano trae le sue origini dal sanscrito Varuna, una delle prime divinità uraniche, cioè celesti. "Tra i Naga, serpenti celesti, sono Ananta, e tra i principi delle onde, Varuna. Tra gli antenati sono Aryama e tra gli esecutori della legge Yama, il deva della morte." (Bhagavad Gita, cap. X, 29). Cerchiamo ora di capire il significato religioso del Cielo, in sé. Senza neppure ricorrere alle favole mitiche, il Cielo rivela direttamente la sua trascendenza, la sua forza e la sua sacralità. La contemplazione della volta celeste, da sola, suscita nella coscienza primitiva un'esperienza religiosa. Questa affermazione non implica necessariamente un "naturismo" uranico. Per la mentalità arcaica, la Natura non é mai esclusivamente "naturale". L'espressione "contemplazione della volta celeste" ha un significato del tutto diverso se la riferiamo all'uomo primitivo, aperto ai miracoli quotidiani con un'intensità difficilmente immaginabile per noi. Questa contemplazione equivale, per lui, a una rivelazione. Il Cielo si rivela quel che è in realtà: infinito, trascendente. La volta celeste è per eccellenza "cosa del tutto diversa" dalla pochezza dell'uomo e del suo spazio vitale. Il simbolismo della sua trascendenza si deduce, diremmo, semplicemente dalla constatazione della sua infinita altezza…. Gli uomini si ricordano del Cielo e della divinità suprema, soltanto quando li minaccia direttamente un pericolo dalle régioni uraniche; altrimenti la loro religiosità è stimolata dai bisogni quotidiani e le loro pratiche o la loro devozione si volgono verso le forze che dominano tali bisogni. É evidente che ciò non diminuisce per nulla l'autonomia, la grandezza e il primato degli Esseri celesti supremi; é piuttosto una prova che l'uomo 'primitivo', come quello civile, li dimentica facilmente appena non ha più bisogno di loro; che le asprezze dell'esistenza lo obbligano a guardare più la terra che il cielo, e che l'importanza del Cielo viene riscoperta soltanto quando una minaccia di morte incombe di lassù.... “Come si é visto, la divinità celeste suprema cede dappertutto il posto ad altre forme religiose. La morfologia di questa sostituzione é alquanto varia, ma il senso di ciascuna sostituzione è in parte il medesimo: passaggio dalla trascendenza e dalla passività degli Esseri celesti a forme religiose dinamiche, fattive, facilmente accessibili. Assistiamo, si può dire, a una caduta progressiva nel concreto del sacro; la vita dell'uomo e l'ambiente cosmico che immediatamente lo circonda, si imbevono sempre più di sacralità. Le credenze nel 'mana', 'l'orenda', 'il wakan', ecc., l'animismo, il totemismo, la devozione agli spiriti dei morti e alle divinità locali, ecc., collocano l'uomo in una posizione religiosa diversa da quella che aveva rispetto all'Essere supremo celeste....” (dal 'Trattato delle religioni' di Mircea Eliade).
Tornando di nuovo al dio Varuna, anch'egli divinità suprema iranica, diciamo che prima di essere venerato in coppia con Mithra (che a volte era detto essere 'l'occhio di Varuna' mentre altre volte era considerato compagno o fratello o figlio di Varuna stesso), egli era spesso presentato con forti caratteristiche di regalità e di giustizia; e infatti egli era un re garante dei patti e dei giuramenti degli uomini. Varuna, peraltro, era visto anche in veste di Mago, cioè di creatore; infatti era spesso raffigurato con una corda con la quale "legava e scioglieva la maya" (cioé creava, distruggeva, modificava a piacimento la realtà illusoria) ed anche legava quei patti che, una volta legati dalla corda di Varuna, non potevano più essere trasgrediti. Gli stessi attributi di Varuna sono da assegnare ad Urano (dal greco oÙranÒj = cielo, volta celeste). Notiamo inoltre che a queste divinità celesti vengono date certe funzioni particolari come lo scagliare i fulmini e il fare cadere la pioggia (il Cielo maschile feconda con il suo seme la Terra). Come già ricordato precedentemente, in Varuna é presente un radicale, VAR (assimilabile alla radice VR di VRISHAM = il Toro), che ha significato, appunto, di coprire e racchiudere; ed infatti il cielo copre la terra e la feconda, similmente al liquido contenuto nell'anfora o orcio del portatore d'acqua. Tale radice VAR é anche accostabile a UER, che significa legare e che può essere facilmente agganciato a quanto prima detto della corda che Varuna stringe nelle mani. Nella mitologia greca il dio Urano è il re dei cieli, lo sposo della Grande Terra Madre Gea.
Esaminando il segno del Capricorno, abbiamo già estesamente analizzato il mito di Urano che segna gli albori della cultura greca.
Ora, senza riprendere i particolari, ricordiamo che all'origine del mondo mitico c'era il Caos da cui sorse Gea "dall'ampio seno, solida ed eterna sede di tutte le divinità che abitano lassù, sul monte Olimpo... che partorì come suo simile il Cielo stellato, Urano, affinché questi l'abbracciasse interamente e fosse solida ed eterna sede degli dèi beati". Così appare la prima idea del dio-pianeta; esso é tutto il cielo stellato, é l'energia cosmica che muove le masse planetarie, ma è anche un pianeta che si muove intorno al Sole. Urano amava Gea, ma era timoroso di perdere il potere; realizza perciò Il truce figlicidio fin quando Gea gli si oppone istigando il figlio Crono che castra il padre. Dopo tale evento terribile e sanguinoso, dice il mito, il Cielo si ritrasse e non si avvicinò più alla terra. Così, dopo quest'ultimo atto da cui nacque Afrodite, si interruppe la procreazione. In questo mito possiamo rintracciare la formazione dell'archetipo della separazione fra microcosmo e macrocosmo, l'allontanamento fra immanenza e trascendenza fra uomo e Dio: la grande scissione dell'Uno.
Urano é dunque una forza primordiale assoluta che crea e modifica, che distrugge e impone. Ma é anche mutilazione, limitazione improvvisa e dolorosa.
Un mito analogo é presente nella cultura egizia, dove Osiride fu fatto a pezzi da Tifone-Seth e il suo membro virile fu gettato in mare e inghiottito da un pesce. Urano perciò cela un 'mistero di castrazione' e rottura dell'arco vitale nel senso della continuità. Riscontriamo le stesse caratteristiche di Varuna e di Urano nella figura di AURHA MAZDA della tradizione iranica.
Su Aurha Mazda e Mithra è possibile consultare l’ampia sezione dedicata alla Tradizione Iranica presente nel sito: Cosa è l'Astrologia Ariete Toro Gemelli Cancro Leone Vergine Bilancia Scorpione Sagittario Capricorno Acquario Pesci
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