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Quello dei Pesci è l'ultimo segno zodiacale che chiude il cielo iniziato dall'Ariete con l'equinozio di Primavera, il ventuno di marzo.

Rappresentano l'anello di congiunzione tra un mondo che muore e un altro che nasce, in uno spazio-tempo che potremmo definire "terra di nessuno". L'idea delle valenze archetipiche del segno può fornircela un film di Ingmar Bergman "L'ora del lupo". Secondo il regista svedese l'ora del lupo è quella che precede l'alba: l'anello di con giunzione, appunto, tra la notte e il giorno, l'ora in cui si animano gli incubi e in cui chi è sveglio ha paura.

É l'ora della metamorfosi: la notte sta morendo per lasciare spazio al giorno e il silenzio sacrale che l'avvolge testimonia all'universo l'ansia del mondo per quel momento. Sembra quasi come se la natura, ogni notte, a quell'ora, tirasse il fiato fino all'attimo in cui scoprirà se il giorno ce l'ha fatta a spuntarla sulle tenebre.

Anche il grande Shakespeare ha espresso possentemente questo attimo nel suo Macbeth, quando il sovrano chiede a sua moglie: "A che punto è la notte?", e Lady Macbeth risponde: "Quasi alle prese con la mattina, per decidere chi sia delle due."

Ogni giorno all'alba si ripete il miracolo della vita che nasce dopo la morte e i minuti che la precedono sono gravidi di ansia e di paura. Quest'ansia e questa paura sono state e sono comuni agli uomini di tutte le civiltà, religioni e razze della terra in tutti i periodi storici, e testimoniano il carattere archetipico di tale momento. Non ci é possibile definire la natura specifica dell'archetipo in oggetto in quanto essendo tale esso preesiste all'uomo, ed essendo costituito di natura "essenziale" sfugge ad ogni possibile definizione che necessariamente si rifà alla percezione dei sensi umani; ma possiamo invece notare varie immagini archetipe che si rifanno ad esso e che sono a noi percepibili attraverso sensazioni, emozioni, ecc.

L'immagine archetipa legata a ciò che chiamiamo "ora del lupo" è simbolicamente legata ad altre espressioni dell'archetipo originale ad essa corrispondente. Lo stato pre-cosciente dell'uomo che sta per prendere coscienza di sé é una di queste. Ed eccoci al legame col segno dei Pesci.

L'ultima emanazione dello Zodiaco: termina con il grado 360 che é anche il grado 0, conclude l'inverno e inaugura la primavera, chiude l'anno zodiacale e ne apre un altro.

La natura, dopo la morte invernale, si prepara a rinascere, gli animali selvatici si apprestano a destarsi dal lungo letargo. Ciò avviene nel segno dei Pesci che Barbault definisce: "... un mondo impreciso, senza forme definite e senza frontiere ben delineate...".

I Pesci rappresentano una terra di nessuno a cavallo tra la luce e le ombre, il definito e l'indefinito, il conscio e l'inconscio.

In questo segno trova il suo esilio Mercurio, simbolo dell'intelletto, del razionale, del limitato, del particolareggiato e regna invece Nettuno che non possiamo definire suo complementare, poiché facendolo gli attribuiremmo dei valori ben precisi di opposizione, mentre invece esso sfugge ad ogni definizione in quanto rappresenta proprio la materializzazione del concetto di "indefinito".

Sempre secondo il Barbault, Nettuno è "l'archetipo della dissoluzione o dell'integrazione universale". Ed é proprio questa sua partecipazione universale che lo differenzia tanto dagli altri segni zodiacali e gli attribuisce quel carattere di trascendenza che ha fatto di esso il simbolo del misticismo. Il suo elemento è l'Acqua, quella delle masse oceaniche, tanto simile, per immagine, all'inconscio universale.

La dimensione dei Pesci non è quella spazio-temporale, né quella definita dai cinque sensi, ma é il mondo extrasensoriale, il regno dell'indefinito.

Il geroglifico del segno dei Pesci è formato dalla stilizzazione di due pesci legati fra loro, ma posti in opposta direzione. Esso ci offre subito l'idea della manifestazione dell'Energia. Dalla rotazione della coppia attorno al cordone-perno, scaturisce il concetto di Moto, di Energia Attiva e di Perennità.

Per la Senard, il Pesce che procede dall'alto verso il basso simbolizza il movimento d'involuzione dello spirito nella materia; il Pesce che si muove dal basso verso l'alto, simbolizza invece il movimento di evoluzione della materia spiritualizzata, che torna al suo principio unico.

Il legame fra i due Pesci simbolici stabilisce la fissità del movimento rotatorio e viene qui spontaneo di fare una analogia con il sistema solare, dove tutte le energie e i mondi ruotano attorno al Sole, realizzando un universo.

In lingua latina il termine Pisces significa esattamente: Pesci; quindi nessuna derivazione particolare o accostamento strano.

Nella tradizione sanscrita il segno dei Pesci é detto MINAM.

 

In lingua ebraica, abbiamo la parola NOUN, che significa non soltanto 'pesce', ma anche 'figlio'; ora questo significato di pesce e di figlio ci rammenta un "FIGLIO" famoso, che era spesso indicato come "Il Pesce": ossia Gesù Cristo, nato dalla Vergine Maria (facciamo notare che, non a caso, il segno della Vergine forma proprio un asse polare con quello dei Pesci).

 

La parola ebraica NOUN corrisponde, peraltro, all'analogo termine egizio, spesso scritto anche NOU, che sta ad indicare la grande massa primordiale delle acque, sulle quali aleggia lo Spirito prima della creazione.

Sempre nella tradizione egizia, troviamo due pesci che conducono la barca del Sole che ogni giorno sorge dal mare per poi immergersi di nuovo a sera; essi sono ANT, che è il pesce di destra, e ABTU, il pesce di sinistra.

Nella simbolica orientale troviamo il pesce MATSYA che guida la barca-arca di VAISHVATA ("il Noè della tradizione induista): peraltro, come é rappresentato nei Veda, MATSYA (il Pesce Sacro) è anche una delle incarnazioni di Vishnù e mette in evidenza quegli aspetti salvifici, che sono propri della figura del pesce non soltanto nell'ambito cristiano.

Ancora nella tradizione indù, il dio Varuna è spesso rappresentato in posizione ieratica, seduto sul dorso di un pesce e ciò ha contribuito a far assimilare questa divinità, oltre che con Urano come già visto, anche con Poseidone-Nettuno, pianeta maestro del segno dei Pesci.

Nella tradizione babilonese, Oannes, l'annunciatore della saggezza divina, in forma di pesce, emergeva ogni giorno dal mare (era, cioè, il sole che sorgeva) per elargire al popolo gli insegnamenti divini.

Per i Fenici ed i Filistei c'era la divinità DAGON, rappresentata con la testa di pesce ed il corpo di uomo.

Probabilmente, in certe epoche, anche in Grecia, il pesce rivestì carattere sacro perché ne era proibito l'uso alimentare, essendo considerato cibo dei sacerdoti.

I due canali lungo i quali scorre l'energia serpentina (Kundalini), così come ci tramanda la tradizione indù, IDA e PINGALA sono a volte chiamati i due pesci, e corrispondono ai due VAJU (soffi).

Anche nel Cachemire troviamo una divinità definita come pescatore ed é la figura di MATSYENDRANATH, che si identifica con il Bodhisattva AVALOKITESHVARA, avente forti valenze salvifiche.

Inoltre abbiamo visto che anche il Cristo era simbolizzato come 'pesce' nelle esperienze catacombali protocristiane e spesso il suo appellativo di pesce era inscritto in un sigillo.

 

Il segno dei Pesci nell'ambito del mito

Il mito narra che Eros e Afrodite erano perseguitati dallo spaventoso dio Tifone e per sottrarsi alle sue ire, decisero di gettarsi in mare, ma Poseidone-Nettuno, vedendoli in difficoltà, invia loro in soccorso due meravigliosi delfini che li traggono in salvo, oltre le sponde dell'Eufrate. Come ricompensa essi furono assunti in Cielo per volere di Giove e nacque così la costellazione dei Pesci.

É dunque da un gesto di amore e di sentimento che si genera questo segno zodiacale, infatti Afrodite ed Eros esprimono la bellezza, l'amore e l'armonia in opposizione alla bruttezza di Tifone vendicativo.

Altro mito collegato col segno dei Pesci è quello di Derceto, divinità Sira venerata nella città di Ascalona.

Derceto, si narra, ebbe una pesante disputa con Afrodite ed allora costei le ispirò un'insana passione per un sacerdote, dal quale fu poi messa incinta.

Cessato l'effetto dell'influsso di Venere, Derceto si vendicò del sacerdote empio evirandolo prima ed uccidendolo poi; non contenta di ciò, soppresse anche il frutto del suo amore e si gettò essa stessa in un lago dalle cui acque fu tratta in salvo da alcuni pesci, secondo quanto afferma una versione del mito; altre fonti sostengono che fu trasformata in un essere teriomorfo, metà donna e metà pesce, da Poseidone.

Un altro mito narra che Cassiopea, moglie di Cefeo, si vantava di essere la donna più bella dell'universo e per provarlo aveva indetto una vera gara di bellezza per rivaleggiare con Venere e le ninfe marine, le Nereidi. Irritato da tanta tracotanza e vanità femminile, il dio Poseidone punisce Cassiopea. Lancia sul paese, ove essa abita, una terribile inondazione che provoca lutti e rovine; poi, non pago, Nettuno fa emergere dagli abissi marini un terribile mostro che viene indotto a ghermire l'innocente Andromeda, figlia di Cassiopea, legata ad uno scoglio. In sua difesa scenderà Perseo, con il suo cavallo alato Pegaso, il quale ucciderà il mostro liberando la fanciulla dall'ira divina.

"Il Sole è malato, quasi estinto. Chi feconderà la Luna? Il loro figlio-figlia Lucifero-Venere, un medico buffone ermafrodita che dovrà curare il Sole malato e fecondare la madre Luna e la sorella Terra. Il Carnevale è la febbre risolutiva. Domenica (Acquario), giunge sul suo carro o nave lunare Venere ermafrodita, che lunedì (Pesci, esaltazione di Venere) s'innamora, diventando Lucifero fecondatore, buffone e Don Giovanni, che martedì grasso (Ariete, mortificazione di Venere) si sacrifica e muore, diventando cenere il mercoledì (Toro, sede di Venere in sofferenza)”. Tale è la ricostruzione che Marius Schneider fece della sequenza nel suo saggio su Don Giovanni.

A Roma si celebravano gli 'Spurcalia', e i contadini davano il letame ai campi. Nelle feste popolari d'Europa si esibisce l'Orco o orso o, ancora, l’uomo selvaggio accompagnato dalla sua Orca o orsa o Berta che lo berteggia. In Inghilterra i due sono Tommy, il 'fool' e la sua 'dirty Bet', Berta sporcacciona, che può essere un uomo travestito. A Shrewbury, dieci danzatori ballano attorno al 'fool' che scuote le bubbole. Altrove si giocano partite con un pallone colmo d'acqua che deve finire lacerato, come l'uovo primordiale che si dovette rompere per dar luogo al creato, come il dio primordiale indù Purusha - Persona - che i demoni sacrificarono e dalla cui salma originò il mondo. "Purusha" vuol anche dire "congelato", il mondo origina dalle acque di un chicco di ghiacciò disciolto: i giocatori sono le squadre dei demoni demiurghi che compiono il delitto primordiale.

Ogni anno si sacrifica nuovamente il figlio del dio, l'ermafrodita Venere-Lucifero, di questa stagione, affinché continui la demoniaca, grottesca (eppure trascendibile) abiezione del mondo. Senocrate, dice Plutarco, parlava delle feste scurrili o lamentose come modi di placare, in parte a esse concedendosi, certe "forze ingenti e potenti, tenaci e maligne, che in simili cose si compiacciono".

Il mese infatti é lubrico, dall'India dove si festeggia il licenzioso 'hoir', all'Europa dei carnevali che cacciavano dalle strade i lunari ministri di Cristo-Sole, chiudendoli nell'ombra dei templi, avvolti in paramenti violacei. Adesso la Luna è una vecchia gatta da buttare in acqua, non più un'agile, prolifica lepre.

Nell'oratorio di san Pellegrino a Bominaco nell'Aquilano sopra la figura di questa stagione é effigiato Giobbe. Sulla primavera sarà invece imminente Giona, lo scampato ai flutti. Ricordiamo ancora un altro passaggio attraverso un pesce, oltre alla balena di Giona: quello di Pinocchio attraverso il pescecane; entrambi i pesci sono intesi come "guardiani della soglia", e i passaggi attraverso di essi non sono altro che "passaggi iniziatici".

É tempo di sporcizia e turpe riso, di mediazione e inversione fra opposti (orco-orca, Vespero-Lucifero), fra inverno e primavera.

Nella settimana di Carnevale si tocca l'orribilmente ilare apice della febbre che incominciò con le licenze di Capricorno. Campeggia fra Sole e Luna, decrepiti, malati, il figlio-figlia che diventa una Venere Cloacina e insieme un principe da burla. Eppure è anche un medico, che contende i malati alla morte nella danza delle spade e nella tarantella. I malati, in questi profondi balletti, si buttano in tombe-culle formate dalle spade, nuotano come pesci poi, e in fine, formata con le spade una rosa, s'impiccano a testa in giù.

Sono il Sole infermo (magari sono 12 ballerini, quanti le stazioni del Sole), curati dal medico buffone di Carnevale, Don Giovanni, che per loro s'immolerà riscattandoli.

Il Carnevale fu inscenato al pretorio di Pilato con un accenno a ciascuno dei suoi momenti.

Un mirabile rituale incarnò l'archetipo dei Pesci: la processione isiaca del 5 marzo, quando si riprendeva a navigare. Fu narrata da Apuleio come l'occasione in cui Lucio-asino divenne uomo perché devoto a Iside-Venere-Luna-Diana-Cerere, regina della notte e del cielo, madre di misericordia. La festa ha inizio come baldoria popolana, quando ognuno si veste secondo il suo capriccio (seconda la vocazione inconfessata), chi da soldato, chi da donna, chi da giudice, e fra costoro si aggirano scimmie addobbate da matrone, asini acconciati come sacri palafreni. Ma, in disparte, maestoso, ordinato, incede il corteo della dea Iside fra lanci di fiori, e chi le reca lacerne rappresenta gli astri, e chi suona flauti e zampogne simboleggia forse l'armonia di quelle sfere.

Scandiscono la marcia i sistri (la cui solennità cadenza ancor oggi le messe etiopiche). Il corteo giunge in riva al mare e lancia la navicella augurale. Su di essa scampiamo ai pesci, alla morte, toccando le sponde dove si trova il toson d'oro dell'Ariete. Del resto, anche nel prodromo buffonesco l'occhio avvertito avrà letto significati profondi: le maschere di Ganimede e Bellerofonte non parlavano di ascese ai cieli? I travestiti da pescatori e da uccellatori non alludevano senza saperlo alla pesca isiaca delle anime dal mare dei peccati o alla cattura delle anime vaganti? (E. Zolla: Le meraviglie della natura).

 

POSEIDONE-NETTUNO: il pianeta maestro del segno dei Pesci

Parlando del pianeta governatore del segno dei Pesci, dobbiamo ricordare che, precedentemente a Poseidone-Nettuno, tale 'carica' (se così si può chiamare) era affidata a Giove.

Il geroglifico di Poseidone () è rappresentato da due semicerchi che sormontano una croce ed un piccolo cerchio: orbene, questi semicerchi potrebbero essere intesi come il risultato di una manifestazione anteriore di chiusura su se stessi, in antitesi al movimento di espansione notato nel geroglifico di Urano: e ciò confermerebbe, altresì, quei valori di raccoglimento e di misticismo, che sono tipici del segno dei Pesci.

Questo simbolo (), come l'altro (), è imperniato sul numero tre e può essere riferibile alla Trinità, Padre-Figlio-Spirito Santo, nonché alla triplicità corpo-anima-spirito.

Facendo una piccola digressione, accenniamo che analogo significato é implicito nel Triregno, la triplice corona che il Papa pone sul capo nel momento in cui viene collocato sul Trono di S. Pietro.

Tornando a Poseidone, diciamo che egli era figlio di Crono e fratello di Zeus e di Ade; mentre a Zeus toccò in sorte di regnare in cielo, ad Ade l'oscuro regno dell'oltretomba, a Poseidone fu assegnato il dominio delle acque.

Il nome di Poseidone proviene dal greco poseidîn  derivante da  pÒsij e= sposo della terra; oppure da pÒj  potƒ, e dalla radice oƒd = gonfiarsi e da ciò "lo sbuffante"; altri interpretano il nome con il significato di "colui che batte il piede in terra" (cioè la 'risacca'); ancora abbiamo il termine pÒsj e la radice oƒd che, insieme, assumono valore di "sposo dell'idea", e quindi fecondatore dell'idea.

Facciamo notare che la parola greca pÒsij corrisponde al termine sanscrito PATI ed entrambi hanno lo stesso significato di 'sposo, marito'. Inoltre la radice oƒd (‘ho visto' e quindi 'so') può essere accostata alla parola sanscrita VEDA, gli inni scritti dai Rishi, cioè dai veggenti ovvero da coloro che 'sapevano'.

La nascita di Poseidone si collega con il sacrificio di un cavallo dato in pasto al padre Crono, in luogo del figlio, da parte della madre Gea. Successivamente Poseidone si vanterà di avere creato il cavallo; battendo con il tridente su di una roccia, durante una gara con Atena, la quale invece fece sorgere per la prima volta l'olivo.

Un'altra versione del mito, riguardante la creazione del cavallo, dice che Poseidone, in sonno, ebbe una polluzione, e dal suo seme che colpì una roccia, venne fuori il cavallo.

Numerosi sono gli amori di Poseidone, il cui attributo era gai»coj = sposo della terra, che circonda la terra, scuotitore della terra. Altro nome di Poseidone era poteid£n, in cui è possibile ritrovare la radice da (DA), assimilata a DE, dalla quale deriva il nome DAmeter o DEmeter (madre terra). Ricordiamo che le radici DA, DE sono molto simili e spesso scambiate con quelle di GA e GE, nelle quali é presente l'idea di fecondità e generazione.

Del resto tale affinità di scrittura e di pronuncia è tuttora presente nella lingua inglese dove, ad esempio, troviamo il termine 'soldier' (soldato), nel quale la lettera D viene pronunciata come se fosse una G (g, dolce).

Uno degli amori di Poseidone fu quello rivolto verso la Nereide Anfitrite. Costei, sdegnosa, si rifugiò nel palazzo di Oceano ai confini del mondo; ma fu ricondotta dal Delfino alla corte del dio Poseidone.

Altre nozze avvengono tra Poseidone e la bella Teofane, grazie ad una metamorfosi da questi operata: Teofane si muta in pecora e Poseidone in ariete, ed è da queste nozze che nacque l'Ariete dal Vello d'oro.

Successivamente Poseidone sposò Alia o Leucotea, dalla quale ebbe sei figli, tra cui la fanciulla Rodos (che ha significato di rosa e di 'isola di Rodi', che peraltro è anche l'isola delle rose).

Un'altra volta Poseidone si unisce con Medusa, dal cui sangue, una volta che le fu spiccato il capo da Perseo, nacque un cavallo sacro, il famoso e prodigioso Pegaso alato.

Ricordiamo, infine, che nella tradizione etrusca troviamo assimilato a Poseidone e a tutti i suoi valori, il dio NETHUNS.

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