MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO I
L'antica narrazione
paragrafi 19/20/21
19. Allora i fratelli, dopo aver portato a termine il compito assegnatogli, sparirono dal paradiso dei Trentatré e riapparvero sul Pendio Custodito sulle montagne dell’Himalaya. Il venerabile Assagutta si rivolse all’Ordine dicendo: “Vi è, venerabili, un fratello appartenente a questa assemblea che non è presente?”
Quindi un fratello rispose che vi era Rohana, il quale da una settimana si era ritirato fra le montagne per praticare la meditazione, e propose di mandargli un messaggero. Proprio in quel momento il venerabile Rohana emerse dalla sua meditazione e si rese conto che l’Ordine lo aspettava. Così scomparendo dalla cima della montagna riapparve dinanzi all’assemblea dei fratelli.
Il venerabile Assagutta gli disse: “Come mai, venerabile Rohana, quando la religione del Buddha è in pericolo non hai occhi per l’opera dell’Ordine?”
“Fu per distrazione, Signore.” – egli rispose.
“Allora, venerabile Rohana, sei in colpa.”
“Cosa dovrei fare, Signore?”
“Vi è in un villaggio brahmano chiamato Kagangala, venerabile Rohana, ai piedi delle vette dell’Himalaya, dove dimora un brahmano di nome Sonuttara. Costui avrà un figlio di nome Nagasena. Vai in quella casa a questuare per sette anni e dieci mesi. Trascorso quel tempo farai ritirare quel ragazzo dalla vita mondana per farlo entrare nell’Ordine. Quando egli avrà abbandonato il mondo, allora espierai la tua colpa.”
“Sia come dite.” – disse il venerabile Rohana annuendo.
20. Ora Mahasena il deva trapassò dal mondo divino e rinacque nell’utero della moglie del brahmano Sonuttara. Quando fu concepito tre strani e straordinari eventi accaddero: tutti i tipi di armi presero fuoco, il grano tenero maturò all’istante, e vi una forte pioggia (in tempo di siccità). Il venerabile Rohana andò a questuare in quella casa per sette anni e dieci mesi dal giorno della reincarnazione di Mahasena, ma nemmeno una volte ricevette un cucchiaio di riso bollito, o una zuppa di farina acida, o un saluto, o un gesto a mani giunte, o altro tipo di saluto. Anzi ebbe solo insulti e rimproveri e nessuno che gli dicesse almeno: “Signore, abbiate la bontà di andare alla casa vicina.”
Quando tutto quel tempo fu passato accadde che quelle parole gli furono rivolte. IN quel giorno il brahmano, al ritorno dal suo lavoro nei campi, vide l’Anziano monaco e gli disse: “Bene, eremita, sai stato da noi?”
“Sì, brahmano.”
“Hai ricevuto qualcosa?”
“Sì, brahmano.”
Costui fu dispiaciuto e, entrato in casa, chiese ai familiari: “Avete dato qualcosa a quell’eremita?”
“Non gli abbiamo dato nulla.” – fu la risposta.
21. Quindi il brahmano, il giorno dopo, seduto all’ingresso pensava tra sé: “Oggi biasimerò quell’eremita perché ha mentito.” E quando l’Anziano monaco ritornò di nuovo alla casa, gli disse: “Ieri hai detto di aver ricevuto qualcosa a casa mia, invece non hai ricevuto nulla! Mentire è permesso tra i tuoi seguaci?”
L’anziano monaco replicò: “Brahmano, per sette anni e dieci mesi nessuno mi ha mai fatto la cortesia di andare alla casa vicina. Ieri questa cortesia mi è stata fatta. A questo mi riferivo.”
Il brahmano pensò: “Se questi uomini, dinanzi ad una piccola cortesia, la riconoscono pubblicamente e ringraziano per aver ricevuto un’elemosina, cosa non farebbero nel ricevere realmente un dono!” E da ciò fu molto colpito, perciò gli fece offrire del riso e del curry preparato per lui, poi aggiunse: “Ogni giorno riceverai qui questo cibo.” Ed avendo notato l’umile contegno dell’Anziano monaco, che da quel giorno sempre ritornò, lo invitò a partecipare al pranzo di mezzogiorno regolarmente. L’Anziano monaco acconsentì in silenzio; e ogni giorno d’allora, dopo aver finito il suo pasto e pronto per andare via, recitava alcuni brevi passi o altre parole del Buddha.