MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO I
L'antica narrazione
paragrafi 16/17/18
16. Ora a quel tempo dimorava nella regione montuosa dell’Himalaya, sul Pendio Custodito, una innumerevole comunità di Arahat (fratelli che in vita hanno raggiunto il Nibbana). E il venerabile Assagutta, mediante il suo ascolto divino, udì quelle parole del re Milinda. Ed egli riunì un’assemblea dell’Ordine sulla cima della montagna Yugandhara, per poi chiedere ai fratelli: “Vi è qualche membro dell’Ordine capace di discutere con Milinda il re, e dissolvere i suoi dubbi?”
Tutti rimasero in silenzio. Una seconda ed una terza volta egli pose a loro la stessa domanda, e di nuovo nessuno di loro parlò. Allora disse all’Ordine riunito: “Vi è, reverendi signori, nel paradiso dei Trentatrè, ad oriente del palazzo Vegayanta, una dimora chiamata Ketumati, dove dimora il deva Mahasena. Egli è in grado di discutere con Milinda il re,e di dissolvere i suoi dubbi.” Così l’innumerevole comunità di Arahat svanì dalla cima della montagna Yugandhara ed apparvero nel paradiso dei Trentatrè.
17. Sakka, il re dei deva, vide quei fratelli dell’Ordine giungere da lontano. Alla loro vista si avvicinò al venerabile Assagutta e, dopo averlo salutato con riverenza, stette ad un lato. E così stando gli disse: “Grande, reverendo signore, è la comunità dei fratelli che è giunta. Cosa vogliono? Io sono al servizio dell’Ordine. Cosa posso fare per voi?”
Il venerabile Assagutta rispose: “Vi è, o re, in India, nella città di Sagala, un re di nome Milinda. Come disputante non ha eguali, difficile da superare, è riconosciuto superiore da tutti i fondatori delle varie scuole di pensiero. Possiede l’abitudine di visitare i membri dell’Ordine e di tormentarli con questioni filosofiche.”
Allora così gli disse Sakka il re dei deva: “Quello stesso re Milinda, venerabile, lasciò questa condizione per rinascere come essere umano. E in quella dimora Ketumati vive un deva, di nome Mahasena, il quale è in grado di competere con lui e di dissolvere i suoi dubbi. Quel deva noi supplicheremo di rinascere nella sofferta condizione umana.”
18. Così Sakka, il re dei deva, preceduto dall’Ordine, entrò nella dimora Ketumati; e dopo aver abbracciato Mahasena il deva, gli disse: “L’Ordine dei fratelli, Signore, ti supplica di rinascere nel mondo degli uomini.”
“Io sono privo di desiderio per il mondo degli uomini, Signore, perché oppresso dalle azioni (Kamma). La vita umana è dura. Qui, Signore, nel mondo divino, rinascendo in sfere più elevate, io spero di trapassare!”
Una seconda ed una terza volta Sakka, il re dei deva, ripeté la stessa richiesta, ma la risposta fu ancora la stessa. Allora il venerabile Assagutta si rivolse al deva Mahasena dicendo: “Nel passare in rassegna, Signore, i mondi divini ed umani, non vi è nessuno come voi capace di sviluppare la fede col confutare le idee eretiche di Milinda il re. L’intero Ordine vi supplica, Signore: “Accondiscendete, o degno, di rinascere fra gli uomini, in modo da offrire alla religione del Beato il tuo possente aiuto.”
Allora il deva Mahasena ebbe il cuore colmo di gioia all’idea di offrire il suo aiuto alla fede col confutare le idee eretiche di Milinda il re; e diede la sua parola dicendo: “Molto bene, venerabili, io acconsento di rinascere nel mondo degli uomini.”