MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo III

 

Mld:IV.3.1/4 - La precedenza del Dhamma


1. “Venerabile Nagasena, è stato detto dal Beato: “Il Dhamma, o Vasettha, è “la realtà migliore al mondo” sia per ciò che ora vediamo sia per ciò che deve ancora venire.” Ma (secondo la vostra gente) il devoto laico – che è entrato nella Corrente, la cui possibilità di rinascita in qualsiasi luogo di sofferenza è stata sradicata, che ha raggiunto la profonda visione, che ha conoscenza della dottrina – anche a costui si deve rispetto e lode, tanto che un qualsiasi membro dell'ordine, sia novizio sia seguace laico, si alza dal proprio seggio in segno di riverenza. Ora se il Dhamma è la realtà migliore, allora quel comportamento è sbagliato, ma se è giusto, allora la prima affermazione deve essere sbagliata. Anche questo dilemma è ambiguo. Ora è posto a voi e voi dovete risolverlo.”

 

2. “Il Beato disse ciò che avete citato, e voi avete rettamente descritto la regola di condotta. Ma c'è una ragione per quella regola ed è questa. Ci sono queste venti qualità personali che caratterizzano la Perfezione di un asceta, e questi due segni esteriori, per cui l'asceta è degno di lode, di rispetto e di riverenza. E quali sono? La miglior forma di rinuncia, il più alto modo di autocontrollo, la retta condotta, la calma, la padronanza delle proprie azioni e delle proprie parole, il dominio dei propri sensi, la tolleranza, la simpatia, la pratica della solitudine, l'amore per la solitudine, la meditazione, la modestia e la paura di compiere il male, lo zelo, l'ardore, il rispetto dei precetti, la recitazione (delle Scritture), il porre domande (ai saggi conoscitori del Dhamma e del Vinaya), l'elogiare la Virtù e le regole di moralità, la liberazione dall'attaccamento, l'adempimento dei precetti – indossare la veste gialla ed avere la testa rasata. Nella pratica di tutte queste cose vive il membro dell'Ordine. Nel rispettarle tutte, nel renderle perfette, nel compierle, nel praticarle si raggiunge la condizione dello stato di Arahant, la condizione di coloro che non hanno nulla da imparare; egli è sul sentiero che conduce alle realtà più alte. Il seguace laico  lo rispetta e lo degna di lode, anche se è ancora un novizio,  perché lo vede in compagnia dei Nobili (gli Arahant) che sono già Entrati nella Corrente. Perché lo vede in compagnia di coloro che hanno distrutto ogni male, e sa che egli non fa parte di questa comunità - perché sa che costui fa parte della più nobile comunità e che egli non ha raggiunto tale meta - perché sa che ascolta il Patimokka, mentre egli stesso non può – perché sa che riceve membri dell'Ordine e divulga l'insegnamento del Glorioso, mentre egli è incapace di fare tali cose – perché sa che segue molti precetti, mentre egli non li osserva – perché sa che possiede i segni esteriori degli asceti e osserva l'insegnamento del Buddha, mentre egli se n'è allontanato – perché sa che, anche se non ha più capelli e barba, non si unge e non indossa ornamenti, è sempre unto con il profumo della rettitudine, mentre egli  si delizia con gioielli e fini vesti – per questo il seguace  laico convertito crede che sia retto mostrare rispetto e riverenza anche al monaco novizio.

 

3. Ed inoltre, o re, perché sa che non sono solo tutte queste venti qualità personali che fanno un Asceta, e i due segni esteriori presenti in un monaco, ma la pratica e la continua esercitazione, per questo il seguace laico, sapendo di non prendere parte in tale tradizione, nella conservazione della fede, crede che sia retto mostrare rispetto e riverenza anche al monaco novizio. Proprio come, o re, un principe che viene istruito ed impara i doveri di un Khattiya, dal Bramano che agisce per il suo bene, e dopo un certo tempo, divenuto re, mostra riverenza e rispetto al suo maestro, perché lo rispetta come tale, e perché porta avanti le tradizione della famiglia, così è giusto che un monaco esperto mostri rispetto e riverenza anche ad monaco novizio.

 

4. Ed inoltre, o re, potete conoscere da questo fatto la grandezza e l'impareggiabile gloria della condizione dei monaci – che se un seguace laico, un discepolo della dottrina, che è entrato nell'Eccelso Sentiero, raggiungesse la condizione di Arahant, uno dei due risultati deve accadergli, e nient'altro – egli deve o morire in quel giorno, o assumere la condizione di un monaco. Perciò, o re, questo stato di rinuncia è inamovibile, glorioso ed eccelso – cioè la condizione di essere un membro dell'Ordine!”
“Venerabile Nagasena, questo sottile dilemma è stato interamente sciolto dalla vostra potente ed immensa saggezza. Nessun altro è in grado di spiegarlo, a meno che non sia saggio come voi.”

 

[Qui finisce il dilemma sulla precedenza del Dhamma.]

 


Indice Milindapañha

Libro I Libro II Libro III Libro IV Libro V Libro VI Libro VII


Indice Libro IV Capitolo III

La precedenza del Dhamma Il male del predicare Lo stolto discepolo  L'albero parlante L'ultima malattia del Buddha

Adorazione delle reliquie La scheggia di roccia L'Asceta Entusiasmo del Buddha  Bontà e punizione

L'espulsione dei Venerabili