MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo III

Mld:IV.3.5/9 - Il male del predicare


5. “Venerabile Nagasena, voi monaci dite che il Tathagata allontana il male da tutti gli esseri, e reca loro il bene. Inoltre voi dite che nel predicare il sermone del paragone del fuoco circa sessanta monaci vomitarono sangue. Con quel sermone egli procurò del male a quei monaci, non del bene. Quindi se la prima affermazione è corretta, la seconda è falsa; e se la seconda è corretta, allora la prima è falsa. Anche questo dilemma a doppio taglio è a voi posto e voi lo dovete risolvere.”

6. “Sono vere entrambe. Ciò che a loro accadde non fu fatto dal Tathagata, ma da loro stessi.”
“Ma, Nagasena, se il Tathagata non avesse pronunciato quel sermone avrebbero vomitato sangue?”
“No. Quando essi recepirono male ciò che disse, allora una forte infiammazione nacque in loro e vomitarono sangue.”
“Allora ciò deve essere successo per l'atto del Tathagata, Nagasena. Il Tathagata  fu la causa della loro distruzione. Immaginate un serpente, Nagasena, nasccosto in un formicaio, ed un uomo in cerca di terra rompesse il formicaio per portare  via della terra. Nel fare ciò il foro d'entrata del formicaio rimanesse chiuso e il serpente morisse per mancanza d'aria. Il serpente è stato ucciso dall'azione dell'uomo?”
“Sì, o re.”
“Allo stesso modo, Nagasena, il Tathagata fu la causa della loro distruzione.”

7. “Quando il Tathagata pronunciò un discorso, o re, non fu mai per adulazione o per malizia. Egli parlò libero da entrambe. E coloro che recepirono il sermone rettamente furono resi saggi, mentre coloro che lo recepirono erroneamente crollarono. Proprio come, o re, quando un uomo scuote un albero di mango o un albero di jambu, quei frutti pieni di linfa e fortemente attaccati rimangono dove sono, mentre quei frutti con steli marci ed attaccati debolmente cadono a terra – così accadde con il suo predicare. Fu, o re, come quando un agricoltore, desideroso di coltivare un raccolto di frumento, ara il terreno, ma con l'arare molte centinaia e migliaia di fili d'erba vengono estirpati – o fu come quando gli uomini, per amore della dolcezza, schiacciano canne da zucchero in un mulino, e dalla loro azione molte creature vengono anch'esse schiacciate nel mulino – così fu che il Tathagata, rendendo saggi coloro le cui menti erano pronte, predicò il Dhamma senza adulazione e senza malizia. E coloro che lo recepirono rettamente furono resi saggi, mentre coloro che lo recepirono erroneamente crollarono.”

8. “Allora quei monaci non crollarono solo a causa di quel discorso, Nagasena?”
“Allora potrebbe mai un falegname senza toccare un pezzo di legno renderlo dritto ed adatto all'uso?”
“No, venerabile. Egli dovrebbe lavorarlo per renderlo dritto ed adatto all'uso.”
“Allo stesso modo, o re, il Tathagata non avrebbe mai potuto, semplicemente osservando i suoi discepoli, aprire gli occhi di coloro che erano pronti a vedere. Ma con lo sbarazzarsi di coloro che recepivano le sue parole erroneamente egli salvò coloro che erano pronti per essere salvati. E fu per i loro atti ed azioni, o re, che crollarono con menti maligne; proprio come un banano, o un bambù vengono distrutti da ciò che li fa nascere. Come, o re, i ladri che per le proprie azioni vanno incontro allo strappo degli occhi, o ad essere impalati o decapitati, così quelle menti nocive furono distrutte dalle loro proprie azioni e crollarono di fronte all'insegnamento del Glorioso.

 

9. E così per quei sessanta monaci, non fu per l'atto del Tathagata o di qualcun altro che crollarono, ma solamente per le loro azioni. Immaginate, o re, un uomo dare ambrosia a tutti, e che costoro mangiandola, divenissero sani, longevi e liberi da ogni malattia. Ma un uomo, nel mangiarla, per la sua cattiva digestione morisse. Quindi, o re, l'uomo che diede l'ambrosia sarebbe colpevole di quella morte?”
“No, venerabile.”
“Allo stesso modo, o re, fa il Tathagata nel donare l'ambrosia agli uomini e ai deva nei diecimila sistemi di mondi; e quegli esseri che sono capaci vengono resi saggi dal nettare del Dhamma, mentre coloro che non lo sono sono distrutti e crollano.”
“Molto bene, Nagasena! Così è ed io accetto le vostre parole.”

[Qui finisce il dilemma sul male del predicare.]