MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo III

Mld:IV.3.38/39 - L'espulsione dei Venerabili

 

38. “Venerabili Nagasena, è stato detto dal Beato:

“Non dimoro né nella collera né nel malumore.”

Però d'altra parte il Tathagata espulse i Venerabili Sariputta e Moggallana, insieme con i monaci che formavano la loro comunità di discepoli. Ora, Nagasena, fu per collera che il Tathagata cacciò i discepoli, o fu per piacere? Spiegatemi bene cosa accadde. Perché se, Nagasena, li cacciò per collera, allora il Tathagata non aveva completamente distrutto la colera. Ma se fu per piacere, allora lo fece per ignoranza e senza una valida ragione. Anche questo è un ambiguo dilemma. Ora è posto a voi e voi lo dovete risolvere.”

 

39. “Il Beato così disse, o re: “Non dimoro né nella collera né nel malumore.”, ed espulse i Venerabili con il loro discepoli. Ma non fu per collera. Immaginate, o re, un uomo inciampare contro una radice, o un palo, o un sasso, o un ramo, o su un terreno irregolare e cadere a terra. La grande terra sarebbe in collera con lui per averlo fatto cadere?”
“No, davvero, venerabile. La grande terra non prova né collera né piacere verso quell'uomo. Essa è totalmente libera da avversione, e non ha bisogno di adulare nessuno. Quell'uomo è inciampato e caduto per la sua disattenzione.”
“Allo stesso modo, grande re, i Tathagata non provano né collera né orgoglio per alcuno. I Tathagata, gli Arahat sono completamente liberi da avversione e dal bisogno di adulare qualcuno. E quei discepoli furono mandati via per ciò che avevano fatto. Anche il grande oceano non sopporta essere associato a qualche cadavere. Ogni corpo morto lo rigetta e lo abbandona sulla spiaggia. Ma forse lo fa per collera?”
“Certo che no, venerabile. Il grande oceano non prova né collera né piacere per alcuno. Non cerca di compiacere nessuno ed è completamente libero dal desiderio di far del male.”
“Allo stesso modo, grande re, i Tathagata non provano né collera verso qualcuno, né obbligano la loro fede a nessuno. I Tathagata, gli Arahat sono liberi dal desiderio e dal conquistare la buona volontà di qualcuno, o di fargli del male. E quei discepoli furono mandati via per ciò che fecero. Proprio come un uomo, grande re, che inciampa nel terreno e cade, così è mandato via colui che inciampa nell'eccelso insegnamento del Glorioso. E quando il Tathagata mandò via quei discepoli lo fece per il loro bene, per il loro beneficio, per la loro felicità, per la loro purificazione, in modo da liberarli dalla nascita, dalla vecchiaia e dalla morte.”

“Molto bene, Nagasena! Così è ed io accetto le vostre parole.”

 

[Qui finisce il dilemma dell'espulsione dei Venerabili.]


Qui finisce il Terzo Capitolo.