MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo III

Mld:IV.3.15/18 - Lo stolto discepolo

 

15. “Venerabile Nagasena, è stato detto dal Ven. Sariputta, il comandante della fede: “Il Tathagata, monaci, è perfetto nella gentilezza del discorso. Non vi è colpa nelle parole del Tathagata nell’avere a cuore ciò che nessun altro conosce.” D’altra parte il Tathagata nel promulgare il primo Paragika in occasione dell’offesa di Sudinna il Malanda si rivolse a lui con parole dure, chiamandolo un discepolo inutile. E quel monaco anziano, così chiamato, ebbe paura del suo maestro, e sopraffatto dal rimorso, fu incapace di comprendere l’Eccelso Sentiero. Ora se la prima affermazione è corretta, l’asserzione che il Tathagata chiamò Sudinna il Malanda un inutile discepolo deve essere falsa. Ma se è vera, allora la prima affermazione deve essere falsa. Anche questo dilemma è ambiguo. Ora è posto a voi e voi lo dovete risolvere.”

 

16. “Le parole di Sariputta sono vere, o re. E il Beato chiamò Sudinna un inutile discepolo in quell’occasione. Ma ciò non fu per una naturale asprezza, ma semplicemente per indicare la reale natura (della sua condotta) senza procurargli alcun danno. E cosa significa “indicare la reale natura”? Se un qualsiasi uomo, o re, in questa nascita non raggiunge la percezione delle Quattro Nobili Verità, allora la sua esistenza (l’esser nato come uomo) è vana, ma se agisce diversamente sarà diverso. Per questo fu chiamato un inutile discepolo. Così il Beato si rivolse a Sudinna il Malanda con parole piene di verità, e non con parole separate dai fatti.”

 

17. “Ma, Nagasena, anche se un uomo dice la verità, insultando un altro dovremmo infliggergli una piccola pena. Perché è colpevole di un’offesa, poiché, anche se dice il vero, usa l’insulto che tende a rompere la pace.”
“Avete mai sentito, o re, di gente che si inchina, o si alza dal proprio posto in segno di rispetto, o mostra onore, o porta considerevoli doni (di solito dati ad ufficiali) ad un criminale?”
“No, se un uomo ha commesso un crimine di qualsiasi tipo, se è realmente degno di biasimo e di punizione, allora verrà decapitato, o torturato, o imprigionato, o ucciso, o privato dei suoi beni.”
“Quindi, o re, il Beato agì con giustizia oppure no?”
“Con giustizia, venerabile, e nel modo più giusto e retto. E quando, Nagasena, il mondo divino ed umano lo ascolterà lo farà con piena coscienza ed avrà paura di cadere nella colpa, terrorizzato alla sua vista, e lo stesso quando si troverà dinanzi a delinquenti e a far del male.”

 

18. “Ora, o re, un medico darebbe delle dolci medicine per curare un corpo malato, sofferente ed afflitto?”
“No. Volendo porre fine a malanni egli darebbe medicine amare e sgradevoli.”
“Allo stesso modo, o re, il Tathagata ammonisce per sopprimere tutti i mali della colpa. E le parole del Tathagata, anche quando severe, calmano gli uomini e li rendono teneri. Proprio come l’acqua calda, o re, calma e rende tenera qualunque cosa capace di essere calmata, così sono le parole del Tathagata, anche quando severe, ma piene di benefici e di compassione come le parole di un padre per i propri figli. Proprio come, o re, il bere tisane dal cattivo odore, l’inghiottire sgradevoli medicine distrugge la debolezza del corpo umano, così sono le parole del Tathagata anche quando severe, recano vantaggio e compassione. E proprio come, o re, una balla di cotone che cadendo su una persona non reca dolore, così le parole del Tathagata, anche quando severe, non fanno male.”

“Bene, avete reso chiaro questo dilemma con molte similitudini. Molto bene, Nagasena! Così è ed io accetto le vostre parole.”

 

[Fine del dilemma sulle dure parole dette dal Buddha a Sudinna.]