MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo III

Mld:IV.3.35/37 - Bontà e punizione

 

35. “Venerabile Nagasena, il Beato disse:

“Non facendo del male a nessuno
dimorate colmi d'amore e bontà per il mondo.”

E d'altra parte disse anche: “Punite chi merita punizione, lodate chi merita lode.” Ora punizione, Nagasena, significa tagliare mani o piedi, frustare, incatenare, torturare, uccidere, degradare. Queste non sono parole degne del Beato e non avrebbe dovuto usarle. Perciò se la prima affermazione è vera, allora questa deve essere falsa, e se questa è vera allora l'affermazione di non far del male a nessuno, ma di dimorare colmi d'amore e di bontà per il mondo, deve essere falsa. Anche questo è un dilemma ambiguo ed ora è posto a voi e voi dovete risolverlo.”

 

36. “Il Beato, grande re, diede entrambi i consigli che avete citato. Sul primo, di non far del male a nessuno, ma di vivere colmi d'amore e di bontà per il mondo – è una dottrina accettata da tutti i Buddha. E quel verso è un consiglio, una spiegazione del Dhamma, perché il Dhamma ha come sua caratteristica il non nuocere. Ed il detto è in completo accordo. Ma sul secondo consiglio che avete citato vi è un uso speciale dei termini (che avete frainteso. Il vero significato è questo: “Domate ciò che deve essere domato, praticate, coltivate, favorite ciò che è degno di sforzo, di coltivazione e di approvazione.”) La mente orgogliosa, grande re, è da coltivare, mentre la mente docile è da coltivare– la mente malvagia è da domare e la mente benevola è da coltivare – il pensiero nocivo è da domare e il retto pensiero è da coltivare – colui che è propenso ad avere false visioni è da domare, mentre colui che ha raggiunto la retta visione è da coltivare – colui che non è Nobile è da domare, mentre il Nobile è da coltivare – il ladro è da domare, mentre la persona onesta è da coltivare.”

 

37. “Va bene, Nagasena. Ma ora, nelle vostre ultime parole, vi siete posto al mio potere, avete girato intorno al senso della mia domanda. Perciò, Nagasena, il ladro come deve essere domato da colui che vuole domarlo?”
“Grande re, se merita di essere biasimato lo si biasimi, se merita di essere multato lo si multi, se merita una punizione lo si punisca, se merita di essere messo a morte lo si uccida.”
“Allora, Nagasena, mettere a morte i ladri fa parte della dottrina annunciata dai Tathagata?”
“Certo che no, o re.”
“Allora perché i Tathagata hanno prescritto che il ladro deve essere meglio istruito?”
“Chiunque, o re, può essere messo a morte, egli non soffre l'esecuzione per volere dei Tathagata. Egli soffre per causa delle sue azioni. Ma nonostante la dottrina del Dhamma insegnata (dai Buddha), potrebbe essere possibile, grande re, per un uomo che non ha fatto nulla di male, e che cammina innocentemente per le strade, essere arrestato e messo a morte da qualche saggio?”
“Certo che no.”
“E perché?”
“Per la sua innocenza.”
“Allo stesso modo, grande re, il ladro non è messo a morte dalla parola del Tathagata, ma solamente per le sue azioni, perciò vi può essere colpa nel Maestro?”
“No, venerabile.”
“Come vedete l'insegnamento del Tathagata è un retto insegnamento.”
“Molto bene, Nagasena! Così è ed io accetto le vostre parole.”

 

[Qui finisce il dilemma sulla bontà e sulla punizione.]