MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo VIII

Mld:IV.8.33/38 - Sogni

 

(Dilemma 75)

33. “Venerabile Nagasena, uomini e donne in questo mondo fanno sogni belli e brutti, sognano cose che hanno già visto e cose che non hanno mai viste, sognano cose che hanno già fatto e cose che non hanno mai fatto, sogni tranquilli e terribili, sogni a loro vicini ed a loro distanti, pieni di molte forme e di innumerevoli colori. Cos'è ciò che gli uomini chiamano un sogno, e chi è che lo sogna?”

“ É una suggestione, o re, che attraversa il sentiero della mente ciò che viene chiamato un sogno. E vi sono sei tipi di persone che sognano: l'uomo di umore ventoso, o bilioso, o flemmatico, l'uomo che sogna per l'influenza di un deva, l'uomo che lo fa per l'influenza delle proprie abitudini e l'uomo che sogna dei presagi. E di questi, o re, solo l'ultimo tipo di sogno è vero, tutti gli altri sono falsi.”

 

34. “Venerabile Nagasena, quando un uomo fa un sogno che è un presagio, com'è? É la propria mente che da sola cerca il presagio, o è il presagio che giunge spontaneo nel sentiero della mente, o viene qualcuno e glielo dice?”

“La propria mente non cerca da sola il presagio, nè viene qualcuno e glielo dice. Il presagio giunge spontaneo nel sentiero della propria mente. É come uno specchio, che non va da nessuna parte per cercare il riflesso; nè viene qualcuno e pone il riflesso nello specchio. Ma l'oggetto riflesso viene da qualche parte e attraversa la sfera dove si estende il potere riflettente dello specchio.”

 

35. “Venerabile Nagasena, la stessa mente che fa il sogno sa anche: “Vi sarà tale e tale risultato, favorevole o terribile?”
“No, non è così, o re. Il presagio avuto viene riferito ad altri, e costoro ne spiegano il significato.

“Su, Nagasena, fatemi un esempio.”

“É come i segni, o re, i foruncoli, le eruzioni cutanee che nascono sul corpo di un uomo a suo vantaggio o mancanza, a sua fama o disonore, a sua lode o vergogna, a sua felicità o dolore. In quel caso i foruncoli vengono perché sanno: “Tale e tale è l'evento che porteremo.”?

“Certo che no, venerabile. Ma secondo la zona in cui i foruncoli sono nati, gli indovini fanno le loro osservazioni, decidono, dicendo: “Tale e tale sarà il risultato.”
Bene, allo stesso modo, o re, non è la mente stessa che fa il sogno che sa anche: “Vi sarà tale e tale risultato, favorevole o terribile?” Ma il presagio avuto viene riferito ad altri e costoro ne spiegano il significato.”

 

36. “Venerabile Nagasena, quando un uomo sogna, dorme o è sveglio?”
“Né l'uno né l'altro, o re. Quando il suo sonno è leggero e non è ancora completamente cosciente, è in quell'intervallo che si sogna. Quando un uomo è profondamente addormentato, o re, la sua mente ritorna a casa (entra di nuovo nel Bhavanga), ed una mente così silente non agisce, poiché una mente ostacolata ad agire non conosce il bene ed il male, e colui che non sa non sogna. Quando la mente è attiva che si producono sogni. Proprio come, o re, nell'oscurità e nel buio, dove non vi è luce, nessuna ombra si formerà anche nello specchio più lucido, così quando un uomo è in un sonno profondo la sua mente ritorna in se stessa, ed una mente così silente non agisce, perché una mente inattiva non conosce il bene ed il male, e colui che non sa non sogna. Perciò quando la mente è attiva che si producono sogni. Come lo specchio, o re, tiene conto del corpo, così il buio profondo il sonno, così la luce la mente. O ancora, o re, proprio come la gloria di un sole velata dalla nebbia non si percepisce, così i suoi raggi, anche se esistono, sono incapaci di fonderla, e così quando i raggi non agiscono non vi è luce, allo stesso modo quando un uomo è in un sonno profondo la sua mente ritorna in se stessa, ed una mente silente non agisce, perché una mente inattiva non conosce il bene ed il male, e colui che non sa non sogna. Perciò quando la mente è attiva che si producono sogni. Come il sole, o re, tiene conto del corpo, come il velo di nebbia il sonno, così i raggi la mente.

 

37. Sotto due condizioni, o re, la mente è inattiva anche se vi è il corpo – quando un uomo, essendo in un sonno profondo, la mente ritorna in se stessa, e quando un uomo cade in estasi. La mente di un uomo sveglio, o re, è eccitata, aperta, chiara, sciolta e ad una mente siffatta non si avvera nessun presagio. Proprio come, o re, degli uomini che cercano di nascondere qualcosa evitano l'uomo che è aperto, ingenuo, sincero e non riservato, allo stesso modo la divina intenzione non si manifesta all'uomo sveglio, perciò l'uomo sveglio non fa sogni. O ancora, o re, come le qualità che conducono alla saggezza non si trovano in quel fratello i cui modi di vivere e la cui condotta sono sbagliati, che è amico di chi commette colpa, malvagio, insolente, privo di zelo, allo stesso modo la divina intenzione non si manifesta all'uomo sveglio, perciò l'uomo sveglio non fa sogni.”

38. “Venerabile Nagasena, vi è un inizio, una parte centrale e una fine nel sonno?”
“Sì, o re.”

“Qual è dunque l'inizio, quale la parte centrale e quale la fine nel sonno?”

“La sensazione d'oppressione e di incapacità nel corpo, o re, di debolezza, di fiacchezza, di apatia – ciò è l'inizio del sonno. Il leggero “sonno della scimmia” in cui un uomo pensa ancora confusamente – quello è la parte centrale del sonno. Quando la mente entra in se stessa – quella è la fine del sonno. Ed è nella parte centrale, o re, nel “sonno della scimmia” che si sogna. Proprio come, o re, quando un uomo medita, saldo nella fede, inamovibile nella saggezza, entra nei boschi lontano dal suono della contesa, e riflette su qualche realtà sottile, egli è lì, tranquillo ed in pace, padrone del significato delle cose – allo stesso modo un uomo ancora sveglio, non ancora addormentato, ma sonnecchiando in un “sonno della scimmia”, farà un sogno. Come il suono della lotta, o re, dovete considerare la veglia, mentre il bosco solitario il “sonno della scimmia”. E come quell'uomo, evitando il rumore della lotta, tenendosi sveglio, rimanendo nella parte centrale sarà padrone del significato della realtà sottile, così l'uomo ancora sveglio, non ancora addormentato, ma sonnecchiando in un “sonno della scimmia” farà un sogno.”

“Molto bene, Nagasena! Così è ed io acccetto le vostre parole.”

 

Qui finisce il dilemma sui sogni

 


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