MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo VIII

Mld:IV.8.76/84 - Il tempo del Nibbana

 

(Dilemma 81)

76. “Venerabile Nagasena, la vostra gente afferma: “Il Nibbana non è né passato, né futuro, né presente, né non prodotto, né prodotto.
In tal caso, Nagasena, l’uomo che, avendo vissuto rettamente, realizza il Nibbana, realizza qualcosa di già prodotto, o prodotto per la prima volta da lui stesso, e poi lo realizza?”

“Niente di tutto questo, o re. Tuttavia, soltanto quel principio del Nibbana (nibbana-dathu) esiste, in quanto lo ha realizzato, vivendo rettamente.”

“Non rendete questo dilemma ancora più oscuro, venerabile Nagasena! Cercate di renderlo più chiaro. Con un adeguato sforzo cercate di esporre tutto ciò che vi è stato insegnato. Questo punto rende la gente confusa, perplessa e piena di dubbi. Dissipate questa colpevole incertezza, perché trafigge come una freccia!”

 

77. “Quel principio del Nibbana così pacifico, così beato, così delicato, esiste. E colui che vive rettamente, comprendendo la realtà di tutti i fenomeni (samkhara) secondo gli insegnamenti dei Tathagata, diventa con la sua saggezza – anche come discepolo, con la sua conoscenza, da solo, secondo gli insegnamenti del suo maestro – padrone di un’arte. E se si chiede: “Come si conosce il Nibbana?” Tramite la liberazione dalla sofferenza e dal pericolo, dalla fede, dalla pace, dalla calma, dalla beatitudine, dalla felicità, dalla gentilezza, dalla purezza, dalla freschezza.

 

78. Proprio come, o re, un uomo, bruciando in un’ardente fornace piena di fasci di rami secchi, quando con uno sforzo estremo riesce a liberarsi e fuggire in un luogo fresco, proverà una suprema felicità – così chi vive rettamente, e grazie alla meditazione, realizzerà la suprema felicità del Nibbana, dove l’ardente calore del triplice fuoco (dell’avidità, dell’avversione e dell’ignoranza) è completamente spento. La fornace, o re, rappresenta il triplice fuoco, mentre l’uomo che vive rettamente il luogo fresco del Nibbana.

 

79. Ed ancora, o re, come un uomo caduto in una fossa piena di resti mortali di serpenti, cani ed uomini, di sudiciume e di rifiuti, una volta dentro, impigliato tra questi cadaveri, quando con uno sforzo estremo fuggirà in un luogo senza cadaveri, proverà una suprema felicità – così chi vive rettamente, e grazie alla meditazione, realizzerà la suprema felicità del Nibbana, dove non esistono impurità. I cadaveri, o re, rappresentano i quattro piaceri sensuali, mentre l’uomo caduto fra i resti mortali rappresenta l’uomo che vive rettamente per realizzare il Nibbana libero da cadaveri.

 

80. Ed ancora, o re, come un uomo (preda di nemici ben armati di spade), tremante di paura e terrore, con mente agitata e turbata, quando con uno sforzo estremo riesce a liberarsi e a fuggire in un rifugio sicuro, ben protetto, proverà una suprema felicità – così chi vive rettamente, e grazie alla meditazione, realizzerà la suprema felicità del Nibbana, dove non vi sono né paura né terrore. Il terrore, o re, rappresenta l’ansia che sorge continuamente, a causa di nascita, vecchiaia, malattia e morte, mentre l’uomo terrorizzato rappresenta l’uomo che vive rettamente per realizzare il sicuro rifugio del Nibbana.

 

81. Ed ancora, o re, come un uomo caduto in una fossa piena di sudiciume, melma e fango, quando con uno sforzo estremo riesce a liberarsi dal fango ed a fuggire in un luogo puro e pulito, proverà una suprema felicità - così chi vive rettamente, e grazie alla meditazione, realizzerà la suprema felicità del Nibbana, dove sono state rimosse tutte le impurità. Il fango, o re, rappresenta l’uomo che vive rettamente per realizzare il luogo puro e pulito del Nibbana.

 

82. Ed ancora, se chiedete: “Come si può vivere rettamente per realizzare il Nibbana?” (Io vi rispondo) Colui che, o re, vive rettamente comprende il Dhamma come sviluppo di tutte le realtà, ed in questo modo vi percepisce la nascita, vi percepisce la vecchiaia, la malattia e la morte. Ma non vi percepisce felicità o beatitudine, né vi percepisce la vacuità, né all’inizio, né in mezzo, né alla fine, né qualcosa di permanente (di durevole soddisfazione). Come un uomo, o re, se una massa di ferro fosse stata riscaldata per tutto il giorno, diventando tutta infuocata, infiammata e rovente, non troverebbe nessuna presa in essa, da un capo all’altro, per poter essere afferrata - così chi vive rettamente, e grazie alla meditazione, realizzerà la suprema felicità del Nibbana.

83. Ed il malcontento sorge nella mente poiché non si trova nulla di permanente o di durevole soddisfazione, ed una febbre prende possesso del corpo, senza un rifugio o una protezione, senza speranza, stanco delle continue esistenze. Come se un uomo caduto in una ardente, infuocata e potente fornace, senza vedere alcun rifugio, nessuna via di fuga, e, senza alcuna speranza, fosse stanco del fuoco – allo stesso modo, o re, il malcontento sorge nella mente poiché …

84. E nella mente di colui che percepisce l'insicurezza della vita transitoria (delle innumerevoli rinascite), sorge tale pensiero: “Questo infinito divenire è tutto un fuoco, ardente e rovente! É pieno di dolore, di disperazione! Se si potesse raggiungere uno stato senza alcun divenire, lì vi sarebbe calma e la cessazione di tutte queste condizioni, la liberazione da tutti questi mali (avidità, avversione ed ignoranza), la fine di ogni brama, l'assenza di passioni, pace, Nibbana: tutto ciò sarebbe dolce.

Qui finisce il dilemma sul tempo del Nibbana

 


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Il tempo del Nibbana La dimora del Nibbana