MILINDAPAÑHA Mld:IV.8.18/23 - Penitenza
(Dilemma 72) 18. “Venerabile Nagasena, tutti i Bodhisattva hanno vissuto un periodo di penitenza o soltanto Gotama? “Venerabile Nagasena, se è così, non è giusto che vi sia una differenza tra i Bodhisattva.” “Vi sono quattro aspetti, o re, in cui vi è tale differenza. Quali quattro? Vi è la differenza nel tipo di famiglia (in cui si nasce), vi è la differenza nel loro posto nel tempo (da quando è iniziata la successione dei Buddha), vi è la differenza nella longevità delle loro vite, vi è la differenza nella loro statura individuale. In questi quattro riferimenti, o re, vi è la differenza tra i vari Bodhisattva. Ma non vi è nessuna differenza tra i Buddha, in quanto sono eguali in bellezza fisica, in bontà, nei poteri di contemplazione e di ragionamento, in liberazione, in visione profonda sorta dalla conoscenza della liberazione, nelle quattro basi di fiducia, nei dieci poteri di un Tathagata, nella sestupla conoscenza speciale, nei quattordici tipi di conoscenza, nelle diciotto caratteristiche di un Buddha – in una parola, in tutte le qualità di un Buddha. Perciò tutti i Buddha sono esattamente eguali nelle loro qualità di un Buddha.” “Ma, Nagasena, se è così, per quale ragione Gotama ha vissuto un periodo di penitenza?” “Gotama il Bodhisattva aveva abbandonato il mondo, o re, quando la sua conoscenza era immatura, e la sua saggezza era immatura. E fu nel condurre quella immatura conoscenza a maturità che visse un periodo di penitenza.”
19. “Perché allora, Nagasena, progredì con conoscenza e sapienza immatura? Perché non maturò prima la sua conoscenza, e poi, con una conoscenza matura, rinunciare al mondo?” “Quando il Bodhisattva, o re, vide le donne del suo harem tutte in disordine, rimase disgustato, e da questo disgusto nacque in lui il malcontento. Ora un certo deva, servitore della Morte (Mara), percependo quel malcontento nella sua mente, pensò: “É tempo di disperdere quel malcontento dalla sua mente.” – e, sospeso in aria, pronunciò queste parole: “ O venerabile! O fortunato! Non essere afflitto. Fra sette giorni ti apparirà il tesoro della Ruota celeste, con i suoi mille raggi, il suo cerchio e il suo asse, completo e perfetto; e gli altri tesori, quelli che camminano sulla terra e quelli che viaggiano per il cielo, verranno a te spontaneamente; ed i tuoi ordini domineranno sui quattro continenti e sulle relative duemila isole; ed avrai più di mille figli, potenti eroi capaci di sconfiggere gli eserciti del nemico; e circondato dai tuoi figli, maestro dei Sette Tesori, governerai il mondo!”. Come se una barra di ferro rovente fosse entrata nell’orifizio del suo orecchio, così fu che quelle parole, o re, entrarono nell’orecchio del Bodhisattva. E alla naturale angoscia che già provava si aggiunse, da quelle parole dette dal deva, un’ulteriore ansia, emozione e paura. Proprio come se in una grande e infuocata fornace, fosse gettato altro combustibile tanto da farla bruciare ancora più furiosamente – proprio come la grande terra, di natura umida e già paludosa per l’acqua gocciolante della vegetazione e dell’erba che vi cresce, sarebbe ancora più fangosa quando una grande nuvola riversasse su di essa altra pioggia – così all’angoscia che già provava si aggiunse, da quelle parole dette dal deva, un’ulteriore ansia, emozione e paura.”
20. “Ma ditemi, Nagasena, se il tesoro della Ruota celeste fosse apparso nel settimo giorno al Bodhisattva, egli avrebbe rinunciato al suo scopo, poiché gli era apparsa la Ruota?” “Nessun tesoro della Ruota, o re, apparve nel settimo giorno al Bodhisattva. Infatti quella fu una bugia detta da quel deva al fine di tentarlo. E anche se fosse apparsa il Bodhisattva non avrebbe mai rinunciato al suo scopo. E perché? Perché il Bodhisattva, o re, aveva saldamente compreso l’impermanenza e la sofferenza di tutte le realtà (inerenti all’esistenza di ogni essere), l’assenza di un’anima (in ogni essere composto dai cinque Khandha), ed era così giunto alla distruzione dell’attaccamento (all’individualità che sorge dall’avidità, o dall’eresia, o dalla dipendenza di azioni esterne, o dall’illusione come il possedere un’anima permanente). L’acqua, o re, che scorre nel fiume Gange dal lago Anottata, e dal fiume Gange nel grande oceano, e dal grande oceano nelle fenditure sotterranee della terra, una volta entrata in una fenditura, potrebbe tornare indietro e scorrere di nuovo nel grande oceano, e dal grande oceano nel fiume Gange, e dal fiume Gange nel lago Anottata?” “Certo che no, venerabile.” “Allo stesso modo, o re, nella sua ultima esistenza il Bodhisattva maturò del merito attraverso incommensurabili eoni del passato. Egli aveva ora raggiunto quell’ultima nascita, la conoscenza dei Buddha era cresciuta in lui, in sei anni sarebbe divenuto un Buddha, onnisciente, l’essere più elevato al mondo. Quindi poteva mai tornare indietro per il tesoro della Ruota?” “Certo che no, venerabile.” “No! Anche se la grande terra, o re, con tutte le sue cime e le sue catene montuose, fosse tornata indietro, il Bodisattva non lo avrebbe mai fatto se non avesse prima raggiunto la condizione di un Buddha. Anche se l’acqua del Gange fosse refluita, il Bodhisattva non sarebbe tornato indietro prima di aver raggiunto la condizione di un Buddha. Anche se il grande oceano con le sue acque incommensurabili si fosse prosciugato come l’acqua nell’orma di una mucca, il Bodhisattva non sarebbe tornato indietro prima di aver raggiunto la condizione di un Buddha. Anche se Sineru, il re delle montagne, si fosse spaccato in cento o in mille pezzi, il Bodhisattva non sarebbe tornato indietro prima di aver raggiunto la condizione di un Buddha. Anche se il sole e la luna con tutte le stelle fossero caduti, come una zolla sul terreno, il Bodhisattva non sarebbe tornato indietro prima di aver raggiunto la condizione di un Buddha. Anche se l’intero universo si fosse arrotolato come un tappeto, il Bodhisattva non sarebbe tornato indietro prima di aver raggiunto la condizione di un Buddha! E perché? Perché aveva distrutto ogni legame.”
21.“Venerabile Nagasena, quanti legami vi sono al mondo?” “Vi sono questi dieci legami al mondo, o re, per cui gli uomini non rinunciano al mondo o vi ritornano. Quali dieci? Una madre, o re, è spesso un legame, così un padre, una moglie, i figli, parenti ed amici, la ricchezza e il facile guadagno, sovranità ed i piaceri dei sensi. Questi sono i dieci legami comuni al mondo, per cui gli uomini non rinunciano al mondo o vi ritornano. E il Bodhisattva si era liberato di tutti questi legami, o re. E quindi, o re, non poteva più tornare indietro.”
22. “Venerabile Nagasena, il Bodhisattva, con il malcontento nella sua mente dovuto alle parole del deva, e con la sua conoscenza (delle Quattro Nobili Verità) ancora imperfetta, e la sua profonda visione di un Buddha non ancora matura, rinunciò lo stesso al mondo, per cui quale vantaggio ricavò da tale penitenza? Non era meglio piuttosto, in attesa della maturità della sua conoscenza, godere dei piaceri di tutti i cibi (disponibili)?” “Ci sono, o re, questi dieci tipi di individui che sono disprezzati e vilipesi nel mondo ritenuti vergognosi, denigrati, riprovevoli, trattati con contumelia, non amati. Quali dieci? Una donna senza marito, o re, una creatura debole, chi è senza amici o parenti, un ingordo, chi dimora in una famiglia indegna, l'amico degli immorali, chi ha dissipato la propria ricchezza, chi non ha carattere, chi non ha occupazione e chi non ha mezzi. Questi sono i dieci tipi di individui che sono disprezzati e vilipesi nel mondo ritenuti vergognosi, denigrati, riprovevoli, trattati con contumelia, non amati. Fu nel ricordare tali condizioni, o re, che questa idea fiorì nella mente del Bodhisattva: “Che io non sia biasimato da deva e uomini nell’essere senza occupazione o senza mezzi! Che io sia rispettato come un maestro per le sue azioni, per la supremazia nata dalle proprie azioni, per la condotta costruita sull’azione, possa io condurre l’azione (in ogni cosa concernente la vita), possa io avere la propria dimora nell’azione e costanza nello zelo.” Tale era lo spirito, o re, con cui il Bodhisattva, nel portare la sua conoscenza alla maturità, intraprese la pratica della penitenza.”
23. “Venerabile Nagasena, il Bodhisattva, nel praticare la penitenza, così rifletté: “Vi sono venticinque qualità, o re, che sono causa di debolezza della mente, così indebolita la mente non può completamente distruggere gli Asava (i Grandi Mali: avidità, divenire, illusione ed ignoranza). Quali sono queste venticinque? Rabbia, o re, ostilità, ipocrisia, presunzione, invidia, avarizia, inganno e tradimento, ostinazione, perfidia, orgoglio, vanagloria, intossicazione (di idee esaltate sulla nascita, sulla salute e sulla ricchezza), negligenza (nel far bene), inerzia intellettuale o pigrizia fisica, sonnolenza, indolenza, amicizia con gli immorali, forme, suoni, odori, sapori, sensazioni tattili, fame, sete, malcontento. Queste sono le venticinque qualità, o re, che sono causa di debolezza della mente, così indebolita la mente non può completamente distruggere gli Asava. (E di queste) fame e sete, o re, si erano impossessate del corpo del Bodhisattva. E con il suo corpo così “posseduto”, la sua mente non fu rettamente in grado di distruggere gli Asava. Ora, il Bodhisattva, o re, attraverso gli incommensurabili eoni del passato, aveva compreso le Quattro Nobili Verità per tutte le successive nascite. Ed è possibile che nella sua ultima esistenza, nella nascita dove stava per sorgere tale comprensione, vi fosse confusione nella sua mente sul sentiero? Tuttavia nacque, o re, nella mente del Bodhisattva tale pensiero: “Vi può essere altro sentiero per la saggezza (della condizione di un Buddha)?” E già prima, o re, all'età di un mese, quando suo padre, il Sakya, era al lavoro (arando), il Bodhisattva, collocato nella propria sacra culla, per godere il fresco, all'ombra dell'albero Gambu, sedeva a gambe incrociate, ed abbandonando ogni passione, libero da tutti i mali della mente, entrò e dimorò nel primo Jhana – uno stato di gioia e piacere, nato dalla concentrazione, colmo di riflessione e di investigazione, e così nel secondo, e così nel terzo e nel quarto Jhana.” “Molto bene, Nagasena! Così è ed io accetto le vostre parole. Fu mentre stava portando a maturità la propria conoscenza che il Bodhisattva subì la penitenza.”
[Qui finisce il dilemma sulla penitenza subita dal Bodhisattva |