MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo VIII

Mld:IV.8.39/50 - Morte prematura

 

(Dilemma 76)

39. “Venerabile Nagasena, quando gli esseri muoiono, muoiono tutti in pienezza di tempo, o alcuni muoiono fuori tempo?”

“Vi è una realtà, o re, come la morte a tempo debito ed un'altra realtà come la morte prematura.”

“Allora chi sono coloro la cui morte è a tempo debito e chi sono coloro la cui morte è prematura?”

“Avete mai notato, o re, nel caso degli alberi di mango, o degli alberi Gambu o di altri alberi fruttiferi, che i loro frutti cadono quando sono maturi e quando non sono maturi?”

“Sì, venerabile.”

“Bene, quei frutti caduti, cadono tutti a tempo debito o alcuni cadono prematuramente?”

“Alcuni di quei frutti, Nagasena, cadono quando sono maturi, in pienezza di tempo. Ma altri cadono perché sono bacati da vermi, altri perché colpiti da una pertica, altri ancora perché fatti cadere dal vento, altri perché sono marci e tutti questi cadono fuori tempo debito.”

“Allo stesso modo, o re, quegli uomini che muoiono per effetto della vecchiaia, muoiono in pienezza di tempo. Ma altri muoiono per effetto del Kamma (di azioni cattive), altri ancora per il troppo errare, altri per una eccessiva attività.”

 

40. “Venerabile Nagasena, coloro che muoiono di Kamma, o di troppo errare, o di attività, o di vecchiaia, tutti costoro muoiono in pienezza di tempo: e persino colui che muore prima di nascere, quello è il suo tempo designato, perciò muore in pienezza di tempo; e così di colui che muore durante la nascita, oppure all'età di un mese, o a qualsiasi età sino a cent'anni. É sempre il suo tempo designato e muore in pienezza di tempo. Quindi, Nagasena, non vi è tale realtà come la morte fuori tempo debito. Perché tutti muoiono a tempo debito.”
“Ci sono sette tipi di persone, o re, che, malgrado vi sia ancora una loro età designata da vivere muoiono fuori tempo debito. E quali sono? L’uomo affamato, o re, che non riesce ad avere cibo, fisicamente consumato ; l’uomo assetato, che non riesce ad avere acqua, la cui mente è ormai secca; l’uomo morso da un serpente, il quale, consumato dalla forza del veleno, non trova cura e colui che è avvelenato, quando tutte le sue membra bruciano, è incapace di procurarsi delle medicine; chi cade nel fuoco, che, bruciando, non riesce a trovare nulla per spegnere il fuoco; colui che, caduto in acqua non riesce a trovare terra per salvarsi;l’uomo ferito da una freccia, che per la sua infermità non può trovare un medico; tutti questi sette, anche avendo del tempo da vivere, muoiono fuori tempo debito. E qui (in tutti questi sette casi) io dichiaro che tutti costoro sono di un’unica natura. In otto modi, o re, accade la morte dei comuni mortali: per eccesso di umore ventoso, o di umore bilioso, o di umore flemmatico, per l’avversa combinazione di questi tre, per variazioni di temperatura, per mancanza di protezione, per cure mediche e per effetto del Kamma. E di questi, o re, solo la morte per effetto del Kamma è morte a tempo debito, tutti gli altri sono casi di morte fuori tempo debito. Perciò è stato detto:

“Per fame, per sete, per veleno e per morsi,
bruciati, annegati o uccisi, gli uomini muoiono fuori tempo;
per i tre umori e per l’insieme di questi tre,
per caldo, per mancanza, per aiuti,
in tutti queste sette gli uomini muoiono fuori tempo debito.”

 

41. “Ma vi sono alcuni uomini, o re, che muoiono per effetto di qualche cattiva azione commessa in una nascita precedente. E di questi, o re, chi ha affamato gli altri a morte, dopo essere stato per molte centinaia di migliaia di anni tormentato dalla fame, famelico, sfinito, magro ed appassito d’animo, inaridito, debilitato, accalorato, con il fuoco dentro, morirà, o giovane o uomo o vecchio, anch’egli di fame. E quella morte sarà per lui una morte a tempo debito. Chi ha fatto morire gli altri di sete, dopo essere stato per molte centinaia di migliaia di anni un Preta consumato dalla sete, ossuto ed infelice, anch’egli morirà, o giovane o uomo o vecchio, di sete. E quella morte sarà per lui una morte a tempo debito. Chi ha fatto morire gli altri per un morso di serpente, dopo aver errato per molte centinaia di migliaia di anni, di esistenza in esistenza, in cui è stato costantemente morso da boa o da neri serpenti, anch’egli morirà, o giovane o uomo o vecchio, morso da un serpente velenoso. E quella morte sarà per lui una morte a tempo debito. Chi ha fatto morire gli altri con veleno, dopo aver vissuto molte centinaia di migliaia di anni con un corpo smembrato e distrutto, esalando l’odore di cadavere, anch’egli morirà, o giovane o uomo o vecchio, avvelenato. E quella morte sarà per lui una morte a tempo debito. Chi ha fatto morire gli altri col fuoco, dopo aver vagato di purgatorio in purgatorio, da una massa di carbone ardente ad un’altra, con le membra bruciate e torturate, per molte centinaia di migliaia di anni, anch’egli, o giovane o uomo o vecchio, sarà bruciato a morte. E quella morte sarà per lui una morte a tempo debito. Chi ha fatto morire gli altri per annegamento, dopo aver sofferto molte centinaia di migliaia di anni come uno storpio, rovinato, distrutto, debole nelle membra e di animo inquieto, anch’egli morirà, o giovane o uomo o vecchio, per annegamento. E quella morte sarà per lui una morte a tempo debito. Chi ha fatto morire gli altri con la spada, dopo aver sofferto per molte centinaia di migliaia di anni (in ripetute nascite come un animale) di tagli e ferite, di colpi e lividi, o (una volta nato uomo) sempre ucciso da armi, anch’egli morirà, o giovane o uomo o vecchio, trafitto da una spada. E quella morte sarà per lui una morte a tempo debito.”

 

42. “Venerabile Nagasena, la morte fuori tempo debito di cui avete parlato, ditemi, orsù la ragione.”

“Come un grande e potente fuoco, o re, su cui sono stati accatastati erba secca, legni, rami e foglie, quando si consumerà quel suo nutrimento, si estinguerà per mancanza di tale nutrimento. Tuttavia tale fuoco si dice che si sia spento in pienezza di tempo, senza alcuna calamità o incidente (ad esso accaduto). Allo stesso modo, o re, l’uomo che, dopo aver vissuto molte migliaia di giorni, ormai vecchio ed avanti con gli anni, muore naturalmente di vecchiaia, senza che gli sia accaduto alcuna calamità o incidente, si dice che sia morto in pienezza di tempo. Ma se vi fosse un grande e potente fuoco, o re, su cui sono stati accatastati erba secca, legni, rami e foglie, poi una grande pioggia dovesse cadere su di esso, tanto da spegnerlo, prima che il combustile fosse consumato, si potrebbe dire, o re, che quel grande fuoco si sia spento in pienezza di tempo?”

“No, venerabile.”
“Da cosa differirebbe il secondo, per sua natura, dal primo?”

“Il secondo, venerabile, siccome fin dall’inizio è stato colpito dalla pioggia, si è spento prima del suo tempo.”

“Allo stesso modo, o re, chi muore prima del suo tempo muore per qualche malattia – per eccesso di umore ventoso, o di umore bilioso, o di umore flemmatico, o per l’avversa unione di questi tre, o per variazioni di temperatura, o per mancanza di protezione, o per cure mediche, o per fame, o per sete, o bruciato, o annegato, o trafitto da una spada. Tale, o re, è la ragione per cui si muore prima del tempo.

 

43. O ancora, o re, è come una grande nuvola di tempesta che, sviluppandosi in cielo, rovesciasse pioggia, riempiendo le valli e le pianure. Quella nuvola avrebbe fatto piovere, si dice, senza calamità o incidente. Allo stesso modo, o re, l’uomo che dopo aver vissuto a lungo, ormai vecchio ed avanti con gli anni, senza che gli sia accaduto una qualche calamità o incidente, alla fine muore di vecchiaia, si dice che sia morto in pienezza di tempo. Ma se, o re, una potente nuvola di tempesta dovesse svilupparsi in cielo, per poi essere dissolta da un potente vento, si potrebbe dire, o re, che quella nuvola sia scomparsa a tempo debito?”

“No, venerabile.”

“Da cosa differirebbe la seconda nuvola, per sua natura, dalla prima?”

“La seconda, venerabile, siccome fin dall’inizio è stata colpita dal vento, si è dissipata prima del suo tempo.”

“Allo stesso modo, o re, chi muore prima del suo tempo muore per qualche malattia – per eccesso di umore ventoso, o di umore bilioso, o di umore flemmatico, o per l’avversa unione di questi tre, o per variazioni di temperatura, o per mancanza di protezione, o per cure mediche, o per fame, o per sete, o bruciato, o annegato, o trafitto da una spada. Tale, o re, è la ragione per cui si muore prima del tempo.

 

44. O ancora, o re, è come un potente e letale serpente che istigato dovesse mordere un uomo, avvelenandolo, e senza impedimento né incidente lo uccidesse. Si direbbe che quel veleno, senza impedimento né incidente, avrebbe raggiunto il suo scopo. Allo stesso modo, o re, l’uomo che dopo aver vissuto a lungo, ormai vecchio ed avanti con gli anni, senza che gli sia accaduto una qualche calamità o incidente, muore naturalmente di vecchiaia, si dice che abbia raggiunto, non impedito né ostacolato, la meta della sua vita, e che sia morto in pienezza di tempo. Ma se un incantatore di serpenti desse un antidoto all’uomo sofferente per il morso, liberandolo dal veleno, si potrebbe dire che il veleno fu rimosso in pienezza di tempo?”

“No di certo, venerabile.”

“Da cosa differirebbe il secondo veleno, per sua natura, dal primo?”
“Il secondo, venerabile, su cui è stato introdotto l’antidoto, sarebbe stato rimosso prima di aver raggiunto il suo scopo.”

“Allo stesso modo, o re, chi muore prima del suo tempo muore per qualche malattia – per eccesso di umore ventoso, o di umore bilioso, o di umore flemmatico, o per l’avversa unione di questi tre, o per variazioni di temperatura, o per mancanza di protezione, o per cure mediche, o per fame, o per sete, o bruciato, o annegato, o trafitto da una spada. Tale, o re, è la ragione per cui si muore prima del tempo.

 

45. “O ancora, o re, è come la freccia scoccata da un arciere. Se quella freccia seguisse la sua naturale traiettoria, allora si direbbe che ha raggiunto il suo scopo, senza impedimento e senza ostacoli. Allo stesso modo, o re, l’uomo che dopo aver vissuto a lungo, ormai vecchio ed avanti con gli anni, senza che gli sia accaduto una qualche calamità o incidente, muore naturalmente di vecchiaia, si dice che abbia raggiunto, non impedito né ostacolato, la meta della sua vita, e che sia morto in pienezza di tempo. Ma se, nel momento in cui l’arciere sta scoccando la freccia, qualcuno se ne impossessasse , si potrebbe dire che quella freccia abbia raggiunto la fine della sua traiettoria?”

“No, venerabile.”

“Da cosa differirebbe la seconda freccia, per sua natura, dalla prima?”

“Per l’avvenuto arresto, venerabile, la traiettoria della seconda freccia è stata fermata.”

“Allo stesso modo, o re, chi muore prima del suo tempo muore per qualche malattia – per eccesso di umore ventoso, o di umore bilioso, o di umore flemmatico, o per l’avversa unione di questi tre, o per variazioni di temperatura, o per mancanza di protezione, o per cure mediche, o per fame, o per sete, o bruciato, o annegato, o trafitto da una spada. Tale, o re, è la ragione per cui si muore prima del tempo.

 

46. “O ancora, o re, è come il gong colpito da un uomo. Da questi colpi si producesse una nota, e risonasse fino alla fine della linea del percorso del suo naturale suono. Si potrebbe dire allora che avrebbe raggiunto quella meta senza impedimenti né ostacoli. Allo stesso modo, o re, l’uomo che dopo aver vissuto a lungo, ormai vecchio ed avanti con gli anni, senza che gli sia accaduto una qualche calamità o incidente, muore naturalmente di vecchiaia, si dice che abbia raggiunto, non impedito né ostacolato, la meta della sua vita, e che sia morto in pienezza di tempo. Ma se un uomo colpisse un gong, e dal suo colpo si producesse una nota, ma qualcuno, prima che avesse raggiunto il suo culmine, toccasse il gong, e da quel suo tocco il suono cessasse, si potrebbe dire allora che quel suono abbia raggiunto la fine della linea del percorso del suo naturale suono?”

“Certo che no, venerabile.”

“Da cosa differirebbe il secondo suono, per sua natura, dal primo?”

“Dall’avvenuto tocco, venerabile, quel suono fu soppresso.”

“Allo stesso modo, o re, chi muore prima del suo tempo muore per qualche malattia – per eccesso di umore ventoso, o di umore bilioso, o di umore flemmatico, o per l’avversa unione di questi tre, o per variazioni di temperatura, o per mancanza di protezione, o per cure mediche, o per fame, o per sete, o bruciato, o annegato, o trafitto da una spada. Tale, o re, è la ragione per cui si muore prima del tempo.

 

47. O ancora, o re, è come il seme del grano che è stato ben coltivato nel campo, e grazie ad un’abbondante pioggia è diventato ben grosso e carico con molti semi, sopravvivendo sicuro fino al tempo del raccolto, quel grano si direbbe che abbia raggiunto, senza impedimenti né ostacoli, la sua debita stagione. Allo stesso modo, o re, l’uomo che dopo aver vissuto a lungo, ormai vecchio ed avanti con gli anni, senza che gli sia accaduto una qualche calamità o incidente, muore naturalmente di vecchiaia, si dice che abbia raggiunto, non impedito né ostacolato, la meta della sua vita, e che sia morto in pienezza di tempo. Ma se quel grano, dopo essere stato ben coltivato nel campo, dovesse morire, privo d’acqua, si potrebbe dire che abbia raggiunto la sua debita stagione?”

“No, venerabile.”

“Da cosa differirebbe il secondo grano, per sua natura, dal primo?”

“Oppresso dall’avvenuto caldo quel raccolto è perito, venerabile.”

“Allo stesso modo, o re, chi muore prima del suo tempo muore per qualche malattia – per eccesso di umore ventoso, o di umore bilioso, o di umore flemmatico, o per l’avversa unione di questi tre, o per variazioni di temperatura, o per mancanza di protezione, o per cure mediche, o per fame, o per sete, o bruciato, o annegato, o trafitto da una spada. Tale, o re, è la ragione per cui si muore prima del tempo.

 

48. Avete mai sentito, o re, di un grano giovane che, dopo aver formato la spiga, fosse distrutto dai vermi sino alle radici?”

“Abbiamo sentito una simile cosa, venerabile, e l’abbiamo anche vista.”

“Bene, o re, quel grano fu distrutto a debita stagione o fuori stagione?”

“Fuori stagione, venerabile. Perché certamente se i vermi non avessero distrutto il grano esso sarebbe sopravvissuto sino al tempo del raccolto”

“Ed allora, o re! All’accadere di un disastro il grano si è perso, ma se non avesse subito alcun danno sarebbe sopravvissuto sino al raccolto?”
“Certo, venerabile.”

“Allo stesso modo, o re, chi muore prima del suo tempo muore per qualche malattia – per eccesso di umore ventoso, o di umore bilioso, o di umore flemmatico, o per l’avversa unione di questi tre, o per variazioni di temperatura, o per mancanza di protezione, o per cure mediche, o per fame, o per sete, o bruciato, o annegato, o trafitto da una spada. Tale, o re, è la ragione per cui si muore prima del tempo.

 

49. Ed avete mai sentito, o re, di un raccolto ben cresciuto, piegato dal peso dei chicchi di grano, con le spighe debitamente formate, venir distrutto da una pioggia cosiddetta Karaka (grandine)?”

“Abbiamo sentito una simile cosa, venerabile, e l’abbiamo anche vista.”

“Bene, o re! Direste che quel raccolto fu distrutto a debita stagione o fuori stagione?”

“Fuori stagione, venerabile. Perché se la grandine non fosse venuta il raccolto sarebbe arrivato a maturazione.”

“Ed allora, o re! All’accadere di un disastro il grano si è perso, ma se non avesse subito alcun danno sarebbe sopravvissuto sino al raccolto?”

“Certo, venerabile.”

“Allo stesso modo, o re, chi muore prima del suo tempo muore per qualche malattia – per eccesso di umore ventoso, o di umore bilioso, o di umore flemmatico, o per l’avversa unione di questi tre, o per variazioni di temperatura, o per mancanza di protezione, o per cure mediche, o per fame, o per sete, o bruciato, o annegato, o trafitto da una spada. Tale, o re, è la ragione per cui si muore prima del tempo.”

 

50. “Meraviglioso, Nagasena, straordinario!Avete spiegato molto bene, con ragioni e similitudini, come mai le persone muoiono prima del loro tempo. Avete reso tale realtà, come la morte prematura, chiara ed evidente. Persino un uomo incosciente, Nagasena, un seguace con le idee confuse, riesce a giungere a conclusione sulle morti premature che accadono grazie ai vostri esempi – tanto più un uomo esperto! Già fui convinto, venerabile, dalla prima delle vostre similitudini, che tali morti accadono, ma ho insistito per il desiderio di ascoltare ancora altre spiegazioni.”

 

Qui finisce il dilemma sulle morti premature

 


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