MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo IV

Mld:IV.4.42/43 - La furbizia delle donne


42. “Venerabile Nagasena, è stato detto dal Beato:

“Con opportunità e segretezza,
ed il giusto amante, tutte le donne sbaglieranno -
ed in mancanza d'altri, anche con uno storpio.”

Ma d'altro canto fu detto: “La moglie di Mahosadha, Amara, quando fu lasciata nel villaggio mentre suo marito era in viaggio, rimase sola, e rispettando suo marito come si rispetta un sovrano, rifiutò di sbagliare, anche quando fu tentata con mille monete.” Ora se il primo di questi brani
è giusto, il secondo deve essere sbagliato; e se il secondo è giusto, il primo deve essere sbagliato. Anche questo è un ambiguo dilemma che ora è posto a voi, e voi lo dovete risolvere.”

 

43. “Così è stato detto, o re, come avete citato, sulla condotta di Amara, la moglie di Mahosadha. Ma la questione è se avrebbe sbagliato, nel ricevere quelle monete, con l'uomo giusto: oppure lo avrebbe fatto, se avesse avuto l'opportunità, la certezza della segretezza e il giusto amante? Ora, considerando l'argomento, quella signora Amara non era certa di tutte queste cose. Per paura della censura in questo mondo l'opportunità non le sembrò adatta, e per paura di soffrire nei purgatori nell'altro mondo. Ora siccome conosceva quanto sia amaro il frutto della cattiva condotta, siccome non voleva perdere il suo amato, sia per la grande stima che aveva per suo marito, sia perché onorava la bontà, sia perché disprezzava le immoralità della vita, sia perché non voleva rovinare il suo modo di vivere – per tutte queste ragioni l'opportunità non le sembrò adatta.

Inoltre, si rifiutò di comportarsi male perché, riflettendoci, non era sicura di mantenere la cosa segreta al mondo. Perciò anche se avesse potuto mantenere il segreto a tutti, non l'avrebbe potuto nascondere agli spiriti – anche se avrebbe potuto mantenere il segreto agli spiriti, tuttavia non l'avrebbe potuto nascondere a quegli asceti che hanno il potere di leggere i pensieri altrui – anche se avrebbe mantenuto il segreto a costoro, tuttavia non l'avrebbe potuto nascondere a quei deva che leggono nelle menti delle persone – anche se avrebbe potuto mantenere il segreto ai deva, tuttavia non sarebbe fuggita a se stessa e alla conoscenza della sua colpa – anche se fosse rimasta ignorante a se stessa, tuttavia non avrebbe potuto mantenere il segreto (alla legge di causa ed effetto) dell'immoralità. Tali furono le diverse ragioni che la fecero astenere dal far male perché non poteva essere certa di mantenere il segreto.

Ed ancora, si rifiutò di comportarsi male perché, riflettendoci, non trovò il giusto amante. Il saggio Mahosadha, o re, era dotato di ventotto qualità. E quali erano queste qualità? Era coraggioso, o re, e molto modesto, si vergognava di far male, aveva molti seguaci ed amici, era indulgente, onesto, sincero, puro in ogni parola, in ogni atto e di mente, era privo di malizia, non era superbo, né provava alcuna gelosia, era pieno di energia, amante delle cose buone, gentile con tutti, generoso, amichevole, umile, senza inganno, privo di menzogna, colmo di profonda visione, di grande nomea, di somma conoscenza, si sforzava per il bene dei suoi dipendenti, la sua fama era sulla bocca di tutti, grande la sua ricchezza e la sua lode. Tali erano le ventotto qualità, o re, con cui il saggio Mahosadha era dotato. E fu perché non trovò un amante simile a lui che non cadde in errore.”

“Molto bene, Nagasena! Così è ed io accetto le vostre parole.”

 

[Qui finisce il dilemma sulla furbizia delle donne.]