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L'anima umana dopo la morte

Yasht, XXII, 1-36
 

Domandò Zarathustra ad Aura Mazda:

Creator, tu, degli esseri terreni,
Beato, santo spirito Aura Mazda,
Allor che un pio lascia sua vita, oh! dove,
In quella note, l'anima ne resta?
Là vicino, Aura Mazda rispondea,
Ne siede al capo, e si recita intanto

L'inno Ustavaiti (1) e pregasi salute:
«A quel salute, a cui di tutti é cara
La salute! Aura Mazda la conceda,
Ei, che al, desio conforme ha sua potestà!»
Tanto, per quella notte, di letizia
S'apprende l'alma quanta del vivente
Mondo é tutta la gioia. - E dove intanto
L'alma si sta la susseguente notte?
Là vicino, Aura Mazda rispondea,
Ne siede al capo, e recitasi intanto
L'inno Ustavaiti, e pregasi salute:
«Salute a quello, a cui di tutti è cara
La salute! Aura Mazda la conceda,
Ei, che al desio conforme ha sua potestà!»
Tanto, per quella notte, di letizia
S'apprende l'alma quanta del vivente
Mondo é tutta la gioia. - E dove intanto.
La terza notte l'anima si resta?
Là vicino, Aura Mazda rispondea,
Ne siede al capo, e recitasi intanto
L'inno Ustavaiti, e pregasi salute:
«Salute a quello, a cui di tutti è cara
La salute! Aura Mazda la conceda,
Ei, che al desio conforme ha sua potestà!»
Tanto, per quella notte, di letizia
S'apprende l'alma quanta del vivente
Mondo è tutta la gioia. – Allor che al fine
Quella notte divien, verso l'aurora
L'alma si muove dell'uom che fu pio,
E trae verso le piante e vi dimora
Tra le fragranze, mentre a lei di contro
Viene spirando un vento e dall'australe
Plaga si muove, dalle parti australi,
Molto fragrante, più fragrante assai
D'ogni altro vento. Allor, quella afferrando
Aura delle sue nari, Oh! da qual plaga,
Dice avanzando l'anima del pio,
Spira ver me cotesto vento, quale
Io di mie nari il più soave apprendo?
All'alma allora, cui venia di contro
L'aura fragrante, traggesi la sua
Stessa religion d'una fanciulla
Nelle sembianze, leggiadra fanciulla,
Dalle candide braccia, inclita, forte,
Aitante del corpo, alta, fiorente,
Ben conformata la persona, illustre,
Splendida il viso, di tre lustri appena
Nella crescenza corporal di tale
Beltà nel corpo qual soltanto in quelle
Trovasi di ,quaggiù donne più vaghe.
Così allor domandando la richiede
L'anima dell'uom pio: Deh! quale ancella,
Quale ancella sei tu, ch'io mai del corpo
Sì bella non vid'io fra l'altre tutte?
Così allor le risponde quella sua
Stessa religione: Io veramente
Sono, o garzone, il tuo miglior pensiero,
Il tuo detto miglior, l'opra migliore
Di te, la tua religion, la tua
Fede stessa, inerente alla persona.
Or, chi te mai desiderò, soggiunge,
Di tal grandezza e venustà, di tale
Bontà, di tal fragranza e tal vittoria,
Di tal virtù contro gli avversi, quale
A me qui t'appresenti? - Oh! tu medesmo,
Garzon, per tale mi desiderasti!
Il buon pensiero e l'oprar buono e il buono
Parlar per te scegliesti, e tanta mia
Bontà e grandezza ed avvenente aspetto,
E fragranza e virtù contro gli avversi
E vittoria così come ora innaritl
Io m'appresento a te. Nel terren mondo
Se tu vedevi alcun le magic'arti
Oprar talvolta, ingiusto oprar, malvagi
Atti compir, diveller piante (2), oh! allora
Là ti ponevi tu li sacri canti
A recitar, l' acque buone adorando
E il Fuoco figlio di Aura Mazda, e pago
L'uom pio rendevi che venìa da lungi
O, da lontano. E me, già dolce e grata,
Ora più dolce e grata, e me, già bella,
Or più leggiadra e disiata, in trono
Alto sedente, su più eccelso trono
Assidere facesti. Opra fu tale
Di tuo buono pensier, di tua favella
Buona, del buono oprar! Me vanno intanto
Adorando i mortali, e preci assai
E voti lunghi ad Aura Mazda ei fanno.
Allor, movendo il primo passo, il piede
L'anima dell'uom pio pone ove stanno
Li suoi buoni pensier. L'altro movendo,

Pone il pié dell'uom pio l'anima allora
Là ‘ve si serba ogni suo detto buono.
Movendo poscia il terzo passo, il piede
L'anima dell'uom pio pone ove stanno

L'apre sue buone, ed il quarto movendo,

Là pone il piede l'alma dell'uom pio
Dove una luce sempiterna splende.
Così allor dimandando gli favella
Integro un uom che innanzi a lui moria:
Di qual mai guisa, o pio, sei morto e in quale
Guisa venuto, o pio, dalle magioni

Ricche di buoi, dai fatidici augelli (3),
Dal terren mondo a questo spiritale

Nostro mondo, da quello ch'è caduco
A questo mondo sempiterno? Oh! quanto

Lungo il viaggio tuo ver la salute!
Oh! non gli chieder tu, dice Aura Mazda,

Ciò che gli chiedi, quanto orribil via,

Quanto orrenda e affannosa, egli percorse,

Quando dall'ossa sue furon divisi
L'anima e il senso! Di biondo olio infuso

Come apprestato gli sia il cibo, questo
È l'alimento, dopo la sua morte,
Del garzon (4) che pensieri ebbe e parole

Ed opre buone, che fu addetto a nostra

Buona religion. Questo pur anco
È l'alimento, dopo la sua morte,
Della pia donna che assai buoni i suoi

Detti s'ebbe e i pensieri e l'opre sue,
Ossequente al suo sposo e obbediente!
Domandò Zarathustra ad Aura Mazda:
Creator, tu, degli esseri terreni,
Beato, santo spirito Aura Mazda,
Allor che un empio muore, oh! dove mai,
In quella notte, l'anima ne resta?
Là vicino, Aura Mazda rispondea,
O santo Zarathustra, ella si gitta
Alla sua testa, e intender fa la voce
Kima (5), tolta dagl'inni: «Oh! ver qual terra
Mi volgerò? Con la preghiera, a quale
Parte trar mi degg'io di questa terra?
Tanto, per quella notte, di rancura
L'alma s'apprende quanta del vivente
Mondo é tutta la doglia. - E dove, intanto,
L'alma si sta la susseguente notte?
Là vicino, Aura Mazda rispondea,
O santo Zarathustra, ella si gitta
Alla sua testa e intender fa la voce
Kima, tolta dagl'inni: «Oh! ver qual terra
Mi volgerò? Con la preghiera, a quale
Parte trar mi degg'io di questa terra?
Tanto, per quella notte, di rancura
L'alma s'apprende quanta del vivente
Mondo é tutta la doglia. - E dove, intanto,
La terza notte l'anima si resta?
Là vicino, Aura Mazda rispondea,
O santo Zarathustra, ella si gitta
Alla sua testa e intender fa la voce
Kima, tolta dagl'inni: «Oh! ver qual terra
Mi volgerò? Con la preghiera, a quale
Parte trar mi degg'io di questa terra?»
Tanto, per quella notte, di rancura
L'alma s'apprende quanta del vivente
Mondo é tutta la doglia. Allor che al fine
Quella notte divien, verso l'aurora,
O Zarathustra, o pio, l'alma dell'empio
Muove e discende in paventosi lochi,
Là tra fetori sta, mentre di contro
Le vien spirando un vento, e dalla nordica
Plaga si muove, dalle parti nordiche,
Assai fetente, più fetente assai
D'ogni altro vento. Allor, quella afferrando
Aura delle sue nari, Oh! da qual plaga,
Dice avanzando l'anima dell'empio,
Spira ver me cotesto vento, quale
Io di mie nari il più fetente apprendo?
 

……………………………………………

Allor, movendo il passo primo, il piede
L'alma pone dell'empio ove si stanno
I suoi tristi pensier. L'altro movendo,
L'alma dell'empio posa il pie là dove
Tutto si serba ogni suo detto reo.
Movendo poscia il terzo passo, il piede
L'alma posa dell'empio ove si stanno
L'opre sue triste, ed il quarto movendo
Là posa il piede l'anima dell'empio
Dove si stanno tenebre infinite.
Così allor dimandando gli favella
Malvagio un uom che innanzi a lui peria:
In qual mai guisa, empio, sei morto, e in quale
Guisa venuto, o reo, dalle magioni
Ricche di buoi, dai fatidici augelli,
Dal terren mondo a questo spiritale
Nostro mondo, da quello ch'é caduco
A questo mondo sempiterno? Oh! quanto
Lungo il viaggio tuo ver la tua morte! (6)
Oh! non gli chieder tu, grida Anra Mainyu,
Ciò che gli chiedi, quanto orribil via,
Quanto orrenda e affannosa esso percorse,

Quando dall'ossa sue furon divisi
L'anima e il senso! Di velen fetente
Come apprestato gli fia il cibo, questo
È l'alimento, dopo il morir suo,
Del garzon che pensieri ebbe e parole
Ed opre triste, che fu addetto a rea,
Empia religion. Questo pur anco,
Dopo la morte sua, é l'alimento
Della impudica che assai tristi i suoi
Detti s'ebbe e i pensieri e l'opre sue,
Non sommessa allo sposo, empia e rubella.

 



1 – È il titolo di una delle Gâtha (Yasna, XLII, 1) di cui più sotto si riferiscono i primi versi, così denominata dalla sua prima parola. che è usta, salute.
2 - Opera sommamente empia in paese tanto dato all'agricoltura come appunto l'Iran nell'antichità e anche ora.
3 - Non si sa bene casa voglia dire il testo. Forse è un accenno ad un'antica idea o superstizione, a noi sconosciuta.
4 - Per dire: un uomo, qualunque ne sia l'età.
5 - È la prima parola della preghiera che segue immediatamente.
6 - Verso la morte dell'anima (?).