Capitolo V°
La teoria del “Mito Solare” è riproposta oggi ad nauseam - e la sentiamo ripetere dai quattro punti cardinali dell’orientalismo e del simbolismo, applicata indiscriminatamente a tutte le cose e a tutte le religioni, eccetto che alla Chiesa cristiana ed alla religione di stato. Senza dubbio il Sole è stato, attraverso tutta l’antichità e da tempi immemorabili, il simbolo della Divinità Creatrice - in ogni nazione, non solo presso i Parsi; lo stesso è con il Ritualisti. Come era nei tempi antichi, così esso è ora. Per i profanes, la nostra stella centrale è il “Padre”; per gli Epoptai (o Iniziati) è il Figlio della Divinità eternamente inconoscibile. Ragon, il già citato massone, dice: "Il Sole era l’immagine più sublime e naturale del GRANDE ARCHITETTO, come pure la più ingegnosa di tutte le allegorie con cui l’uomo morale e buono (il vero Saggio) abbia mai raffigurato l’Intelligenza infinita ed illimitata". (19) A parte queste ultime parole, Ragon è nel giusto; poiché ci mostra il simbolo allontanarsi gradualmente dagli ideali così rappresentati e concepiti, per diventare alla fine, nella mente del suoi ignoranti adoratori, da simbolo, il Sole stesso. Successivamente, il grande autore massonico dimostra che il Sole fisico era considerato dai primi cristiani sia il Padre che il Figlio. “Oh, fratelli iniziati”, egli esclama, “potete voi dimenticare che: “Nei Templi della religione esistente, una gran lampada arde notte e giorno? Essa è sospesa di fronte all’altare principale, depositario dell’arca del Sole. Un’altra lampada arde davanti all’altare della Vergine Madre, ed è l’emblema della luce della luna. Clemente di Alessandria c’insegna che furono gli egiziani a stabilire l’uso religioso delle lampade... Non sappiamo che il più sacro ed il più terribile del doveri era affidato alle Vestali? Se i Templi massonici sono illuminati da tre luci astrali, il sole, la luna e la stella geometrica, e da tre luci vitali, lo Ierofante ed i suoi due Episcopes, (Sorveglianti), è perché uno dei padri della massoneria, il sapiente Pitagora, suggerì saggiamente che non dovremmo parlare di cose divine senza la luce di una lampada. I pagani celebravano una festa delle lampade (Lampadophoria) in onore di Minerva, di Prometeo e di Vulcano. Ma Lattanzio e alcuni dei primi Padri della nuova fede, protestavano amaramente per l’introduzione delle lampade pagane nelle Chiese. “Se accondiscenderanno”, scrisse Lattanzio, “a contemplare quella luce che noi chiamiamo saggiamente, dovranno riconoscere subito che Dio non ha bisogno delle loro lampade”. E Vigilantus aggiunse: “Sotto il pretesto della religione la Chiesa ha instaurato l’usanza dei Gentili di illuminare con ignobili candele mentre c’è là il SOLE che illumina di migliaia di luci. Non è un grande onore, per l’AGNELLO DI DIO [il sole così rappresentato?], che il sole rappresentato come occupante il centro del Trono [l’Universo, lo colmi con i raggi della sua Maestà?”. Questi passi ci provano che in quei giorni la Chiesa primitiva adorava IL GRANDE ARCHITETTO DELL’UNIVERSO nella sua immagine del SOLE, l’unico del suo genere... (20) In effetti, come i candidati cristiani pronunciano il loro giuramento massonico rivolti ad Oriente mentre il loro “Venerabile” rimane nell’angolo orientale come facevano i Neofiti dei Misteri pagani, così la Chiesa, a sua volta, ha conservato il medesimo rito. Durante la Grande Messa, l’Altare Maggiore (ara maxima) è ornato con il Tabernacolo o pisside; (cassetta nella quale è custodita l’Ostia) e con sei candele accese. Il significato esoterico della pisside e del suo contenuto - il simbolo del Cristo-Sole - è che essa rappresenta il risplendente astro luminoso, mentre le sei candele, tre alla sua destra e tre alla sua sinistra, rappresentano i sei pianeti (i primi cristiani non ne conoscevano di più). Questa disposizione è una copia del candeliere a sette braccia della Sinagoga, che ha un significato identico. “Sol est Dominus meus”, “il Sole è il mio Signore!”, esclama David nel Salmo 95, tradotto molto ingegnosamente nella versione autorizzata con “Il Signore è un grande Dio, un grande Re, al di sopra di tutti gli Dei” (verso 3), cioè, in realtà, dei pianeti! J. Augustin Chaho è più sincero quando, nella sua Philosophie des religions comparées, scrive:
"Tutti sono dev (demoni), su questa Terra, eccetto il Dio dei Veggenti (o Iniziati), il sublime IAO (21); e se in Cristo voi non vedete altro che il SOLE, allora voi adorate un dev, un fantasma, come lo sono tutti i figli della notte".
Poiché l’Oriente, l’Est, è il punto cardinale dove sorge l’astro del giorno, il grande dispensatore e reggitore della vita, il creatore di tutto ciò che vive e respira su questo globo, non c’è da meravigliarsi se tutte le nazioni della terra adorassero in esso l’agente visibile del Principio e della Causa invisibili, e se la messa fosse officiata in onore di colui che è il datore delle messis, o “raccolto”. Ma fra l’adorare l’ideale in sè e l’adorare il simbolo fisico, cioè una parte scelta a rappresentare l’intero ed il TUTTO, c’è un abisso. Per l’egiziano istruito, il Sole era l’occhio” di Osiride, non Osiride stesso; e così era per gli zoroastriani colti. Per i primi cristiani, invece, il Sole diventò la Deità, in toto; e a forza di causistica, sofismi e dogmi che non devono essere discussi, le Chiese cristiane moderne sono riuscite ad obbligare anche le persone colte ad accettare la stessa idea, fino ad ipnotizzarle con la credenza che il loro Dio è l’unica vera Divinità vivente, il creatore del Sole, non il Sole stesso - un demone adorato dai “pagani”. Ma quale differenza può esserci fra un demone malvagio ed un Dio antropomorfico come quello raffigurato nei Proverbi di Salomone? Questo “Dio”, a meno che i poveri, i disperati, gli ignoranti, non Lo invochino quando il loro “timore incombe come una desolazione” e la loro “distruzione... come un turbine”, li minaccia con parole come queste: “Anch’io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso” (Proverbi, I, 26). Paragonate questo Dio con il grande Avatar (22) sul quale è fondata la leggenda cristiana; identificatelo con quel vero grande Iniziato che disse: “Beati quelli che piangono, perché saranno consolati” (Matteo,V, 4), e quale è il risultato del paragone? Quest’identificazione con un Dio brutale bastava a giustificare la gioia diabolica di Tertulliano, che sorrideva e godeva all’idea che il suo più stretto parente infedele sarebbe arrostito nel fuoco dell’Inferno; nonché il consiglio di Hieronymus ai cristiani convertiti, di schiacciare sotto i piedi il corpo della propria madre pagana, se essa avesse cercato d’impedire loro di abbandonarla per sempre per seguire il Cristo. Il che basta a fare delle omnes gentes dell’Inquisizione, e dei tiranni e assassini, della Chiesa intera i più grandi e nobili esemplari della cristianità pratica che abbiano mai vissuto! (23)
19. La Messe et ses mystéres, pag.4.
20. La Messe et ses mystéres, pag.19-20.
21. (Greco). IAO Il Dio più importante dei fenici - “la luce concepibile soltanto dall’intelletto”, il principio fisico e spirituale d’ogni cosa, “l’Essenza maschile della Saggezza”. È la Luce Solare ideale. - N.d.T. dal Glossario Teosofico Edizione Completa Cintamani pag. 114.
22. (Sanscrito). “Incarnazione divina”, La discesa di un Dio o di qualche Essere superiore che è progredito oltre la necessità della rinascita nel corpo di un semplice mortale. - N.d.T.
23. Questo passaggio che si riferisce agli scritti di Tertulliano può essere trovato nel suo De Spectaculis Cap. XXX. Per quanto riguarda il consiglio di Girolamo, può essere trovato nel suo Epistola XIV: Ad Heliodorum Monachum, §2. Vedi Corpus Scriptorum Ecclesiaticorum Latinorum, Vol.54: S. Eusebii Hieronymi Epistolae. Pars I, pp.46-47. Edizione Isidorus Hilberg. - Nota del Compilatore Boris de Zirkoff).
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