di H. P. Blavatsky

Traduzione di Marpa

 

Capitolo I°

 

Possiamo cominciare con l’origine della parola God (Dio), Quale è il significato reale e primitivo di questo termine? I suoi significati e le sue etimologie sono numerose e svariate. Una di queste ci mostra la parola derivare dall’antico e mistico termine persiano Goda. Esso significa “se stesso”, o qualcosa che emana se stessa dal Principio assoluto. La radice della parola era Godanda cui Wodan, Woden, e Odino, essendo il termine basilare orientale rimasto quasi invariato nelle razze germaniche. Cosi esse fecero derivare da gott l’aggettivo gut - “buono”, ed anche il termine Gotze, o idolo. Nell’antica Grecia, la parola Zeus e Theos portarono al Deus latino. Questo goda, l’emanazione, non è, e non può essere, identico a quello da cui è emanato, ed è, quindi, solo una manifestazione periodica, finita. L’antico Arato che scrive “Pieni di Zeus sono tutte le strade e i sentieri frequentati dagli uomini, pieni di lui sono i mari ed anche i porti (3), non limita quindi la divinità ad un riflesso temporaneo sul nostro piano terrestre come quello di Zeus, o anche del suo antecedente Dyausma la estende al Principio Universale onnipresente. Prima che il radiante dio Dyaus (il cielo) attirasse l’attenzione dell’uomo, ci fu il Tad vedico (“Ciò”) che, per l’iniziato e per il filosofo, non aveva un nome definito, ed era la Tenebra assoluta che giace nascosta sotto ogni luce radiante manifestata. Sennonché Surya, il Sole, prima manifestazione nel mondo di Maya e figlio di Dyaus, proprio come il mitico Jupiter, ultimo riflesso di Zeus, non poteva mancare di essere chiamato dagli ignoranti il “Padre”. Così il Sole divenne molto rapidamente intercambiabile ed uno con Dyaus; per alcuni, il “Figlio”, per altri il “Padre”, nel cielo radioso. Dyaus - Pitar, il Padre nel Figlio e il Figlio nel Padre, dimostra comunque, in verità, la sua origine finita, essendogli stata assegnata come sposa la Terra. Fu durante la piena decadenza della filosofia metafisica che Dyâva-prithivi, “Cielo e Terra”, cominciarono ad essere presentati come i genitori cosmici Universali, non solo degli uomini, ma anche degli dei. Dalla concezione originale, astratta e poetica, la causa ideale cadde nella grossolanità. Dyaus, il cielo, divenne rapidamente Dyaus o il Paradiso, dimora del “Padre” ed infine Padre esso stesso. In seguito, il Sole, essendo diventato il simbolo del Padre, ricevette l’appellativo di Dina-Kara, “creatore del giorno”, di Bha-skara, e viceversa. Da allora in poi furono instaurati il regno del ritualismo e dei culti antropomorfi che infine degradarono il mondo intero, mantenendo la loro supremazia nell’attuale era civilizzata. Tale essendo l’origine comune, dobbiamo solo mettere a confronto le due divinità - il Dio del Gentili e il Dio degli Ebrei - secondo la loro PAROLA rivelata; e giudicandoli secondo le loro rispettive definizioni di se stessi, concludere intuitivamente chi è più vicino all’ideale più alto. Citeremo il Colonnello Ingersoll, che mette a confronto Jehovah e Brahma. Il primo, “dalle nubi e dalle tenebre del Sinai”, disse agli Ebrei:

 

“Non avere altri Dei al mio cospetto... non ti prostrare dinanzi a loro e non servirli, perché Io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso che punisce l’iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano...” (Esodo, XX, 3, 5).

 

Confrontate questo con le parole che l’Indù mette in bocca a Brahma:

 

“Io sono lo stesso per tutta l’umanità. Quelli che servono onestamente gli altri Dei, involontariamente adorano me. Io sono quello che partecipa a tutte le adorazioni, e allo stesso tempo ricompensa di tutti gli adoratori”.

 

Paragonate questi due passi. Il primo, una prigione sotterranea dove strisciano le cose generate dalla bava della gelosia; l’altro, è vasto come la volta del firmamento disseminato di stelle… Il “primo”, è il Dio che alimentava la fantasia di Calvino, quando aggiungeva alla sua dottrina della predestinazione quella dell’Inferno lastricato con i crani dei bambini non battezzati. Le credenze ed i dogmi delle nostre Chiese sono assai più blasfemi per le idee che implicano, di quelli degli idolatri privi della luce del bene. Gli amori di Brahmâ sotto forma di cane da caccia con la propria figlia sotto quella di cervo, o di Giove sotto forma di cigno con Leda, sono allegorie grandiose. Esse non furono mai considerate come una rivelazione, ma furono riconosciute essere state prodotti della fantasia poetica di Esiodo e d’altri mitologi. Potremmo noi dire lo stesso delle figlie immacolate del Dio della Chiesa Cattolica Romana - Anna e Maria? Per ora, anche solo accennare che le narrazioni del Vangelo sono anch’esse tutte allegoriche, costituisce, per chi è nato cristiano, l’acme della bestemmia. In verità, essi potranno coprire con una mano di calce o mascherare come a loro piacerà il Dio d’Abramo e d’Isacco, ma non riusciranno mai a confutare l’affermazione di Marciano, il quale negava che il Dio dell’Odio potesse essere lo stesso che il “Padre di Gesù”. Eresia o no, il fatto è che il “Padre che è nel Cielo” delle chiese divenne da allora una creatura ibrida; un miscuglio fra il Giove osannato dai Pagani ed il “Dio geloso” di Mosé che, exotericamente, è il SOLE la cui dimora è in Cielo ed, esotericamente, è il firmamento. Non dà esso nascita alla LUCE ”che brilla nelle Tenebre”, al Giorno? Non dà nascita a Dyaus, il Figlio, e non è esso l’ALTISSIMO - il Deus Caelum. E non è la terra la sempre immacolata e sempre prolifica Vergine che, fecondata dall’abbraccio ardente del suo “Signore” - i fruttificanti raggi del sole in questa sfera terrestre, madre di tutto ciò che vive e respira nel suo vasto seno? Da ciò nel rituale, il carattere sacro dei suoi prodotti - il pane e il vino. Da ciò anche l’antica messis, il grande sacrificio alla dea delle messi (Cerere Eleusina, ancora la terra): messis per gli iniziati, missa per i profani (4), trasformata ora nella messa cristiana o liturgia. L’antica offerta dei frutti della Terra al Sole, Deus Altissimus, “il Più Alto”, il simbolo del G.A.D.U. (5) dei Massoni moderni, divenne il fondamento del più importante rituale fra le cerimonie della nuova religione. L’adorazione offerta ad Osiride-Iside (il Sole e la Terra) (6); a Bel ed alla cruciforme Astarte dei babilonesi; ad Odino o Thor ed a Frigga degli scandinavi; a Belen ed alla Virgo Paritura dei celti; ad Apollo ed alla Magna Mater dei greci - tutte queste coppie, che avevano lo stesso significato, passarono integralmente, e furono trasformate dai cristiani, nel Signore Dio o nello Spirito Santo che discende sulla Vergine Maria. Deus Sol o Solus, il Padre, venne reso intercambiabile con il Figlio: il “Padre” nella sua gloria meridiana, divenne “il Figlio” all’Alba, quando si diceva di lui che “fosse nato”. Questa idea ricevette la sua piena apoteosi ogni anno il 25 dicembre, durante il solstizio d’inverno, quando si diceva che il Sole – e quindi gli Dei solari di tutte le nazioni - fosse nato. Natalis solis invicti. Ed il “precursore” del sole resuscitato cresce e diventa forte fino all’equinozio di primavera, quando il Dio-Sole inizia la sua corsa annuale sotto il segno di Ram, o dell’Agnello, la prima settimana lunare del mese. Il 1° Marzo era giorno di festa in tutta la Grecia pagana, ed i suoi neomenia erano consacrati a Diana. Per la stessa ragione, le nazioni cristiane celebrano la loro Pasqua la prima domenica seguente la luna piena dell’equinozio di primavera. Con le festività pagane furono copiati dal cristianesimo i paramenti dei loro sacerdoti e degli Ierofanti. Potrà questo essere negato? Eusebio, nella sua Vita di Costantino confessa - dicendo forse così la sola verità che ebbe a proferire nella sua vita - che “al fine di rendere il cristianesimo più attraente per i gentili, i preti (di Cristo) adottarono i vestimenti esteriori e gli ornamenti usati nel culto pagano”. E, avrebbe potuto aggiungere, anche i “loro rituali” e i loro dogmi.

 

 

 

 

3. Il riferimento è ad Arato Solensis. Questo passo ricorre proprio al principio del suo Fenomeni Nel Loeb Classical Series di G. R. Mair, la traduzione è la seguente: “Da Zeus noi iniziamo; lui non lascia mai senza nome noi mortali; pieni di Zeus sono tutte le strade e gli spazi adoperati dagli uomini; pieno è il mare e perciò i cieli...” (Boris de Zirkoff).

4. Da pro, “davanti” e fanum “il tempio”; cioè i non-iniziati che stanno davanti al tempio, ma non osano entrarci.

5. Grande Architetto dell’Universo - un termine massonico per “Dio”, ma che dovrebbe designare la divinità collettiva, il Demiurgo o la Mente Universale - N.d.T.

6. La Terra o la Luna, sua genitrice, sono scambiabili. Così tutte le divinità lunari erano anche simboli rappresentativi della Terra. V. La Dottrina Segreta, “Il Simbolismo Universale”.

 

 

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