MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo V

Mld:IV.5.35/37 -Il dubbio del Buddha

 

(Dilemma 50)

35. “Venerabile Nagasena, la vostra gente afferma: “Il Tathagata, gradualmente, attraverso milioni d anni, eone dopo eone, ha condotto la sua onnisciente saggezza alla perfezione per salvare la grande massa delle persone.”
Ma d'altra parte (afferma): “Appena ottenuta l'onniscienza, la sua mente preferì, non proclamare il Dhamma, ma restare in pace.”
Cosicché, Nagasena, proprio come se un arciere, o l'allievo di un arciere, dopo aver praticato l'arte del tiro con l'arco per molti giorni con lo scopo di combattere, si ritirasse nel giorno della grande battaglia – così il Tathagata che, dopo aver per molto tempo gradualmente sviluppato la sua onniscienza per portare in salvo sull'altra sponda (della liberazione) la grande massa delle persone, nel giorno in cui raggiunse quell'onniscienza, si è tirato indietro nel proclamare il Dhamma. Proprio come se un lottatore, esercitatosi nella lotta per molti giorni, si ritirasse nel giorno della gara di lotta, così il Tathagata che, dopo aver per molto tempo gradualmente sviluppato la sua onniscienza per portare in salvo sull'altra sponda (della liberazione) la grande massa delle persone, nel giorno in cui raggiunse quell'onniscienza, si è tirato indietro nel proclamare il Dhamma.

Ora fu per paura, Nagasena, che il Tathagata si ritirò, o fu per incapacità di predicare, o fu per debolezza, o fu perché, dopo tutto, non aveva raggiunto l'onniscienza? Quale fu la ragione? Vi prego, ditemi la ragione per poter rimuovere i miei dubbi. Perché se per così lungo tempo egli aveva perfezionato la sua saggezza per salvare le persone, allora l'affermazione che esitò ad annunciare il Dhamma deve essere falsa. Ma se è vera, allora l'altra affermazione deve essere falsa. Anche questo è un ambiguo dilemma, ed ora è posto a voi – un dilemma profondo, un nodo difficile da sciogliere – e voi lo dovete risolvere.”

 

36. “Le affermazioni in entrambi i passi da voi citati, o re, sono corrette. Ma la sua mente preferì, non proclamare il Dhamma, bensì essere inattiva, e fu perché egli vide, da una parte, quanto profonda ed astrusa fosse la Dottrina, quanto difficile da comprendere e da capire, quanto difficile da penetrare; e dall'altra, quanto inclini fossero gli esseri alla soddisfazione delle loro brame, quanto fortemente posseduti da false nozioni di Egoismo. E così (vacillò) al pensiero: “A chi insegnerò? E in che modo?” - la sua mente era rivolta ai poteri di penetrazione che gli esseri possedevano.
Proprio come, o re, un abile medico, chiamato presso un paziente affetto da molti mali, potrebbe pensare: “Quale cura, quale farmaco può alleviare la malattia di quest'uomo?” - allo stesso modo, o re, quando il Tathagata richiamò alla mente quanto afflitte fossero le persone da ogni tipo di malattia nata dalla colpa, e quanto profonda ed astrusa fosse la Dottrina, quanto sottile, e quando difficile da afferrare, allora al pensiero: “A chi insegnerò? E in che modo?”, la sua mente preferì più essere inattiva che predicare – la sua mente era rivolta ai poteri di penetrazione che gli esseri possedevano.

Proprio come, o re, un sovrano, di sangue reale, un monarca consacrato, quando richiama alla mente le molte persone i cui guadagni dipendono dal re – le sentinelle e le guardie del corpo, il seguito dei cortigiani, i commercianti, i soldati e i messaggeri reali, i ministri ed i nobili – potrebbe pensare: “Come ed in che modo sarò capace di conciliarli tutti?” - allo stesso modo, o re, quando il Tathagata richiamò alla mente quanto afflitte fossero le persone da ogni tipo di malattia nata dalla colpa, e quanto profonda ed astrusa fosse la Dottrina, quanto sottile, e quando difficile da afferrare, allora al pensiero: “A chi insegnerò? E in che modo”, la sua mente preferì più essere inattiva che predicare – la sua mente era rivolta ai poteri di penetrazione che gli esseri possedevano.

 

37. Ed anche questa è una necessità inerente a tutti i Tathagata che proclamarono il Dhamma alla richiesta di Brahma. E qual è la ragione? Tutti gli uomini in quei tempi, asceti e monaci, maestri erranti e bramani, erano devoti di Brahma, adoratori di Brahma, ponevano la loro fede in Brahma. E quindi al pensiero “Quando uno così potente e glorioso, così famoso e rinomato, così sommo e grande si mostrerà incline (al Dhamma), allora l'intero mondo dei deva e degli uomini lo seguirà, lo ascolterà, avrà fede in esso.” - su tale base, o re, i Tathagata predicarono il Dhamma quando esortati da Brahma. Perché, o re, proprio come quando un sovrano o un ministro di stato rende omaggio, o venera, il resto dell'umanità, in base all'omaggio di un personaggio così potente, rende omaggio e venerazione – allo stesso modo, o re, quando Brahma rese omaggio ai Tathagata, così fece l'intero mondo dei deva e degli uomini. Perché il mondo, o re, venera ciò che è venerato. Ecco perché Brahma chiese a tutti i Tathagata di far conoscere la Dottrina, e perché, a tale richiesta, la resero manifesta.”
“Molto bene, Nagasena! Il groviglio è stato sciolto, la vostra spiegazione è stata abilissima. Così è ed io accetto le vostre parole.”

 

[Qui finisce il dilemma sull'esitazione del Buddha di mostrare la Dottrina.]

Qui finisce il Quinto Capitolo.

 


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Le dimore Moderazione nel cibo La superiorità di Bakkula sul Buddha L'originalità dell'insegnamento del Buddha

La bontà del Buddha La derisione del Buddha La debolezza del Buddha Perché Gotama diceva di essere un Bramano

I doni al Buddha Il dubbio del Buddha