ARGOMENTO. - I. Si insegna che Dio si é comunicato alle creature per bontà, e che tutte le creature partecipano di Dio. - II. Gli Angeli sono chiamati a una partecipazione più alta, e incaricati di trasmettere agli esseri inferiori i segreti divini. - III. Si stabilisce che Dio non si é mai manifestato nella purezza della sua essenza, ma sempre sotto il velo di simboli creati; che gli esseri inferiori vanno verso Dio per mezzo dell'aiuto di esseri superiori, e che ogni gerarchia comprende tre gradi distinti. - IV. Si mostra che il mistero dell'Incarnazione fu preannunzialo dagli Angeli, e che Cristo stesso, nella sua vita mortale, ricevé gli ordini del Padre per mezzo dei santi Angeli.
I. Io credo d'aver definito come si conviene ciò che é una gerarchia. Bisogna celebrare ora quella degli Angeli e contemplare con occhio interamente spirituale le venerabili finzioni sotto alle quali essi ci appaiono nelle Scritture. Così i misteriosi simboli ci eleveranno fino all'altezza di queste pure e celesti sostanze, e loderemo il principio della scienza gerarchica con quella santità che la sua maestà esige, e quel rendimento di grazie che é proprio della religione. Prima di tutto bisogna riconoscere che Dio ha compiuto un atto d'amore donando a tutte le cose la loro propria essenza ed elevandole fino all'essere: poiché non spetta che alla causa assoluta ed alla sovrana bontà di chiamare alla partecipazione della sua esistenza le diverse creature, ciascuna secondo il grado del quale é naturalmente capace. E perciò tutte dipendono dalla sollecitudine provvidenziale di Dio, causa universale e sopraessenziale, mentre non esisterebbero affatto se l'essenza necessaria e il primo principio non si fosse loro comunicato. Cosicché per il fatto stesso che sono, le cose inanimate partecipano di Dio, il quale, per la sublimità della sua essenza, é l'essere universale; le cose viventi partecipano di questa energia naturalmente vitale, sì superiore ad ogni vita; gli esseri ragionevoli e intelligenti partecipano di questa sapiens che sorpassa ogni ragione ed intelligenza, e che é essenzialmente ed eternamente perfetta. É dunque certo che le diverse essenze sono tanto più prossime alla divinità, quanto maggiormente partecipano di essa in più modi. II. Ecco perché, in questa generosa effusione della natura divina, una più larga parte deve esser fatta agli ordini della gerarchia celeste piuttosto che alle creature che hanno l'esistenza materiale, o possiedono il senso privo di ragione, od anche sono, come noi, dotati d'intelligenza. Perché, provandosi ad imitare Iddio e, per mezzo della contemplazione trascendente di questo sublime esemplare, ardendo dal desiderio di trasformarsi a sua immagine, i puri spiriti ottengono più abbondanti tesori di grazie; assidui, generosi. ed. invincibili nei conati del loro. santo amore per elevarsi sempre più in alto, attingono alla sorgente la luce pura ed inalterabile, in armonia con la quale si ordinano, vivendo una vita puramente intellettuale. Perciò sono essi appunto che in primo luogo, e per più ragioni, vengono ammessi alla partecipazione della Divinità ed esprimono meno imperfettamente, e in più modi, il mistero della natura infinita; da ciò deriva che essi sono specialmente e per eccellenza onorati col nome di Angeli, essendo loro anzitutto partecipato lo splendore divino, ed essendo comunicata agli uomini, per loro mezzo, la rivelazione dei segreti soprannaturali. Per questa ragione gli Angeli ci hanno rivelata la Legge, come insegnano le sacre carte (Lettera ai Calati III. 19). Per questa ragione, prima e dopo la Legge, gli Angeli conducevano a Dio i nostri illustri antenati, ora prescrivendo loro regole di condotta, e riportandoli dall'errore e da una vita profana sul retto cammino della verità, (S. Matteo II. 13. Atti degli Apostoli XI, 13) ora manifestando la loro costituzione della gerarchia divina, o mostrando loro lo spettacolo misterioso delle cose sovrumane, o spiegando loro, in nome del Cielo, gli avvenimenti futuri (Daniele VII, 10. Isaia X). III. Se qualcuno poi affermasse che Dio si é rivelato immediatamente da se stesso a qualche santa creatura; costui sappia, per le affermazioni positive delle Scritture, che nessuno sulla terra ha mai visto né vedrà l'intima essenza di Dio, (S. Giovani I, 4, 12) ma che queste sante apparizioni avvengono per l'onore dell'adorabile maestà, sotto il velo di simboli meravigliosi e tali che la natura possa sopportarli. Ora, queste visioni, che tracciano una immagine della Divinità (per quanto almeno ciò che ha forma può rassomigliare a ciò che non ha forma), e con ciò innalzano fin presso a Dio coloro ai quali sono concesse, son dette dalla teologia, nel suo linguaggio pieno di saggezza, teofanie, e questo nome convien loro, perché comunicano all'uomo una divina luce ed una relativa scienza delle cose divine. Ora, i gloriosi patriarchi ricevevano dagli, spiriti celesti l'intelligenza di queste misteriose manifestazioni. Infatti le Scritture non insegnano forse che Dio dette egli medesimo i sacri comandamenti a Mosè, per farci sapere che quella legge non era che la figura di un'altra santa e divina economia? E nondimeno i nostri maestri affermano che essa ci fu trasmessa dagli Angeli, per farci vedere come sia nelle esigenze dell'ordine eterno che le cose inferiori s'innalzino a Dio per mezzo delle cose superiori. E questa regola non riguarda soltanto quegli spiriti fra i quali passano direttamente relazioni di superiorità o di inferiorità, ma anche quelli che fanno parte dello stesso grado; volendo il sovrano autore di ogni ordine che in ogni gerarchia vi siano potenze costituite in primo, secondo e terzo grado, affinché le più elevate siano guida e maestre delle altre nelle opere della purificazione, della illuminazione e della perfezione. IV. Vediamo anche che il mistero della carità del Signore fu prima rivelato agli Angeli, e quindi per la grazia di tale conoscenza discese fino a noi. Il sacerdote Zaccaria seppe da San Gabriele che il figlio che gli verrebbe dai cieli, fuori d'ogni sua speranza, sarebbe il profeta dall'opera divina che Gesù doveva misericordiosamente manifestare nella sua carne per la salvezza del mondo. Dallo stesso messaggero divino Maria seppe in qual modo si compirebbe in lei il miracolo ineffabile della Incarnazione del Verbo. Un altro messo informò Giuseppe dell'intero compimento delle sante promesse fatte a David, suo antenato. Fu pure un angelo che annunziò la buona novella ai pastori purificati dal riposo e dal silenzio della solitudine, menire i cori dell'armata celeste insegnavano agli uomini quell'inno di gloria, così frequentemente ripetuto nell'universo. Ma innalzando gli occhi verso rivelazioni anche più sublimi, osservo che il principio sopraessenziale delle sostanze celesti, il Verbo, assumendo la nostra natura, senza alterare la sua, non disdegnò di accettare l'ordine delle cose stabilito per l'umanità; ed anzi si sottomise docilmente alle prescrizioni che Dio, suo padre, gli impose per mezzo degli Angeli. Infatti a Giuseppe è rivelata da un angelo la volontà divina circa la fuga in Egitto, e similmente il ritorno in Giudea. E tutta la vita del Signore offre l'esempio della stessa subordinazione : e voi conoscete troppo bene la dottrina delle nostre tradizioni sacerdotali perché debba ricordarvi che un angelo fortificò Gesù agonizzante, e il Salvatore stesso fu chiamato angelo del gran Consiglio, quando, per operare felicemente là nostra redenzione, fece parte degli interpreti della Divinità; perché, com'egli disse, appunto in qualità di interprete, manifestò a noi tutto ciò che aveva ricevuto dal Padre.
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