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ARGOMENTO. - Si rammenta: I. Che i puri spiriti non son chiamati Virtù celesti per la stessa ragione che son chiamati angeli. - II. Che questo nome di Virtù applicato a tutti indistintamente non genera confusione tra i diversi ordini e tra i singoli poteri, ma che tutti essendo dotati di essenza, di virtù e di attività, possono essere chiamati Essenze, Virtù e Potenze.

 


 

I. Ora é necessario indagare per quale ragione usiamo chiamare Virtù celesti indistintamente tutte le nature angeliche. Qui non é possibile ripetere il ragionamento fatto più sopra; non si potrebbe dire che l'ordine delle Virtù sia l'ultimo tra le gerarchie invisibili e che, come le potenze superiori possiedono tutti i doni comunicati alle potenze inferiori, e non reciprocamente, ne risulti che tutte le divine intelligenze debbano essere chiamate Virtù, e non Serafini, Troni e Dominazioni. Questo ragionamento, secondo noi, non vale, perché gli Angeli e, sovr'essi, gli Arcangeli, i Principati e le Potenze son collocati dalla teologia dopo le Virtù, e inoltre non partecipano a tutte le loro proprietà; e tuttavia li chiamiamo Virtù celesti come gli altri sublimi spiriti.

 

II. Nondimeno, generalizzando così questa denominazione, non intendiamo di confondere le proprietà dei diversi ordini; soltanto, allo stesso modo che per la legge sublime del loro essere, si distingue in tutti i puri spiriti l'essenza, la virtù e l'atto; se tutti o qualcuno di loro sono chiamati indifferentemente essenze o virtù celesti, bisogna pensare che questa locuzione designa quelli di cui vogliamo parlare, precisamente per l'essenza o la virtù che li costituisce. Certo, dopo le distinzioni così nette da noi stabilite, non vorremo attribuire alle nature meno perfette prerogative sovreminenti e turbare in tal guisa l'armonioso accordo che regna tra gli ordini degli angeli; perché, come si é già notato più di una volta, gli ordini superiori possiedono eccellentemente la proprietà degli ordini inferiori; ma questi non sono dotati di tutta la perfezione degli altri, i quali, ricevendo senza intermediario gli splendori divini, non li trasmettono alle nature inferiori se non in parte e nella misura che queste ne sono capaci.

 


 

Indice

Capitolo 1 Capitolo 2 Capitolo 3 Capitolo 4 Capitolo 5 Capitolo 6 Capitolo 7 Capitolo 8 Capitolo 9 Capitolo 10

Capitolo 11 Capitolo 12 Capitolo 13 Capitolo 14 Capitolo 15

 

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