Italiane del XVIII
e XIX Secolo
Le composizioni che seguono
sono tratte dai testi d'autore ignoto divulgati da Carlo Sperandio
nell'Appendice alla "Storia della Massoneria" di F. T. e B. Clavel,
nonché da alcuni "canti" del noto abate e poeta d'origine calabrese
Antonio
Jerocades (1738-1805), pubblicati nella raccolta denominata
"Lira Focense".
Le prime quattro "canzonette" sarebbero state recitate il 21 gennaio 1750
dai membri della loggia napoletana "La Concordia", una delle officine del
celebre
Raimondo de'
Sangro, principe di Sansevero, in occasione della visita di un esponente
della libera muratoria inglese, un certo Tolvach. Le altre melodie
avrebbero, invece, allietate le "agapi" dei massoni partenopei con i
Fratelli d'oltralpe, organizzate a bordo delle navi francesi dell'ammiraglio
Latouche-Tréville, tra il dicembre 1792 e il gennaio 1793, alla fonda nel
porto di Napoli.
Tali liriche dimostrano che, nel corso del sec. XVIII, conviveva, in
parallelo ad una produzione musicale massonica di tipo sacrale (basti
pensare alle composizioni di Rameau, Bode, Haydn, Christian Bach, Mozart,
Cherubini, Méhul, Beethoven, ecc.), una musica con caratteristiche
"popolari": inni, marchette, ballate, e così via, utilizzati nel corso di
banchetti, intrattenimenti di ospiti forestieri, riunioni "bianche" (con la
partecipazione di estranei alla comunione massonica).
La pratica tradizionale della musica e del canto conferma come essa
s'affiancasse al rituale "parlato" per integrarlo, per rendere più
intelligibile il significato simbolico dei "lavori" latomistici e per
accrescere la partecipazione della catena umana alla solennità del Rito, nel
luogo sacro (il Tempio). D'altronde l'importanza della "arte dei suoni",
vocali e strumentali, è ben nota a tutte le manifestazioni umane: religiose,
politiche, militari, ecc.
Che un costume musicale con un'impronta "popolare" già esistesse, in Europa,
in altre istituzioni massoniche è attestato dall'ormai rarissima edizione de
"La Lire Maçonne, au
Recueil de Chansons des Francs-Maçons" (1 a ed.: 1757; 2a ed.: 1776; 3a
ed.: 1787), la cui terza edizione, riveduta, corretta ed ampliata dai
Fratelli De Vignoles e Du Bois, fu pubblicata dal libraio R. van Laak
dell'Aia. Ciò dimostra una piattaforma unitaria nei contenuti e nell'operatività,
sui quali si muoveva l'intera massoneria del vecchio continente fin dalla
prima metà del Settecento.
Le "canzonette" dei massoni meridionali attestano che il messaggio
spirituale ed etico-sociale dell'Istituto era traslato, attraverso un
adeguato linguaggio speculativo, anche, in ambito profano.
Non vi é dubbio che la produzione musicale di cui sopra sia nata dal genere
esclusivamente letterario denominato vaudeville, sviluppatasi alla
fine del sec. XVII, dove i poeti scrivevano versi da adattare, in seguito, a
melodie già famose: motivi popolari o arie tratte da opere liriche in voga.
Non avendo più riferimenti con le musiche dell'epoca - che servivano da
supporto a queste composizioni poetiche -, la "nota corrispondente alla
melodia del verso" è stata realizzata dal maestro Enzo Samaritani.
Il suo merito è stato quello di aver costruito all'interno di liriche già
destinate alla "archeologia storica" una struttura musicale melodica
naturale di notevole efficacia che si rivela adattissima ad essere cantata
in coro, a mò di inno, anche oggi.
Questo recupero in musica di versi risalenti a più di due secoli fa
documenta, in maniera straordinaria, che certi "messaggi", malgrado la
vetustà, sono ancora attualissimi.
Ruggiero di Castiglione
Le Musiche e la
esecuzione cantata
Normalmente un musicista applica alla poesia la "sua" musica ed in qualche
modo asserve la parola alla necessità che la "sua" melodia e l'armonia
propongono.
Nel mio caso la ricerca di oltre vent'anni di lavoro mi ha portato a
tradurre in nota, attraverso un'ideale pentagramma triplo, il suono fonetico
e quello onomatopeico nonché metrico, la melodia che ogni verso propone.
La "sua" nota naturale corrispondente quindi, si determina dall'incontro dei
suoni e dei sentimenti che il verso offre, lasciando libera detta
composizione da ogni profanazione.
I risultati a volte sono esaltanti altre volte elementari, ciò dipende dalla
ricchezza della tensione che si crea nel rapporto parola-sentimento o dalla
semplicità che il poeta ha voluto determinare.
Questi versi non hanno perciò subito abbellimenti o modifiche in segno di
rispetto verso i poeti che li hanno composti.
Enzo Samaritani
Quantunque si fossero consultate diverse fonti, non avevamo mai trovato una canzone massonica in lingua italiana (eccettuate alcune traduzioni di inni inglesi, adattate sulla musica originale). Abbiamo
però scoperto, di recente, una canzone nella nostra lingua a p. 207 del lavoro di Bazot "Morale della Franco-Massoneria" dove è contenuto il testo e la sua traduzione (in lingua francese) nonché alcune notizie circa la sua realizzazione avvenuta a San Giovanni d'inverno del 1819 per conto del Grande Oriente di Francia.
Un altra cantata in Lingua
Italiana è quella di Vincenzo Monti, eseguita per l'inaugurazione della
Loggia "Reale Eugenio" all'Oriente di Milano (5 Ottobre 1805)
|