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Quinto Logos
Col quarto logos, mentre si va formando il modo della centralità (i raggi che assumono l'iniziato per centro di convergenza), appare il messaggero di Mithra, il Sole, che abbiamo detto coincidere in un certo modo con la Hvarenô, la Gloria circonfulgente i Re persiani e gli Uccisori del Toro.
Nel logos che segue, il quinto, vi sono punti degni di particolare attenzione. Vi si conferma anzitutto che il Sole non è la divinità suprema. Esso é generato e prodotto da Mithra, ne é, ripetiamolo, la luce procedente e dipendente. Abbiamo già detto che Mithra anziché soggiacere alla forza solare - come accade nel mito semitico a colui che, parimenti, spoglia l’Albero del Mondo e agli altri audaci che, secondo l'allusione delle laminette orfiche citate, sono stati abbattuti e inariditi dalla folgore eonica - la vince, e solo dopo concede al Sole investitura e patto di alleanza.
Rileviamo, in secondo luogo, l'espressione concernente il Succo di Vita dello Sperma che, già creatore del corpo animale dell'iniziato, nel rito subisce una trasformazione per opera del principio solare. Ci sembra, qui, abbastanza esplicitamente accennata là dottrina della rigenerazione occulta del potere sessuale, della conversione delle Acque fluenti in basso in Acque fluenti in alto, in Acque eterne che fondano la generazione degli Dei, la rinascita dell'Io in Vita-che-è-da-sé-stessa. Questa operazione sommamente segreta non solo sarebbe allusa nell'invocazione, ma il rituale ne direbbe altresì dell'effettiva esecuzione nel corso dell'azione teurgica stessa. Intendiamo riferirci al passo istruttorio che segue precisamente il quinto logos, ove si parla del Dio solare che si porta al Polo, al Supporto, e poi procede; e dove è detto altresì di un muggire e di un espirare completamente il soffio. Ricordiamo infatti che nel kundalinî-yoga il luogo di kundalinî (che nella sua forma dormente é detto essere appunto il potere generativo dell'uomo) - di kundalinî, che è il Fuoco cosmico, la Potenza serpentina avvolgente il corpo dell'Eone mithriaco, come anche effigi di divinità maschili proprie ai culti siriaci di Iside - è chiamato mûlâdhârâ, che vuoI dire: supporto radicale - idea, questa, di cui si scorge la stretta analogia con quella di polo o perno. Dal principio solare attuato in sé il teurgo é condotto alla radice del proprio essere, al mûlâdhârâ, e quinti al risveglio della vampa cosmica, di kundalinî dormente. Il muggire (Mô) può essere un mantra di risveglio, e il raffronto sia col mantra OM (fatto dal Mead), sia con l'altro UM dato dai testi tantrici appunto per codeste pratiche, non ci sembra privo di significato, specie per chi sappia per esperienza del rovesciamento che subiscono le espressioni verbali nella loro assunzione sottile. E quell'espellere tutto il fiato articolando l'atto nel muggire non può non rammemorarci uno dei principali insegnamenti del kundalinî-yoga, ove appunto il kumbhaka - la sospensione del respiro completamente emesso o completamente ritenuto - è detto creare il fuoco da cui kundalinî dormente sarà destata.
In ogni caso resta fuor di dubbio che il muggire si connette al potere taurino, alla forza creativa maschile ed ammònica. Il muggire é ricordato, oltre che nel mithracismo, nei riti tràci a Dioniso, e il Dieterich, sulla base di interessanti ricerche di A. Lang, lo mette in relazione al cosiddetto bull-roarer, un istrumento che nelle cerimonie di molti popoli primitivi nel Nuovo Messico, in Australia, in Africa, nella Nuova Zelanda, produceva una sorta di rombo o muggito che evocava il Dio o ne annunciava l'arrivo. Questo sacro strumento nessuna donna poteva vederlo senza morire, questo, in un significato esoterico, va connesso alla colpa di chi, avendo osato spogliare l’albero, non é sufficiente al proprio atto, e rovina. Il potere taurino arde ed annienta la donna nell'Io, epperò chi lo desta senza essersi prima confermato nella natura dura e secca dell'Acciaio dei Saggi é condotto a catastrofe. Pertanto le donne erano escluse dai Misteri mithriaci, come da ogni scuola di Magia, senza compromessi.
Per noi allude ad uno speciale significato tecnico anche la prescrizione di fissare il Dio solare una volta che egli, postosi nel Polo, procede nel sentiero, che é la stessa Via Regia in cui si scatenerà la vampa di kundalinî, ove il Dragone spiccherà il volo. Codesto fissare esprimerebbe un assoluto e pur immateriale consistere presso all'essere trasportati in un tale volo, senza di che l'operazione conduce a quel risultato catastrofico di cui si é detto or ora. In Agrippa (De occul. phil., 1, 20) si parla di un certo osso minimo, chiamato luz dagli ebrei, che é incorruttibile, che non è vinto dal fuoco ma si conserva illeso, dal quale (dicono) come una pianta da un seme, nella resurrezione dei morti il nostro corpo umano ripullula - e queste virtù non si dichiarano col ragionamento, ma coll'esperienza. Rileviamo che in aramaico Luz è appunto il nome dell'osso attaccato alla estremità inferiore dell'osso sacro, alla base della colonna spinale. Ora precisamente questo, secondo l'insegnamento indiano, sarebbe il luogo del mûlâdhâra, sede di kundalinî; e kundalinî é detto appunto rigenerare il corpo, trarre da quel sepolcro, in cui giace il mistico Papa - il Morto di cui al citato frammento naasseno, - il corpo immortale, il corpo perfetto del nostro rituale.
Luz secondo il Pentateuco (Gen., XXVIII) era l'antico nome della città di Bethel (= Casa di Dio) presso cui Giacobbe fece il noto sogno; in quando Giacobbe stesso svegliandosi disse: Veramente il Signore é in questo luogo, e io non lo sapevo ! e, preso di spavento Come è terribile questo luogo! Non é altro che lo casa di Dio e lo porta del Cielo!. Ora il mûlâdhâra, sempre nella tradizione in parola, è detto precisamente la Soglia di Brahman (brahmadvâra). Né mancano riferimenti nell'ermetismo alchemico. Citiamo ancora il Filalete: Questo centro (del magnete) si volge naturalmente verso il Polo, in cui lo virtù del nostro Acciaio si fortifico per gradi. È in questo Polo che si trova il cuore del nostro Mercurio, che é un vero fuoco in cui riposo il suo Signore (nel simbolismo indiano il Signore é Çiva, intorno a cui sta avvolto, nel mûlâdhâra, il serpe Çakti, che é il fuoco, chiamato appunto dal Filalete dragone igneo che tutto vince e che é il nostro chaos o Spirito) - e navigando per questo gran More, egli arriverà sino alle due Indie.
Si narra inoltre che all'entrata di una caverna - da connettersi ai simboli emetici della miniera e dell'antro del Mercurio e di Trofonio come anche a ciò che può riflettersi nella materializzazione dei vari culti delle caverne - vicino o Lue vi ero un mandorlo con un buco nel tronco; attraverso a questo buco si entrava nella caverna e si trovava lo via per la città, che era interamente nascosta e tale che l’Angelo della Morte non poteva penetrarvi ne avere su di esso potere alcuno. Chi si prendesse la pena di sfogliare un testo tantrico sarebbe forse sorpreso di trovare una allegoria pressoché identica nei riguardi del rituale segreto dello yoga. Sul Polo, in cui si porta il principio solare o il nostro Oro, si potrebbero dunque svolgere importanti considerazioni simbologiche e rituali: nelle tradizioni estremo-orientali esso corrisponde all'invariabile mezzo, da cui si manifesto l'attività del Cielo - quella rugiada celeste che farà rivivere le ossa disseccate dei morti; e in molte oltre tradizioni ritorna la Montagna Polare, che e ingresso alla Terra dei Viventi. È il punto di Çiva, immobile nel movimento, é il punto neutro, fisso, cominciamento di quello stato di stabilità, di cui abbiamo già detto.

 

Indice

Il Testo Formula Propiziatoria Logos Invocatorio Prima Istruzione

I Logos e Seconda Istruzione II Logos III Logos IV Logos

V Logos VI e VII Logos VIII Logos IX Logos