Il rituale, che presentiamo, noto agli addetti ai lavori, come APATHANATISMOS è l'unico rituale dei Misteri Pagani che sia pervenuto completo fino a noi, in una redazione che data, con ogni probabilità, al principio del quarto secolo d. C.. La tradizione cui si connette é quella di Mithra - la tradizione regale degli Uccisori del Toro, dei Dominatori del Sole, dei Rigenerati nella Forza forte delle Forze quella stessa che si disputò contro il Cristianesimo il retaggio dello splendore Romano e le sorti dell'Occidente, in una lotta che non é finita, ma forse non comincia veramente che adesso. Nel testo, agli elementi di teurgia mithriaca sono frammisti elementi propri a tradizioni magiche egiziane e gnostiche, particolarmente nei molti nomi di potenza - nomina arcana, voces mysticae, mantra - di cui é ricco. Ciò non impedisce che, oltre ogni ansia strettamente filologica o storica, il tutto rappresenti una unità, ove questi vari elementi non si contraddicono, ma si completano, per la realizzazione pratica del rituale stesso.
A tale proposito diciamo che questo rito mithriaco ha un significato tutto speciale. Non si tratterebbe di una cerimonia cui prendano parte più persone (donde l'inesattezza del termine liturgia usato da Dieterich), ma di una operazione puramente individuale, diretta al risveglio ed alla trasformazione della natura umana più profonda; di una auto iniziazione propria ai Misteri Maggiori, ossia riservata ad un piccolo gruppo di eletti già passati attraverso i gradi inferiori dell'iniziazione. Il carattere del rito non é puramente interiore, né magico nel senso della comune magia cerimoniale. Non é puramente interiore, perché a differenza della via dello voga indiano, e anche di quella che traspare dalla simbologia ermetico-alchemica, non si tratta di una gerarchia di stati di coscienza e di significati metafisici da cogliersi direttamente, nella loro impronunciabile essenza senza forma, ma invece, questi significati sono dati da atti invocatosi e rituali, e proiettati in immagini e visualizzazioni magiche. Tuttavia l'ambito della magia cerimoniale in senso stretto é trasceso, giacché l'azione rituale non si ferma ad un rapporto di esteriorità con le apparizioni astrali e non ne usa per un qualunque scopo particolare, ma volge l'esperienza così che tutto converga nello scopo di una trascendente realizzazione di sé. Qualcosa di intermedio e di misto, dunque, comune, d'altronde, a tutto ciò che è teurgia.
La traduzione tiene conto, in massima, della lezione del Dieterich. In molti punti del testo incerti o suscettibili di interpretazioni diverse, nei limiti della correttezza filologica, è stata dato qualcosa di comprensibile e di coerente, giacché lo scopo non è quello di portare un contributo alle scienze filologiche profane, ma di indicare ad uomini di buona volontà il senso di ciò a cui tendevano i Misteri Pagani.
Il testo presentato è, a nostra conoscenza, l’unica traduzione italiana, ed è stata condotta comparandola con la versione tedesca di A. DIETERICH (Mithrasliturgie, Leipzig, 1903) e con la versione in inglese di G. R. S.Mead (A Mithriac Ritual, London a. Benares, 1907). Il documento si trova nel Gran Papiro Magico, Biblioteca dell'Arsenal di Parigi al n.574 del Supplément grec de la Bibliothèque Nationale.
Questa introduzione e il commento attingono al lavoro di EA, LEO, LUCE, P. NEGRI, pubblicati nel 1927 su UR.
La Montesion offre al visitatore esoterico questo interessante rituale, non con lo scopo di un uso effettivo e pratico, ma per una informazione sugli orizzonti propri all’iniziazione classica.