. | | Introduzione S. Bonaventura da Bagnoregio, al secolo Giovanni Fidanza, nacque a Civita di Bagnoregio, Viterbo, molto probabilmente nel 1217 da Giovanni Fidanza e da Maria di Ritello. All'inizio portò il nome del padre, presumibilmente medico, in seguito gli venne aggiunto o sostituito "Bonaventura".
Della sua infanzia si conosce pochissimo. Lui stesso racconta che, ancora fanciullo, venne guarito da una grave malattia grazie all'intercessione di S. Francesco.
É ignota la data di quando Bonaventura lasciò Bagnoregio per andare a studiare a Parigi, né si è a conoscenza della parte avuta dai genitori o dai frati in questa sua decisione, ma è facilmente intuibile l'appoggio dei francescani, del resto ben radicati anche in Francia, ad un loro studente, certo è che quando partì, Bonaventura, non aveva nessuna intenzione di farsi frate.
Studiò alla Sorbona di Parigi, dove, nel 1243, divenne "Dottore di Arti". Avendo poi deciso di seguire Francesco, prese la strada della teologia, seguendo le lezioni di Alessandro d'Ales, il quale gli avrebbe fatto «più amare la vita del Beato Francesco». Questo stimato maestro dirà di S. Bonaventura: «sembra che in lui Adamo non abbia peccato». Il 23 ottobre 1257, quando era già Ministro generale, poté entrare come professore universitario nel corpo accademico della Sorbona. Qualche mese prima, il 2 febbraio 1257, nel Convento dell'Ara Coeli a Roma, veniva eletto Ministro Generale dei francescani, anche se si trovava a Parigi. Come settimo successore di S. Francesco, coprirà questa carica per 17 anni. La fama, la dottrina, la mitezza, la chiarezza di idee e la sua energia, avevano convinto i padri capitolari presieduti da papa Alessandro IV ad eleggerlo.
Quello era un momento assai delicato per l'Ordine francescano e Bonaventura venne giudicato all'altezza. Infatti non si lasciò mai sviare dalla «sinistra cura» come dirà Dante, lasciandosi guidare solo dalla verità. Nonostante il gravoso incarico, continuò a predicare, ad insegnare, a far conferenze, a dirigere le anime e a consigliare re e pontefici.
Nel 1273 venne creato cardinale e vescovo di Albano, e nel 1274 partecipò al Concilio di Lione, divenendone anima ed oracolo. O per l'eccessiva fatica o per la cagionevole salute, morì nella notte tra il 14 ed il 15 luglio 1274. Fu canonizzato il 14 aprile 1482 da Sisto IV.
Tra le sue opere di carattere esegetico, mistico, ascetico, filosofico, teologico ed oratorio spicca l' "Itinerarium mentis in Deum", che, insieme ad altri scritti, sembra scritto più col cuore che con la penna.
L'Itinerario dello spirito a Dio fu ideato da san Bonaventura sulla Verna, la montagna sacra alle stimmate di san Francesco, nell'ottobre del 1259: lo dice lo stesso autore nel Prologo; fu composto però altrove, come lo stesso autore informa. L'opera ha avuto una sua singolare fortuna, anche se certe lodi che le vengono fatte sono così iperboliche, fantasiose e generiche da indurre a dubitare se, chi le ha fatte, l'abbia veramente e seriamente letta. Essa è inserita nella monumentale edizione critica che il Collegio di San Bonaventura dei Frati Minori di Quaracchi ha compiuto tra il 1882 e il 1902: S. B. Opera Omnia, 10 voll. La nostra opera è precisamente nel vol. V, pp. 293-316; c'è, peraltro, anche una editio minor di essa in Opera Theologica, vol. V, pp. 117-214. Le versioni in lingua italiana sono parecchie. Ne ricordiamo le principali: C. Ottaviano, Palermo 1933; L. Stefanini, Torino 1934; D. Scaramazzi, Padova 1943; G. Melani, La Vrena 1960. Insieme ad altre opere: A. Hermet, Lanciano 1923; G. Sanvido, Milano 1942; F. Maccomo, Torino 1947; G. Bonafede, Roma 1951.
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