Le Tavole di Tallone
 
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LA MASSONERIA NELLA LEGGENDA E NELLA STORIA

(5 dicembre 1944)

Carissimi Fratelli

da molte parti si sente affermare che la Massoneria è un’organizzazione ormai superata e che la civiltà moderna non può consentire un’associazione segreta, perchè, nella libertà acquisita, il lavoro nascosto non ha giustificazione, potendo essere  compiuto alla luce del sole. Se veramente la Massoneria ricerca il bene e combatte il male, non c’è ragione di un segreto, poiché il suo scopo coincide con la finalità dell’attuale progresso. Sorpassata è dunque nei suoi metodi, inutile nei suoi scopi, perseguiti, in sostanza, da tutte le organizzazioni. A chi così mi dice io chiedo: “ Siete stato massone e conoscete dall’interno la Massoneria?” - e quando mi si risponde di no, io replico: “ Non potete giudicare di cosa che Voi ignorate.”

            Ma purtroppo, odo spesso da Fratelli l’affermazione: “Bisognerebbe sfrondare tutto il bagaglio di formalismi, di rituali, di cerimonie, che impacciano il lavoro proficuo e fanno perder tempo. Non sono che resti medievali, resti di un’epoca in cui il mistero e la fantasia agivano fortemente sulle anime deboli e sulle menti ignoranti. Occorre lasciare da parte i grembiuli e i triangoli per occuparsi più da vicino dell’attività sociale e politica, cui la Massoneria deve tendere.” Al Fratello che così mi parla io invariabilmente domando, con dolore: “Vi siete occupato dei simboli e li avete studiati profondamente?” La risposta è costantemente una: “ Non ne capisco nulla.” Ed io allora mi sento costretto a dirgli: “ E non Vi sembra che Voi siete ancora più ignorante di quei medievali che forse si lasciavano trasportare dal mistero e dalla fantasia, ma almeno studiavano e conoscevano le loro cose?”

            E peggio; da qualche Fratello mi sono persino sentito dire: “ Il Grande Architetto? Ma perché non togliamo via quest’immagine assurda di una divinità che con la scienza contemporanea non è più ammissibile? Quando tutto era ignoto, la fantasia umana si creò un Dio per darsi spiegazione dei fenomeni naturali, che non comprendeva. Ma oggi, quando la scienza solleva ad uno ad uno i veli e toglie i misteri, dandosi ragione delle cause, senza trovarvi mai un Dio, parlare di Grande Architetto è tornare indietro di mille anni.” Al Fratello che così bestemmia io non tento di dimostrare la esistenza di Dio, ma chiedo soltanto: “Avete letto gli Statuti Generali dell’Ordine?” E, qualunque sia la risposta sento il dovere di dirgli: “Nella prefazione è scritto precisamente che la Massoneria ha per principio l’esistenza di un Dio, che adora e rispetta sotto il convenuto titolo di Grande Architetto dell’Universo. Se questo è il principio della Massoneria e se Voi siete un galantuomo non potete restare in un’organizzazione che ha principi opposti ai Vostri.”

            Or tutto questo è possibile che si dica e si pensi perché Fratelli e profani non sanno troppo spesso rispondere a questa domanda: “ Che cosa è la Massoneria?” Che i profani non sappiano rispondere non solo è naturale, ma è anzi un bene; perché non deve essere il profano a conoscere la Massoneria, ad avvicinarsi, ad inserirsi in essa; ma anzi la Massoneria deve scrutare nell’animo dei profani e scegliere tra loro i migliori per farne dei Fratelli. Però è gravissimo danno per l’Ordine stesso l’ignoranza dei Fratelli, che, in mezzo alla luce più pura e più forte, girano nel buio senza accorgersi di essere nella luce. E’ gravissimo danno perché essi rimangono profani, agiscono da profani, e riportano nell’ordine quel bagaglio di cognizioni e d’esperienze che hanno fatto ed ottenuto nel mondo profano e che in Massoneria sono perfettamente inutili.

            Non io certo ho la pretesa di rispondere in modo completo alla domanda: “Che cos’è la Massoneria?”; né, del resto, potrei del tutto farlo in questa camera. Ma ho la speranza che in queste fraterne ed umili conversazioni mensili riesca a dare almeno l’ombra di ciò che è l’ordine nostro e riesca ad avviare qualche Fratello di buona volontà verso le mete eccelse e luminose dell’iniziazione Massonica, che porta, per vie ignote al mondo profano, fino alla felicità della comunione con Dio.

            Ed in nome del Grande Architetto dell’Universo che io invoco ora perché sorregga il mio dire e renda forte in voi il desiderio di sapere, a Gloria dell’Essere Supremo che tutto ha da se emanato e che in tutto vive per dar vita, io, povero uomo, sperduto nel grigio della vita umana, come voi Fratelli, io che ho seguito il sentiero che porta alla conoscenza, io vi dirò, come posso, l’intima essenza dell’Ordine nostro, la finalità ultima della nostra Organizzazione, gli scopi iniziatici e pratici dell’Istituzione e vi porrò in via perché Voi possiate, se non lo avete già fatto, ritrovare lo scopo e la realtà della vostra vita attraverso i simboli della Massoneria.

            La quale ha origini note, come organizzazione attuale, ma introvabili come associazione iniziatica. Non posso né ho voglia di fare la storia della Massoneria, sia perché esorbita dal mio assunto, sia perché la si può trovare, più o meno ben sviluppata, in tanti libri anche profani; accennerò soltanto a qualche periodo più importante e ai momenti più salienti, attraverso i quali passò l’iniziazione, fino a giungere ai giorni nostri, con uno dei suoi più interessanti aspetti: la Massoneria.

            E’ noto che la Massoneria è la continuatrice delle antiche religioni esoteriche e delle più vecchie organizzazioni iniziatiche. In tal senso le sue origini si perdono nella notte dei tempi.

            Nelle caverne in cui visse l’uomo preistorico si sono ritrovati disegni vari, riproducenti, in genere, la fauna locale e perciò diversi da regione a regione. Ma oltre a questi disegni altri se ne sono rinvenuti costituiti da punti e da figure geometriche variamente disposte ed intrecciate; e questi punti e queste figure si ripetono invariabilmente uguali nei luoghi più diversi, nella Cina come in Francia, nelle Indie come nel Messico, e sono quegli stessi punti e quelle stesse figure che costituiscono i nostri simboli maggiori. Si è pensato che potessero rappresentare una forma primitiva di aritmetica e di geometria; ma il fatto che i punti non si ritrovano in linea retta ed invece sono disposti a formare angoli, triangoli e poligoni, e che la disposizione e gli intrecci sono uguali in paesi assai distanti tra loro, dimostra che non un’esercitazione matematica, ma un simbolismo religioso o, se si vuole, filosofico, si nasconde sotto quei disegni. Non è assurdo pensare che l’uomo, che proviene da regioni ben più alte che non sia la nostra terra, abbia con quei segni fissato fin dalle origini le basi umane della sapienza divina.

            Dai ghiacci settentrionali scese verso le terre calde il popolo dei Borei, guidato ed ispirato dalle veggenti sacerdotesse, con le conoscenze a loro tramandate da un popolo ancora più antico: gli Iperborei. Ma a mezzogiorno s’incontrò con le popolazioni del sud, le quali avevano perduto il concetto della Sapienza ed avevano basato la loro religione sul “Piacere”. La lotta fu lunga e non troppo favorevole per i Borei che, segretamente, conservarono la loro antica sapienza.

            Intanto dalla Lemuria, dalla lontana isola di Ceylon, ove le antiche conoscenze, e forse gli antichi ricordi di una vita più bella, si erano conservati intatti, venivano nell’occidente Iniziati per ammaestrare, senza riuscire a vincere il Godimento cui aspiravano le popolazioni occidentali. Solo nell’Atlantide, nella giovane razza rossa, essi ebbero seguito; e dall’Atlantide, scomparsa un giorno nell’acqua dell’oceano, la Sapienza passò sulle coste delle Americhe e nell’Egitto. E quivi lasciò un grande documento della conoscenza nella Sfinge di Gisè, che rappresenta l’evoluzione umana. Mentre i Borei del nord piantavano enormi blocchi di pietra su cui salivano le druidesse a prendere l’ispirazione.

            Ed ecco sorgere a miracolo Ram, il grande iniziatore, il padre di tutte le religioni. Ram conquistò il mondo col suo insegnamento e, al posto del simbolo della forza, allora dominante, il Toro, pose “Agni”, divenuto poi Agnello, simbolo del fuoco e del sacrificio, che trasforma e purifica, che è il culto dell’essere in movimento e del focolare domestico. E’ da lui che ci derivano i due simboli della piramide e della croce; da lui il punto ed il triangolo; da lui la messa simbolica e l’ostia, che rappresenta l’antica vittima del sacrificio. Fu lui che istituì nuovi riti religiosi, simbolici per il popolo, iniziatici per i sacerdoti. Da lui derivano tutte le religioni e tutti i fondatori di religione. Tutti si abbeverano alla sua fonte ed i loro ammaestramenti sono un’esplicazione di quelli di Ram. Ermete, Krisna, Fo-hi, Zoroastro, Mosè, Orfeo, Buddha, Gesù e, infine i fondatori della Massoneria sono tutti figli di Ram, che col nome lievemente mutato appare nella leggenda Massonica.

            Queste derivazioni leggendarie dell’Ordine nostro, il quale si ricollega ad esse non soltanto per tradizione iniziatica ma soprattutto perché ne conserva i simboli. E questa rispondenza di simboli mostra che l’organizzazione massonica non inventò nulla e perciò non è separata dalle religioni; ne è di carattere moderno ma antichissimo, riportandosi alle origini dell’umanità.

            In tutte le età e in tutti i luoghi, poste le basi spirituali di una religione, questa, dilagata nel popolo, assume sempre un carattere profano perchè il popolo non può comprenderla nella sua intima essenza. Ma gli iniziati permangono, a volte come sacerdoti della stessa religione, fenomeno che si ebbe tra gli ebrei ed in Egitto, a volte al di fuori di essa, come avvenne per Pitagora e per le eresie del periodo cristiano. Noi oggi rimaniamo a perpetuare l’Iniziazione, fino a che essa non si ritramuterà in nuova religione, della quale i Massoni saranno i sacerdoti.

            Dalla Associazione segreta ebraica degli Esseni sorse Gesù. Ma la Chiesa da Lui fondata deviò ben presto dai suoi principi spirituali; e, da una parte il popolo, che di Cristo comprese solo l’aspetto sociale e politico, dall’altra i Vescovi, che non seppero frenare né il popolo né il loro desiderio di onori, provocarono un indirizzo profano nella Chiesa, per cui il fine ultimo non fu più Dio ma il mondo. Il Cristianesimo primitivo ebbe il suo rituale iniziatico, a cui si adattò per primo Cristo con il battesimo, ed i seguaci furono divisi in gradi: fedeli, discepoli ed apostoli; o anche: catecumeni, sacerdoti, vescovi. Quando il Vescovo di Roma si affermò capo assoluto di tutta la Chiesa, allora gli Iniziati si separarono definitivamente da essa, per mantenere la spiritualità della tradizione. Sorsero così le eresie, nelle quali l’insegnamento di Cristo, unito e completato dalla primitiva iniziazione, manteneva le sue purità spirituali e volgeva direttamente i cuori verso Dio. Mentre la Corte Pontificia si riempiva di lussi, di agi e di dissolutezze, Manichei, Gnostici, Gioanniti, Templari, Albigesi, Rosa Croce conservavano nell’intimo delle loro conoscenze e del loro ammaestramento la Sapienza Divina e la conoscenza del mondo dello Spirito.

            Il Papato li scomunicò, li dannò; sorsero roghi in ogni parte d’Europa, perchè l’insegnamento che proveniva dalle Eresie scuoteva dalle fondamenta la base temporale del Vaticano. Ma se il Vescovo di Roma poteva distruggere i corpi, non poteva abbattere le conoscenze, né annullare l’insegnamento. E in mezzo alla bufera delle persecuzioni sorgono due meravigliose opere iniziatiche Rosa Croce: il “Roman de la Rose” e la “Divina Commedia”.

            Coloro che soprattutto avevano ottenuto una maggiore iniziazione e possedevano i maggiori segreti erano appunto i Rosa Croce. Non è facile trovare l’origine di questa Associazione, che dovette essere ben anteriore al X^ secolo.

            Fin dal Mille esisteva in Scozia un’associazione di costruttori Comacini i quali avevano segreti per la costruzione, soprattutto di Chiese; godevano di privilegi particolari ed avevano una suddivisione in categorie e gradi. forse nei primi del mille e trecento il Templarismo, sfuggito alla persecuzione di Filippo e di Clemente, innestò su tale associazione forme e rituali iniziatici; si da nascondere in una organizzazione profana, il simbolismo iniziatico e la conoscenza del Divino, contro cui si erano scagliate corona e tiara. Da questa unione sorse il Rito Scozzese.

            Nel 1646 il Rosa Croce Elia Ashmole, associandosi con altri Rosa Croce, fondò un ordine per la  “Costruzione del Tempio di Salomone” e riuscì a farsi ricevere, insieme ai suoi compagni, nella confraternita dei Massoni. Valendosi di tale confraternita, che a poco a poco mutò in iniziatica, potè nascondere l’insegnamento segreto ed i simboli Rosa Crociani, fondando l’Ordine Massonico.

            Nel 1700 ritroviamo l’Ordine nella forma completa attuale e sparso per il mondo. Nel 1717 le quattro Logge esistenti a Londra si riuniscono per la prima volta insieme e costituiscono la prima Grande Loggia, tutt’ora esistente. Da quel momento le incertezze del periodo di costituzione cessano e l’Ordine si avvia sicuro per la sua strada. L’Ordine ebbe così in sé l’antico insegnamento e il nuovo indirizzo politico sociale. Alla speculazione filosofica, indispensabile come fine, unì l’attività nel mondo profano, quale conseguenze dell’Iniziazione. Esso fu sempre presente nei periodi più importanti della vita sociale: produsse e sviluppò la rivoluzione francese, provocò ed indirizzò il nostro Risorgimento. L’Ordine, come tale, non può e non deve prendere parte direttamente alla vita politica delle nazioni, ma deve influenzarne il reggimento attraverso suoi uomini ed organizzazioni che da esso emanino.

            Nel 1700 la Massoneria Italiana non ebbe una grande importanza e forse non sentì neanche lo spirito unitario che l’avrebbe potuta spingere verso grandi imprese. Ma certo mantenne idee di libertà e di giustizia se nel 1738 Carlo III ne vietava le riunioni e Benedetto XIV rinnovava le scomuniche. Nel 1742, a Roma, esistono Logge che iniziano la lotta all’oscurantismo del Vaticano e, nella seconda metà del 1700 le Officine si moltiplicano, specie nel mezzogiorno.

            Nel 1800 la Massoneria Italiana, attraverso suoi affiliati, costituì quella società segreta che fu il centro delle cospirazioni: la Carboneria.

            Nel 1821 Pio VII emana una bolla per colpire i Massoni che erano considerati nemici del trono e dell’altare.

            E mentre la reazione imperversa sull’Italia, e la polizia Austriaca al Nord, quella Borbonica al sud e quella Vaticana al Centro infieriscono contro tutti coloro che amano e lottano per la libertà, le Logge e le vendite carbonare aumentano e i martiri non si contano più: la prigione, l’esilio e la morte colpiscono troppo spesso i Fratelli.

            Contro la Massoneria e la Carboneria sorsero società segrete fondate da Preti: I Sanfedisti, i Concistoriali, i Calderari. La lotta divenne ancora più aspra e la fede si rafforzò negli uomini d’onore, amanti della libertà. Massoneria e Carboneria continuarono a percorrere la loro strada, e dal sangue dei loro martiri acquistavano la forza per affrontare nuovi pericoli, nuove morti, nuovi esili. Ispiratrice la Massoneria, operatrice la Carboneria, i moti continuarono nonostante tutte le reazione violente dei governanti. E quando sorse la “Giovane Italia” furono sempre Massoni ad infittirne le fila e ad ispirarne il pensiero. Mazzini e Garibaldi furono i due uomini che condussero l’Italia a cacciare il tedesco ed i suoi amici dalla penisola.

            La Sicilia fu, in quel periodo, la regione in cui Massoneria e Carboneria ebbero più vasta risonanza. Non ultima la nostra Messina, ove soprattutto la Carboneria si affermava in varie vendite. Accorreva la parte intellettuale del popolo alle Logge Massoniche, mentre il popolo minuto si univa e si affratellava, pronto a seguire i capi nella lotta contro l’odiato Borbone, a gettar la propria vita per la libertà, che l’ammaestramento dei dirigenti faceva loro sentire. Così la Massoneria a Messina creava delle sette minori; di esse conosciamo tre titoli distintivi: Veri Patrioti, Pellegrini Bianchi, Sette Dormienti. E fu Messina che, un anno prima degli altri moti, iniziò il periodo più fattivo del nostro Risorgimento, con la sollevazione del I settembre 1847, dovuta alle organizzazioni ispirate dalla Massoneria. Quando col 1860 le Vendite Carbonare perdono la loro importanza è la Massoneria che continua ad agire. Nel 1861 si costituisce il Grande Oriente di Torino, ed alla costituente anche Messina è rappresentata da un delegato della Loggia “Lume e Verità”. Dal Grande Oriente di Palermo nel 1862 Giuseppe Garibaldi manda ai Fratelli Italiani un appello per muovere guerra al Papato che ancora resta come un cuneo increscioso piantato nel cuore dell’Italia. E quando Roma fu presa il Gran Maestro Frapolli ne trasmetteva l’annunzio a tutte le Logge della Comunione Italiana ed a tutti i Massoni del Mondo con le seguenti parole: “ Fratelli, il Governo Italiano prende possesso di Roma. Il Grande Oriente della Massoneria Italiana ha deliberato di stabilirvisi senza indugio. Ho quindi impartito ordini per l’immediato trasferimento di esso da Firenze a Roma, nella Capitale della Nazione”.

            Dal 1870 in poi l’Ordine nostro continuò la sua azione risanatrice in Italia e la sua lotta contro l’oscurantismo del Vaticano; riuscendo, non piccola vittoria, a far erigere, là dove era morto, una statua a Giordano Bruno, come segnacolo di libero pensiero, di vittoria della coscienza che permane e vive anche quando il corpo è arso sul rogo. Essa fonda organizzazione come la Società Operaia e ne ispira altre, come la Dante Alighieri. Dei tre fondatori di essa due erano Massoni: Ernesto Nathan e Salvatore Barzilai; e alla prima riunione erano tutti Massoni: Nathan, Barzilai, Carducci, Chiarini, Menotti, Garibaldi, Ettore Socci, Giovanni Bovio, Venezian e Solimbergo. E la Dante Alighieri, da noi sempre influenzata, fu in Italia il mezzo più forte di elevazione dello spirito e di entusiasmo patriottico.

            La guerra del 1915-18 fu voluta dalla Massoneria; e quando essa fu accusata di avere agito in questo senso, Ernesto Nathan, in un suo discorso tenuto al teatro Costanzo di Roma il 21 aprile 1918, si esprime precisamente così: “ (Gli accusatori) cambino tono: lo dicano ad alta voce, lo proclamino dai pergami, dalle cattedre, l’affermino in piazza, come con orgoglio lo dichiaro quì, se equivale a dire che nella contesa fra neutralisti, pacifisti ed interventisti, fra partecipazione e neutralità, tutti gli sforzi della Massoneria si rivolsero ad incitare il paese a schierarsi, senza ambagi, senza dilazioni, parte attiva nella lotta della civiltà contro la barbarie, del progresso contro la reazione, della nazionalità contro il feudalesimo, della libertà contro la più esosa delle tirannidi”. e quella fu guerra nostra, guerra di sacrificio per ottenere la libertà, per porre il diritto in luogo della forza. Quando la guerra fu dichiarata Vittorio Emanuele scrisse a Wilson proprio così: E’ il sentimento della giustizia che ci ha mossi per entrare in questa guerra mondiale, dalla quale deve essere assicurato il trionfo del diritto dei popoli”. (Chissà per quale sentimento e per quale trionfo si pose poi a servizio del despota tedesco).

            E venne il Fascismo, il Fascismo costituito a Milano da Massoni. Non voglio analizzare il periodo che condusse il fascismo al potere e la Massoneria allo scioglimento. Errori ed errori sono stati commessi da noi dei quali il despota seppe approfittare. Favorimmo, da principio, quel movimento, senza comprendere che vi si era messo a capo uno che già aveva provocato ad Ancona una deliberazione di incompatibilità tra Massoneria e Socialismo. E quando il 12 febbraio 1923 venne la deliberazione del Gran Consiglio Fascista di vietare agli iscritti al Partito di appartenere anche alla Massoneria, noi non sapemmo reagire in nessun modo, non trovammo una via diritta, tentennammo: era quello che voleva il Tiranno. Ma è bene dire che nell’animo nostro rimangono sacri i nomi di Ettore Ferrari, sovrano Gran Commendatore e di Tomizio Torrigiani, Gran Maestro dell’Ordine. rimangono sacri perchè essi forse errarono, ma furono in buona fede; errarono perchè erano troppo onesti, troppo buoni e nella loro bontà non potevano concepire la malvagità altrui; errarono ma la loro fede, il loro entusiasmo, il loro martirio, furono sublimi. Essi sono oggi per noi segnacolo di fede, sacrificio e libertà. E durante il periodo fascista? I Fratelli si trovarono isolati, chiusi nell’intimo delle loro coscienze a mantenere pura la loro fede a tacere e a sperare. Nulla potevano fare. Ma ciascuno di loro ì, nel proprio ambiente, nelle proprie possibilità, non dimenticò mai di propugnare gli ideali che costituivano la loro vita. Li beffavano e li perseguivano; loro si riconfortavano incontrandosi e sfogando nel cuore sicuro del sicuro Fratello: si dicevano i loro rimpianti, i loro desideri, le loro speranze. La fiaccola della Massoneria splendeva ancora più luminosa dinnanzi ai loro occhi e, nel cuore la fede li sorreggeva e li rendeva più forti. Qua e là si teneva circolo; amici che si incontravano per caso e che si riconoscevano sicuri. Chiacchieravano; ma erano quelle chiacchiere che sollevavano il loro spirito, li inducevano a perseverare e non li facevano sentire soli.

            Nel 1935, a Messina, sette Fratelli si riunirono a costituire una Loggia Massonica. Uno dei sette offerse il posto ove potersi riunire. In barba al Fascismo ed alle questure questi sette Fratelli costituirono effettivamente un’officina, si riunirono per lungo tempo, si scelsero le cariche, si distribuirono le mansioni; si andò alla ricerca degli antichi sicuri fratelli: E poco per volta, a uno ad uno, nuovi ne accorsero: attorno ai primi si costituì un gruppo abbastanza numeroso. Nessuno molestò questi Fratelli, che più non chiacchieravano ma agivano. Poi, forse senza alcuna vera causa, la cosa illanguidì e si perdette. Ma quei sette Fratelli possono andare orgogliosi per aver tentato una ricostituzione della Massoneria nel periodo più fervente del Fascismo, e per aver avuto il coraggio di esporre le proprie persone a qualunque pericolo per il loro ideale.

            Carissimi Fratelli, per grandi linee, in una sintesi affrettatissima, vi ho esposto la storia della Massoneria. Non vi ho però parlato di ciò che essa è veramente: mi piacque prima farvi notare come, con nomi diversi, in organizzazioni svariate, c’è qualcosa che dalle origini dei tempi si perpetua e si tramanda e non muore. C’è qualcosa che supera la contingenza degli avvenimenti, che permane nei momenti più calmi e in quelli più tempestosi della società umana; qualcosa che per essere sempre uguale in tutti i tempi e in tutte le civiltà, deve essere superiore al tempo ed alla civiltà; qualcosa, dirò di più elevato e di più importante che non sia la nostra vita ed il nostro mondo. Questo qualcosa è l’intima essenza della Massoneria.

Da: www.grandeoriente.it