Le Tavole di Tallone
 
Calendario delle riunioni

Le riunioni si tengono ogni

Venerdì, alle ore 20.00, nella

sede del G.O.I. di Messina, in

via Santa Cecilia 119

Tel.  090 710 791

Email: giacomotallone@yahoo.it

La Loggia Giacomo Tallone alza le Colonne l’8 Febbraio 2004 alla presenza del Gran Maestro Gustavo Raffi. Composta da quindici fratelli provenienti da quattro Logge differenti dell'Oriente di Messina. Ben nove appartenevano alla Giordano Bruno n° 331, uno alla Arturo Reghini n° 1039, due alla Salvatore Mormino n° 725 e tre alla Stretta Fratellanza n° 997.
La Loggia nasce dall'esigenza avvertita dai fratelli fondatori di cogliere dallo studio dei simboli non solo il significato letterale e morale, ma anche quello allegorico e anagogico.
Il Modello di lavoro, che i Fratelli fondatori intendono perseguire con la dovuta armonia tra la teoria e la prassi, tra la dimensione etica e quella iniziatica, si rifà alla figura di Giacomo Tallone, massone operativo, passato all' Oriente Eterno alla fine degli anni Cinquanta e già appartenuto alla Loggia Giordano Bruno n. 331 all’Oriente di Messina. Il fratello esaltò principalmente l’aspetto esoterico, pur senza trascurare gli aspetti morale e sociale dell’Ordine.

Giacomo Tallone

Ho conosciuto Giacomo Tallone da ragazzino. Ero debole in matematica ed un mio zio, suo Fratello di Loggia, mi ha mandato da lui per alcune ripetizioni. Era il 1952. Lo ricordo con una giacca da camera, le dita e i denti dell’accanito fumatore. La voce roca e una tazzina di caffè sempre a portata di mano.
Dopo quelle ripetizioni non ho più sentito parlare di Giacomo Tallone fino a quando quel mio zio, morendo, mi ha lasciato i suoi libri e le sue scartoffie. Proprio in mezzo a quelle carte ho trovato un carpettone senza alcuna intestazione esterna, contenente documenti, atti e tavole massoniche. Fra le varie tavole alcune, cadenzate mensilmente, erano firmate Giacomo Tallone. La prima 5 dicembre 1944, l’ultima 3 aprile 1945. Altre tavole portavano date diverse e una, in particolare, conteneva un’allegoria della vita articolata in sette trasformazioni.
Queste tavole hanno trasformato interamente il mio modo di essere Massone. Bisogna leggerle tutte con attenzione e umiltà. Egli, con parole semplici, ci rivela la vera essenza della Massoneria.
Il giorno in cui io e altri quattordici Fratelli abbiamo deciso di alzare le colonne di una nuova Loggia, non ho avuto alcun dubbio. Ho pregato i Fratelli di dedicarla a lui, a un uomo che non essendo un cattedratico, non avendo scritto libri di successo, non avendo occupato alcuna carica in seno ai vari organismi Massonici, è passato inosservato, sconosciuto ai più.
Quelle poche tavole che sono pervenute a me lo rivelano un vero iniziato. Un iniziato giunto alla conoscenza. Le sue
 sette trasformazioni, pubblicate nel sito ZENIT di Maurizio Nicosia, [sono presenti anche nel sito di Montesion] non possono essere che esperienze vissute e fanno percepire, a chi ha buone orecchie per intendere, il suono della parola perduta che certamente il nostro maestro aveva ritrovato.
Della sua vita e delle sue attività si sa ben poco. Come tutti coloro che privilegiano lo spirito, è vissuto solo, abbandonato dalla famiglia, circondato solo dall’affetto di quei pochi Fratelli con i quali riusciva ad intendersi. Aveva certamente un carattere alquanto spigoloso. Lo si capisce dal contenuto di una lettera di dimissioni dalla massoneria (poi rientrate) spedita a un grembiulone dell’epoca.
Nato il 26 ottobre del 1892; iniziato alla massoneria nel marzo del 1915 ed elevato a Maestro nel 1920, É stato proprietario e direttore di una scuola privata, a Messina. Durante il fascismo quella scuola ha dato da vivere a diversi fratelli che il regime non gradiva ed è stata la sede di parecchie riunioni massoniche. É morto a Messina il 10 giugno del 1956. Non so altro e altro non sono riuscito a sapere.
Pochi giorni prima della cerimonia di innalzamento delle colonne di questa Loggia, ho saputo dove era stato sepolto: reparto acattolico, campo comune, settore “A”, fila 1, posto 2.
Il giorno precedente la cerimonia sono stato al cimitero. Il campo comune della zona degli “acattolici” è in uno stato di quasi totale abbandono. Non ho trovato alcuna indicazione. Ho chiesto allora informazioni a un custode e costui mi ha mostrato dove andare.
Giunto nel luogo indicatomi, ho trovato una lapide in marmo, divelta dal terreno, insieme a due croci. Mi sono inginocchiato per esaminarle. Nella lapide vi era scritto «campo comune, settore “A”, adulti». Le due croci erano anonime. Per alzarmi mi sono appoggiato a un albero. Istintivamente l'ho guardato: è un’acacia. Un’acacia contorta, sofferente, ma con tanti virgulti che spuntano dal tronco. Non so se le spoglie mortali di Giacomo Tallone sono ancora lì sepolte. Lui, però, è senz’altro lì.

Antonio Urzì Brancati (16 Marzo 2004)

Da: www.grandeoriente.it