Questa canzone è probabilmente la più celebre di tutto il canzoniere massonico. La si trova in tutti i lavori; ed è stata una delle prime ad essere composta, attraversando la storia, senza cambiamenti significativi, ed ancora oggi è la più (talvolta l'unica) cantata regolarmente, nella Massoneria Belga francofona. Il testo sopra riprodotto, è soltanto una delle numerose versioni che circolano, e che differiscono generalmente soltanto per alcune parole, come per esempio: "Senza timore godiamo " o " senza tristezza godiamo"; "Uniamo quindi le nostre mani" o " uniamoci mano con mano " o ancora "uniamoci di mano in mano"; "Che quelle dei nostri Fratelli " o "che la Salute dei Fratelli"; "Il segnale dei nostri bicchieri " o "un segnale dei nostri bicchieri" "Non saranno più saggi" o "non saranno assolutamente più saggi" "Di giusto e di piacevole" o "di giusto e venerabile ", o ancora (come nella versione di Naudot) "di giusto e di equo" .
Una variante assai rara
è data all'ultima pagina
del lavoro
"Considerazioni
filosofiche sulla
Massoneria" del 1776, e
di cui riproduciamo in
apertura il frontespizio:
... Che non si vede sui due emisferi, Più bella società...
Piuttosto che di "brindisi alla salute", vi si legge di "società" ... come se si volesse dare alla Massoneria un contenuto più filosofico.
Un'altra variante interessante è la seguente: La sostituzione di:
Rendiamo grazie al Destino Del nodo che ci lega con:
Stringiamo il nodo divino La cui azione ci unisce
Questa variante si trova nella "La Franc-Maçonne ou Révélations des mystères des Francs-Maçons par Madame ***", lavoro pubblicato a Bruxelles, 1744. La narratrice - emule di Lady Aldworth - racconta come, disperando di potere svellere, da suo marito, le notizie che brama, assolda una portinaia per potere assistere di nascosto ad una cerimonia (dove i tre gradi sono conferiti in successione, cosa non rara all'epoca) di cui fa un racconto estremamente circostanziato - e di cui riferisce numerosi dettagli (come l'uso delle parole di riconoscenza Longitudo, Latitudo ed Altitudo supposti rappresentare le dimensioni dell'edificio, rispettivamente per i tre gradi). Ma accanto a notizie del tutto reali, ne compariranno altre abbastanza bizzarre. Di due cose una: o la storia è vera, e l'autrice, quindi, dovrebbe essere accreditata, o di una memoria assolutamente straordinaria, o di un talento per la stenografia (dice essersi munita di uno scrittoio); o si tratta di un scherzo di un massone, cosa che spiegherebbe come, per indurre i profani in errore e poterli "denunciare come tali" se tentavano di entrare in una Loggia, si sia introdotta una mescolanza di alcuni dati corretti e altri fantasiosi. Supponiamo più veritiera questa seconda ipotesi, quantunque si onesto riconoscere che i rituali dell'epoca, come lo spiega Johel Coutura, non erano ancora stabilizzati, e che, a volte, erano soltanto delle variazioni, successivamente non mantenute e di cui si sono perdute le tracce. Non sapremo mai, quindi, se la variante, sopra riportata, sia stata effettivamente utilizzata. La canzone porta qui il titolo di "Canzone d'Unione", ma questa aria è più conosciuta con il titolo di "Canzone degli Apprendisti" (è infatti il titolo della canzone che ritroveremo nel Canzoniere di Naudot, assai più antico) ed anche, a causa del suo primo verso, con "Canzone dei Compagni"; ma "Compagni" deve essere inteso qui in senso profano. Il testo può equipararsi (particolarmente per l'ultima strofa) con quello del
"Canto degli Apprendisti" delle Costituzioni di Anderson. Lo spartito invece, di Naudot, è originale. Lo spartito di questa canzone è presente anche, sotto forme musicali talvolta un po' differenti:
ed il suo testo, praticamente in tutti i Canzonieri, come per esempio:
-
In una Raccolta del 1782, così come in numerose altre raccolte dello stesso genere; Nella parte francofona del canzoniere dei 3 Globi del 1810. In due Canzonieri olandesi del 1806, tutti due ispirati dalla Lyra: quello di Holtrop, e la Musa Massonica. Nel Codice Ricreativo dei Massoni del Fratello Grenier (con la menzione: Aria conosciuta e consacrata) Nella Lyra del 1830 che pretende - a torto - di aver ristabilito il testo originale. Sulla stessa aria, presente nella Lyra Massonica, si può cantare anche un altro testo, indicato dalla Lyra come la
"Nuova Canzone d'Unione" e al canzoniere di Naudot come
"Il Seguito della Canzone degli Apprendisti". La Lyra Massonica dà anche sulla stessa aria una Canzone per salutare il T. R. G. M., quando visita una Loggia, e la sua edizione del 1787 riporta una canzone in olandese su questa aria. Nella "Raccolta preziosa della Massoneria Adonhiramita", si trova anche un
"Cantico di Chiusura" basato su questa canzone. La
"Raccolta di Cantici della Loggia Perfetta-Unione" all'Oriente di Douay (1804) l'intitola "Cantico di Chiusura" e ne da una versione un po' differente. Se la 1 strofa è classica, la 2 è la sesta del "Cantico di Chiusura della Raccolta preziosa della Massoneria Adonhiramita" :
Profani curiosi Di conoscere il nostro lavoro, Mai i vostri deboli occhi Avranno questo privilegio. Cercate vanamente (invece di: follemente) Di penetrare i nostri segreti, i nostri misteri (invece di: i nostri più profondi misteri) Saprete solamente Come bevono i Fratelli.
La 3 strofa è di nuovo classica, ma si aggiunge una quarta ed una quinta (i cui 4 ultimi versi sono: Uniamoci di nuovo mano con mano), prelevati da altre canzoni, rispettivamente (strofa 7) la "Nuova Canzone d'Unione" e (strofa 8) "Cantico di Chiusura della Raccolta preziosa della Massoneria Adonhiramita".
E che questa unità, Che tra noi incorona i misteri, Incatena qui la voluptà, Di cui si rallegrano i Fratelli. Uniamoci mano con mano ... A tutte le virtù, Apriamo i nostri cuori, chiudendo questo Loggia E che mai ai nostri Statuti, Nessuno di noi deroghi. Uniamoci mano con mano ...
L'aria è utilizzata anche da un
"Cantico di chiusura per una Loggia di adozione", e compare nella Collezione di "Cantici della Loggia La Pace Immortale" La raccolta di Orcel del 1867 dà su questa aria un "Cantico per la Catena e la chiusura dei Lavori di Tavolo".
Fratelli e Compagni
della Massoneria
I strofa (duo): Fratelli e
Compagni
Della Massoneria
Godiamo senza affanno
Dei piaceri della vita.
Muniti di un rosso bordo
(1)
Beviamo ai nostri Fratelli
Tre volte alzando i nostri bicchieri
Come prova del nostro accordo.
II strofa: Il mondo è curioso
Di conoscere le nostre opere
Ma tutti gli invidiosi
Non diventerebbero per questo più saggi.
Essi cercano invano
Di penetrare i nostri segreti, i nostri misteri,
Essi non sapranno soltanto
Come bevono i Fratelli.
III strofa: Coloro i quali cercano le nostre parole,
Vantandosi dei nostri segni,
Sono della schiera degli sciocchi
Dei nostri indegni pensieri;
É come voler prendere dai loro denti
La Luna nella sua corsa altera.
Noi stessi saremmo ignoranti,
Senza il titolo di Fratello.
IV strofa: In ogni tempo si è visto
Dei Monarchi, dei Principi,
E un certo numero di Grandi
In tutte le Provincie,
Per prendere un grembiule
Lasciare senza alcun timore i loro eserciti,
E vantarsi sempre
Di essere conosciuti come Fratelli.
V strofa: L'antichità risponde
Che tutto è ragionevole
Che non vi è nulla di meglio,
Di più giusto e venerabile,
Nelle Società,
Dei veri Massoni e legittimi Fratelli;
Beviamo anche alla loro salute,
E vuotiamo tutti i nostri bicchieri.
VI strofa: Uniamo le nostre mani,
Stiamo fermi tutti insieme,
Rendiamo grazie al Destino
Per il vincolo che ci ha uniti:
E siamo sicuri
Che non si beve sui due emisferi,
Ad una salute più illustre
Che a quella dei nostri Fratelli
1. "Muniti di un rosso bordo". L'espressione è un po' desueta, e molti sono incerti sul suo significato. Si trova una spiegazione nel "Grand Littré" del 1885: "Familiarmente: Un rosso bordo, un bicchiere pieno di vino fino al bordo. Bere dai rossi bordi. Bere a rosso bordo". Si incontra anche nella prima edizione (1694) del Dizionario dell'Accademia francese: "Si dice, bere a rossi bordi, quando si beve il bicchiere pieno". |