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State ascoltando "Canzone degli Apprendisti"

 

Il Testo è identico a quello presente nella "Lyra Massonica", dove la canzone prende il nome di: "Canzone d'Unione" Si rimanda a questa pagina per i commentari e le referenze delle altre edizioni.

La chiamata in causa di personaggi mitologici (Astrea, Marte, Nettuno, Febo) o biblici (Adamo, Jubal, Caino, Nimrod, Noè, Mosè, Salomone), un solo nome storico (quello di Vitruvio) viene formulato, faceva parte di un costume che, quantunque profondamente radicato nella cultura del tempo e rispondente ai dettami di una moda letteraria ostinatamente ancorata ai simboli e ai miti della civiltà classica e della tradizione vetero-testamentaria, si era a tal punto infiltrato nelle società segrete, e nella massoneria in particolare, da essere considerato un passaggio obbligato, un topos, un'espressione pura dell'ars rhetorica che è arte del persuadere: invocando i fantasmi di un passato, che per un verso o per l'altro doveva ritenersi sacro ed inviolabile, si consolidava l'assunto e si rinforzava la catena che doveva portare, passo dopo passo, alla conquista della verità e della luce.

 

Canzone degli Apprendisti

 

I strofa (duo): Fratelli e Compagni
Della Massoneria
Godiamo senza affanno
Dei piaceri della vita.
Muniti di un grembiule bordato di rosso
Beviamo ai nostri Fratelli
Tre volte alzando i nostri bicchieri
Come prova del nostro accordo.

II strofa: Il mondo è curioso
Di conoscere le nostre opere
Ma tutti gli invidiosi
Non diventerebbero per questo più saggi.
Essi cercano invano
Di penetrare i nostri segreti, i nostri misteri,
Essi non sapranno soltanto
Come bevono i Fratelli.

III strofa: Coloro i quali cercano le nostre parole,
Vantandosi dei nostri segni,
Sono della schiera degli sciocchi
Dei nostri indegni pensieri;
É come voler prendere dai loro denti
La Luna nella sua corsa altera.
Noi stessi saremmo ignoranti,
Senza il titolo di Fratello.

IV strofa: In ogni tempo si è visto
Dei Monarchi, dei Principi,
E un certo numero di Grandi
In tutte le Provincie,
Per prendere un grembiule
Lasciare senza alcun timore i loro eserciti,
E vantarsi sempre
Di essere conosciuti come Fratelli.

V strofa: L'antichità risponde
Che tutto è ragionevole
Che non vi è nulla di meglio,
Di più giusto e venerabile,
Nelle Società,
Dei veri Massoni e legittimi Fratelli;
Beviamo anche alla loro salute,
E vuotiamo tutti i nostri bicchieri.

VI strofa: Uniamo le nostre mani,
Stiamo fermi tutti insieme,
Rendiamo grazie al Destino
Per il vincolo che ci ha uniti:
E siamo sicuri
Che non si beve sui due emisferi,
Ad una salute più illustre
Che a quella dei nostri Fratelli