IL REGIME DELLA BILANCIA
I principi codificati i quali, secondo la Qabalah, esprimono l'adattamento dell'Assoluto alle condizioni della relatività in funzione della Ragione, sono, come è noto, le Sephiroth, consideriamo, allora, come esse si distribuiscono e si mettono in comunicazione per adempiere a questo ruolo di termini mediatori; esaminiamone, in altre parole, l’eterogeneità nel sistema. Innanzi tutto, ogni Sephirâ è considerata come contenente tutte quelle che le sono al di sotto e inclusa da tutte quelle che le sono al di sopra. Questa nozione è la prima che si presenta quando si contrappone un effetto alla sua causa totale. La causa, in questo caso, precede necessariamente l'effetto e lo include se questo ultimo non la esaurisce. Di tale natura è il primo rapporto tra l'Assoluto ed il relativo. Questa relazione primordiale, però, non è che il germe di un sistema, la virtualità di uno sviluppo tenuto ancora allo stato latente, contenuto nel suo principio. Da là, il pensiero passa ad una seconda nozione: quella della subordinazione. L'effetto allora è concepito come distaccato dalla causa; possiede una esistenza propria e si trova legato alla causa con un rapporto di dipendenza. La relazione di ipotassi trasforma in subordinazione quanto prima era inclusione. Questo si rappresenta tramite una distribuzione lineare progressiva; distribuzione che corrisponde al mito dei re di Edom, i quali non sopravvissero, tranne l'ultimo, per mancanza di nutrimento. Le tre prime Sephiroth rimasero intimamente commiste, per il fatto che tratteggiavano la struttura stessa dell'Assoluto; da questa intelaiatura scaturì il Principio di ogni Relazione. Se vi è successione decrescente di Kether a Binâ, c'è anche, in un certo qual modo, rifrazione perfetta di Binâ verso Kether. In questa ottica, la subordinazione si risolve in un'intima unione da cui avrà origine la correlazione di H’cmâ e di Binâ. Le sette Sephiroth inferiori sono, però, delle emanazione derivate, una discesa nel relativo; non sono costitutive, ma soltanto emanate. Il rapporto dell'Assoluto al relativo è, dunque, trascendente ed incommensurabile. In correlazione all'Assoluto il relativo è come un nulla; per sua stessa condizione, non può proporsi come termine di relazione. Tutto questo si traduce con il mito del racconto della morte dei re d'Edom o, che è poi la stessa cosa - con la rottura dei Vasi. [Vedere a tale proposito, dello stesso autore: "Prima del principio, caduta e restaurazione" in questa stessa sezione] Questo mondo dei re di Edom indica veramente un'epoca storica? C'è qualche rapporto tra questa distruzione e la caduta degli Angeli ribelli? Come bisogna interpretare questo dramma che rassomiglia ad uno scacco? Non cercherò di rispondere a questi interrogativi. Inconfutabile, in ogni caso, è che questa fase esprime inevitabilmente l'antinomia sollevata dal rapporto del relativo e dell’Assoluto. In realtà l'Assoluto sembra escludere tutto ciò che non si rapporti a lui; e il relativo non può intendere l'Assoluto che rendendolo relativo. I Vasi cercarono di trattenere l'Assoluto, ma si frantumarono. L'ultimo, comunque, invece di ridursi in frantumi subì una alterazione che lo ridusse ad uno stato di Caos. Sarà questo Caos, in un certo senso, il punto di fondamento, il germe della rigenerazione. La rottura dei Vasi tratteggia, inoltre, un'idea nodale: il relativo può esistere soltanto se si separa dall’Assoluto; senza separazione, non può esservi Creazione: è questa una condizione primordiale, necessaria ma non sufficiente. La rottura dei sei Vasi, che corrispondono alle Sephiroth: H’esed, Guebourâ, Thiphereth, Netzâ, Hod, Yesod e la riduzione di Malcouth allo stato di caos, sembra rappresentare la materia con le sue due funzioni. Le scorze, provenienti dalla rottura dei Vasi, corrisponderebbero alla funzione di arresto; mentre la condizione di Caos per Malcouth, corrisponderebbe alla seconda funzione della materia, quella di plasticità. Con la funzione di arresto, la materia resiste alla penetrazione spirituale; da qui le scorze; con quella di plasticità essa si combina allo spirito ricevendone la forma; e questo corrisponde bene all'idea di Base alla quale risponde Malcouth. La restaurazione dei Vasi originò l’assetto attuale delle Sephiroth, vale a dire quello stesso che noi dovremo analizzare. Questa distribuzione si opera tramite i principi del Maschile e del Femminile, posti uno di fronte all’altro, e con il regime della Metheqela (Bilancia). Tale disposizione procede per elevazione dall'inferiore verso il superiore, altrimenti detta per evoluzione. Questa attuazione è consolidata, comunque, da una discesa di principi superiori, i quali, per mitigare l'intensità del loro irraggiamento, vengono ad organizzarsi come una sorta di intelaiatura solida, sostenente tutte le cose e diffondendosi nei elementi iniziali meno elevati. Vediamo, di conseguenza, l'antinomia risolta con un criterio nuovo. L'Assoluto si incarna, in un certo senso, nel relativo, se ne riveste e lo penetra vivificandolo. Qui, il rapporto di trascendenza tra l'Assoluto e il Relativo, si muta in rapporto di immanenza. Questa trasformazione solleva, però, a sua volta ancora una antinomia; per la ragione che l'Assoluto non può perdere la propria natura, divenire in qualche modo compartecipe del Relativo ed entrare in mescolanza con lui. La soluzione è data in una maniera stupefacente con l’Adam Qadmon (l'Uomo Archetipo), nozione che sembra essere conforme a quella del Cristo sul piano metafisico. L'essenza umana può definirsi: il vivente raziocinante. Ora la Vita è ciò che è a se stessa principio e fine: o, se si preferisce, l'autonomia della Realtà. La Ragione è quella che stabilisce tutti i rapporti e di cui anche ne rende conto: è l'autonomia del Pensiero. L'uno e l'altro rendendosi immanenti alla Relatività manifestano la condizione di Assoluto, dato che sia il Pensiero sia la Vita sono attuati entrambi in dipendenza. L'Assoluto, per così dire, si fraziona allora per comunicarsi alla Relatività; ma questa dovrà essere ricondotta all'Assoluto, divenuto immanente al Relativo, con l'unione di queste due funzioni: la Vita e la Ragione dovranno in altre parole identificarsi. È in questa condizione unitiva il modo di essere perfetto che definisce l'essenza dell'Uomo; condizione realizzata dall'Assoluto nella figura del Cristo o Adam Auilah (l'Uomo Celeste), che è poi anche il fine ultimo verso il quale tendono tutti gli uomini. Non insisteremo sulla questione della compenetrazione intima dell'Assoluto e del Relativo tramite l’Uomo divino, giacché questo ci implicherebbe ad affrontare il tema molto scabro delle Persone e la vicenda della Restaurazione che ha seguito la rottura dei Vasi. Quello che è bastevole fissare ora è che il sistema sephirotico sarà distribuito secondo lo schema dell'Uomo. - L'Uomo è, innanzi tutto, un organismo pensante, vivente, vale a dire un tutto nel quale l'unità di coscienza e di vita penetrano intimamente tutte le sue parti e tutte le sue funzioni variegate e questo in ragione della molteplicità e della diversità che costituiscono il Relativo. Il sistema delle Sephiroth sarà dunque statuito come se tutte le sue componenti fossero collegate con dei sentieri e come se ciascuno di questi sentieri ne riflettesse la struttura intera. - In secondo luogo, l'Uomo appare come lo strumento di relazione tra l'Assoluto e il Relativo; e questa funzione è simboleggiata dai suoi principali organi: la testa, il cuore, gli organi genitali e le membra. Questi organi evidenziano il processo di riconnessione del Relativo all'Assoluto tramite il Pensiero, la Vita, la Generazione, la Distribuzione (braccia), il Movimento (gambe) e infine il Fondamento sulla creazione (piedi). Infine, l'uomo è strutturato secondo un equilibrio mobile, con tendenza alla dissimetria temporanea: condizione che ci riporta al regime della Metheqela (Bilancia). È della natura della Metheqela (Bilancia) che ci dovremmo occupare. Essa, nella sua condizione più semplice, ammette un asse fisso (una colonna centrale) generalmente verticale, un braccio pesatore, che forma con questo asse una T o una croce, infine due piatti sospesi alle estremità del raggio pesatore. La Metheqela (Bilancia) dà origine a tre relazioni fondamentali:
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