Domanda: Come si possono applicare le conoscenze della Qabalah nella propria vita per influire su questa?

Risposta: Bisogna comprendere innanzitutto cosa sia la vita, il suo senso, la ragione per la quale ci è data a partire da cosa comincia e come si conclude. In seguito, è possibile legarla alla Qabalah. La Qabalah ci dice che il Creatore ha creato simultaneamente tutti i mondi, ivi compreso il nostro. La Qabalah ci è data affinché la mettiamo a profitto in questo mondo.

Il Creatore ha creato l'uomo affinché questo riceva delle delizie infinite ed assolute. Per giungervi, l'uomo deve conoscere il funzionamento dell'insieme del sistema dei mondi. Le leggi del nostro mondo derivano dai mondi spirituali dove ci troviamo prima della nostra nascita e dopo la nostra morte. Solo il segmento della vita che si svolge nel nostro corpo fisico è importante per noi. La Qabalah può insegnarci come viverlo, dicendoci come trarre il massimo dagli avvenimenti che ci succedono perché, per progredire spiritualmente, l'uomo deve conoscere e deve adoperare in modo ottimale le capacità che si aprono a lui.

La natura del nostro mondo è: non animata, vegetale, animale ed umana. È cosa buona comprendere quest'anima che scende in noi come anche le leggi che presiedono al suo sviluppo. Durante la sua vita, l'uomo deve, secondo la legge dello sviluppo dei livelli spirituali, accedere al grado supremo. Gli è dato un gran numero di probabilità, se non è durante questa vita, sarà durante una successiva, o molte successive, finché raggiunge il livello richiesto.

La Qabalah è un aiuto per accelerare la strada. Il Creatore ha elaborato una formula molto interessante: o l'uomo comincia a porsi delle domande sul senso della sua vita in questo mondo senza aspettare le sofferenze, o delle sofferenze gli sono mandate per portarlo a porsi queste domande. In altri termini, o l'uomo cammina verso lo scopo di propria scelta o lo farà con la forza. La Qabalah gli propone di camminare di sua propria iniziativa, nel modo più ottimale, essendone felice.

La Qabalah può aiutare a pagare le tratte d'acquisto dell'appartamento, a riuscire negli affari, nella vita coniugale ecc.? Va da sé che questa domanda non ha luogo di essere. La Qabalah insegna come mettere in opera questo mondo nel modo più ottimale per raggiungere lo scopo verso il quale il Creatore ci spinge per mezzo di ogni tipo di dispiaceri. La Qabalah ci spiega con che bagaglio spirituale l'uomo dovrebbe lasciare questa vita, e non come può risolvere i suoi problemi personali, ma come giungere al grado supremo che è la ragione dei suoi problemi quotidiani. Le sofferenze sono mandate precisamente per elevarci spiritualmente.

Una volta che l'uomo conosce le leggi dei mondi spirituali, conosce anche ciò che gli è mandato, e per quale ragione, in quale modo può trarre il massimo da ciò che gli manda il Creatore, in quale modo agire correttamente. Spesso, non comprendiamo ciò che possiamo fare quando qualcosa ci è mandata, non sappiamo dove fuggire, a chi indirizzarci. Trovando una soluzione ai nostri problemi quotidiani come ne abbiamo l'abitudine, affrontantoli, noi ci scontriamo con nuovi problemi, perché questi spariranno solamente quando avranno adempiuto la loro funzione: spingerci verso lo scopo di questa vita.

La conoscenza delle leggi spirituali ci permette di vedere le cause e le conseguenze dei fatti, di avere in qualche modo una visione da sopra degli avvenimenti, delle loro relazioni reciproche. Le nostre azioni diventano allora ponderate, e la vita diventa differente, non sembra più senza uscita. Colleghiamo in un solo insieme tutti gli stati di prima di essere in questo mondo, nel momento del soggiorno terrestre e dopo. Si tratta di un tutt'altro livello di esistenza.

Alla nostra epoca, un gran numero di persone si pongono delle domande a proposito del senso della vita, a proposito dell'alto. La loro esperienza accumulata anteriormente durante le vite precedenti ne è la ragione.

Il Creatore ha creato le sofferenze affinché l'uomo riflettesse sul senso della vita, all'origine di questa. Con la sua riflessione, l'uomo si rivolge al Creatore senza averne consapevolezza. Il Creatore aspetta da noi il desiderio di essere in unione con Lui. Quando l'uomo prende un libro in mano, può, senza aspettare che le sofferenze lo spingono, progredire sulla strada per mezzo dello studio. É allora che le sofferenze sono provate come un diletto e l'uomo progredisce più velocemente comprendendo la ragione e l'origine di queste sofferenze. Il Creatore trasforma la sorgente delle sofferenze in sorgente di delizie. É da noi che dipende la velocità con cui progrediamo, ciò che corrisponde al nostro diritto di scelta, il nostro libero arbitro.

Il Creatore ha creato il piacere per metterlo a nostra disposizione, ma ci sprona affinché lo utilizzavamo correttamente. La nostra tendenza ai piaceri apparenti ci fa soffrire. Siamo pronti a fare qualsiasi cosa per provarne. In altri termini, le sofferenze corrispondono ad una mancanza di soddisfazione. Nessuna corsa ai piaceri conduce a qualcosa di buono perché i piaceri smettono di presentare dell'interesse appena soddisfatti e noi ci mettiamo subito alla ricerca di altro.

Il piacere sparisce appena è soddisfatto. Le sofferenze non possono mai essere soddisfatte dal piacere. Il piacere è provato solamente al limite tra le sofferenze e le soddisfazioni, al momento del primo sentimento. L'inseguimento della soddisfazione spegne sempre di più il piacere.

Questo approccio della soddisfazione ha degli effetti perversi. Affinché il piacere sia senza fine, bisogna imparare a dare agli altri. Sapendo che il Creatore desidera che proviamo del piacere, è unicamente per questa ragione che bisogna provarlo, per fare il Suo proprio piacere e non per ricercare l'autosoddisfazione.

È difficile parlare al momento di questo argomento, non esistono parole per spiegare questo meccanismo. La sua comprensione è possibile solamente quando il Creatore si apre all'uomo. É allora che questi comincia a sentire il Creatore, dopo avere attraversato il massah, lo schermo che divide il nostro mondo ed i mondi spirituali, cioè a 6000 gradi del gmar tikun, del completamento della riparazione. Ogni grado spirituale è in qualche modo un grado di rivelazione del Creatore. Il gmar tikun si produce quando l'uomo ha riparato totalmente i suoi desideri.

La prima fase dello studio della Qabalah consiste nel leggere più possibile delle opere, a fare passare attraverso di sè il più possibile delle conoscenze. La fase seguente consiste nel lavorare in gruppo, lo studente unisce allora i suoi desideri all'insieme del gruppo ed il suo recipiente cresce tanto più che lo studente si integra al gruppo. Il gruppo permette di cominciare a provare ciò che è al di là degli interessi personali e rappresenta anche il Creatore perché tutto ciò che si trova all'infuori dell'uomo è il Creatore. Niente esiste eccetto il Creatore. Per l'essenziale, il lavoro comincia e si conclude nel gruppo.

In tutte le epoche, i cabalisti hanno organizzato dei gruppi. È solamente nella cornice del gruppo e delle relazioni in seno al gruppo che gli studenti progrediscono nella loro conoscenza dei mondi spirituali. Il gmar tikun, il completamento della riparazione, corrisponde al momento in cui l'insieme dell'umanità diventerà un solo e stesso gruppo di cabalisti, la strada è lunga prima di arrivare, ma ciò comincia a diventare realizzabile. In ogni caso, le radici, le forze sono preparate al livello superiore.

Andiamo a studiare due fasi: la discesa della creatura dall'alto in basso, la sua progressione a partire dal suo pensiero, della sua condizione come il Creatore li ha concepiti, per giungere nel nostro mondo. La seconda fase corrisponde all'elevazione dell'uomo dal nostro mondo verso l'alto per raggiungere il livello supremo. L'elevazione non è certamente corporea, il corpo si trova in questo mondo, si effettua per mezzo dei progressi personali e del perfezionamento spirituale.

Alcune parole a proposito del partsuf che abbiamo studiato precedentemente. Abbiamo conoscenza di due stati: quello corrispondente al partsuf che riceve la luce e se ne diletta, il keli si chiama allora hokhma e quello corrispondente al keli che desidera dare senza riserva e se ne diletta, questo keli è chiamato binà.. Questi due kelim sono radicalmente antinomici.

C'è anche un altro stato, intermedio, che corrisponde al keli che riceve per fare piacere al Creatore, ma dimora nella maggior parte vuoto. Questo stato corrisponde a ZE'IR ANPIN, piccolo volto, perché non ha penetrato che il 10% della luce della hokhma ed il 90% della luce dei hassadim.

Il livello corrispondente alla presenza della luce della hokhma è chiamato volto, grande o piccolo, in funzione della quantità dell'or hokhma presente. L'ultimo stadio, la Malcouth, è chiamato vera creatura perché vuole ricevere appassionatamente la luce della hokhma. La luce riempe dunque interamente la Malcouth. Questo livello corrisponde al mondo dell'eyn sof, il Mondo dell'infinito, cioè di ricevere senza limiti.

Poi la Malcouth, pur continuando a desiderare di ricevere la luce come prima, decide di non utilizzare questo desiderio, perché comprende che questo desiderio di ricevere a dei fini personali la allontani dal Creatore, procede ad una prima restrizione dunque, estirpa la luce e resta vuota. Dando la luce, la Malcouth diventa, con i suoi attributi, simile al Creatore.

Il diletto provato dando senza riserva è provato come assoluto, totale. Non si spegne perché dare senza riserva significa provare l'oggetto di dare senza interrompere, pur procurando così del piacere a questo oggetto. Il piacere provato è allora illimitato in quantità come in qualità.

Creando i kelim, il Creatore ha previsto che dopo essere stati riempiti di luce, questi avrebbero acquistato gli attributi di dare senza riserva per finire di diventare simili alla luce.

Come può la Malcouth diventare simile alla luce e dilettarsi? Abbiamo detto che costruisce al di sopra di lei un schermo antagonista al suo egoismo, opposto a tutti i suoi desideri. Il 100% della luce - delizie sono poste davanti alla Malcouth, corrispondendo al suo desiderio di ricevere, diciamo 100 kg. Per mezzo dello schermo che ha una forza di resistenza che equivale a 100 kg per opporre al suo desiderio di dilettarsi, respinge tutte le delizie e decide che può accettare solamente la quantità di luce che farebbe piacere al Creatore e non a lei stessa. Accettare questa quantità di luce equivale a dare senza riserva.

La luce che giunge alla Malcouth è chiamata or yashar, la luce che è riflessa è chiamata or hozer, ed il 20% della luce che lascia penetrare dentro di se è chiamato or pnimi. La porzione importante di luce che è restata all'esterno è chiamata or makif. L'or hassadim è contenuta nella parte inferiore della Malcouth, là dove l'or Hokhma non è entrata.

È restato un reshimo di dalet di hitalbsut (informazioni sulla quantità e la qualità della luce) della condizione della Malcouth nell'Eyn sof. Per effettuare nella sua testa il calcolo che permette di ricevere i primi 20% della luce con un'intenzione orientata verso il Creatore, la Malcouth ha fatto riferimento al reshimo di dalet di histalbsut e di dalet di aviut.

Per provare la vergogna spirituale causata dal ricevere per sè, bisogna sentire innanzitutto il Creatore, sentire i Suoi attributi, percepire in Lui la qualità di Dare, avere consapevolezza della Sua magnificenza. Il paragone degli attributi divini coi nostri attributi egoisti provoca allora un senso di vergogna.

Per giungere a questo livello di sentimento, bisogna avere acquisito molte conoscenze. Appena l'uomo comprende la magnificenza del Creatore, nasce in lui il desiderio di fare qualcosa per Lui. Dare senza riserva all'Onnipotente equivale a ricevere. Possiamo osservarlo nel nostro mondo: una persona che ha la possibilità di fare qualcosa per fare piacere ad un grande uomo lo fa volentieri e se ne rallegra.

Il nostro lavoro consiste nel fare in modo che il Creatore si sveli a noi, ci mostri la Sua magnificenza, il Suo potere; ciò che vediamo serve allora da sorgente di energia per fare qualcosa per Lui. Il Creatore si svela quando l'uomo è impresso totalmente e definitivamente dal desiderio che la rivelazione si faccia in un obiettivo altruistico, cioè, allo scopo di acquistare degli attributi altruistici.

Il primo partsuf che ha ricevuto una porzione di luce è chiamato Galgalta. Dopo il bitush pnim u makif (shock reciproci dell'or pnim e dell'or makif sullo schermo al livello del tabur), il partsuf sente che non potrà resistere alle delizie della luce che si trova ancora all'esterno e che fa pressione su di lui, obbligandolo ad accettare di lasciarla introdurre. Decide allora di strappare tutta la luce. A questo livello, questa reazione non pone problemi, il partsuf non è affatto in contatto con le delizie, non li sente.

Quando respinge la luce, lo schermo si alza, si indebolisce e si unisce con la pé di rosh. Questo processo è chiamato hitsalelut, chiarimento. Quando, sotto l'azione della luce, lo schermo si abbassa, si riveste con ancora più aviut, diventa più spesso.

Dopo avere estirpato la luce del primo partsuf, resta il reshimo di dalet di hitalbsut e di ghimel di aviut. Un grado di aviut è sparito, perché il partsuf ha compreso che non può lavorare più col vecchio grado di dalet. In funzione del grado di spessore, lo schermo si abbassa dalla pé di rosh ad un livello più basso della dalet. Il livello dalet corrisponde alla pé del partsuf del galgalta ed il livello ghimel corrisponde al suo hazé (il suo petto).

La luce fa ancora una volta pressione sullo schermo a partire dall'alto, lo schermo la respinge innanzitutto poi decido di accettarla in funzione dei reshimot, ma non ad un livello più basso del tabur del galgalta, perché sotto questo, il partsuf non ha potuto neanche accettare la luce. Il secondo partsuf che si sviluppa è chiamato allora A"B.

Poi si produce di nuovo un bitush pnim u makif, una nuova estrazione della luce e restano nuove informazioni-reshimot nel partsuf: ghimel di hitalbsut, (la luce non del livello 4, come in A"B, ma del livello 3), e bet di aviut, (di nuovo perdita di un grado dell'aviut, in seguito ad un bitush pnim u makif).

Questo è perché lo schermo che si è alzato innanzitutto nella pé di A''B respingendo la luce, scende allora al livello del hazé di A''B dove si formerà un nuovo partsuf per zivug al livello dei reshimot ghimel-bet. Questo partsuf è chiamato SA''G.

Il bitush obbliga poi, di nuovo il massah ad alzarsi nella pé di rosh dei SA''G con i reshimot bet-alef, poi, in funzione di questi reshimot, si abbassa nel hazé dei SA''G di dove esce il partsuf 4 dei M"A. Poi, secondo lo stesso principio, il partsuf 5 dei BA"N si forma per zivug al livello dei reshimot alef-shoresh.

Ciascuno dei partsufim si costituisce di 5 parti: shoresh, alef, bet, ghimel, dalet. Ogni desiderio appare solamente attraverso questa catena che è costruita secondo un sistema rigoroso ed immutabile. L'ultima fase, dalet, prova i quattro precedenti desideri per mezzo dei quali il Creatore l'ha creata e dà a ciascuno dei desideri un nome che caratterizza la sua visione del Creatore ad ogni momento preciso, questo è il motivo per cui è chiamata col Nome divino, ossia YHVH (Yud He vav He). Studieremo queste lettere in seguito. Si può dire da adesso che formano lo scheletro dell'uomo, può essere grande, piccolo, in posizione orizzontale, verticale, ma la base è sempre la stessa.

Se il partsuf è riempito della luce della Hokhma, è chiamato A"B, se il partsuf contiene dell'or hassadim, il suo nome è allora SA"G. Le coniugazioni delle luci della Hokhma e dei hassadim danno adito ad attribuzione di nomi a tutti i partsufim. Tutto ciò che è descritto nella Thorah non corrisponde a niente di più che ai partsufim spirituali riempiti, in una più o meno grande proporzione, o della luce della Hokhma, o della luce dei hassadim.

Dopo l'uscita dei 5 partsufim del Galgalta, A"B, SA"G, M"A e BA"N, tutte le reshimot spariscono, cioè tutti i desideri che potevano essere riempiti con un'intenzione orientata verso il Creatore, sono saziati, lo schermo perde la totalità della sua capacità di ricevere la luce per far piacere al Creatore, può resistere solamente all'egoismo, senza ricevere niente.

Dopo la prima restrizione, la Malcouth può accettare 5 porzioni consecutive di luce. La costruzione in 5 partsufim è chiamata il mondo di Adam Kadmon. Il processo si ferma là, la Malcouth ha realizzato i suoi 5 reshimot in modo definitivo.

Vediamo che la Malcouth, interamente riempita di luce nell'eyn sof, non può riempirsi che parzialmente di luce dopo la prima restrizione per mezzo dei 5 partsufim, ed unicamente fino al tabur. Il compito consiste nel fatto che la Malcouth possa riempire anche l'ultima parte, con un'intenzione orientata verso il Creatore (sof, del tabour fino al sium raglav).

Il Creatore vuole riempire la Malcouth di delizie infinite. Bisogna creare solamente le condizioni affinché lo voglia da se stessa e possa riempire l'ultima parte e tornare così alle delizie al Creatore. Come si effettua questo processo? Lo studieremo nel prossimo corso.

Indice Dieci Lezioni


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