Spero che possa darvi una visione di insieme della scienza della Qabalah affinché, dopo avere preso conoscenza di un minimo di basi, possiate progredire poi da soli. Se desiderate continuare ad avanzare per avere una comprensione concreta dei mondi spirituali, inseguirete il vostro studio col nostro gruppo principale. Cercherò di spiegare nel modo più condensato possibile i processi che si svolgono nei mondi spirituali. Tutte le nostre conoscenze dei mondi spirituali provengono dalle persone che sono riuscite personalmente ad acquisire la percezione dei mondi spirituali e hanno descritto i meccanismi e la struttura di questi nelle loro opere. Ci hanno trasmesso anche dei metodi per imparare a conoscere questi mondi. Grazie alla metodologia così trasmessa, andiamo, pur vivendo in questo mondo, proprio come queste persone, a penetrare i mondi spirituali ed acquisire la conoscenza, riuscendo a percepire la totale perfezione, avendo una comprensione del disegno divino, e conoscere noi stessi. Il nostro corso è basato su tre sorgenti: lo Zohar di Rabbi Shimon Bar Yohai, scritto nel 4° secolo della nostra era, i lavori dell'Ari, cabalista che visse a Safed nel 16° secolo e le opere di Rav Yehuda Ashlag, il Baal Sulam che visse verso la metà del secolo scorso. Questi tre cabalisti sono una sola e stessa anima che si è incarnata successivamente in tre corpi per trasmettere ogni volta un nuovo metodo che permettesse di dominare i mondi spirituali, facilitare lo studio della Qabalah alla generazione successiva. Quest'anima è giunta all'apogeo della sua realizzazione durante la sua ultima incarnazione per dare vita a Rabbi Yehuda Ashlag, il Baal Sulam. Scendendo in questo mondo, quest'anima è giunta a tali conoscenze che ha potuto fornire delle spiegazioni esaurienti sulla struttura dei mondi spirituali, a cominciare dai loro gradi più elevati, dalla nascita della prima creatura fino al perfezionamento dell'universo. Rabbi Yehuda Ashlag ci spiega che "la Luce emana dal Creatore", è ciò che designa il desiderio di creare le creature e di fare la loro delizia. Questa fase è chiamata punto zero, (shoresh), o Kether. Poi questa luce che emana dal Creatore crea un recipiente che gli corrisponde totalmente per il suo desiderio di dilettarsi, riempe questo recipiente e fa la sua delizia. Questa fase è chiamata fase uno (alef) o Hokhma. L'attributo di questa luce è di dare senza riserva, di fare piacere, l'attributo del recipiente è di ricevere, di dilettarsi. Quando la luce penetra il recipiente, comincia a trasmettergli i suoi attributi, ed il recipiente desidera essere allora simile a questa luce, vuole dare senza riserva, ma nega di ricevere perché non ha niente da dare. Questo processo corrisponde alla fase due (bet), o Binà. Il recipiente che prova allora dell'abbattimento comincia a riflettere a proposito dello scopo della creazione che è di crearlo e di fare le sue delizie. Tuttavia, questo recipiente può dilettarsi solamente se riceve una certa porzione di luce. La fase seguente dunque corrisponde al desiderio di ricevere, diciamo, il 10% di luce, di delizie, ma con un'intenzione orientata verso il Creatore, senza ricevere il residuo della luce. Questo processo corrisponde ad una fase mista, la terza (ghimel), o ze'ïr anpin (piccolo volto). Dopo essere giunto a questo grado che è costituito da due elementi antagonisti, il recipiente-desiderio scopre che è più naturale per lui ricevere che dare senza riserva, ciò che equivale a non ricevere. L'attributo originario rinasce in lui, quello di ricevere e di dilettarsi. La luce dei hassadim che ha riempito solamente il 10% del recipiente, non può trasmettere a questo i suoi attributi di dare senza riserva, questo attributo originario che è ricevere lo predomina di conseguenza sulle trasformazioni estrinseche del vecchio desiderio di dilettarsi. A seguito a questo processo, il recipiente decide di riempirsi, di dilettarsi al 100%, di ricevere tutta la luce. Questo corrisponde alla fase 4 (dalet), o Malcouth. Questo recipiente allora riempito totalmente di luce è qualificato come autentico, è una vera creatura perché i suoi desideri emanano da sé, ciò che è differente dal recipiente della fase alef che, privo di inspirazioni personali, era riempito passivamente di luce perché tale era il desiderio della luce, del Creatore. È solamente durante la fase quattro che la creatura sceglie veramente di ricevere la luce, di ricevere ciò che emana dal Creatore. Questo primo desiderio di ricevere le delizie procurate dalla luce appare allora dentro alla creatura stessa. Le fasi di Hokhma, Binà, Ze'ir anpin e Malcouth sono chiamate le quattro fasi della diffusione della luce diretta che emana dal Creatore per creare il desiderio di ricevere, vale a dire per creare una creatura autentica. Non esiste niente eccetto il desiderio del Creatore che consiste nel fare piacere, ed il desiderio della creazione che consiste nel ricevere, a provare delle delizie. Tutto è subordinato a questo processo. Qualunque cosa possiamo dire della creazione, di tutte le fasi del suo sviluppo: non animato, vegetale, animale ed umano, tutto è desiderio di ricevere una certa porzione di luce, desiderio di dilettarsi. Il Creatore ha creato la creazione affinché, quando riceve la luce, si diletti non egoisticamente, ma con una perfezione assoluta: che prova delle delizie infinite ed illimitate. Se la luce penetra il recipiente e lo riempe totalmente, questo recipiente non può più ricevere niente, perché la luce spegne il desiderio, ed il diletto sparisce con l'estinzione del desiderio. Non è possibile ricevere senza limiti che nel caso dove l'uomo riceve con un'intenzione non orientata verso sé stesso, cioè quando si diletta per fare piacere a colui a cui dà. Per esperienza, sappiamo tutti che anche quando abbiamo molta fame e cominciamo a mangiare, alla fine di un certo lasso di tempo, acquietiamo la nostra fame al punto da non desiderare mangiare più, anche se i cibi proposti sono più deliziosi. Il piacere è provato praticamente solamente al limite tra il piacere stesso ed il desiderio di provare del piacere. Appena il piacere penetra nel desiderio e comincia a soddisfarlo, il desiderio di provare del piacere si spegne progressivamente. Se il piacere è più grande del desiderio, provoca anche della repulsione. Come trasformare il piacere in qualcosa di perfetto e infinito? Un particolare schema è stato messo a punto dal Creatore. Secondo questo schema, se l'uomo prova del piacere non di ricevere per sé stesso, ma di fare piacere agli altri, questo piacere è infinito perché dipende dalla quantità e dalla persona a cui può fare piacere, più la quantità data è grande, più quest'uomo prova piacere. Questo stato genera un'esistenza eterna, la perfezione, e corrisponde agli attributi divini. È precisamente a questo stato che il Creatore desidera portare l'insieme della creazione. Se la creatura desidera ricevere esclusivamente, si trova naturalmente in un cerchio chiuso ed ha la sensazione che è dentro a questo cerchio. Se provasse il piacere che il Creatore prova quando si diletta, si diletterebbe infinitamente, all'immagine della madre che dà senza riserva al suo bambino. Lo schema ottimale corrisponde alla perfezione. La luce non porta delle semplici delizie in se, si tratta delle delizie procurate dalla conoscenza illimitata, l'esistenza infinita, la conoscenza di se, l'analisi di se, con la sensazione di eternità, di perfezione e di diletto che impregna tutto. Questo schema ideale corrisponde al Creatore che dà senza riserva la luce alla creatura. Questa creatura consente di ricevere la luce a condizione che faccia così piacere al Creatore. Questo schema è qualificato come reciproco, porta il nome di luce riflessa, a differenza della luce diretta che emana del Creatore. Per realizzare questo schema, occorre, innanzitutto, che ci sia un desiderio che attira la luce diretta verso la creatura. Poi, la creatura pone uno schermo sul tragitto di questa luce, uno schermo che fa ostacolo alla penetrazione del diletto provato a dei fini personali e che direbbe in qualche modo che può ricevere le delizie in se, ma solo in una porzione che equivale a ciò che può dare senza riserva, cioè con un'intenzione orientata verso il Creatore. In altri termini, il seguente scambio ha luogo: il Creatore procura del piacere alla creatura, questa consente a provare, a ricevere questo piacere a condizione esclusiva che, ciò che fa, faccia piacere al Creatore. Il Baal Sulam prende l'esempio molto semplice dell'ospite e del padrone di casa. Il padrone di casa offre al suo ospite un tavolo guarnito di pietanza. L'ospite si siede, ma non osa mangiare, innanzitutto perché non vuole sentirsi in posizione di ricevere, non sa bene a che punto il padrone di casa è sincero nel suo desiderio di offrirgli il pranzo. L'ospite prova della vergogna di essere in posizione di ricevere mentre il padrone di casa la distribuisce; questo è perché questo ospite rifiuta ciò che gli è proposto per conoscere il vero desiderio del padrone di casa. Se il padrone di casa si mette ad insistere, domanda al suo ospite di fare onore a ciò che gli propone, assicurando che ciò gli farebbe piacere, allora, dopo avere rifiutato a più riprese, ma convinto totalmente adesso che farebbe piacere al padrone di casa, l'ospite si mette a mangiare, ma questa volta, si sente nella posizione di una persona che non riceve, ma che da al padrone di casa. I ruoli sono stati invertiti. Anche se è il padrone di casa che ha preparato tutte i cibi nella sua propria casa ed invita al suo proprio tavolo, comprende che il suo desiderio di fare piacere dipende unicamente dal suo ospite che detiene il successo dell'impresa e, di conseguenza, può dirigere la situazione. Il Creatore ha creato specialmente la creatura affinché, sotto l'azione della luce, cominciasse a provare un senso di vergogna ricevendo e, avendo ricorso al suo diritto di scegliere, al suo libero arbitro, giungesse al grado che si distingue per il fatto che le creature ricevono, provano delle delizie con un'intenzione non personale, ma orientata verso il piacere del Creatore. In questo caso, la creatura diventa uguale del Creatore, il Malcouth si eleva al livello del Kether ed acquista gli attributi divini. Questi attributi, queste caratteristiche, questo sentimento sfugge ad ogni descrizione, non possiamo concepirlo. Penetrare i mondi spirituali elevandosi di un solo grado di similitudine col Creatore equivale già all'eternità, alle delizie assolute ed alla Conoscenza, ma è impossibile dire qualunque cosa sia dell'ultimo livello del nostro mondo per mezzo del nostro linguaggio. La scienza della Qabalah studia lo sviluppo progressivo della creazione. La Qabalah ci parla della strada che deve percorrere il nostro mondo e tutti i mondi, l'insieme dell'universo procedendo progressivamente alla loro riparazione per giungere al livello del Creatore, del grado di perfezione e di eternità. Dobbiamo procedere a questa riparazione vivendo nel nostro mondo, nel nostro corpo, nel nostro quotidiano terrestre. I cabalisti sono giunti a questo grado di perfezione, l'hanno descritto dicendo che tutte le anime, ciascuna nel suo tempo, dovevano giungere. Finché l'ultima anima non avrà percorso questa strada, il ciclo delle anime, la loro discesa in questo mondo che è il solo luogo dove può svolgersi la riparazione, proseguirà per fare accedere essi ai mondi spirituali e raggiungere il livello del punto zero di Kether. Si pone la questione: questo processo può svolgersi durante una sola vita? No, non è possibile. Quando l'uomo nasce, un'anima si incarna in lui che è già venuta in questo mondo che è passata da certi stadi di riparazione, ha già una certa esperienza. Questo è perché gli uomini che nascono sono oggi ben più intelligenti, più sperimentati, sono più pronti alle condizioni attuali del progresso tecnico e culturale, alle trasformazioni di ogni tipo della nostra società. Il desiderio di studiare la Qabalah della nostra generazione è sempre più forte. Le anime hanno acquisito già una tale esperienza durante le vite anteriori, sono giunte a tali conoscenze che da qui a venti venticinque anni, una persona non potrà vivere senza la ricerca della conoscenza dello spirituale. In compenso, una volta, solo alcune unità tra i milioni sentivano vagamente il bisogno dello spirituale. In alcuni anni solamente sarà possibile durante una vita, e anche meno, di giungere alla conoscenza dei mondi spirituali. È il disegno della creazione, è predeterminato. Siamo tutti dei frammenti di una sola e stessa Malcouth e tutti noi siamo dotati di un attributo e di un ruolo molto preciso in questo mondo. Trasformando il nostro attributo sotto l'azione dei diversi fattori del nostro mondo e secondo il sistema specifico dello studio della Qabalah, ciascuno dei frammenti procede alla sua riparazione e, facendo questo, giunge al grado supremo. La strada dei frammenti è determinata in anticipo dall'alto. Veniamo tutti al mondo con una certa anima, con certe qualità. Nessuno di noi ha scelto la sua anima. Va da sé che la strada di ciascuno è determinata anche in anticipo. Che cosa ci resta da fare? Dov'è il nostro libero arbitro? Perché siamo degli esseri dotati di intelligenza e non degli elementi semplicemente meccanici sui quali sarebbero esercitati tali o tali azioni? In quale modo il Creatore ha preso le sue distanze rispetto a noi e ci ha dato la possibilità di esprimerci? La risposta comune a tutte queste domande è la seguente: affinché l'uomo voglia progredire da solo sulla strada della sua riparazione e della sua elevazione e che possa affrettarsi per avanzare alla velocità con la quale fa nascere in se la forza del suo desiderio. Ciascuno di noi ha l'obbligo di giungere allo scopo finale, allo scopo supremo partendo dal punto iniziale dove ci troviamo tutti. In questo processo non abbiamo libero arbitro. Noi siamo obbligati a percorrere questa strada passando da tutte le sue fasi e tutte le prove essendo legate, incorporandole progressivamente in noi, vivendo e provando la strada percorsa. La libertà significa essere d'accordo con tutto ciò che sopraggiunge in cammino, giustificare ogni tappa e scegliere la velocità massimale per fare progredire la riparazione e giungere all'unione col Creatore. Questo e solamente questo dipende dall'uomo, è in ciò che risiede l'essenza della creazione: che desidera sbarazzarsi al più presto della condizione nella quale si trovava quando il Creatore l'ha creata, che si ripara qualitativamente e, giunta al grado supremo, si unisca al Creatore. È in proporzione dell'intensità del desiderio di progredire che c'è nell'uomo che questo può chiamarsi uomo, nel caso contrario, è un individuo impersonale. La Qabalah è la sola scienza che sviluppa nell'uomo una personalità indipendente, individuale e libera. Le quattro fasi della formazione di un keli si distinguono tra esse dal desiderio di dilettarsi, (aviut significa spessore). Nella fase zero e nella fase alef, questo desiderio non esiste. Più la creatura si allontana dal Creatore, più il desiderio di dilettarsi è forte, più è grossolano, egoista, più questa creatura desidera ricevere a dei fini personali. La quarta fase, la Malcouth, è totalmente egoista, è desiderio che emana della sua propria decisione. Ciascuna delle quattro fasi seguenti si trova una nell'altra: il Kether si trova nella Hokhma, tutte e due sono nella Binà, tutte e tre sono in Ze'ir Anpin, la Malcouth comporta le quattro fasi. Ciascuna delle fasi precedenti sostiene la fase seguente e ne assicura l'esistenza. La quarta fase ha ricevuto l'insieme della luce che l'ha riempita totalmente. Sappiamo che quando la luce riempe il recipiente di delizie (tanto più che il recipiente desidera ricevere ed attira in se la luce), questo recipiente riceve da lei l'attributo di dare senza riserva. Questo è mentre la Malcouth comincia a provare che il suo attributo è totalmente all'opposto di quello della luce. Prende allora coscienza del suo egoismo rispetto all'attributo di dare, ciò sviluppa in lei un tale senso di vergogna che smette di ricevere la luce e rimane vuota. Il rigetto della luce fuori dalla Malcouth è chiamato prima restrizione (tsimtsum alef). Una volta che è vuota, la Malcouth entra in qualche modo in stato di equilibrio con l'attributo di dare: nessuno dei due riceve e nessuno dà, non c'è nessuna reciprocità di piacere. Come fare in modo che la Malcouth sia uguale al Creatore? Allo stesso modo che nell'esempio dell'ospite e del padrone di casa. La Malcouth respinge tutta la luce che gli giunge perché non vuole sentirsi in posizione di ricevere, poi pone la condizione che accetterà una porzione di luce in se, ma questa volta, non per dilettarsi, ma perché vuole fare piacere al Creatore, perché sa che desidera che si diletti. Un tale modo di ricevere equivale allora a dare senza riserva, e la Malcouth non è più in posizione di ricevere, ma di dare. Vediamo che affinché appaia un autentico desiderio, la luce deve passare da quattro fasi. Un processo analogo si svolge coi nostri desideri qualunque siano. Prima che un desiderio si manifesta in noi, passa da tutte le fasi dello sviluppo della luce che emana del Creatore finché lo sentiamo in noi. Senza la luce, non può esserci desiderio. La luce è originaria, il desiderio appare in secondo luogo. Studiamo la struttura della creazione (Figura 1), creata durante la fase quattro. La luce che emana del Creatore è qualificata come diretta, (or iashar), la luce che respinge la Malcouth è qualificata come riflessa (or hozer), la luce che penetra parzialmente nel recipiente è qualificata come interiore (or pnimi). Figura 1
L'ospite è a tavola davanti alle pietanze ed il padrone di casa, rifiuta tutto, poi decide di mangiare un poco, questa volta per fare piacere al padrone di casa benchè, con gli occhi, sia pronto ad inghiottire tutto. Diversamente, qui, bisogna utilizzare i suoi desideri egoisti, ma con un'intenzione altruistica. Quando l'ospite comincia a soppesare, comprende che non può, per fare piacere al padrone di casa, accettare tutto il pasto, ma solamente una piccola porzione. È la ragione per la quale la creatura, dopo avere operato una restrizione, può accettare con altruismo una piccola proporzione della luce, diciamo, il 20%, ma respinge l'80% restante. Questa parte della creatura in cui è presa la decisione relativa alla porzione di luce che penetrerà con un'intenzione orientata verso il Creatore, è chiamata rosh (testa). La parte della creatura nella quale penetra la luce è chiamata guf (corpo, parte interiore), e la parte della creatura che resta vuota è qualificata come finita (sof), è il luogo dove la creatura procede ad una restrizione, non vuole più accettare la luce. Alcune denominazioni sono date alle parti della creazione per analogia al nostro corpo. Non ci sono denominazioni, cifre, etichette nei mondi spirituali. È tuttavia più semplice utilizzare delle parole. I cabalisti hanno scelto per esprimersi una lingua molto semplice: come tutto ciò che esiste nel nostro mondo emana dai mondi spirituali, in basso essendo legato direttamente in alto, ogni elemento del nostro mondo essendo legato ad ogni elemento dei mondi spirituali, e che tutto nel nostro mondo porta un nome, prendono la denominazione dell'elemento del nostro mondo per designare l'elemento spirituale che lo genera. Prendiamo l'esempio di una pietra nel nostro mondo, c'è in alto una forza che genera questa pietra, chiameremo dunque questa forza pietra. La sola differenza è che la pietra "spirituale" è una radice spirituale dotata di attributi particolari ai quali corrisponde, nel nostro mondo materiale, un ramo che porta il nome di pietra. É così che è stata creata la lingua dei rami che permette, adoperando dei nomi, delle denominazioni, delle azioni del nostro mondo, di sottintendere degli elementi e delle azioni dei mondi spirituali. Tutti i santi libri sono scritti in questa lingua. Né la Thorah, né il Talmud, né altre opere simili contengono alcuna parola che designa il nostro mondo materiale benchè tutti siano scritti per mezzo di una lingua del nostro mondo. Ogni elemento del nostro mondo che è rievocato in questi libri sottintende l'elemento corrispondente nei mondi spirituali. É per questo che la parte dei mondi spirituali che fa l'oggetto di un'analisi, di un calcolo, è chiamata rosh (testa) (figura 2), e la parte dello schermo che è localizzato al di sopra della Malcouth e lascia penetrare la luce, è chiamata pé (bocca). La parte nella quale penetra la luce è chiamata guf (corpo). La linea che esercita una restrizione sulla penetrazione della luce nel guf, è chiamata tabur (ombelico). La parte estrema che rimane senza luce è chiamata sium, fine. L'insieme dell'elemento costituisce la creazione, l'anima, la Malcouth. Dunque, dopo avere ricevuto il 20% di luce, il partsuf comincia ha provare la pressione esercitata dell'esterno dalla luce avvolgente (or makif) che direbbe in qualche modo che la porzione di luce ricevuta è così buona, e che ne resta talmente all'esterno che sarebbe buono apprezzarne ancora un poco. Sappiamo tutti che non è meglio provare piacere del tutto che provarne appena un poco. Il piacere comincia a fare pressione e dall'interno e dall'esterno, diventa molto più difficile resistere. Finché il partsuf non ha accettato niente, può restare per molto tempo allo stato iniziale, ma dopo avere apprezzato la luce, le delizie che procura fanno pressione dall'interno e dall'esterno. Se il partsuf accetta di lasciare penetrare ancora in lui un poco di luce, è già per il suo proprio piacere, perché la forza di resistenza al suo egoismo può agire solamente sul 20%. Il partsuf non è d'accordo. Non è a questo scopo che ha effettuato una prima restrizione. Respinge dunque un tale passo e non gli resta più che una sola uscita: rigettare fuori da lui la luce per ritornare allo stato iniziale dove era prima di accettare la luce. È ciò che fa. Figura 2
La pressione esercitata simultaneamente dall'or pnimi e dall'or makif sul tabur è chiamato bitush (shock), pnim u makif (dell'interno e dell'esterno)". Come si effettua la penetrazione della luce, nel caso presente il 20%, nel guf? Lo schermo che era installato al principio al livello di pe di rosh, [la parola "di" in aramaico designa l'appartenenza come in italiano, la bocca della testa], discende sotto l'azione dalla luce del 20% al di sotto del guf fino alla linea del tabur. Nel momento in cui la luce è rigettata fuori dal guf, lo schermo si eleva progressivamente del tabur nella pe di rosh, respingendo in qualche modo la luce fuori dal guf. Prima della penetrazione della luce nel guf, il partsuf aveva in testa l'informazione concernente la luce, conosceva le delizie che comporta, l'intensità della forza di resistenza all'autocompiacimento è in proporzione dell'intensità del desiderio del partsuf. In funzione della notizia che è rimasta in lui a proposito del suo stato quando era riempito totalmente di luce, prima della restrizione del desiderio nel Mondo dell'Ein Sof, e dello stato dopo la restrizione, il partsuf conserva il ricordo del passato, un'iscrizione particolare in lui che è chiamato reshimo. Che cosa esista nello spirituale? Niente eccetto il desiderio di dilettarsi e le delizie che possono soddisfare questo desiderio. L'Aviut designa il desiderio, la notizia relativa al desiderio nel partsuf, ed il diletto (itlabshut) corrisponde alla luce che si vestirebbe in qualche modo di un keli. Si può dire ancora che non esiste che il Creatore e la creazione. Dello stato precedente, resta sempre un reshimo dell'itlabshut ed un reshimo dell'aviut. Questi due parametri sono largamente sufficienti per caratterizzare lo stato precedente del partsuf. Dopo avere rigettato la luce, ogni partsuf ha perfettamente conoscenza di ciò che provava nel momento in cui la luce era presente nel suo guf, ha già questa esperienza, sa come agire poi ed i calcoli che può fare. Adesso, il partsuf della figura 3 comprende che non può trattenere il 20% di luce, decide di apprezzarne il 15%, anche con un'intenzione orientata verso il Creatore. Per fare questo, deve scendere più basso, cioè, il suo rosh e la sua pe saranno sotto il livello del partsuf precedente. La luce che colpisce lo schermo è respinta, non ne penetra, diciamo che il 15%. Come distinguiamo l'itlabshut e l'aviut? Il calcolo si fa a partire dall'Olam Ein Sof mentre la Malcouth (aviut dalet) è riempito totalmente da tutte le forze della luce che gli corrisponde (itlabshut dalet) cioè la caratteristica di questa Malcouth riempita di luce corrispondeva a dalet di dalet (Malcouth di Malcouth). Il partsuf seguente detiene già delle informazioni sulla sua capacità di riempire di luce l'aviut-desiderio ghimel unicamente. E così via. Ogni seguente partsuf abbassa di più la capacità di riempire il suo guf di luce con un'intenzione orientata verso il Creatore. Ci sono 25 partsufim partendo dall'alto. Quando arriva il turno dell'ultimo partsuf, la sua parte inferiore supera la linea di separazione dello schermo, il massah, tra i mondi spirituali ed il nostro mondo. É allora che brilla nel nostro mondo. Il nostro mondo è un stato della Malcouth che si distingue per l'assenza di schermo. Figura 3
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