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© Federico Pignatelli

 

[1] I passi dello Zohar che si citano, sono ripresi dalla  traduzione italiana, letterale, a cura del carissimo Fratello Federico P. [Torna al testo]

[2] La Qabalah indica con la parola “Bilancia”, quanto è costituito dal principio maschile e da quello femminile equiponderati. La Tradizione ebraica rappresenta l’Inconoscibile, rivelato sotto forma umana, la quale racchiude dieci categorie di proprietà chiamate Sephiroth. La Corona (Kether) è la testa; la Saggezza (H'ocma) e l’Intelligenza (Binah) sono le spalle; la Misericordia (H'esed) e il Rigore (Guebourâ) corrispondono alle braccia, la Bellezza (Tiphereth) al petto; la Vittoria (Netzâ) e la Gloria (Hod) sono le gambe; la Base (Yesod) il membro genitale, il Regno (Malkouth) è l’ultima Sephirâ la quale a sua volta rivela anche essa una persona, ma raffigurata di schiena. Il Regno in stato di unione con le altre nove Sephiroth, realizza l'uomo completo. Questo è quanto indicato con:  “Il mistero della Bilancia”. [Torna al testo]

[3] L’espressione “Re del tempo antico” indica le “scintille” generate da Binah (l’Intelligenza). Esse erano senza radice nell’Antico sacro (Kether). Queste scintille sono i primi mondi ai quali si erano mischiate alle “scorze”, in altre parole degli elementi impuri. Questi mondi primordiali furono distrutti. [Torna al testo]

[4] Altra possibile traduzione: “Le loro corone non furono rinvenute”. [Torna al testo

[5] Si tratta di Aïn Soph. La Testa la più desiderabile: letteralmente “il Principio dell’Amore di tutti gli amori” (Rescha d’kissoupha d’kol kissouphim), è Aïn Soph l’Infinito. Esso, comparato alla luce, era di un tale splendore sovrabbondante, impossibile da contemplare, si dotò, quindi, di “vesti” che attenuarono il suo fulgore. La sua “nuova” presenza fu configurata in cinque “persone”: il Grande Viso (Macroprosopo), il Padre (Hocmah), la Madre (Binah), il Piccolo Viso (Microprosopo Tiphereth) e la Sposa del Piccolo Viso (Malkouth). La descrizione di questi “abiti” sotto le espressioni di cranio, rugiada cristallina, lana finissima ecc. è sviluppata in seguito. [Torna al testo]

[6] In altre parole, che esiste negativamente. Secondo il manoscritto di Mantova (Knorr), questa espressione indicherebbe l’Antico Sacro (Anika). In altre parole la Bilancia è stata sospesa all’Antico Sacro. Esso è il NULLA (Aïn), il che vuol dire: egli è come se non fosse. Esiste negativamente in rapporto alla comprensione che noi possiamo averne. [Torna al testo]

[7] I Re di cui è fatta in precedenza menzione. Confrontare anche Idra Zouta al foglio 292b: “Prima che il mondo attuale fosse creato, la faccia non guardava la faccia, per questo i mondi preesistenti furono distrutti, infatti furono creati senza formazione (perfetta). Per tale ragione questi mondi incompiuti sono chiamati fiamme volanti (comete) scintille… Simili mostri effimeri furono pesati nella Bilancia, in altre parole grazie all’organizzazione del principio maschile e di quello femminile le scintille destinate all’estinzione sussistettero”. [Torna al testo]

[8] Quello dell’Antico. [Torna al testo]

[9] La comprensione di questi passaggi, segue quanto Sarug ne scrive nel suo Limudei Aziluth. In questo testo, esso, descrive dettagliatamente la struttura di questa veste. La sua lunghezza, dice, era formata dagli alfabeti del Sepher Yezira e aveva 231 porte (vale a dire 231 combinazioni delle 22 lettere dell’alfabeto ebraico) che formeranno l’archistruttura del pensiero divino. La sua larghezza era composta da un’elaborazione del Tetragramma secondo il valore numerico delle quattro possibili ortografie dei nomi interamente scritti delle lettere, cioè il nome 45 (hm), il nome 52 (bn), il nome 72 (bu) e il nome 63 (gs), che erano la trama e l’ordito situati in origine nell’orlo di questa veste. La grandezza della veste era doppia rispetto all’area necessaria alla creazione di tutti i mondi. Dopo essere stata intessuta, fu piegata in due, una metà di essa ascese, e le sue lettere si posero dietro le lettere dell’altra metà. I nomi 45 e 52 furono posti dietro ai nomi 72 e 63, e di conseguenza l’ultima yud del nome 63 rimase senza compagna nella veste piegata. Questo piegamento costituì una contrazione della veste su metà della sua area, e, con la rimozione di metà della stessa dal posto precedente, in Aïn Soph si creò qualcosa che non era più compartecipe della sua essenza. Tutto ciò che rimase in questo quadrato primordiale, fu la yud non abbinata, che assunse il compito dinamico di trasferire la luce di Aïn Soph, la quale si diffondeva in cerchi, all’area vuota prodotta dal ripiegarsi della veste. In questo spazio vuoto, sono resi manifesti tanto il residuo (reshimu) della rimanente luce delle sua essenza e parte della luce di Aïn Soph, che agisce come l’anima che sostiene tutto e senza la quale tutto ritornerebbe come prima a Aïn Soph. Anche quest’anima si contrae in un punto, inoltre, i vari movimenti dello zimzum e le ascese e le discese della yud producono ancora altri punti nello spazio che costituiscono il primordiale mondo dei punti (olam ha nekudot), che in questa fase non ha ancora una struttura definita e in cui le luci divine esistono in uno stato atomizzato, puntiforme. Soltanto con il ritorno della yud, che ascende a Aïn Soph e da esso ridiscende, viene creata quella luce superna nello spazio primordiale che è conosciuta con il termine tehiru o materia primordiale di ogni essere. [Torna al testo]

[10]Per formare la plenitudine di un nome, lo si compita e gli si assegna per valore numerico, la somma dei valori che corrispondono a tutte le lettere che intervengono nella compitazione. Così, per il Tetragramma scritto normalmente avremo come valore numerico 26, vale a dire: y =10+ w =6+ h=5.  Per avere il valore della sua plenitudine si compiterà la lettera yud nella seguente maniera: ]wy; il cui valore sarà y =10 + w = 6 + ] = 4. Totale 20. Si procederà parimenti per tutte le altre lettere. Considerato, però, che si ammettono diverse maniere di compitare la h e la w, si avranno per il Tetragramma (e per i nomi hyha e \hla, in cui le due lettere sono presenti) diverse plenitudini. A seconda che la compitazione avviene in y, o in h; o ancora in a, la plenitudine è detta yodata, héata, alephata. La lettera h; può compitarsi yh = 15, o hh = 10 oppure ah = 6. La lettera w può compitarsi wyw = 22, o vav = 13 oppure ancora ww = 12. Combinando, queste diverse compitazioni tra loro, in tutti i modi possibili, si otterranno per il Tetragramma 9 o 27 plenitudini a seconda che le due h saranno trattate nell'identica maniera. In ogni caso, soltanto le quattro seguenti sembrano avere, per la Qabalah, importanza: yh wyw yh ]wy = bu = 72; yh vav yh ]wy = gs = 63; hh ww hh ]wy = hm = 45; ah vav ah ]wy = bn = 52       [Torna al testo]

[11] La caduta di H’esed fece girare la schiena al Padre, quella di Guebourâ alla Madre e le discese delle loro posteriorità in cinque Chasadim (Benignità) e cinque Geburoth (Rigori).­  La caduta di Tiphereth portò questi dieci elementi in Yesod della Madre. La caduta di Netzâ fece girare la schiena ad Israël Sabha; quella di Hod a Thebounah. La caduta di Yesod fece cadere i 10 elementi in Malcouth. 

 

I vasi caddero in Briah ma le luci corrispondenti discesero senza uscire da Atziluth, nella maniera seguente:

 

Caduta del Vaso

Caduta della Luce

Daath

  

Malcouth di Atziluth

  

H'esed

Binâ

 

Yesod di Atziluth

Binâ

H'cmâ

Guebourâ

H'cmâ

 

Netzâ

 

Tiphereth

Kether

 

Tiphereth

Kether

Netzâ

Netzâ

 

Guebourâ  

Guebourâ

  

H'cmâ

Hod

   

Yesod

Tiphereth

Yesod

Daath

Daath

  

Malcouth

H'esed

Guebourâ

  
  

Malcouth

   

La situazione dei Vasi in Briah, dopo la loro caduta era:

 

Briah

 
 

Kether 

(Vaso di Tiphereth)

 

Binâ

 

H'cmâ

 

Daath

 

Guebourâ  

 (Vaso di Yesod)

 

H'esed 

(Vaso di Malcouth)

 

Tiphereth 

(Vaso di H'esed)

 

Hod

(Vaso di Hod)

 

Netzâ 

(vaso di Netzâ)

 

Yesod

 (Vaso di Guebourâ)

 
 

Malcouth 

(Vaso di Daath)

 

 

Così, qui il vaso Daath va al fondo al posto di Malcouth. I vasi di Yesod e di Malcouth salgono in Briah, ad un grado superiore al loro rango: occupano i posti di Guebourâ ed H’esed e, reciprocamente, Guebourâ ed H’esed, quelli di Yesod e Malcouth. Le luci di Yesod, Malcouth e Daath salirono. Netzâ e Hod si posizionano ai loro luoghi corrispondenti. Le loro luci sono spinte da un ternario. Il vaso di Tiphereth è spinto al rango di Kether e la sua luce rimane nel suo luogo. In questa maniera, tutte le luci delle Sephiroth Guebourâ ed H’esed sono prima abbassate di un ternario poi rialzate in Binâ ed H’cmâ. H’esed e Netzâ hanno occupato i loro posti. La luce di Tiphereth non ha subito spostamenti. È Kether che, invece, è sceso ad avvolgere Tiphereth ed alzarla ma in Briah. Per i vasi, c'è un basculamento intorno alla linea Hod Netzâ ed interscambio del verticale e dell'orizzontale. I vasi della linea mediana vengono a formare, qui, un triangolo superiore. [Torna al testo]

[12] Per comprendere questo testo immaginiamo un cilindro formato da sue generatrici (rappresenta le Sephiroth rettilinee) Questo cilindro sarà cinto, alla sua base, da anelli paralleli che rappresentano le Sephiroth circolari corrispondenti.  Ma il cilindro a sua volta, circonda altri anelli che sono le Sephiroth circolari del grado inferiore. Questi anelli a loro turno circondano il cilindro costituito dalle Sephiroth rettilinee corrispondenti e così via. Le luci ambienti a loro volta cingono i vasi e le luci interne. Ora, per le luci ambienti dell’esterno all'interno, siamo scesi da Atziluth a Briah. Per le luci interne ed i vasi risaliremo da Asiah ad Atziluth avvicinandoci al centro. Così Atziluth si troverà alla periferia ed al centro. Si può caratterizzare matematicamente questa disposizione con un'involuzione di punti, vale a dire quella in cui le coppie di punti si avvolgono; il centro di involuzione e l'infinito sarà occupato da Atziluth, mentre Asiah occuperà uno dei centri dell'involuzione. [Torna al testo]

[13] “La Théodicée de la Kabbale”. [Torna al testo]

 

 

Indice della Sezione

I PreliminariLe Luci e i VasiLa Rottura dei Vasi •  Le Tre Teste Microprosopo

Le Gerarchie  Le Pienezze Le Note