Nulla Muore, ma i cambiamenti sono erroneamente chiamati morte e dissoluzione
Dobbiamo ora parlare, o figlio mio, dell'anima e del corpo, dell'immortalità dell'anima, della costituzione del corpo e della sua decomposizione. Poiché la morte non esiste affatto: la parola "mortale" è priva di senso, oppure, per la caduta della prima sillaba, si disse "mortale" invece di "immortale". La morte sarebbe la distruzione e nulla si distrugge nel mondo. Poiché il mondo è il secondo Dio, un animale immortale, nessuna parte d'un essere vivente e immortale può morire. Ora, tutto fa parte del mondo, soprattutto l'uomo che è animale ragionevole. Il primo essere è l'eterno, l'increato, il Dio creatore di tutte le cose. Il secondo è fatto a sua immagine: è il mondo generato, conservato e nutrito e fatto da lui immortale come dal proprio padre: è dunque sempre vivente essendo immortale. L'immortalità differisce dall'eternità: l'eterno non è generato da un altro; non s'è fatto da sé, ma si crea eternamente. Chi dice eterno, dice universale. Il Padre è eterno di per sé: il mondo ha ricevuto dal Padre l'eternità e l'immortalità. Con tutta la materia che aveva in suo potere, il Padre fece il corpo dell'universo: gli diede forma sferica: ne fissò gli attributi e lo rese immortale ed eternamente materiale. Possedendo tutte le forme, il padre sparse i suoi attributi nella sfera e ve li chiuse come in una caverna volendo ornare la sua creazione con tutte le qualità. E fece immortale il corpo dell'universo perché la materia, volendo dissolversi, non tornasse nel disordine che le è naturale. Poiché quand'era priva di corpo, la materia era disordinata. E ne conserva anche quaggiù una debole traccia nella facoltà di aumentare e diminuire che gli uomini chiamano <>. Questo disordine non si produce che negli animali terrestri; i corpi celesti seguono l'ordine unico che hanno avuto dal Padre fin dal principio e che si conserva indissolubile per la reintegrazione di ciascuno di loro. La reintegrazione mantiene i corpi terrestri: la loro dissoluzione li restituisce ai corpi indissolubili cioè immortali, cosicché c'è privazione di sensazioni e non distruzione dei corpi. Il terzo animale è l'uomo, fatto ad immagine del mondo: e, per la volontà del Padre, possiede in più degli altri animali terrestri l'intelligenza; è in rapporto, mediante la sensazione, col secondo Dio, mediante il pensiero col primo, e vede l'uno come corporeo, l'altro come l'essere incorporeo, l'intelligenza del bene.
Tat: Quest'animale non muore dunque? Ermete: Parla bene, figlio mio, e comprendi chi è Dio, il mondo, l'animale immortale, l'animale soggetto a dissoluzione, e comprendi che il mondo viene da Dio ed è in Dio, che l'uomo viene dal mondo ed è nel mondo. Il principio, il contenuto, la costituzione di tutte le cose è Dio. Indice Introduzione Ermete Trismegisto Il Discorso Universale Il discorso Sacro Della Monade Il Dio invisibile è visibile Il Bene è solo in Dio Il Male Nulla muore Il Pensiero La Chiave Dell'Intelligenza comune Dell'Ordine e del Silenzio Della Saggezza |