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Il Bene è solo in Dio e non altrove


Il bene, o Asclepio, non è in nessun'altra parte fuorché in Dio o, piuttosto, il Bene è sempre lo stesso Dio. Se è così, deve essere un'essenza immutabile, increata, presente ovunque, avente in sé un'attività stabile perfetta, compiuta e inesauribile. L'unità è il principio di tutto il bene, è la sorgente di tutto. Quando dico "bene" intendo ciò che è interamente e sempre buono. Ora questo bene perfetto non si trova che in Dio poiché non v'è nulla che a lui manchi e il desiderio non può renderlo cattivo; non v'è nulla che egli possa perdere e non può quindi affliggerlo la perdita; il dolore è una parte del male. Non v'è cosa più forte di lui e che possa vincerlo; non v'è cosa eguale a lui che possa nuocergli o inspirargli un desiderio. Nulla c'è che possa, disobbedendogli, eccitare la sua collera, e nulla di più saggio che egli possa invidiare. Essendo tutto ciò estraneo alla sua essenza, che colpa resterà a lui se non il solo bene? E siccome in questa essenza non c'è nulla di cattivo, il bene non può trovarsi in nessun altro. La diversità esiste in tutti gli esseri particolari, piccoli o grandi, ed anche tra il più grande e il più forte di tutti gli esseri viventi. Gli esseri generati sono pieni di passioni e la nascita stessa è una passione. Ora dove c'è passione non esiste il bene e là dove è il bene non c'è passione, allo stesso modo che il giorno non è la notte e la notte non è il giorno. Il bene non può dunque esistere nella creazione, ma soltanto nell'increato. E come tutte le cose partecipano della materia, così pure partecipano del bene: in questo senso il mondo è buono perché produce degli esseri possibili. Nell'uomo, quando si tratta del bene, si fa per comparazione col male; quaggiù tutto quello che non è cattivo, è buono, e il bene è una particella del male. Ma il bene non può essere interamente privo del male quaggiù; si altera per la mescolanza con esso, e allora cessa di essere il bene e diventa il male. Il bene esiste dunque in Dio soltanto, ossia Dio è il bene. Tra gli uomini, o Asclepio, il bene non esiste che di nome, ma non di fatto perché sarebbe impossibile. Il bene è incompatibile con un corpo materiale circondato d'ogni parte dal male, dal dolore, dai desideri, dagli errori, dalle false opinioni. Ma il peggio di tutto, o Asclepio, è che si ritenga quaggiù come bene ciascuno dei mali che bisognerebbe evitare, ed il massimo: gli eccessi del ventre, l'errore che si trascina dietro tutti i mali e che ci allontana dal bene. In quanto a me, io ringrazio Iddio perché ha messo nel mio intelletto la conoscenza del bene, poiché il bene di per sé stesso non può esistere nel mondo essendo questo pieno d'ogni male. Iddio invece è la plenitudine del bene o il bene è la plenitudine di Dio. L'eccellenza del bello sfolgora attorno a questa essenza ed è forse là che appare nella sua forma più trasparente e più pura e quasi essenza del bene. Non temiamo di dirlo, o Asclepio; l'essenza di Dio - se Dio ha un'essenza - è la bellezza. E il bello è anche buono. Il bene poi non può trovarsi nel mondo: tutti gli oggetti visibili non sono che immagini e ombre. Il bene e il bello bisogna cercarli oltre a ciò che cade sotto i nostri sensi, e l'occhio non può vederli perché non può scorgere Iddio: essi sono le parti integranti di Dio, i caratteri propri, inseparabili ed assai desiderabili che egli ama e dai quali è amato. Se tu puoi comprendere Iddio, tu comprenderai il bene e il bello, il fulgidissimo saggio divino, l'incomparabile bellezza, il bene senza pari, come Dio stesso. Quando tu comprendi Iddio, comprendi pure il bello e il bene: essi non sono comunicabili agli altri animali perché non possono separarsi da Dio. Quando tu cerchi Iddio, cerchi la bellezza. Una sola è la via che vi ci conduce: la pietà unita alla Gnosi. Gli ignoranti, quelli che non vanno per la via della pietà, osano chiamar l'uomo bello e buono; lui che non ha visto neppure in sogno ciò che sia il bene e che è circondato da tutte le parti del male e che ritiene il male come bene e se ne nutre senza mai saziarsi, ne teme la perdita e si sforza non solo di conservarlo, ma di accrescerlo. Queste cose, che gli uomini trovano buone e belle, o Asclepio, noi non possiamo né evitare né odiare, poiché quello che c'è di più duro è che noi ne abbiamo bisogno e che non potremmo vivere senza di esse.

 

Indice

Introduzione Ermete Trismegisto Il Discorso Universale Il discorso Sacro Della Monade

Il Dio invisibile è visibile Il Bene è solo in Dio Il Male Nulla muore Il Pensiero

  La Chiave   Dell'Intelligenza comune Dell'Ordine e del Silenzio Della Saggezza