Amati fratelli, vi abbiamo resi attenti con il nostro ultimo scritto sul più alto di tutti i misteri: il possesso reale di Dio; è necessario farvi piena luce su questo argomento. L'uomo, fratelli cari, è infelice in questo mondo perché è formato di una materia distruttibile e soggetta a tutte le miserie. Il fragile involucro, che è il corpo, l’espone alla violenza degli elementi; il dolore, la povertà, la sofferenza, la malattia, ecco la sua sorte. L'uomo è disgraziato, perché il suo spirito immortale languisce nei legami dei sensi; la luce divina è rinchiusa in lui; guidato dal chiarore intermittente della sua ragione sensoriale, cammina vacillando sulla via del suo pellegrinaggio; torturato dalle passioni, smarrito dai pregiudizi e nutrito dagli errori, si immerge da un abisso di miseria all'altro.

L'uomo è infelice perché è malato di corpo e di anima, e non possiede nessuna vera medicina, né per il suo corpo né per la sua anima. Coloro che dovrebbero condurre gli altri uomini, guidarli al benessere e governarli, sono degli uomini come gli altri, anch’essi fragili e soggetti ad altrettante passioni, esposti parimenti a molti pregiudizi. Così, che sorte può aspettare l'umanità? La maggioranza sarà sempre disgraziata? Non v’è salvezza nel complesso?

Fratelli, se l'umanità sarà mai capace di elevarsi ad uno stato felice, tale stato potrà essere possibile solo alle seguenti condizioni: in primo luogo, la povertà, il dolore, la malattia e la miseria devono diventare più rare. In secondo luogo, le passioni, i pregiudizi e gli errori devono diminuire.

É possibile questo partendo dalla natura umana corrotta, quando l'esperienza ci ha provato di secolo in secolo come la miseria non fa che cambiare in un'altra forma di miseria; come le passioni, i pregiudizi e gli errori provocano sempre lo stesso male; quando pensiamo che tutte queste cose non fanno che cambiare forma e che gli uomini, in ogni secolo, sono sempre gli stessi uomini fragili? C'è un giudizio terribile pronunziato sulla specie umana, e questo giudizio è: gli uomini non possono diventare felici finché non saranno saggi. Ma non diventeranno saggi, finché la sensualità dominerà sulla ragione, finché lo spirito languirà nei legami della carne e del sangue. Dov’é l'uomo che è senza passioni? Che si mostri! Non portiamo tutti più o meno le catene della sensualità? Non siamo tutti degli schiavi? Tutti dei peccatori?

Sì, fratelli, confessiamo che siamo gli schiavi del peccato. Questo sentimento della nostra miseria eccita in noi il desiderio di redenzione; rivolgiamo i nostri sguardi in alto, e la voce di un angelo ci annuncia: I dolori dell'uomo saranno confortati. Gli uomini sono malati di corpo e di spirito. Così questa malattia generale deve avere una causa, e questa causa è nella materia di cui l'uomo è composto. Il distruttibile rinchiude l'indistruttibile; la luce della saggezza è legata nelle profondità dell'oscurità; il fermento del peccato è in noi, ed in questo fermento risiede la corruzione umana e la sua propagazione è la conseguenza (della perpetuazione) del peccato originario.
La guarigione dell'umanità è possibile solo con la distruzione di questo fermento del peccato; quindi abbiamo bisogno di un medico e di un rimedio. Ma il malato non può essere guarito dal malato; il distruttibile non può portare alla perfezione il distruttibile; ciò che è morto non può svegliare ciò che è morto, ed il cieco non può condurre il cieco. Solo il Perfetto può portare l'imperfetto alla perfezione; solo l'Indistruttibile può rendere indistruttibile il distruttibile; solo il Vivente può animare ciò che è morto.
Quindi non si deve cercare il medico ed il mezzo della guarigione nella natura distruttibile, dove tutto è morto e corruzione. Si deve cercare il medico ed il rimedio in una natura superiore, dove tutto è perfezione e vita. Il difetto di conoscenza dell'unione della Divinità con la natura, e della natura con l'uomo, è la vera causa di tutti i pregiudizi e di tutti gli errori. I teologi, i filosofi ed i moralisti vollero governare il mondo e lo riempirono di eterne contraddizioni.

I teologi non conoscono i rapporti di Dio con la natura e, dunque, cadono in errore. I filosofi studiano solamente la materia e non l'unione della natura pura con la natura divina, e manifestano, perciò, le opinioni più false. I moralisti non conoscono la corruzione fondamentale della natura umana, e vogliono guarire con le parole, quando sono necessari i mezzi. Ed è così che il mondo, l'uomo e Dio stesso vengono consegnati ad eterne dispute, con opinioni che sostituiscono altre opinioni; ed è così che la superstizione e l'incredulità dominano una dopo l'altra ed allontanano il mondo dalla verità, invece di avvicinarlo.
É solo nelle Scuole di Saggezza che si apprende a conoscere Dio, la natura e l'uomo, ed in esse si è lavorato per migliaia di anni nel silenzio per acquisire il più elevato grado di conoscenza: l'unione dell'uomo con la natura pura e con Dio. Questo grande scopo, Dio e la Natura, a cui tutto tende, fu rappresentato simbolicamente all'uomo da tutte le religioni; e tutti i monumenti e geroglifici sacri non erano che delle semplici lettere con le quali l'uomo poteva ritrovare poco a poco il più elevato di tutti i misteri divini, naturali ed umani: il modo di guarire dal suo stato attuale e miserabile, il modo di unire il suo essere con la natura pura e con Dio.

Abbiamo raggiunto questa epoca sotto la guida di Dio. La Divinità, ricordandosi della sua alleanza con l'uomo, ci ha dato il mezzo di guarigione dell'umanità malata, e mostrato le vie per elevare l'uomo alla dignità della sua pura natura ed unirlo con Dio, sorgente della sua felicità. La conoscenza di questo mezzo di salvezza è la scienza dei Santi e degli Eletti; ed il suo possesso è l'eredità promessa ai figli di Dio.

Abbiate la bontà, fratelli amati, di accordarci tutta la vostra attenzione.

Nel nostro sangue è nascosta una materia vischiosa (chiamata glutine), che ha una parentela più vicina all'animalità che allo spirito. Questo glutine è la materia del peccato. Questa materia può essere modificata in vari modi dalle eccitazioni sensibili; e, a seconda del tipo di modifica di questa materia del peccato, si distinguono differenti inclinazioni al peccato. Nel suo più alto stato di espansione, questa materia produce la presunzione, l'orgoglio; nel suo più alto stato di contrazione, l'avarizia, l'amor proprio, l'egoismo; nello stato di repulsione, la rabbia, la collera; nel movimento circolare, la leggerezza, l'incontinenza; nella sua eccentricità, la golosità, l'ubriachezza; nella sua concentricità, l'invidia; nella sua essenzialità, la pigrizia.
Questo fermento del peccato è più o meno abbondante in ogni uomo, e trasmesso dai genitori ai figli; e la sua propagazione in noi impedisce sempre l'azione simultanea dello spirito sulla materia. È vero che l'uomo, con la sua volontà, può mettere dei limiti a questa materia del peccato, dominarla, affinché diventi meno attiva in lui; ma annientarla interamente non è in suo potere. Da qui deriva la lotta continua tra il bene ed il male in noi. Questa materia del peccato che è in noi forma i vincoli della carne e del sangue, con i quali siamo legati da un lato al nostro spirito immortale e dall'altro alle eccitazioni animali. È praticamente l’innesco con cui le passioni animali si infiammano in noi.
La reazione violenta di questa materia del peccato all'eccitazione sensuale è la causa per la quale scegliamo il male piuttosto che il bene, per difetto di giudizio giusto e tranquillo, perché la fermentazione di questa materia, sorgente delle passioni, impaccia l'attività calma dello spirito, condizione necessaria per un sano giudizio. Questa stessa sostanza del peccato è anche la causa dell'ignoranza, perché, siccome la sua trama spessa ed inflessibile sovraccarica le fibre delicate del nostro cervello, essa contrasta l'azione simultanea della ragione, che è necessaria alla penetrazione degli oggetti dell'intelletto.
Così, il falso ed il male sono le proprietà di questa materia del peccato in noi, come il bene ed il vero sono gli attributi del nostro principio spirituale. Con la conoscenza approfondita di questa materia del peccato, impariamo a vedere quanto siamo moralmente malati, ed a qual punto abbiamo bisogno di un medico che ci somministri il rimedio capace di annichilire suddetta materia e riportarci alla salute morale. Impariamo anche a vedere che tutti i nostri modi di moralizzare a parole servono poco, là dove sono necessari dei mezzi reali. Si moralizza già dai secoli ed il mondo è sempre lo stesso. Il malato non diventerà convalescente se il medico non fa che parlargli dei suoi rimedi. È necessario che gli prescriva delle medicine; ma deve prima conoscere lo stato reale del malato.



STATO DI MALATTIA DELL'UMANITÀ

Lo stato di malattia degli uomini è un vero caso di avvelenamento; l'uomo ha mangiato il frutto dell'albero in cui predominava il principio corruttibile e materiale, e si è avvelenato con questo Godimento. Il primo effetto di questo veleno fu che il principio incorruttibile, che si potrebbe chiamare il corpo di vita (come la materia del peccato è il corpo di morte), la cui l'espansione formava la perfezione di Adamo, si concentrò all'interno ed abbandonò l'esterno al governo degli elementi. É così che una materia mortale coprì presto l’essenza immortale e le naturali conseguenze della perdita della luce furono l'ignoranza, le passioni, il dolore, la miseria e la morte.
La comunicazione col mondo della luce fu interrotta; l'occhio interiore che vedeva ovunque la verità si chiuse, e l'occhio materiale si aprì all'aspetto incostante dei fenomeni. L'uomo perse tutta la sua felicità e, in questo stato miserabile, sarebbe stato perso per sempre, senza mezzi di salvezza. Ma l'amore e la misericordia infinita di Dio, che non ebbe creando mai altro scopo che la più grande felicità delle Sue creature, diede immediatamente i mezzi di salvezza all'uomo caduto. Questi, con tutta la sua progenie, necessitava sperare in questi mezzi affinché, essendo nel suo esilio fortificato dalla speranza, potesse sopportare umilmente la sua disgrazia con rassegnazione, e conservare nel suo pellegrinaggio la grande consolazione che tutto ciò che aveva corrotto avrebbe recuperato la perfezione iniziale grazie all'amore di un Salvatore.

Senza questa rivelazione, la disperazione sarebbe stata la sorte dell'uomo. L'uomo prima della caduta era il Tempio vivente della Divinità; e, nel momento in cui questo tempio fu devastato, fu già progettato dalla Saggezza di Dio il piano per ricostruirlo, ed è da questo momento che cominciano i Misteri Sacri di tutte le religioni che, sotto mille forme differenti adattate alle circostanze dei diversi popoli, non sono in se stessi che i simboli ripetuti e deformati di un’unica verità che è la Rigenerazione dell'uomo, o la sua riunione con Dio.

Prima della Caduta, l'uomo era saggio; egli era unito alla Saggezza; dopo la Caduta, si separò da lei. Per questo la Rivelazione gli divenne necessaria, per metterlo in grado di riunirsi nuovamente a lei. E questa prima Rivelazione era la seguente: lo stato di immortalità consiste in questo, che l’immortale guarisca il mortale.
L'immortale è una sostanza divina che è la magnificenza di Dio nella natura, il substrato del mondo degli spiriti, in breve, l'infinità divina nella quale tutto ha vita e movimento. È una legge assoluta che nessuna creatura può essere veramente felice fuori dalla sorgente di ogni felicità. Questa sorgente è la magnificenza di Dio stesso.
Con l'assimilazione di un alimento deperibile, l'uomo è diventato lui stesso deperibile e materiale: la materia si trova per così dire tra Dio e lui; egli non è più direttamente penetrato dalla Divinità e perciò è assoggettato alle leggi della materia.

Il divino in lui, imprigionato dai legami della materia, è il suo principio immortale; questo deve essere messo in libertà, svilupparsi di nuovo in lui per governare il mortale. Allora l'uomo si ritroverà nella sua dignità primitiva. Ma è necessario un mezzo per la sua guarigione e per eliminare il male interno. L'uomo decaduto non può né riconoscere questo mezzo da sé, né impossessarsene. Non può riconoscerlo perché ha perso la conoscenza pura, la luce della saggezza; non se ne può impossessare perché questo mezzo è rinchiuso nella natura più interna; ed egli non ha né il potere né la forza per aprire questa interiorità.
Quindi gli sono necessarie la Rivelazione per conoscere questo mezzo e la forza per acquisirlo. Questa necessità determinò la Saggezza, o il Figlio di Dio, essendo la sostanza pura dalla quale tutto è stato fatto, a farsi conoscere dall'uomo per salvarlo. A questa sostanza pura è riservato di vivificare tutto ciò che è morto, e di purificare tutto ciò che è impuro. Ma, perché ciò si avverasse e la parte più interiore dell’uomo, il divino in lui rinchiuso nell’inviluppo della mortalità, fosse di nuovo libero ed il mondo intero potesse essere rigenerato, era necessario che questa sostanza divina si umanizzasse e trasmettesse la forza divina e rigeneratrice all'umanità; era anche necessario che questa forma divino-umana fosse uccisa, in modo che la sostanza divina ed incorruttibile contenuta nel suo sangue potesse penetrare nei recessi più interni della terra e quindi operare un dissolvimento progressivo della materia corruttibile; affinché, a suo tempo, la terra pura e rigenerata possa essere ritrovata dall'uomo per ripiantarvi l'Albero della Vita; perché tramite il godimento del suo frutto che rinchiude in sé il principio immortale, il mortale in noi sarà annientato e l'uomo sarà guarito dal frutto dell'Albero della Vita, come è stato avvelenato dal godimento del frutto del principio mortifero.

Questa fu la prima e la più importante rivelazione sulla quale sono fondate tutte le altre e che fu sempre conservata e trasmessa oralmente tra gli Eletti di Dio fino ai giorni nostri.
La natura umana aveva bisogno di un Redentore; questo Redentore fu J.-C., la Saggezza di Dio Stesso, la Realtà emanata da Dio; Egli si rivestì di umanità per introdurre di nuovo nel mondo la sostanza divina ed immortale, che non era altro che Lui stesso. Egli offrì Se stesso volontariamente, affinché le forze pure rinchiuse nel Suo sangue potessero penetrare direttamente le più intime profondità della natura terrestre per reintrodurvi il germe di tutte le perfezioni.

Lui stesso, come Gran Sacerdote e Vittima allo stesso tempo, entrò nel Santo dei Santi e, dopo avere compiuto tutto ciò che era necessario, pose i fondamenti del Sacerdozio Reale dei Suoi Eletti ed insegnò loro, tramite la conoscenza della Sua persona e dei Suoi poteri, in quale modo essi dovevano condurre, da primogeniti dello Spirito, gli altri uomini, loro fratelli, alla felicità generale. E qui cominciano i Misteri Sacerdotali degli Eletti e della Chiesa Interiore. La vera Scienza Reale e Sacerdotale è la scienza della rigenerazione, o quella della riunione dell'uomo caduto con Dio.
È chiamata scienza reale perché conduce l'uomo al potere ed al dominio su tutta la Natura. Ed è chiamata scienza sacerdotale perché santifica tutto, porta tutto alla perfezione spargendo dovunque la Grazia e la benedizione. Questa scienza trae immediatamente la sua origine dalla Rivelazione verbale di Dio; essa fu sempre la scienza della Chiesa Interiore dei Profeti e dei Santi, e non riconobbe mai un altro Gran Sacerdote che J-C, il Signore.
Questa scienza aveva il triplice obiettivo di rigenerare in successione: anzitutto l'uomo isolato, o il primo degli Eletti, poi numerosi uomini, in ultimo tutta l'umanità. La sua pratica consisteva nel più alto perfezionamento di sé e di tutti gli oggetti della natura. Questa scienza non fu insegnata che dallo Spirito di Dio stesso e da coloro che erano in unione con questo Spirito; ed essa si distinse da tutte le altre scienze in quanto solo lei insegnava la conoscenza di Dio, della natura e dell'uomo in una sintesi perfetta, mentre le scienze esteriori non conoscono con esattezza né Dio né la natura, né l'uomo e la sua destinazione. Essa insegnò all'uomo a distinguere la natura pura ed incorruttibile dalla natura impura e corrotta e gli insegnò i modi di separare quest’ultima per riconquistare la prima.

Brevemente, il contenuto di questa Scienza è la conoscenza di Dio nell'uomo e dell'espressione divina nella Natura costituente il sigillo della Divinità, e ci fornisce i mezzi per aprire la nostra interiorità per giungere all'unione col divino. Questa riunione, questa rigenerazione, era lo scopo più elevato ed è da ciò che il Sacerdozio trasse il suo nome: religio, clerus regenerans. Melchitsédeq fu il primo Re Sacerdote; tutti i veri sacerdoti di Dio e della Natura discendono da lui e J.-C. stesso si unì a lui come “prete secondo l'ordine di Melchitsédeq”. Questa parola ha già letteralmente un più alto e più vasto significato – p'7212~t (MLKIZDQ) - Melchi-Tsédeq, significa letteralmente "l'istruttore" nella vera sostanza di vita e nella separazione di questa vera sostanza di vita dall’involucro distruttibile che la rinchiude.
Un prete è un separatore della natura pura dalla natura impura; un separatore della sostanza che contiene tutto dalla materia distruttibile che provoca il dolore e la miseria. Il sacrificio, o ciò che è stato separato, consiste nel pane e nel vino. Pane vuole dire letteralmente la sostanza che contiene tutto, e vino la sostanza che vivifica tutto. Così, un prete secondo l'ordine di Melchisédech è quello che sa dividere la sostanza che contiene tutto e vivifica tutto dalla materia impura; e che la sa adoperare come un vero mezzo di riconciliazione e di riunione per l'umanità caduta, al fine di comunicarle la vera dignità regale o il potere sulla natura, e la dignità sacerdotale o il potere di unirsi, tramite la Grazia, ai mondi superiori. In queste poche parole è contenuto tutto il Mistero del Sacerdozio di Dio, l'occupazione che è lo scopo del sacerdote.
Ma questo Sacerdozio reale non poté acquisire la perfetta maturità che quando J.-C. stesso, come Grande Sacerdote, ebbe compiuto il più grande di tutti i sacrifici e fu entrato nel Santuario più interno. Qui si aprono dei nuovi e grandi misteri degni di tutta la vostra attenzione. Quando, secondo i decreti eterni della saggezza e della giustizia di Dio, fu deciso di salvare la specie umana caduta, la saggezza di Dio dovette scegliere il mezzo che era, sotto ogni aspetto, il più efficace per il compimento di questo grande obiettivo.

Quando l'uomo, tramite il godimento di un frutto corruttibile che portò in lui il fermento della morte, fu avvelenato in modo tale che tutto ciò che gli era intorno diventò mortale e distruttibile, la misericordia divina dovette stabilire necessariamente un antidoto che potesse essere assorbito allo stesso modo, e che contenesse in sé la sostanza che rinchiude e vivifica tutto in modo che, grazie al godimento di questo cibo immortale, l'uomo avvelenato e soggetto alla morte potesse essere guarito e liberato dalla sua miseria. Ma, affinché questo Albero della Vita potesse essere piantato di nuovo sulla terra, era innanzitutto necessario che il principio materiale e corruttibile che è nel centro della terra fosse dapprima rigenerato, trasformato e reso capace di essere un giorno una sostanza che vivificasse tutto.
Questa capacità per una nuova vita, e la dissoluzione della essenza corruttibile stessa che si trovava nel centro della terra, non erano possibili fino a quando la sostanza divina di vita non si fosse avvolta di carne e di sangue, per trasmettere le forze nascoste della vita alla natura morta. Questo si ottenne grazie alla morte di J.-C.. La forza tingente, che conseguì dal Suo sangue versato, penetrò nel più profondo della terra, risuscitò i morti, ruppe le rocce e provocò l'eclissi totale del sole quando respinse dal centro della terra, nella quale la luce penetrò, tutte le parti delle tenebre verso la circonferenza, e pose la base della futura glorificazione del Mondo.
Dall'epoca della morte di J.-C., la forza divina, istillata nel centro della terra dal suo sangue sparso, ha sempre lavorato per esteriorizzarsi e rendere gradatamente tutte le sostanze capaci del grande sconvolgimento che è riservato al mondo. Ma la rigenerazione dell'edificio del mondo non era in generale l’unico scopo della Redenzione. L'uomo era l'oggetto principale che Gli ha fatto spargere il Suo sangue e, per procurargli già in questo mondo materiale la più alta perfezione possibile per il miglioramento del suo essere, J.-C. si indusse a sofferenze infinite. Egli è il Salvatore del mondo, Egli è il Salvatore degli uomini. Il fine, la causa della Sua incarnazione era di riscattarci dal peccato, dalla miseria e dalla morte.

J.-C. ci ha liberati da ogni male tramite la Sua carne che ha sacrificato ed il Suo sangue che ha versato per noi.
Nella chiara comprensione del concetto di carne e sangue di J.-C. risiede la vera e pura conoscenza della rigenerazione effettiva dell’Uomo. Il mistero dell’unione con J.-C., non solo spiritualmente ma anche corporalmente, è il mistero supremo della Chiesa Interiore.
Divenire Uno con Lui, in spirito ed in essere, tale è la suprema realizzazione che aspetta i Suoi Eletti. I mezzi di questo possesso reale di Dio sono nascosti ai saggi di questo mondo e rivelati alla semplicità dei bambini.
Oh filosofia orgogliosa, prosternati davanti ai grandi e divini Misteri inaccessibili alla tua saggezza e senza paragone con le pallide luci della ragione umana!
 

 

 


 

Indice

Biografia dell'autoreIntroduzione Per MeditarePrima LetteraSeconda Lettera

Terza LetteraQuarta LetteraQuinta LetteraSesta LetteraAppendice