Contaminazione della drugia cadaverica
(Vendîdâd, VIlI, 131-228).
Si tratta della contaminazione o infezione prodotta dal contatto dei cadaveri, rappresentata nella drugia Nasu. Per discacciarnela si assegna il rito descritto nella parte seguente del capitolo VIII del Vendîdâd: Al purificando, lavatesi tre volte le mani, si dà l'acqua lustrale, dopo di che l'infezione viene cacciata di membro in membro partendo dalla sommità del capo e andando all'ultima falange dei piedi. Zarathustra interroga:
O Creatore degli esseri terreni, o Santo! Quando l'acqua buona ha toccato la sommità della fronte della persona da purificare, in qual parte se ne caccia la drugia, cioè la Nasu? - Rispose allora Ahura Mazdao: La drugia, cioè la Nasu, si caccia fra le sopracciglia da purificare.
O Creatore degli esseri terreni, o Santo! Quando l'acqua buona ha toccato il punto di mezzo tra le sopracciglia, in quale altra parte se ne caccia la drugia, cioè la Nasu? - Rispose allora Ahura Mazdao: La Nasu, si caccia nella parte posteriore del capo.
O Creatore degli esseri terreni, o Santo! Quando l'acqua buona ha toccato la parte posteriore del capo, dove se ne caccia la drugia, cioè la Nasu? - Rispose allora Ahura Mazdao: La drugia, cioè la Nasu, si caccia nelle ossa delle mascelle.
Così di seguito, rispondendo ad altrettante domande consimili, similmente minute, Ahura Mazdao dichiara a Zarathustra in che modo la drugia Nasu è cacciata di membro in membro fino all'ultima falange dei piedi. Allora, toccata con l'acqua lustrale l'ultima falange del piede sinistro,
La drugia, la Nasu, è ributtata verso le regioni settentrionali sotto la forma di una mosca, di foggia orrenda, coi ginocchi piegati innanzi, con le parti deretane rattratte a dietro, con una desolazione infinita, modo degl'insetti più maligni.