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Il Diluvio

(Vendîdâd, II, 42-96).

 

Ed ecco un'assemblea coi santi Spirti (1)

Aura Mazda creante indisse allora,

Illustre in quella, di santa natura,

Irania terra. E indisse un'assemblea

Yima il fulgido, quel di genti elette

Yima signor, con gli uomini d'allora

I più prestanti, celebrato in quella

Irania terra di santa natura.

Venne a quell'assemblea coi santi Spirti

Aura Mazda creante, illustre in quella

Irania terra di santa natura;

E Yima anche vi scese, egli, lo splendido,

Sire di genti elette, illustre in quella

Irania terra di santa natura,

Con gli uomini d'allora i più prestanti.

A Yima allor così dicendo, O Yima,

Aura Mazda si volse, o Yima, o bello,

Figliuol di Vivahvante, ecco! sventura

D'intemperie a venir già già s'appresta

Nel terren mondo, e turbine di neve

A principio cadrà là sovra i monti

Che più alti sono, e giù nelle bassure

Dell'ardue regioni. Allora, o Yima,

Terza una parte degli armenti in questa

Terra morrà, di quei che stanno in luoghi

Più perigliosi, e di quei che alle alture

Stanno de' monti, e di quei che le gole

Delle valli frequentano, e di quelli

Che stanno in abitacoli sicuri.

 

Segue un breve passo quasi indecifrabile, tanto è guasto il testo, e che si ommette. Sembra che vi si descriva la prossima devastazione e desolazione della terra. Ahura Mazdao, a questo punto, indica il modo di salvarsi, con parte dei viventi, dal disastro che si avvicina.

 

Un recinto farai. Quello farai

Lungo ciascun de' quattro lati suoi

Quanto la corsa d'un cavallo, e dentro

E d'armenti e di bovi ogni semenza

E d'uomini e d'augelli accoglierai;

Semi v'accoglierai di fuochi ardenti

E rosseggianti. Il recinto farai

Lungo ciascun de' quattro lati suoi

Quanto la corsa d'un destriero, e sia

Stalla agli armenti. E l'acqua per un calle

Lungo un hathra (2) v'adduci; anche v'apposta

Gli augelli dentro e grano lor provvedi

Biondeggiante che mai non manchi o scemi

Per mangiarne ch'ei facciano. Tu poi

Rizzavi ostelli e alberghi con colonne,

Vestiboli e recessi. Anche v'accogli

Tutti di maschi e di femmine i germi

Che son di questa terra i più prestanti,

I più belli, i più forti. Indi v'adduci,

Di tutte specie, quelli de' bestiami

Che son di questa terra i più prestanti,

I più belli, i più forti, e vi raccogli

Quanti più eletti sulla terra stanno

D'alberi semi, i più odorosi; e semi

Anche vi poni d'ogni cibo, quali

Sono di questa terra i più fragranti,

A gustar più soavi. Or tu cotesta

Gente per coppie indefettibil rendi

Fin che 1à, nel recinto, essi dimora

Con te, Yima, faranno. Ivi non mai

Gibbosa forma o da retro o davanti

Veggasi, o Yima, non balbuzie mai,

Non trista povertà, non di persona

Picciolezza o difetto, e non di corpo

Altezza che soverchi, e non di denti

Lunghezza estrema, non alcun de' molti

Infausti segni che ai viventi apporre

Suole Anra Mainyu (3), non empie parole,

Non frode o inganno! In quello degli ostelli

Che più alto sia, nove ripiani appresta;

In quel di mezzo, sei; tre nel più basso;

E in quel primiero mille riporrai

Germi d'uomini e donne, in quel di mezzo

Seicento germi, e in quel che infimo sia,

Trecento. Tutti allor li guida, o Yima,

Là nel recinto col pungolo d'oro,

E muri attorno vi conduci, e in proprio

Loco v'apri finestre, e n'abbian luce.

Yima allor si pensò: Di qual mai guisa

Farti potrò, quale tu a me dicesti,

Il recinto, Aura Mazda? - A Yima allora

Aura Mazda rispose: O Yima, o figlio,

Bello, di Vivahvante, ecco! tu dêi

Questa terra, calcando de' talloni,

Calpestar di tal guisa e di tue mani

Tramenarla così, come son usi

Gli uomini calpestar molle la creta.

 

Il testo, a questo punto, descrive con le medesime parole il modo con cui Yima fece il recinto e come vi ricoverò la stirpe degli uomini e le razze dei bruti e le generazioni delle piante. È un'antica narrazione del diluvio, molto simile alla biblica, forse di origine semitica.

 


 

1 - I Geni buoni creati da Ahura Mazdao.

2 - Misura di lunghezza di cui non si conosce il valore.

3 – Il dio malvagio, creatore del male.

 

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