Lodi e pregi dell'Agricoltura (Vendîdâd, III, 75-126). Dimmi, tu, o santo, o Fattor dei terreni Esseri, chi alla terra é di maggiore Letizia apportator? - Quegli é, rispose Aura Mazda, che numero maggiore Di biade crescer fa, d'erbe ne' paschi, E d' alberi fruttiferi, o divino Zarathustra! ovver quando altri un terreno Arido irriga, o un campo d'acque pregno Va prosciugando. E veramente nullo Gaudio ha la terra che si giacque inculta Lunga stagion, la terra, che dell'opra Del cultor fu pur degna. Ove qualcuno La coltivi, ella è sì d'ogni gran bene Lieto ricetto, e aggirasi per essa Florida la donzella che non anche Ebbe figliuoli. E quelli hanno di bene Questa parte che maschia in lor famiglia Cresce la prole. A lor, che questa terra Van coltivando, o santo Zarathustra, Col manco braccio e il destro, ampia ricchezza La terra apporta come allor che, assiso A un bene adorno sedio, e un figlio e un dono Apporta di ricchezze un uom ch'è amico, A un amico che l'ama (1). A quegli, o santo Zarathustra, che il suol col destro braccio Si coltiva e col manco, essa, la terra, Parla così: Poiché tu mi coltivi Col braccio destro e il manco, a te, o mortale, A te qui sempre ne verrò portando D'alimenti ogni sorta, apportatrice A te d'essi farommi oltre le biade. Ma a quel che questa terra non coltiva, O santo Zarathustra, né col destro Braccio né col mancino, essa, la terra, Parla così: Poichè non mi coltivi Tu né col manco né col destro braccio, Tu qui sempre starai, d'altri alla porta Venendo, fra color che chiedon pane Limosinando, e a te, che ti starai Fuori sedente, apporterassi un vile Alimento. Dei beni ti daranno, Recando a te, che sono a lor superflui. O santo, o Creator tu dei terreni Esseri, e quale è mai di questa fede D'Aura Mazda incremento? - Allor rispose Aura Mazda così: Quando la terra Con ardor si coltivi, o Zarathustra Santissimo! Oh! colui che coltivando Le biade va, la santità ei coltiva! Ei d'Aura Mazda crescer fa la legge, Ei prosperar la fa come per cento Lochi più inoltre, per mille alimenti, Per mille offerte e mille (2). Ove del grano Sia, sobbalzano i Devi (3) esterrefatti; Ove il gran si rimondi, in scoppi i Devi Rompon di tosse; dove impasto alcuno Di farine si faccia, i Devi piangono; Dove sian spiche, fuggon via volando I Devi; i Devi, ove son spiche assai, Là stanno intenti ad atterrar l'ostello (4). ……………………………………………… (5) Dicasi memorando esta preghiera: "Niun di quei che non mangiano, ha vigore, Non per lo zelo dell'intégra vita, Non per lo zelo del coltivar campi, Non per forte desio dell'aver prole (6), Ché, per cibo che prendesi, si vive Ogni corporale essere, e per manco D' alimenti si muore ogni mortale”.
1 - Oscurissimo passo, variamente inteso. 2 - Traduzione congetturale, essendo probabilmente guasto il testo. 3 - I demoni, creature di Anra Mainyu, si turbano al vedere le opere del bene, specialmente quelle dell'agricoltura. 4 - Forse degli agricoltori per impedirne le opere. 5 - Si tralascia un breve passo indecifrabile. 6 - Cioè non soltanto per queste cose spirituali si può aver vigore, se pure il passo va inteso così. |