INTRODUZIONE Il più attivo propagandista di ideali massonici fu, nella Calabria del secondo '700, Antonio Jerocades, abate, nato nel 1738 a Parghelia nella Calabria inferiore. Il suo approdo alla massoneria, sulla scia del rifiuto di un presente oppressivo e retrogrado e sulla spinta di un'ansia sincera di rinnovamento, fu scelta operativa di condotta e di vita, innestata in una cultura già di per sé moderna ed avanzata ancorché legata ai valori più profondi della tradizione. Quella di Jerocades fu un'adesione al dettato massonico, e allo scozzesismo in particolare, totale e appassionata, che trova persuasiva giustificazione nella possibilità di esaurire in quei principi la somma delle sue aspirazioni che lo portavano a conciliare l'irrinunciabile razionalismo della cultura illuministica, libertaria e riformistica, con l'ansia sincera di un cristianesimo salvifico e miracolistico. Di tale e tanto entusiasmo l'espressione ancor viva e la testimonianza più concreta è la "Lira Focense", che porta impresso sin nella stessa attribuzione appellativa il segno di dipendenza e omaggio all'ambiente onde la rinnovata coscienza trasse alimento spirituale e nucleo poetico. Per espressa dichiarazione dell'autore l'opera deriva la sua matrice da un" Codice di Liturgia" degli antichi abitanti della colonia marsigliese di Focea, che egli ha misteriosamente trovato "ne' loro monumenti d'antichità" e che trascrive trascegliendo le composizioni migliori" ...perché alcune erano spezzate e rose dal tempo; qualcosa ancora mi parve molto lunga; e ve n'era alcuna guasta e confusa" La "Lira Focense", pubblicata per la prima volta tra il 1783 e il 1785, raccoglie un centinaio di poesie (1), composte da Jerocades nel corso di vari anni; tali componimenti costituiscono un vero e proprio massimario massonico ove sono espressi in rima gli statuti, la liturgia, i riti della massoneria, i suoi miti e, primo tra tutti, quel leggendario mito di Hiram che è la piattaforma simbolica di tutto lo scozzesismo. Il testo, ancorché minuscolo, non poteva passare inosservato all'autorità clericale e suscitò una serie di vibrate proteste, raccolte da Francesco Spadea il quale nel 1789 pubblicò: "Antilira Focense con cui si rende ravveduto un Massone o Libero Muratore" Scrive lo Spadea nell'Introduzione: "La Lira Focense, libretto piccolo di mole, ma di perniciose dottrine gravido e putente, mandato a luce da un Poeta anonimo che vergognossi di comparire alla svelata agli occhi delle oneste persone, obbliga a prender la penna a me che consapevole del povero mio talento, non mai pensava a render pubblica qualche mia produzione. Oltre gli stimoli che mi diede l'istesso ben conosciuto Autore, e le insinuazioni di diversi amici, la più efficace violenza mi ha fatto l’osservar secondato il perverso genio del Poeta; mentre si va spargendo il di lui veleno dagli occhi al cuore; specialmente dell’incauta gioventù; e frattanto non si trova chi con far argine all’infetto torrente, spalleggi la malmenata religione ed onestà. Ma che pretendo ottener io con questa impresa? Divertir dalla lettura chi ritrovato hanno gustoso pascolo ai guasti loro appetiti? o somministrare potenti antidoti ai loro avvelenati cuori? Temo anzi eh’essi si faranno beffa di queste mie fatiche, come vane ed inconcludenti, per la credenza che la Lira Focense contenga simboli e misteri, alla cui penetrazione non sarà mai per giungere la mente di noi ciechi e profani. E se mi riuscirà, come spero, di svelare il ridevole fondo dei millantati emblemi, ed assieme la guasta intenzione del descrittore? Grideranno sempre che in conto alcuno non abbia potuto ferire al segno; poiché il vero senso dei misteriosi arcani in vano penetrar si tenta senza un lume speciale, che fra di loro soli si distribuisce e comunica. E se dimostrerò ancora che quel vantato splendore sia appunto una chimera di maliziosi o d’ingannati cervelli? Replicheranno ostinatamente che non è dei ciechi il giudicar di lumi e di colori. Si sa che le guerre più ostinate siano quelle che hanno per oggetto la religione o le lettere. Come gli avversari oltre allo spirito di partito, fomentano la passione dell’amor proprio, non cedono neppure alle specchiate altrui ragioni. E se gli errori solleticano ancora le viziate sensualità, allora più che mai i partigiani si sostengono a basta lena fra la loro fazione; né si lasciano far breccia da qualunque dimostrativo argomento. Con tutto ciò né i preveduti motteggi e villanie, ne l’altrui ostinazione mancar mi fanno di spirito; mentre mi dà forza l'esempio degli antichi nostri Padri, i quali nel comporre tanti polemici libri che ora rischiarano, e conservano illibata la dottrina di Cristo, non mai scoraggiar si lasciarono dall’ostinazione dei caparbi eretici. Gli errori in ogni conto meritano la confutazione: mettere in chiaro la verità, quella specialmente che concerne la religione e e la morale, é opera in se stessa lodevole. E quei pochi, se non molti, che dell’errore si ravvedono, o dall’inciampare si frastornano, sono un abbondante frutto e compenso di qualunque fatica. Di conseguir questa mercede entrato io sono in qualche speranza, non perché mi fidi troppo nella mediocrità dell’ingegno, ma perché non é malagevole stracciare alle palliate magagne il debolissimo e trasparente velo, onde a mala pena si é tentato occultarle a chi negli occhi patisce di maglie. Più di tanto non fece, né far poteva l'incauto Provisante nel comporre la sua Lira. Quindi non durerò fatica a disvelare le mal sane proposizioni ed empietà di cui è pieno e zeppo quel libretto: e dissipare quel panno di zucchero, del quale infarinati si porgono ai ghiotti discepoli i più amari e perniciosi veleni. Mi fu suggerito, non nego, di lasciar, quali sono, palliate l'empietà della Lira, per non dar occasione, col disvelarle, di offendersi delle semplici persone le orecchie: come non conviene aprire 1occulta fogna, per non infettare di pestilente odore i circostanti luoghi. Dopo aver fatto matura riflessione sopra questo per una parte assennato giudizio, ho contuttociò continuata l'impresa col consiglio di saggi Direttori: mentre più spediente si riconosce il fastidire col puzzo del commosso sterquilinio le narici dei meno accorti, che lasciarli cadere alla balorda nel palliato sudiciume. Se 1'appestato libretto si fosse del tutto seppellito e tolto, come già si dovrebbe, dalle mani dei leggitori, meglio sarebbe il non disotterrarsi dal sepolcro dell' oblio: ma se quello è un libro alla moda che appresta lusinghieri soggetti alle canzoni del tempo, come si può senza colpa non avvertire i nostri prossimi del vicino pericolo di attoscarsi, quando non pochi si sono dello sparso veleno inavvedutamente imbevuti, e corrosi? Il metodo che mi sembra più atto alla cominciata Operetta è un Dialogo fra due persone, delle quali una desidera comprendere il vero senso della Lira Focense, 1'altra le soddisfa il desiderio. Se avessi io per principale mira il confutare le svelate massime dell' empietà, converrebbero meglio i tirati raziocini, e le continuate dissertazioni; ma perché gli errori di cui è pieno il libretto, non hanno che a discoprirsi per farsi detestare da chi non ha guasto il cuore e la mente; perciò con questa prescelta maniera di scrivere, spero avvicinarmi all' intelligenza e gusto anche dei meno capaci, e così riportai ne più copioso il desiderato frutto. E perché il vero e principale scopo della Lira, come sarò per dimostrare nel decorso di queste Conferenze è la Massoneria, della quale ivi si descrivono le segrete cerimonie ed i misteriosi emblemi; per tanto ho scelto per interlocutori un Teologo ed un fratello professo Massone; il quale comincia a domandar dei consigli, prosegue a rivelare i misteri ed occulte pratiche delle Logge, si avverte dell'imprudenza onde si lasciò trasportare dall'altrui persuasioni ad abbracciare 1'istituto, si ravvede alla rappresentanza dei motivi per cui a ragione è condannevole la Setta, e detesta col sub Autore la Lira ed altri libri dalla stessa penna composti. L' idea non è del tutto ingegnoso ritrovato di fantasia, ma in parte formata su di reali avvenimenti, qui alquanto variati per osservarsi la giusta sequenza degli ordinati Dialoghi." 1. Alcune di Queste poesie, portate in musica dal maestro Enzo Samaritani sono contenute nella sezione dedicata alla " Musica Massonica"
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