La magia e la donna La donna è un demonio assai perfezionato. San Cipriano
Il segno zodiacale dell’Ariete esprime l’alleanza di Venere con l’uomo-amante, e difatti in questo segno il Mito pone l’episodio di Adone e della Dea, episodio che nella sua vita simbolica mette in evidenza la docilità e la mitezza che si addicono ad ogni donna innamorata. L’ariete, animale remissivo e cheto, può tuttavia anche andare in collera, ed allora il suo furore non conosce limiti, così come accade alla docile amante che sia pervasa da insana gelosia. Questo segno, nel campo amoroso, ammonisce la donna ad assumere i caratteri significativi della sua simbologia, ciò che effettivamente si constata - quasi senza eccezione - nella vita amorosa delle donne. Vediamone il come. Che cosa pretende la donna nella vita? Essere bella, essere amata e dominare. Si dice che il viso sia lo specchio dell’animo; perciò la donna per apparire completa, cerca di esteriorizzare in una rivelazione fascinatrice, una bellezza che irradi la seduzione, l’incanto, lo splendore di un animo angelica e liliale, perché l’uomo ne sia interamente preso. La donna non ha bisogno di maestri di amore: essa nasce maga e compie per istinto tutte quelle malìe che l’arte più sottile non saprebbe suggerirle. Però non tutte nascono belle;anzi essere bella costituisce una eccezione, poiché una donna veramente bella, s’incontra ben raramente. Ciò le donne lo sanno; ed allora alla deficienza estetica esse suppliscono con l’incanto, la seduzione dei modi, del portamento, del gesto, del sorriso, e, finalmente, del carattere che si costruiscono. Esse hanno cercato e trovato il "principio" della seduzione. Affabilità, dolcezza, bontà accogliente, umore costante... Hanno l’apparenza di essere sempre felici;non contraddicono mai, non fanno scenate, reprimono spietatamente ogni impeto di collera, di gelosia, di contrarietà. Tutti questi sentimenti ribelli sono stati accuratamente imprigionati nel cuore, per lasciare al divino sorriso la sua inalterabilità, per non togliere agli occhi quella luce adorabile che diffonde la gioia, il desiderio, la voluttà, il candore. Così, talvolta, mentre l’animo di una donna affoga sommersa in un mare di veleno, il suo viso fiorisce fra i candidi gigli della tenerezza e dell’amore. L’incanto femminile opera così, senza riti e senza scongiuri, il soggetto, ferito al cuore, al cervello, nei sensi, diventa inerte e passivo, ipnotizzato, obbediente e ... felice. L’uomo più furbo, più scaltro, più vissuto, é destinato a soccombere se una donna ha deciso di asservirlo, perché in ogni donna c’è un demonio, talvolta incosciente, tal altra cosciente, ma sempre tutto pieno di risorse e di armi possenti per raggiungere il successo. Una lotta impari si accende tutte le volte che una donna ha deciso di farsi amare. Egli, armato della sua forza, del suo coraggio, della sua ragione, della sua superiorità; lei della sua grazia, della sua astuzia, del suo sentimento, del suo cuore. L’esito di un tale combattimento può essere dubbio? Potrà l’uomo resisterle? S’è mai vista una cosa simile? Ebbene, signori uomini, tutte le grazie, tutte le beltà, tutte le astuzie, tutte le magìe della donna a nulla approderebbero, se voi non aveste, come Achille, un punto vulnerabile. il vostro orgoglio e la vostra vanità, che costituiscono questo punto debole della vostra armatura, questa breccia attraverso la quale la donna introduce i suoi fragili dardi per colpirvi fino al cuore. Così il leone é trasformato in belante agnello ai piedi della vittoriosa e, col tempo, da agnello diventerà becco. Tale é il corso normale delle cose. Quando poi la conquista dell’uomo viene tentata da una donna già troppo avanti negli anni o che non abbia sortito da natura quelle grazie e quell’aura feminae che é come il visco per gli uccellini, allora una tale donna ricorre all’Arte e si costruisce una persona ed una personalità false, ma adatte e capaci di operare i miracoli di Circe. Più il tempo righerà di solchi odiosi la sua faccia dianzi splendente e radiosa, e più la frenesia di apparire fresca e piacente la spingerà ai mezzi estremi per acquistare una parvenza di giovinezza, una effimera beltà. Dai così detti Istituti di bellezza, che con balsami, pomate, massaggi, applicazioni elettriche, bagni di latte, di vini, elettrici, fasciature, cotture etc, stirano la pelle, rassodano i seni cascanti, imbrigliano il ventre rigonflo e floscio, depilano, tingono, arricciano, ritoccano, tolgono, aggiungono, raddrizzano etc., pian piano la donna che si vede invecchiare sempre più, scivola al segretista, poi al fattucchiaro ed infine varca la misteriosa soglia della vera strega. Una tale donna non potrà più, ormai, impiegare nel combattimento dell’amore le armi naturali, cadute ad una ad una, come foglie secche di autunno, ed impiegherà le armi proibite della bassa magia, per violentare la natura e farsi amare ancora. Ormai i balsami, le pomate, i bagni caldi e freddi, non bastano più a allontanare la decrepitezza che l’avvolge da tutti i lati: i capelli, bianchi, si fanno sempre più radi e più duri, le successive protesi dentarie vengono meno ed il dentista non ha più punti solidi sui quali fissare le sue dentiere artificiali; il collo ha messo fuori le sue corde nodose che nessuna crema riesce a nascondere e sotto gli occhi due borse tremolanti di siero si fanno sempre più gonfie e più nere; le mani mostrano in forti rilievi le vene indurite dall’arteriosclerosi, mentre le gambe si tumefanno per la rallentata circolazione... Una rovina! – Eppure, le hanno detto c’è un rimedio a tutto ciò. Se tutti gli occhi la vedono così ridotta, brutta e vecchia, repellente e laida, si potrà fare in modo che lui, quello per il quale questa decadenza é più funesta, veda le cose in ... altra maniera. Si può fare in modo che l’Amore non fugga atterrito dinanzi alla sua stessa negazione e che lui continui ad essere incantato e soddisfatto. — Si , le hanno detto, il rimedio c’é. Così la nostra ossessionata s’è decisa a bussare alla porta del tugurio, dove la bieca dispensatrice d’amore e di odio cuoce le sue broda immonde e distilla i suoi misteriosi veleni. Il patto è presto concluso. Se la magia é la scienza della verità, la stregoneria é l’incoscienza dell’errore. Qui regna la più folle superstizione, sorretta tuttavia dalle leggi invariabili del Cosmo. Le contraddizioni più opposte si confondono e s’interferiscono in una sarrabanda disordinata; e nelle pratiche stregoniche, che sono tutte mostruose, si rinvengono riti ed operazioni di vera magia operante, frammiste alle più impossibili credulità. É questo uno dei motivi per cui i segreti della scienza non vanno divulgati. Sarebbe come affidare ad una banda di mentecatti criminali un deposito di alto esplosivo. La "signora" intanto, chiede all’incantatrice se sia possibile ottenere che lui sia pazzo di lei, malgrado i guasti dell’età e le scarse attrattive. — Si, si può fare ... risponde la megera, torna domani e porta gli ingredienti per confezionare una piccola torta dolce ... Vedrai, vedrai! La sciagurata non manca all’appuntamento e l’operazione folle incomincia. Al comando della strega, la paziente si sveste e si mette carponi; mentre in un angolo un fornello acceso tramanda un puzzo di erbe magiche che scoppiettano nel fuoco. La megera, più laida e più truce del solito, armata d’un ramo forcuto, biascicando strane litanie, colpisce l’aria in tutti i sensi, mentre un gatto abituato a quelle scene, ma sempre eccitato da esse, salta per lo stambugio arruffando il pelo. Raggiunta la voluta esaltazione, con la bocca che gocciola bava schiumosa, la strega depone un tre piedi di ferro sulla schiena della donna prona, vi colloca sopra il fornello con la brace e su questa la teglia con la torta già confezionata e nella quale sono state introdotte piccole quantità di immonde secrezioni della "signora". Ben presto un calore sempre più insopportabile rende l’operazione una tortura intollerabile per la paziente: — Resisti, figliola, resisti! Ogni tuo gemito infonde nella focaccia il potere che invoco, se vuoi l’amore, soffri il martirio! Continuano le invocazioni e le imprecazioni della strega, che si eccita e si esalta sempre più, man mano che i gemiti della sciagurata si fanno più dolenti ed angosciosi. Dalla fronte madida scorrono giù per le guance arrossate grosse gocciole di sudore, che si schiacciano sul nero pavimento. La cottura procede e con essa il compimento della malìa. Quando l’operazione é terminata, la povera schiena é diventata rossa di scarlatto; ma la donna ha resistito ed il treppiedi, che vi ha disegnato tre grosse macchie scure, é restato diritto e fermo a sostenere il fornello e la torta stregata. Domani, quando "lui" avrà mangiato di quella torta, l’abbraccerà ritrovandola ancora avvenente e graziosa, le sussurrerà tenere parole di amore e mostrerà a chiare note d’essere ancora, sempre, innamoratissimo di lei. La donna giunge a questi estremi di abnegazione, perché il suo cervello leggero e la sua natura frivola, non fanno vedere altro scopo nella vita oltre quello dell’amore, anche quando giunta al declino, tutto le addita la necessità e l’opportunità di rinunziarvi. Qualche lettrice protesta? Perdonate la franchezza, signora; ma se voi stessa siete capace di ispezionare con cura ed imparzialità il vostro animo, se spingete la ricerca fino in fondo, vi accorgerete benissimo che sonnecchia, mimetizzato, fra tutti i lodevoli vostri sentimenti, fra tutte le vostre encomiabili virtù, il tipo della femmina adombrato. Ogni indagine sulla donna porta alla medesima, costante scoperta: la volontà d’essere bella, d’essere amata, di dominare. Se poi, effettivamente, signora, siete una eccezione, ebbene la eccezione conferma la regola senza distruggerla.
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