Dopo
la scomparsa nel 1774 di Martinès di Pasqually a
Porto-au-Prince, l'Ordine dei Cavalieri Massoni
Eletti Coens dell'universo non fu per questo
messo in sonno giacché un successore era stato
designato dal Gran Sovrano nella persona di
Armand-Robert Caignet de Lestère che rimase
brevemente alla testa dell'Ordine fino alla sua
morte nel 1779. Il terzo (e ultimo?) Gran
Sovrano designato fu allora Sébastien de Las
Casas che, contestato e poco incline alla
gestione delicata degli affari interni sollevati
dagli otto Orienti dell'Ordine, decise di
rinunciare alla sua dignità e porre un termine
alle sue funzioni nel 1781 nelle condizioni
sulle quali ritorneremo.
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A cura di Pignatelli Federico
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Dopo la scomparsa
nel 1774 di Martinès di Pasqually a Porto-au-Prince, l'Ordine
dei Cavalieri Massoni Eletti Coens dell'universo non fu messo in
sonno giacché un successore era stato designato dal Gran Sovrano
nella persona di Armand-Robert Caignet de Lestère che rimase
brevemente alla testa dell'Ordine fino alla sua morte nel 1779.
Il terzo (e ultimo?) Gran Sovrano designato fu allora Sébastien
de Las Casas che, contestato e poco incline alla gestione
delicata degli affari interni sollevati dagli otto Orienti
dell'Ordine, decise di rinunciare alla sua dignità e porre un
termine alle sue funzioni nel 1781 nelle condizioni sulle quali
ritorneremo.
Durante questo periodo difficile, pur essendo Martinès passato
all'Oriente Eterno senza avere completato la sua opera e
principalmente la redazione completa dell'insieme dei gradi e
rituali del sistema, l'Ordine non restò inattivo, al contrario.
Prenderemo a testimonianza di questa attività due Orienti
particolari nella storia dell'Ordine che furono quello di Lione
e quello di Tolosa.
Dal lato lionese, la storia degli Eletti Coens è legata
interamente all'opera magistrale di
Jean-Baptiste
Willermoz (1730-1824). Ordinato Reau+Croix nel 1768 e membro
del Tribunale Sovrano dal 1772, aveva diagnosticato con grande
intelligenza le debolezze strutturali dell'Ordine Coen
schiacciato tra degli Statuti Generali del 1767 difficilmente
applicabili e dei Rituali sempre male invalsi dal 1774 dopo la
scomparsa del suo fondatore. Anche, aveva concepito l'oculato
progetto di preservare il deposito dottrinale dell'Ordine di cui
percepiva la conservazione in pericolo.
É così che, all'ombra della rettifica massonica che aveva
intrapreso dal 1772/1773 sotto gli auspici della Stretta
Osservanza, o Riforma di Dresda, creò con un genio innegabile
nel 1778 in occasione del Convento delle Gallie, che vide la
concretizzazione della Riforma di Lione chiamata
Regime
Scozzese Rettificato, una classe segreta in suddetto Regime.
Questa terza classe, chiamata la Professione aveva per scopo di
servire da conservatorio alla dottrina di Martinès de Pasqually
per trasmetterla sotto forma di istruzioni e sotto il nome di
Scienza dell'Uomo - o Iniziazione - ai fratelli i più zelanti e
più desiderosi che accederanno così a questo santuario del
Regime. Questa classe segreta, benché depositaria
dell'essenziale della dottrina degli Eletti Coens, non proponeva
tuttavia nessuno lavoro teurgico. I Cavalieri Benefici della
Città Santa, che vi erano ammessi in quanto Professi e poi Gran
Professi, non erano assoggettati a nessuno altro obbligo se non
a quello dello studio della dottrina e la sua progressiva
propagazione all'interno delle differenti classi del Regime,
alla pratica costante di ogni forma di beneficenza come via di
realizzazione e rigenerazione spirituale così come alla difesa
della santa religione cristiana.
C'è da chiedersi, avendo Willermoz introdotto all'interno del
Regime Scozzese Rettificato i principali insegnamenti del suo
maestro Martinès de Pasqually - pur guardandosi prudentemente
dall'integrare la pratica dei lavori operativi - aveva per per
scopo di sospendere i lavori Coens? Aveva anche per obiettivo
corollario di sostituire all'Ordine Coen - un po' indebolito
dalla scomparsa di suo primo Grande Sovrano e fondatore Martinès
de Pasqually, - la classe terminale del nuovo regime massonico
così costituito, classe la cui relazione con l'Alto ed Santo
Ordine era esposto nelle istruzioni segrete date ai Cavalieri
che l'integravano?
Niente di più evidente quando si indaga sull'attività dei tempi
lionesi tra 1778 e 1785. Difatti, durante questi anni,
l'attività del tempio Coen di Lione fu fondamentale. Ne
testimoniano alcune corrispondenze scambiate durante questo
periodo, e anche posteriormente, che riportano l'attività del
Tempio di Lione e quella più particolare di Willermoz.
In una lettera che invia al Principe Charles di Hesse-Cassel,
Gran Professor, datata 12 ottobre 1781 Jean-Baptiste Willermoz
presenta l'Ordine Coen in questi termini a quello che andava a
ricevere nell'Ordine giusto dopo il
Convento di Wilhelmsbad [1] del 1782 che
confermerà definitivamente il Regime Rettificato:
«É essenziale che vi avverta qui V.A.S. che i gradi del detto
Ordine rinchiudono tre parti. I primi tre gradi istruiscono
sulla natura divina, spirituale, umana e corporale; ed è
principalmente questa istruzione che fa la base di quelle dei
Gran Professor che V.A.S. potrà riconoscere con la loro lettura;
i successivi gradi insegnano la teoria cerimoniale preparatoria
alla pratica che è riservata esclusivamente al settimo ed
ultimo. Quelli che sono giunti a questo grado, il cui numero è
assai esiguo, sono assoggettati a lavori o operazioni
particolari che si fanno essenzialmente in marzo e settembre. Li
ho praticati costantemente e me ne sono trovato molto bene………
Sebbene i primi dei detti gradi siano avvolti da alcune forme
massoniche, abbandonate nei gradi più elevati, riconobbi presto
che questo Ordine aveva un scopo più elevato di quello che si
attribuiva alla Massoneria [... ]»
Anni più tardi, lo stesso Principe, in una corrispondenza datata
del 23 novembre 1826, 10 dicembre 1826 e 29 ottobre 1829
rievocherà a suo turno la sua ricezione al principe Chrétien de
Hesse-Darmstatd lui stesso Gran Professor e Coen
[2] testimoniando del suo ancor forte interesse per gli
insegnamenti dell'Ordine:
«Potreste farmi parte degli estratti di Pascal [leggere
Pasqually]. Fuoco ab Eremo [Willermoz] mi fece lettura di
parecchi di questi brani nel 1782, dopo il Convento di
Wilhelmsbad, dopo avermi ricevuto nei primi tre gradi dei Coens
o Cohens. Vi citerò soltanto i sette gradi dell'altare che Abele
eresse.»
in seguito:
«Sarò ben felice di leggere i tre gradi Coen. Fu a 44 1/2
anni che fui ricevuto; mi ricordo soltanto del terzo in cui
sedetti in un cerchio, e l'Abrenuncio. Dei brani di Pascal che
ab Eremo mi lesse mi ricordo tra l'altro che l'altare che Abele
eresse aveva sette gradi. Per la parola Coen che mi fu
trasmessa come un mistero, credo di intuire che si trattasse di
un alto grado del Sacerdozio Egizio. Non avendo rivisto più ab
Eremo sono restato a questo terzo grado. Quanti ne avete,
Carissimo Fratello?»
infine:
«Ab Eremo mi lesse Pascal a Wilhelmsbad quando mi ebbe dato,
o piuttosto promosso nell'Ordine dei C...s, alcuni frammenti di
un manoscritto al quale sembrava attribuire un grandissimo
valore. Vi si citava un altare di sette gradini che eresse
Abele. Quanti i sette figli di Noè. Ritengo che sia lo stesso
manoscritto, ma se contiene soltanto della morale, frasi,
verbosità e contenuti storici, di fatti, di istruzioni, allora
non può essere di mio interesse e quindi sarebbe di nessun aiuto
se non vi posso scoprire nulla e nulla posso apprendere di
conoscenze utili .»
Ugualmente, una lettera dell'abate Fournié
[3]
a Willermoz, in data 5 marzo 1781, dando alcune notizie
sull'educazione del giovane Pasqually figlio di Martinès, che i
Coens speravano di vedere, un giorno, alla testa dell'Ordine,
indica una regolare attività teurgica dei tempi di Lione e
Bordeaux così come di Willermoz:
«e se piacerà a Dio, diventerà saggio successore del nostro
Gd. M. […] mi raccomando alle vostre preghiere ed ai vostri
lavori di equinozio e vi prego di credere che grazie a Dio non
dimentico quelli del vostro O. nelle mie, ringraziandovi molto
umilmente unitamente a tutti i miei ff. delle cento cinquanta
livre (moneta francese in circolazione fino al 1795 N.d.T. su indicazione di P.M.) che mi avete procurato.» [4]
Così l'insieme di queste corrispondenze ci mostra che, dopo il
1778 e quindi alla creazione della classe della Professione, i
lavori Coens di Willermoz e dei differenti fratelli che avevano
costruito e adottato la Riforma di Lione, proseguono in seno
all'Ordine. Ancora di più, i ricevimenti ai differenti gradi di
fratelli Gran Professor che si farà fino al 1785, sembrano
indicare che è all'interno stesso di questa classe della
Professione che Jean-Baptiste Willermoz ed i fratelli Eletti
Coens che avevano integrato il Regime Rettificato, andavano a
reclutare i candidati per l'ordinazione nell'Ordine dei Coens.
C'è stata allora intenzione in tal senso da parte di
Jean-Baptiste Willermoz fin dall'installazione di questa classe?
Tutto lo porterebbe a pensare, ma niente permette di
dimostrarlo.
In compenso, ciò che queste corrispondenze dimostrano e ciò che
quindi possiamo affermare, senza timore di fare ingiuria alla
storia, è che mai Willermoz pensò, in questo periodo, di
staccarsi dai Coens e di fare della Professione una specie di
sostituto all'Ordine.
Al contrario, possiamo testimoniare di un'attività
particolarmente importante nel Tempio Coen di Tolosa
precisamente sotto il benevolo e dinamico impulso di
Jean-Jacques du Roy d'Hauterive, Sostituto dell'Ordine, e membro
del Tribunale Sovrano con Willermoz.
Questo tempio di Tolosa, sotto la condotta del consigliere
Mathias Du Bourg, Gran Professor (successore di Mazade de Percin
dopo il 1780), ricevette, in effetti, un numero di fratelli
Rettificati tra cui il Gran Professor Antoine Castillon (Antonius
ab Erce), depositario del Collegio Metropolitano di Montpellier
segnalato nel 1780 da Hauterive [5]. Questo
ultimo fratello sospese i suoi lavori in seno al tempio tolosino
soltanto nel 1785 per motivi certamente legati alle evoluzioni
del Tempio di Lione e dei Gran Professor lionesi a partire da
questa data. Ritorneremo su questi avvenimenti in seguito.
Così è chiaramente accertato che, molto dopo il Convento di
Wilhelmsbad, i Cavalieri Professor continuarono le loro attività
nell'Ordine Coen e anche che poterono, in seno ai loro Collegi
rispettivi, procedere alla preparazione per quelli dei Gran
Professor, grado che avrebbero ricevuto ulteriormente
nell'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Coens dell'universo.
A partire da 1780, la società francese conobbe un grande
interesse per le esperienze di sonnambulismo e magnetismo
animale, soprattutto grazie ai lavori di Mesmer. Questa
infatuazione non risparmiò le società spiritualistiche e
Illuministe.
Così, fin da 1784 Jean-Baptiste Willermoz assiste ad alcune
sedute di magnetismo a Lione presso la società La Concorde. La
voga del mesmerismo attraversa, quindi, la Francia di questa
epoca ed il tempio Coen di Tolosa non è risparmiato dalle
esperienze di magnetismo animale. I fratelli Coens di Tolosa
accolgono anche nel 1785 il conte Maxime de Puysegur, alta
figura del magnetismo al quale intendono proporre la sua
ammissione nell'Ordine.
Questo stesso anno, 1785, segna anche una svolta importante
nell'attività del Tempio di Lione. Difatti, Willermoz e gli
Eletti Coens lionesi si appassionano velocemente a queste
esperienze di fluido magnetico e alle virtù terapeutiche
afferenti. Così pensarono che se messaggeri divini consentono di
venire in aiuto agli uomini di buona volontà che cercavano di
guarire i loro simili, non avrebbero negato certamente di
rispondere agli uomini di desiderio che li interrogavano su ciò
che interessava la fede e la salvezza delle anime. Alcuni Coens
videro in queste nuove esperienze un eccellente mezzo per
comunicare con l'invisibile molto più semplice di quello
insegnato dal loro antico Maestro e così di accedere più
efficacemente alla riconciliazione. Più semplice, forse, ma non
meno delicato e non meno esente da scogli, come testimonia
questa corrispondenza di Louis-Claude de Saint-Martin al
Consigliere Mathias Du Bourg del tempio di Tolosa in data del 21
aprile 1784:
«Il magnetismo animale su cui mi interrogate, T. Ch. M. tiene
alle leggi della pura fisica materiale. Non c'è assolutamente
niente di più. Libera a quelli che lo vorranno e che lo potranno
di aggiungere quanto avranno di surplus. Quelli che ne non ne
sono dotati potranno trovarsi, qualche volta, in difficoltà.
Perché questo magnetismo, tutto puro fisico quale è, agisce
direttamente sul principio animale più di tutti gli altri
rimedi; e di conseguenza può senza alcun dubbio aprirsi la porta
più grande; ora quando la porta è tutta spalancata la canaglia
può entrare come le oneste persone, se non si ha cura di porre
delle sentinelle stabili ed intelligenti che non lasciano
l'accesso se non alle persone di buona compagnia. Questo
inconveniente è grande; ma sarebbe inintelligibile a tutta la
scuola mesmerica, a cominciare dal maestro; per tale motivo
custodisco questa idea per me, e per quelli che sono capaci di
intenderla.»[6]
Dal lato lionese, Willermoz sviluppa delle esperienze di
sonnambulismo e di magnetismo spirituale alle quali si dedica
poi fino in 1789. Queste esperienze ed i lavori afferenti si
fanno mediante sonni organizzati con la «medium» la Sig.na
Rochette. Sono presentati nell'aéropago lionese dei foglietti
scritti da un Agente Sconosciuto in stato di trans,
Agente che si rivelerà molto più tardi essere la Sig.ra di
Vallière, sonnambulo psicografico canonichessa di Miremont,
sorella del Duca di Monspey, Eletto Coen assai vicino a
Willermoz.
Senza entrare nei dettagli della storia dei tempi Coens e del
magnetismo di questa epoca [7], dobbiamo
segnalare la fondazione di Willermoz, su richiesta dell'Agente
Sconosciuto, della Società degli Iniziati ed in
particolare della Loggia Elue et Chérie de la Bienfaisance
le cui le attività dedicate al sonnambulismo ed al magnetismo, e
soprattutto allo studio dei quaderni dell'Agente, presero
rapidamente il sopravvento sui lavori del Tempio Coen lionese, e
addirittura, anche se provvisoriamente, sullo sviluppo del
Regime Rettificato.
Così, le differenti comunicazioni e rivelazioni fatte da questo
Agente mediante i quaderni rimessi agli emuli,
comunicazioni supposte di origine spirituale di cui il redattore
si faceva l'agente, hanno un impatto importante sulla percezione
del nostro Coen lionese e dei suoi fratelli relativamente ai
lavori di teurgia.
Le comunicazioni dell'Agente, frutto di un'immaginazione
traboccante e di un psichismo agitato, sono impresse tutte di
cattolicesimo fervente, di slanci affettivi e sentimentali, di
riflessioni di Ordine Massonico o relativi all'insegnamento di
Martinès de Pasqually, frammiste con alcune considerazioni
gnostiche e con elementi redatti in una lingua sconosciuta che
si rivelano di difficile decifratura. Questi scritti non
metteranno mai in causa né la pertinenza né il valore della
dottrina di Martinès, almeno mai in profondità. Tuttavia la
fanno tendere verso un cattolicesimo classico per l'epoca e
mirano a semplificare le forme Coens. Limitate le prescrizioni
diverse anche se alcune di Ordine alimentare furono mantenute,
la teurgia operatoria si vede sostituita dall'amore che è la
chiave e la sorgente di ogni purificazione.
Gli scritti
dell'Agente tesero così a riformare i rituali come anche
alcuni insegnamenti dell'Ordine, come fu anche il caso per la
Massoneria Rettificata ed in modo particolare col cambiamento
del nome di Apprendista.
Le interrogazioni relative ai lavori Coens che suscitano le
rivelazioni dell'Agente nello spirito di Jean-Baptiste
Willermoz testimoniano chiaramente la svolta in una
corrispondenza in data del 8 maggio 1786. Vialette d'Aignan,
dell'Oriente di Tolosa, indirizzò all'abate Fournié,
dell'Oriente di Bordeaux la lettera di Willermoz circa la
richiesta insistente dell'abate di integrare la Società degli
Iniziati. In questa corrispondenza, Vialette d'Aignan esprime il
rifiuto di Willermoz ad integrare nell'iniziazione un fratello
la cui qualità di Coen non poteva essere rimessa in causa, ma
che non era stato chiamato dall'«Angelo» dell'Agente che
solo decideva in materia.
In effetti,
Willermoz dissimula con questa argomentazione la sua reticenza
verso questa ammissione, reticenza probabilmente fondata sulla
sua volontà di riforma dell'Ordine Coen che non poteva essere
condivisa dal candidato.
Così Vialette d'Aignan spiega a Fournié che sarebbe «stato
chiamato sicuramente se la cosa fosse dipesa dai fratelli di
questo Oriente [di Lione], ma... non essendolo, non vi si
consiglia di venire».
Ma più interessante ancora per l'argomento che ci riguarda, sono le
notizie date da Lione, nella stessa lettera, sulle attività Coens:
«considerato che tutti i FF Cn di Lione sono stati congiunti
dall'iniziazione generale, non terranno più nessuna assemblea
dei Cn; cosa da non considerare come negligenza, ma come dovere;
dal momento che l'iniziazione ha fatto conoscere gli errori che
si erano infiltrati nei lavori dell'Ordine dei Cn ed anche il
pericolo legato a qualcuno dei più pratici. Escluso che l'Ordine
sia abolito, vi si diceva, non fa che riunirsi al tronco
da cui si era separato fuori luogo; e da questo tronco riuscirà
a suo tempo un nuovo Ordine di Cn più puro, più vero, e meno
mescolato con le idee umane: il nuovo sarà composto solamente da
quelli che saranno eletti per questo, e saranno presi tra gli
Iniziati destinati all'opera dell'undicesima ora.»
Tutto è detto: l'Ordine non deve essere abolito ma riformato.
L'agente di questa riforma è l'Iniziazione, ossia l'insieme
delle rivelazioni e comunicazioni dell'Agente Sconosciuto
di cui si saprà soltanto in seguito che non furono, purtroppo,
sempre di origine spirituale, ma molto spesso ispirate dallo
psichismo dell'Agente dalle idee di suo fratello Coen,
contrariamente a ciò che i nostri iniziati lionese potevano
supporre.
Del resto, dei dubbi cominciarono a manifestarsi nello spirito
di Willermoz fin da 1786, certe visioni che non si realizzarono
e certe considerazioni relative agli Eletti Coens ed alla
Massoneria che si rivelarono contestabili o erronee. Di più, una
parte delle comunicazioni sembrarono ritrovare la loro origine
nelle idee del fratello dell'Agente, l'eletto Coen de Monspey,
piuttosto che nelle rivelazioni celesti. Così, nel 1788 le
relazioni tra l'Agente Sconosciuto, e Willermoz si
complicarono. Questo ultimo tentò allora di ricuperare i
quaderni e gli archivi della società che presiede ancora su
richiesta dell'Agente. Poi nel 1790, a seguito di dette
complicazioni, Willermoz si vede destituito della presidenza
della Società degli Iniziati a profitto di Paganucci. Ne
custodisce tuttavia gli archivi. A partire da questa data non ci
saranno più relazioni tra Willermoz e la famiglia de Monspey
fino nel 1806 quando Willermoz ricupera il resto degli archivi e
dei quaderni di istruzioni della Sig.ra de Vallière prima di
rompere ogni contatto.
Tuttavia, malgrado questo allontanamento relativo dai lavori
teurgici causati dall'entusiasmo ed dal gusto spiritualistico di
Willermoz per le rivelazioni seducenti dell'Agente,
questo ultimo non smette mai di considerarsi un Coen e continua
ad intrattenere una corrispondenza coi fratelli Coens vicini.
Questa corrispondenza gli permette anche di tenersi informato
dei lavori dell'Ordine.
Una lettera di
Périsse du Luc, datata del 23 marzo 1790 dimostra che Willermoz
è sempre vicino ai suoi fratelli e che la distanza che ha preso
ufficialmente nei confronti dei lavori dell'Ordine non è
comunicata. Willermoz sembra essere rimasto molto moderato e
discreto nelle sue critiche. Difatti, si può leggere:
«Mi sembra dalla lettera di mio fratello o che siete stato
malato all'eq. [leggere equinozio] o come penso, avete preso il
pretesto per ritirarvi. Penso che St Martin giunto da poco da
Strasburgo ha fatto altrettanto, poiché ha trascorso quei giorni
in campagna. Ancora non l'ho veduto, quantunque abbia tra le
mani un suo nuovo lavoro di cui non mi avete parlato e tuttavia
l'ex. viene da Lione. Ha per titolo "L'uomo di Desiderio"
formato in-8° e 301 paragrafi. Mi sembra a colpo d'occhio,
avendolo potuto consultare soltanto brevemente, che faccia molte
allusioni jeroglifiche e mistiche ai lavori dei Coh ...
Giudicatelo e ditemi ciò che ne pensate. Ho notato delle belle
cose, altre molto oscure e mistico-poetico, cose che l'autore
detestava fortemente una volta. Spesso prende il tono elevato
del Salmista ed il suo Cantico, più spesso ancora lo stile
apocalittico, tutto ciò frammisto di venature della poesia
tedesca di un Klopstock e di un Gessner da dove si vede che ne
ha preso a Strasburgo il gusto. Ma che importa lo stile e la
forma, se le idee sono grandi, sublimi ed istruttive, ed io ne
ho incontrato un gran numero di questa classe e soprattutto di
molto profonde.» [8]
Così, anni più tardi, Willermoz esprimerà, particolarmente
questo attaccamento ai Coens, al loro Maestro Martinès ed ai
lavori dell'Ordine verso i quali ritornò con migliori
disposizioni dopo la parentesi dall'Agente Sconosciuto e
le agitazioni della rivoluzione. Questo attaccamento si legge in
particolare in una corrispondenza celebre col Barone de Lansperg
in data del 10 ottobre 1821:
«Quante felici circostanze mi procurarono in uno dei miei
viaggi quello di essere ammesso in una società ben composta e
poco numerosa e il cui lo scopo, che mi fu sviluppato fuori
dalle regole ordinarie [ossia oralmente] mi sedusse. Da allora
tutti gli altri sistemi che conoscevo (perché non posso
giudicare di quelli che non conosco) mi sembrarono futili e
disgustosi. È il solo dove ho trovato questa pace interiore
dell'anima, il più prezioso vantaggio dell'umanità relativamente
al suo essere ed al suo principio.»
Willermoz rievoca qui, senza nessuna ambiguità, il suo
attaccamento al sistema intero, e non solamente alla sua
dottrina, sistema che fu il solo in cui trovò «questa pace
interiore dell'anima, il più prezioso vantaggio dell'umanità
relativamente al suo essere ed al suo principio.»
E questo attaccamento è il solo motivo che lo porta, al
crepuscolo della sua vita, e quando sembra che ufficialmente
l'Ordine sembra sciolto, a ricevere dei nuovi Coens nei
differenti gradi. Così, in una lettera in data del 22 settembre
1813, Saltzmann (1749-1821) ringrazia Willermoz per il suo
ordinamento al grado di Grande Architetto:
«Il mio primo atto di gratitudine e della più viva
riconoscenza è stato reso a Quello che ha degnato di benedire il
mio viaggio e vi dona la volontà e le forze necessarie per
operare alla sua gloria e la mia salvezza. Il secondo si rivolge
a voi, il mio T.C. e P. Me, che mi avete dato una nuova prova
molto preziosa della vostra amicizia. Mi avete sacrificato un
riposo che la vostra veneranda età vi rende così necessario, e
avete, per così dire, coronato il vostro lavoro. Perché non oso
sperare di ricevere ancora oltre, e non devo occuparmi che di
approfittare bene di ciò che ho ricevuto e di fortificarmi nella
via nella quale ho avuto la felicità di entrare. Ma voi non
trascurate quanto avete seminato e alimentate la fiamma che
avete acceso. (...)
Non mi dimenticate, mio T.C. e P.M. Pensate al vostro alunno
nelle vostre preghiere e nei giorni ed ore destinate ai lavori
superiori. Mandatemi, appena sarà possibile, ciò che mi avete
promesso e battiamo il ferro fin quando è ancora caldo. Ah! se
fosse possibile inviarmi quanto è segnato con + dopo i nomi
comuni! (... )»
F. Saltzmann a me W. [...] la sua gioia per quanto ho fatto per
lui a Lione, Gd. Archi. Spera l'Invo[cazione] promessa. [Nota di Willermoz]
Questa lettera è di un interesse maggiore poiché testimonia le
buone disposizioni nelle quali il nostro Coen lionese è
ritornato relativamente ai lavori di invocazione che non manca
di raccomandare al nuovo ricevuto precisando anche che continua
lui stesso a praticarle!
Ma ancora, è verosimile che Saltzmann abbia ricevuto gli altri
gradi dopo il 1813. Infatti, quattro anni più tardi, in una
corrispondenza col Barone Jean de Türkheim (1760-1822) in data
del 16 febbraio 1817, Saltzmann informato dell'interesse che
Türkheim porta all'insegnamento di Martines
[9],
consiglia a questo ultimo:
«Per ottenere ciò che sembrate desiderare, bisognerebbe fare
un viaggio a Lione, mentre ne è ancora tempo. È vero che io ho
ottenuto le comunicazioni. Ho ricevuto ancora nel mio ultimo
viaggio di Lione; ma non ho il potere di conferire i gradi.»
Così, a dispetto di un allontanamento relativo e passeggero,
Jean-Baptiste Willermoz restò costantemente fedele al sistema
Coen di cui non mancò di voler fare beneficiare tutti gli uomini
di fede e di desiderio fino alla fine della sua vita.
La storia dell'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Coens
dell'universo dopo 1780 non può, in ogni caso, confondersi con
quella del tempio di Lione il quale, quantunque fosse uno delle
Officine che segnò fortemente l'Ordine per le immense qualità
spirituali ed iniziatiche di certi dei suoi membri, ebbe, come
abbiamo veduto, un'evoluzione particolare rispetto a quella
della maggior parte delle altre officine dell'Ordine.
Ritorniamo, quindi, sulla storia generale dall'Ordine di cui
quella del tempio di Lione rappresenta soltanto un aspetto ed un
episodio particolare, per quanto importante e significativo
possa essere stato.
Per diversi anni - che possiamo localizzare intorno a 1777-1778
-
l'Ordine conosce dei problemi che i differenti Orienti
confessano a loro Gran Sovrano e che sono esposti ancora nel
1780 da Sébastien de Las Casas, Gran Sovrano incaricato, di cui
abbiamo rievocato le difficoltà all'inizio del nostro studio.
Difatti, in una lettera del 16 agosto 1780, diversi Orienti
sottopongono a Las Casas delle richieste pressanti. Quantunque
non si disponga di questa corrispondenza, possiamo intuire il
motivo per l'analisi di corrispondenze ulteriori tra differenti
membri dell'Ordine.
Così Du Roy d’Hauterive - sempre molto attaccato, attivo e
fedele all'Ordine stesso, dal suo esilio londinese - scrive a Mathias Du Bourg il 22 settembre 1786
[10]
denunciando «le dottrine di errore e di menzogna che hanno
fatto i loro sforzi per infiltrarsi nell'Ordine e che, finora,
hanno diviso solamente i Lugduniens i quali, secondo la vostra
ultima, hanno appena rotto i soli legami che li uniscono a noi,
avendo rotto da molto i legami spirituali ed avendo formato
dalla scienza un mostro orrendo di magnetismo, profetismo,
direttori, hanno diviso tutti i nostri principi come cancrena
(… )»
Del rigetto d'Hauterive della Massoneria e dei fratelli Coens
che la praticano, abbiamo un'altra testimonianza in una
corrispondenza di Saint-Martin a Willermoz in data del 15
gennaio 1787 [11]:
«Ho incontrato, per caso, d'Hauterive due giorni dopo del mio
arrivo [il 10 gennaio a Londra]. L'incontro è stato, da parte
sua, freddo, non so se aveva anche l'intenzione di evitarlo […].
Avrei desiderato metterlo in grado di vedere Tieman, ma ha ribadito che
non poteva considerare come suoi fratelli tutti quelli che
tenevano alla massoneria.»
Anche se queste corrispondenze sono posteriori di sei e sette
anni alle rivendicazioni dei tempi vicino al Gran Sovrano, gli
elementi portati alla nostra conoscenza sono rivelatori dei
problemi anteriori incontrati dall'Ordine e legati
all'evoluzione di alcuni fratelli; evoluzione problematica per i
differenti Orienti di cui le lagnanze sono esposte nel 1780.
Così, la risposta che porta Las Casas alla richiesta degli
Orienti è in totale coerenza con un oggetto che sarebbe
verosimilmente una domanda di esclusione di certi fratelli per
le pratiche giudicate inaccettabili per l'Ordine. E noi
l'intuiamo mediante le corrispondenze menzionate, i punti
sollevati non erano certamente estranei alle attività legate
alle esperienze di sonnambulismo e di magnetismo, ma anche - e
forse soprattutto - alla frequentazione della Massoneria detta
apocrifa, addirittura peggiore, alla divulgazione in seno a
questa Massoneria dei segreti e misteri dell'Ordine, cosa
formalmente interdetta dagli Statuti e Regolamenti Generali del
1768.
Queste lagnanze potevano danneggiar particolarmente i fratelli
membri dei nuovi Direttori Rettificati, Direttori in cui i
fratelli Coens che vi erano annessi mostravano un atteggiamento
proselitista in seno all'Ordine; Direttori all'interno dei quali
era insegnato, al più alto livello, anche se certamente in modo
discreto ma conosciuto ad alcuni, la dottrina ed i misteri
dell'Ordine.
Las Casas risponde allora alla richiesta degli Oriente nel
seguente modo, negando di escludere i fratelli che hanno mancato
ai loro impegni verso l'Ordine e che avevano, secondo lui, da
rendere conto soltanto alla loro fedeltà alla Chose
[12]:
«Voglio conformarmi soltanto ai principi dei miei precursori.
È la condotta più saggia; è quella che mi dettano i miei
impegni. Tutti i nostri argomenti sono liberi, e, se vengono a
mancare alle cose dell'Ordine, si rendono a loro stessi una
giustizia piena ed intera poiché si privano di tutti i vantaggi
che accompagnano queste cose, e si può lavorare sulla loro
propria essenza a rischio e pericolo, senza grande fortuna di
ottenere qualche verità che non nasconda una trappola atroce. Ma
se ciascuno è libero di uscire, se si crede liberato di ogni
obbligo verso la Chose, vi dichiaro che non è nel mio potere di
agire in favore di quelli che si sono lasciati subornare
dall'Ordine: è la prassi; è così che hanno agito tutti i miei
predecessori e questo per dei motivi più grandi dinanzi ai quali
mi inclino e mi inclinerò sempre nell'interesse dell'Ordine,
qualsiasi afflizione possa provare dalla sofferenza di un
qualche motivo.»
Tuttavia, cosciente delle difficoltà che incontrano allora i
tempi e della necessaria protezione di cui questi devono potere
godere per seguire i loro lavori con ogni discrezione, al riparo
da ogni influenza e di ogni tentativo di inquinamento, Las Casas
completa la sua risposta con la proposizione seguente:
«Potete dunque, se lo giudicate utile alla vostra
tranquillità, sistemarvi nella corrispondenza dei Philaleti,
purché queste sistemazioni non trascinino niente di composito. E
poiché gli spostamenti del T. P. M di T... non gli permettono di
prendere in carico i vostri archivi, fatti nel deposito presso
M. de Savalette. Lo farete sotto i sigilli ordinari. La
corrispondenza ed i piani mensili, così come i catechismi e
cerimonie dei diversi gradi, devono essere sigillati dal loro
oriente particolare. I piani annui, le tavole e le loro
invocazioni, così come le differenti spiegazioni generali e
segrete devono portare la mia firma o, in difetto, quella del P.
M. Sostituto Universale che avverto con la stessa lettera» .
Questa lettera di Las Casas che lascia ai tempi la scelta del
loro destino, è correntemente ed un poco stranamente
interpretata dagli gli storici massonici come un atto di
scioglimento, o nel migliore dei casi, una direttiva di chiusura
dei tempi dei differenti Orienti. Tuttavia se analizziamo il
tenore di questa lettera, constatiamo che Las Casas non chiede
in nessun modo ai tempi di cessare i loro lavori; raccomanda
unicamente ai tempi che lo ritengano giusto di rimettersi
all'amministrazione ed ai buoni auspici dei Philaleti
rappresentati da Savalette de Langes, Eletto Coen del tempio di
Parigi che è il vero ispiratore e fondatore di questo gruppo di
uomini di differenti provenienze massoniche che si designano
come «amici della verità» e conservatori dei differenti sistemi,
segreti, miti massonici, ermetici ed esoterici e i cui i lavori
si concentrano intorno alle Logge degli Amici Riuniti stabiliti
nel Grande Oriente.
Tuttavia, con una grande prudenza, Las Casas precisa che questo
collocamento sotto tutela non sarà possibile e non potrà essere
perenne che nella misura in cui i Philaleti rispetteranno i
lavori dei Coens e fin quando nessuno elemento estraneo alla
dottrina o ai modi operatori dell'Ordine sarà introdotto. Così
Las Casas pensa di assicurare l'integrità e la sopravvivenza
dell'Ordine, o almeno dei suoi insegnamenti e lavori, per quei
fratelli che ne conoscono, in virtù della loro appartenenza, i
misteri ed i principi.
Conoscendo le divergenze di obiettivi e di visione che potevano
opporre Willermoz a Savalette, e quindi dei Direttori
Rettificati ai Philaleti, che si cristallizzarono al Convento di
Wilhelmsbad - e più tardi nel rifiuto dei Direttori stessi a
partecipare ai Conventi dei Philaleti a Parigi nel 1785 e 1790 -
non ci si stupirà di una tale raccomandazione da parte di Las
Casas che mette così i tempi al riparo dall'influenza del
sistema dei Direttori Rettificati. Ed anche se riconosciamo
pienamente il ruolo strategico, primordiale e decisivo dei
Direttori nella conservazione e la trasmissione prudente della
dottrina di Martinès, riconosciamo anche l'utilità della misura
conservatoria di Las Casas. Difatti, anche quando il Gran
Sovrano pensava di non poter lui soltanto regolare le differenze
e mantenere l'Ordine in seno agli Orienti, questa misura permise
ai tempi Coens di continuare a svilupparsi ed ai loro lavori di
svolgersi in ogni tranquillità in un'epoca in cui il magnetismo
ed il sonnambulismo si impossessavano di certi tempi, e dove lo
spirito lionese si concentrava sulla costituzione di un nuovo
Regime Massonico e Cavalleresco.
Così nel 1784 Sébastien de Las Casas rimette i destini
dell'Ordine nelle mani dei Philaleti consegnando tutti gli
archivi dell'Ordine a Savalette de Langes. .
Tuttavia, questo trasferimento, non di autorità spirituale e
sovrana, ma di «protettorato», non si accompagna né della
chiusura né dello scioglimento dei tempi. Al contrario, questi
continuano a lavorare in silenzio e con ogni discrezione.
Abbiamo per testimonianze di questa attività:
- le istruzioni del tempio di Bordeaux inviate al tempio di
Tolosa per una celebrazione in data del 24 marzo 1787;
- il ricevimento del Chevalier de Guibert il 24 marzo 1788 al
quale il fratello Vialette d' Aignan - ricevuto nel 1785 - si
rivolge in questi termini:
«Voi siete stato iniziato, Carissimo Fratello, in un Ordine
che, avendo per scopo di riportare l'uomo alla sua gloriosa
origine, lo conduce come per mano, insegnandogli a conoscersi e
a considerare i rapporti che esistono tra lui e la natura intera
di cui doveva essere il centro se non fosse decaduto da questa
sua origine, ed infine a riconoscere l'essere supremo da cui è
emanato.»
Anche i lavori teurgici continuano come ne manifesta una
corrispondenza del 1792 di Louis-Claude de Saint-Martin a
Kirchberger che riferisce i lavori ed esperienze di Hauterive
sul soggetto delle quali il barone chiedeva:
[13]
«Vi dirò soltanto che ho conosciuto M. d'Hauterive, e che
abbiamo fatto un corso insieme.» (Lettera del 11 agosto
1792)
In seguito:
«La vostra settima domanda su M. d'Hauterive, mi costringe a
riferirvi che c'è qualche cosa di esagerato nei racconti che vi
si è fatto. Esso non abbandona il suo inviluppo corporale: e
neanche tutti quelli che, come lui, hanno goduto più o meno dei
favori che vi ho riportato di lui, sono usciti. (…) Non ne è
meno vero che se i fatti di M. d'Hauterive sono di Ordine
secondario, non sono che soltanto rappresentativi della grande
opera interiore di cui noi parliamo; e se sono di classe
superiore, essi sono la Grande Opera in se stessa. Ora, è una
domanda a cui non risponderò, considerato che essa non vi
porterà a niente» (Lettera del 6 settembre 1792)
infine:
«Per quanto concerne la questione riguardo a M. d'Hauterive,
è ancora molto conforme alle mie proprie idee. Questa
separazione dell'anima e del corpo non è probabilmente reale, ma
la rappresenta come un sogno in che si può vedere molto bene il
proprio corpo senza movimento. Voi mi dite: se i fatti di M. d'Hauterive
sono di classe superiore, è la Grande Opera in se stessa. Ecco
senza alcun dubbio una grande verità, è la thè… [teurgia] degli
antichi, ed un simile fatto accertato equivale bene ad un
principio.» (Lettera del 16 ottobre 1792)
Questa corrispondenza è più interessante di quanto sembri,
poiché ci informa già nel 1792 sulla conoscenza che può avere
Saint-Martin della natura superiore di cui può partecipare la
teurgia.
Anche il tempio di Lione continua alcune attività dopo 1780. Una
corrispondenza tra Louis-Claude de Saint-Martin e Jean-Baptiste
Willermoz, in data del 3 febbraio 1784, lo attesta, mostrando
sempre l'interesse vivo di questo ultimo per i lavori teurgici
[14]:
«Tramite l'ultima, vi ho promesso Carissimo Maestro, un'altra
epistola, ed eccola. L'intenzione è una buona cosa, ma non è
sufficiente! Guardate Oza… Ma senza spingerci fin li, so ciò che
mi è capitato per avere adoperato un «Nome» che mi era stato
dato come meraviglioso!… non lo scriverò, ma ne ho avuto
abbastanza per ritornarci sopra. Crederei dunque che dovremmo
limitarci a quelli che sono perfettamente conosciuti: Angeli,
Arcangeli etc…»
Anche se queste attività lionesi sono verosimilmente o molto
rallentate o interrotte - come abbiamo veduto precedentemente -
a causa delle attività mesmeriane e lo sviluppo del Direttorio
di Auvergne tra 1785 e 1790, non sono però inesistenti o
riprendono in seguito. Ne testimonia il racconto di
Joseph-Antoine Pont al nipote di Willermoz, al suo ricevimento
nell'Ordine:
«Seguii il suo consiglio [della Signora Provensal] e verso
1795, fui iniziato. Come voi, probabilmente, Carissimo Fratello,
credevo che al grado successivo avrei trovato la perla promessa;
ma come tanti altri, mi trovai al termine senza avere scoperto
questo gioiello...» [15]
Infine, delle attività parigine sono organizzate
dall'attivissimo e influente Bacon de la Chevalerie che
ricevette il Chevalier d’Harmensen. Questo ultimo riferisce
della sua entrata nell'Ordine in una lettera dei 12 giugno 1806
al potentissimo marchese di Chefdebien d’Armissan, alto
Dignitario del Grande Oriente, promotore dello stimato Rito
Primitivo di Narbonne [16] chiamato anche
Rito dei Philaleti al quale il cavaliere Harmensen sollecita la
sua ammissione:
«Confessando che il Rito Primitivo mi era completamente
sconosciuto, chiesi di conoscerlo, ed il mio ardore era mio solo
titolo, poiché non appartengo a nessuno Rito che conduca a
quello, ed io sostengo quanto che ho sempre detto. Il Fratello
Bacon de la Chevalerie, verso cui ho ugualmente chiesto,
relativamente al Rito Cohen, che professa, mi ha trattato con
più da indulgenza. Ma certamente aveste fatto come lui, se
fossimo stati assai più vicini, e se la distanza ed i malintesi
delle lettere non mi avessero fatto perdere nella vostra
considerazione, mentre supponevo di fare ciò che mi era
possibile, per guadagnarla.» [17]
Il marchese gli risponde in data luglio dello stesso anno:
«Mi congratulo con voi per aver ispirato un giusto interesse
nel Reverendissimo Fratello Bacon de la Chevalerie. Lo conosco
come Maestro del Rito C. (Cohen), poco conosciuto, e che tale
deve rimanere; con le conoscenze varie e molteplici, che
possedete e ciò che potrete acquisire, vicino a questo Illustre
Sostituto Universale…» [18]
La corrispondenza del marchese di Chefdebien c'interessa per due
motivi. Primariamente perché rivela una esistenza ancora
riconosciuta degli Eletti Coens nel 1806 e secondariamente, per
la qualifica che è attribuita a Bacon de la Chevalerie, quella di
Sostituto Universale dello Rito Cohen, che non è qualificato
come Ordine.
Infatti, a causa della sua collocazione sotto la «tutela» dei
Philaleti e di Savalette de Langes, l'Ordine si è visto come
annesso al Grande Oriente. Così è considerato come un Rito e non
come un Ordine da alcuni Alti Dignitari che hanno conoscenza della
sua esistenza. Ugualmente Bacon de la Chevalerie è riconosciuto
sotto questa dignità nel piè di lista generale dei fratelli
affiliati o iniziati al Rito Primitivo e che noi riproduciamo:
N° 49: Bacon de la Chevalerie, anziano ufficiale-generale, nato
e domiciliato a Parigi. Decorato di tutti i gradi di diversi
Riti, particolarmente, Grande-ispettore del 32° grado dello Rito
scozzese, detto antico ed accettato; Rosa-croce X, Sostituto
Universale del Gran Maestro degli E. C, dal 3766; Grande
Ufficiale d'Onore del Grande-Oriente della Francia; Assoc. III. 10-11 maggio 1806. 2e, 3e, 4e. Deputato delle Alte
Officine della Sovrana Gran Loggia di Parigi accanto alle Alte
Officine del Grande-Oriente di Francia, e rappresentante del
Rito Primitivo, sedendo al Grande Direttorio dei Riti.
Questo titolo di Sostituto, realmente conferito da Martinès in
1766 gli fu contestato dopo il 1772 dagli ultimi membri del
Tribunale Sovrano dell'Ordine. Infatti, in una lettera inviata a Willermoz in data del 12 ottobre 1773, Martinès qualifica
espressamente il T.P.M. Desère del titolo di Sostituto dell'Ordine:
«Gli elogi che il T.P.M. Desère sostituto universale D.L. mi ha
fatto della vostra precisione ad eseguire scrupolosamente tutti
i vostri doveri nella Chose e verso quelli che vi seguono, mi
obbliga a non lasciarvi più niente da desiderare per mettervi in
condizione di andare da solo allo scopo che desiderate della
Cosa che avete abbracciato (…). Per tale motivo, ho disposto di trasemttere al T.P.M. Du Roy d'Hauterive, di recente ordinato
per corrispondenza R+ alcune istruzioni affinché ve le trasmetta
col consenso del T.P.M. Desère sostituto.»
Se ne potrebbe dedurre dunque logicamente, come del resto lo
fecero numerosi Coens, che Bacon fu destituito del suo incarico
da Martinès nel 1772, poco prima della sua partenza per San Domingue. Questa possibilità che divenne certamente una voce
nell'Ordine, fu contestata vivamente dallo stesso Bacon de la Chevalerie
che se ne spiegò con Willermoz in una lettera del 24 settembre
1775 dichiarando:
«Io non ho fatto nessuno abuso dell'autorità che mi è stata
confidata, che conservo perché nessuna creatura umana può
togliermela; e che uomini ciechi e consegnati ad un istante di
incongruenze, hanno creduto, troppo leggermente, che avevo
perduto.» [19.]
Nella sua affermazione relativa all'impossibilità umana di
revoca della sua autorità, Bacon de la Chevalerie deve
appoggiarsi certamente al Regolamento e agli Statuti Generali
dell'Ordine che recitano «Il [il Sovrano] è nel diritto di
annullare le nomine fatte, se è provato che i soggetti chiamati
non siano degni o si siano resi indegni della loro elezione»
[20].
Tenuto conto dell'incertezza relativa a questa destituzione,
sembra evidente che nessuna inchiesta ufficiale sia stata
condotta relativamente a Bacon e dunque che, reale o no, questa
destituzione, pronunziata soltanto da Martinès e senza una
istruzione preliminare, possa per questo fatto essere
considerata priva di effetto.
Comunque sia, 10 anni più tardi Bacon de la Chevalerie è
riconosciuto, sempre come Sostituto dal marchese Chefdebien au
Prince Chrétien de Hesse-Darmstadt, che riproduce nei suoi
appunti autografi una nota che aveva scritto il 12 gennaio 1782
in occasione del suo colloquio col marchese
[21]:
«Avendo deciso un viaggio, egli [Martines] elesse per il suo
successore uno chiamato Bacon de La Chevalerie e sotto di lui
cinque altri [Saint-Martin, Willermoz, De Serre, Du Roy d’Hauterive,
et Lusignan] (…)
Questi cinque personaggi non hanno voluto riconoscere Bacon de
La Chevalerie come capo, perché è ancora molto incostante nella
vera disciplina della via.»
Ancora una volta, il marchese Chefdebien d’Armissan si trova
all'origine di questa qualifica. Quale credibilità dovremmo
veramente riconoscergli oltre a quella di desiderare buoni rapporti
con suo fratello e amico nel Grande Oriente, promotore e
rappresentante del Rito Primitivo, Bacon de La Chevalerie? O
allora, si può ammettere, come altra possibilità, che Martinès
abbia voluto dotare l'Ordine di due Sostituti che si dividono
ciascuno un Grande Oriente? Questa ipotesi si rivelerebbe
possibile sulla base di una lettera, in data 20 gennaio 1806, in
cui
Bacon de la Chevalerie scrive a Chefdebien:
«Egli [il G: .O:.] ha chiamato un Concistoro per prendere
in considerazione diverse domande di questo genere [accoglienza
nel suo seno di Riti facentesi conoscere sotto lo stendardo di
un costituzione morale]; i membri ne sono classificati per
distretti; ogni distretto è composto di cinque fratelli. Sono
stato destinato a fare numero in quello dei gradi più eminenti e
meno conosciuti. Non sono tuttavia Philalete, ma sono, come lo
sapete, Sostituto Universale per la parte Settentrionale del Rev:.
Ordine degli Eletti Cohen:. (Rito estremamente poco
conosciuto).» [22]
Presentandosi come Sostituto dell'Ordine per la parte
settentrionale, Bacon potrebbe confermare la possibilità di
esistenza di un altro Sostituto per la parte meridionale,
possibilità offerta dai Regolamenti e Statuti dell'Ordine che
riferiscono che «Il sostituto del Sovrano è quello che il
sovrano sceglie per essere il suo coadiutore. Se egli lo è per
tutto l'Ordine ha diritto su tutto l'Ordine; se è solamente per
una nazione, ha diritto solamente su questa nazione (…)»
[23] non
ne sapremo di più su questo punto, né su Desère (o Serre) a
proposito del quale gli archivi dell'Ordine sembrano molto
discreti. Ma è buon a titolo di Sostituto del Rito Cohen che
Bacon de la Chevalerie è riconosciuto dal Grande Oriente come
rappresentante dei «gradi più eminenti ed i meno conosciuti».
Notiamo tuttavia una cosa: Bacon parla bene qui del Reverendo
Ordine degli Eletti Coens e preciserà in una nuova lettera a
Chefdebien in data del 26 gennaio 1807:
«In quanto al Supplemento, non potete dubitare, T: .C: .F:., che
io ne riceva con viva riconoscenza, e che non accetto, con
rispetto, la Deputazione alle Alte Officine del Sovrano G: .L:.
di Ph:. accanto alle Alte Officine del G: .O: .de F:.accanto al
quale il R: .L: .di Ph:. mi ha accordato già il favore di
chiamarmi rappresentante del Rito Primitivo che mi ha dato il
diritto di sedermi al G:. Direttorio dei Riti, in cui la non
attività del Direttorio scozzese ed il silenzio assoluto degli
Eletti C:. sempre agenti nel più grande riservo, In Esecuzione
Degli Ordini Supremi del Sovrano Maestro:. Il G: .Z: .W: .J:.»
Così, nel 1807 Bacon de la Chevalerie suggerisce che l'Ordine è
governato ancora da un Sovrano Maestro di cui ignoriamo tutto se
non che il suo nome è formulato sotto forma quadriletterale.
Allora, seguendo questa affermazione, e contrariamente a ciò che
è generalmente ammesso, nelle Alte Officine, non sarebbe l'ultimo
Gran Sovrano dell'Ordine? Non avendo potuto identificare a cosa
facesse realmente allusione il T.P.M. de la Chevalerie, è
difficile affermarlo. Certi autori pensarono che le quattro
lettere menzionate da Bacon potevano rappresentare quattro
Sovrani Giudici R+ di cui de Grainville, Willermoz e altri due
non identificati. Tenuto conto delle relazioni dell'Ordine col
fratello Cohen lionese, questo sembra poco verosimile. Ancora
meno verosimile a causa del decesso di Grainville nel 1794.
Sembra quindi non esserci soluzione a questo enigma.
In ogni caso è importante considerare come Bacon, a dispetto delle sue
alte funzioni massoniche e del suo attaccamento ai Direttori
rettificati, ha saputo preservare sempre l'Ordine e mostrare ai
fratelli Coens, con il suo esempio la possibilità di una
coesistenza felice dei differenti sistemi nella pace e
l'armonia, contrapponendosi relativamente a questo fatto con le
considerazioni e diffidenze di Martinès sull'aspetto apocrifo di
ogni Massoneria. Coesistenza, e di fronte al Rito Rettificato,
prossimità esente da ogni settarismo e spirito di esclusione,
non opponendo mai un sistema all'altro, quando in una lettera
del 23 aprile 1808 a Willermoz, privo di ogni spirito di lite,
chiedeva:
«In queste circostanze sono ricorso alla vostra amicizia per
aiutarmi con tutti i documenti che sono a vostra disposizione,
perché ho lasciato a San Domingue, e di conseguenza perso,
tutte le mie carte, vestiti e strumenti concernente i Direttori
ed anche gli Eletti Cohen.
Aspetto da voi, T: .C:. e B: .A: .F:. risposta pronta e
soddisfacente; mandatemi soprattutto notizie che siete in salute
e felice.
Sapete, mio caro Willermoz, a quanti titoli vi sono debitore e
per la vita.
Rue Guisarde, no. la. f. St. Germain.
Bacon de la Chevalerie.
P. S. - Se mi confidate i codici e Rituali ed altre istruzioni,
li copierò e ve li rinvierò subito dopo la copia.»
Bacon de la Chevalerie deve su questo punto restare un modello
di condotta, di tolleranza e di intelligenza per tutti i Coens e
Massoni di oggi e di domani. Così come ogni Massone Rettificato
dovrebbe, sull'esempio di Willermoz che in una lettera del 24
settembre 1818 a Türckheim dichiarava tenere «con cuore e con
anima» a Martinès ed alla sua iniziazione, di considerare in modo
attento ed aperto i lavori dei loro grandi fratelli Coens.
Allora, arrivati alla fine di questo studio, quali insegnamenti
possiamo estrarne?
Che l'Ordine, diretto per il suo Sostituto Bacon de la Chevalerie, continuò almeno alcune attività fino nel 1808. Che
anche se non ne conosciamo i nomi e che niente sia registrato
negli archivi portati alla conoscenza degli storici, è possibile
che Réaux+Croix siano stati ordinati da Bacon tardivamente,
grazie ai diritti totali di cui questo ultimo godeva.
Il documento, in
lingua francese, è stato reperito in rete ed è a firma di
Esh494
Per completezza
riportiamo di seguito anche un documento a firma di Aurifer
(Robert Ambelain) sulla "Successione dell'Ordine degli Eletti Cohens".
In un volantino
pubblicato nel 1948 ed intitolato "Il Martinismo Contemporaneo e
le sue vere origini " si è tentato di dimostrare come la
filiazione martinista attribuita a L.C. de Saint-Martin fosse,
storicamente, più che dubbia. Crediamo di essere giunti a tale
conclusione, ed oggi, è ancora senza esitazione che ne
rivendichiamo, in larga misura, l’argomentazione.
Tuttavia, è da precisare che il risultato dei nostri studi e
delle nostre ricerche storiche in materia di illuminismo ci
hanno permesso di approfondire più attentamente e, soprattutto,
di precisare la materia. In particolare per quanto riguarda i
rapporti tra i Frammassoni Accettati e gli Eletti-Cohen, le
similitudini tra i "Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte"
ed i dignitari di questo secondo Ordine.
J. B. Willermoz, Réaux-croix nell'Ordine dei Cohen, membro del
Tribunale Sovrano, fu il vero capo della Stretta Osservanza
Templare in Francia. Ne portò i titoli e li trasmise a suo nome.
Ma un giorno, approfittando del Congresso Nazionale di Lione nel
1778, ne fece modificare non solo gli elementi principali, ma
sostituì al "Cavaliere del Tempio" della Stretta Osservanza, un
nuovo titolo: quello di "Chevalier Bienfaisant de la Cité Sainte".
Meglio ancora, costituì, in seno a codesto, cioè in seno
all’Ordine Interno, una classe segreta complementare, composta
da due nuovi gradi: il "Chevalier Profès " e il “Chevalier
Grande-Profès" [24].
Nessuno ignora che, negli Ordini Religiosi e negli Ordini
Cavallereschi, il Profès ed il Grande-Profès sono dei religiosi
che hanno pronunciato voti di ordinazione e quindi lasciato il
noviziato. Non si potrebbe sottolineare meglio come Willermoz
avesse un piano ben pensato ed a lungo maturato e quindi non si
potrebbe negare una premeditazione precisa e netta in questa
modifica significativa. La storia della “Stretta Osservanza
Templare" potrà essere studiata fruttuosamente nel lavoro di
Alice Joly: " Un Mistico Lionese ed i Segreti della Franco
Massoneria, 1730-1824 ". Da questa esposizione si potrà evincere
il piano concepito da J.B. Willermoz, le sue ragioni di essere e
la sua realizzazione.
In una lettera del 12 ottobre 1781, indirizzata al Principe di
Hesse-Cassel scritta sette anni dopo la morte di don Martinez de
Pasqually, egli si esprime così :
«All’inizio dell'anno 1767, ebbi la gioia di acquisire le mie
prime conoscenze circa l'Ordine di cui una volta ho fatto
menzione a Vostra Altezza Serenissima. Colui che me le diede
essendo favorevolmente prevenuto a me per notizie ed esami, mi
avanzò velocemente ed ottenni i primi sei gradi. Un anno dopo,
intrapresi un altro viaggio con l’intenzione di ottenere il
settimo ed ultimo che dà il titolo ed il carattere di capo in
questo Ordine. Colui da cui li ricevetti diceva essere uno dei
sette Capi Sovrani Universali dell’Ordine ed ha spesso provato
ciò con il suo sapere e con i fatti.
In seguito a ciò, ricevetti allo stesso tempo il potere di
conferire i gradi inferiori, conformandomi a ciò che mi fu
prescritto.
Ciononostante non ne feci alcun uso durante gli anni che
impiegai ad istruirmi ed a fortificarmi, quel tanto che le mie
occupazioni civili mi permettevano. Fu solamente nel 1772 che
cominciavo a ricevere il mio fratello medico, e poco dopo i
fratelli Paganucci e Périsse de Luc, che la Vostra Altezza avrà
visto sul quadro dei Grande-Profes. E questi tre sono diventati
da allora i miei confidenti per tutte le cose relative a quanto
ho avuto la libertà di confidare ad altri.
È essenziale che io informi Vostra Altezza Serenissima sul fatto
che i gradi del suddetto Ordine si suddividono in tre gruppi.
I primi tre gradi istruiscono sulla natura divina, spirituale,
umana e corporea, ed è precisamente questa istruzione che forma
la base di quella dei Grande-Profès. La vostra Altezza
Serenissima la potrà riconoscere tramite la loro lettura
I seguenti gradi insegnano la teoria cerimoniale preparatoria
per la pratica, che è esclusivamente riservata al settimo ed
ultimo .
Coloro che sono giunti a questo grado, il cui numero è molto
esiguo, sono assoggettati a lavori od Operazioni particolari che
si fanno essenzialmente in marzo ed in settembre. Li ho
praticati costantemente ed io mi sono trovato bene».
Un po’ più innanzi Willermoz ci dice:
«In quanto alle istruzioni segrete (dei Grande-Profes), il
mio scopo, redigendole, fu di risvegliare i Massoni del nostro
Regime (la Stretta Osservanza Templare, o Massoneria Scozzese
Accettata), dal loro fatale assopimento. Legato da una parte dai
miei propri impegni e trattenuto dell'altro per il timore di
fornire degli alimenti ad una frivola curiosità, o di troppo
esaltare certe immaginazioni presentando loro i programmi di una
teoria che annunciasse una pratica, mi vidi obbligato a non
farne alcuna menzione, e quindi di non presentare che un quadro
molto ridotto della natura degli esseri, dei loro rispettivi
rapporti, così come per le suddivisioni universali … ».
Ora, una lettura ed un esame più attento di questa lettera ci
hanno permesso dl constatare come il Willermoz, per sviare la
pressante curiosità del Principe di Hesse-Cassel, non dica
l’esatta verità. Occorre biasimarlo? Noi non lo crediamo, perché
tale prudenza è stata utile ed ha protetto l'Ordine dei Cohen
dopo la sua morte.
Innanzitutto è inesatto che Willermoz non poté trasmettere che i
gradi inferiori dell'ordine. In quanto Réaux-croix aveva il
potere di ordinare a sua volta un Réaux-croix ….
È Bacon de la Chevalerie, Sostituto del Gran Sovrano dell'Ordine
che lo ordina l’11, 12 e 13 maggio 1768. Gli “Statuti Segreti
dei Réaux-croix", che possediamo nei nostri archivi in
manoscritto del 18° secolo ci dicono in effetti ciò, al capitolo
intitolato "Estratto di Preparazione e di Annuncio per il
ricevimento di un Réau-croix ":
«Se vi sono assieme più Réaux-croix, le tre operazioni
saranno fatte da due di essi e il deputato per questa
ordinazione farà l’ultima.
Colui che riceve un Réaux-croix, nel periodo prima di ordinarlo,
deve avvertire tutti i Réaux-croci assenti, abbastanza in
anticipo affinché possano unirsi da parte loro, ed anche
affinché possano riconoscere la legittimità del ricevimento».
Pertanto, come citato negli articoli, l'ordinamento di un
Réaux-croix viene ripetuto tre volte, dal Réaux-croix ordinante
e da altri tre affiliati di stesso grado a turno. Ma è falso ciò
che asserisce Willermoz e, cioè, che un Réaux-croix non potesse
ordinare che fratelli di grado inferiore.
Tra l’altro Willermoz non è un semplice Réaux-croix. Con la sua
lettera del 20 giugno 1768, don Martinez de Pasqually gli passa
i suoi titoli nell'Ordine dei Cohen:
«Ispettore Generale dell'ordine… Giudice Sovrano...
Condottiero e Comandante in Capo delle Colonne di Oriente e di
Occidente della nostra Grande Madre Loggia ….»
Così come annota Gérard van Rijnberk nel suo libro: "Martinez de
Pasqually, pag: 99 del volume I, egli è certo che nel 1774
Willermoz ordina Réaux-croix sua sorella, Mme Provensal! E
tuttavia, don Martinez de Pasqually si opponeva alla presenza di
donne nell’Ordine, questa fu certamente l'unica donna
Réaux-croix.
Leggiamo in effetti nella lettera del 12 ottobre 1773
indirizzata a Willermoz:
«Vi prego di abbracciare per me, la vostra cara sorella della
quale elogio il desiderio che ha di pervenire allo scopo della “Chose”.
Come penso che gli avete dato le istruzioni relative alla “Chose”,
e che ella ne abbia approfittato come mi viene riferito, vi
esorto affinché la coltiviate sino a quando possa inviarvi ciò
che è necessario per il suo ricevimento e l’ordine per
riceverla; ciò è già tutto qui pronto a suo nome».
Poi in questa stessa lettera del 12 ottobre 1781, inviata al
Principe di Hesse-Cassel, Willermoz dichiara che non ha potuto
comunicare le istruzioni teurgiche ai Profés ed ai Grands-Profès,
pertanto essi non possono, (così dice, e l’abbiamo visto!)
comunicare i gradi Cohen oltre quello di Maesto-Cohen.
Ora, è per errore, commesso da tutti gli storici del Marinismo
(e anche da noi) sostenere che la Classe del Porche
(Apprendista, Compagno e Maestro-Cohen), erano puramente
teoriche. La pratica delle operazioni cominciava già dal
Maestro-Cohen poiché, nel manoscritto dei 18° secolo già citato,
troviamo un Capitolo del Rituale Generale intitolato:
"Invocazione detta dai Maestri-Cohen”. Questa Invocazione
comporta, alla fine di un certo lasso di tempo, riservato delle
preghiere inviate a Dio, una vera evocazione degli Spiriti
Planetari, successiva all'invocazione degli Spiriti Celesti:
«0 voi tutti, Spiriti che abitate e percorrete le Regioni
Celesti e Terrestri, vi scongiuro tutti ++++, per il Santo Nome
dell'Eterno, di rendervi in aspetto a me, visibilmente ed
invisibilmente, negli Angoli di questo lavoro che ho dedicato
per vostra dimora e quella dei Vostri Intelletti .... affinché
abbiate a firmare con qualche Carattere, Geroglifico, od altra
figura di Fuoco, la convenzione che ho contratto con voi ...
tale e quale come è tracciata nei cerchi … »
Così dunque, per tutte queste ragioni, Willermoz poteva
trasmettere altre cose, sia in questa classe segreta dei Profès
e dei Grandes-Profès, che nei bassi gradi dell'ordine dei Cohen.
Ne aveva il Potere.
L'ha fatto? In una parola, è proprio nell'Ordine Interiore e
nella sua classe segreta che si può ritrovare la reale ed
autentica filiazione del vero Martinismo? Risponderemo di sì e
ne daremo le nostre ragioni.
Innanzitutto, è certo che l'ordine Interiore, dei “Chevaliers
Bienfaisants de la Cité Sainte”, non costituiva più in realtà
un'organizzazione massonica.
Nel Rituale del 1778, come riportato sia da Doinel (alias Jean
Kostka) in "Lucifero smascherato " (Paris 1895), che dai due
manoscritti che abbiamo avuto l'opportunità di visionare e
ricopiare, constatiamo che il titolo esatto è quello di
“Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte du Saint-Sépulcre de
Jérusalem en Palesatine, Chevalier du Parfaict Silente,
Silencieux Inconnu ".
Ritroviamo lì le due lettere fatidiche del Marinismo
tradizionale: S.I.
Nel corso del Rituale, incontriamo questa frase strana:
«Il Velo dei Simboli andrà dunque a cadere per voi, e le
ombre massoniche che vi circondavano spariranno anche esse.
Arriverete infine a conoscere l'Ordine rispettabile che ha
perpetuato così la sua esistenza segreta in seno alla
Franco-Massoneria».
Questa frase esisteva già nel Rituale di ricevimento del
"Cavaliere del Tempio" della Stretta Osservanza Templare.
Conservando questa filiazione, ma modificando il nome di questo
grado, Willermoz dà a questo testo tutt’altro significato! Il
Rituale è lo stesso, ma non è più l'Ordine del Tempio che
perpetua la sua esistenza in seno alla Franco-massoneria, ma è
quello degli Eletti-Cohen …
Questo Ordine non è massonico, poiché perpetua la sua esistenza,
è (in seno alla Stretta Osservanza), cavalleresco. Con
Willermoz, è cavalleresco (per la sua sorgente), ma iniziatico
ed occultista per gli insegnamenti della sua Classe Segreta, che
perpetua l'ordine degli Eletti-Cohen.
Nella stessa lettera al Principe di Hessen-Cassel, già citata,
Willermoz riconosce che questo mezzo non è necessariamente e
specificatamente massonico:
«In più, qualunque cosa esiste qui dopo nove a dieci anni una
piccola società composta di quelli che ho ricevuto a diversi
gradi nell'ordine che professo, il quale è conosciuto solamente
da quelli che lo formano, muratori ed altri, incluso qualche
fratello che è oggi Grande-Profès ... »
Questo carattere misto, (talvolta massonico, talvolta non
massonico) dei "Chevaliers-Bienfaisants de la Cité Sainte" è
confermato da due alti dignitari del Rito scozzese Rettificato,
ed uno di essi era il Dottor Camille Savoire, Grande Priore
delle Gallie.
Non è più così adesso in quanto abbiamo l'opportunità di
paragonare i Rituali, quelli dei 18° secolo e quelli della
nostra epoca. Vi sono delle differenze considerevoli. E vi si
cercherà vanamente un'eco del Marinismo originario, salvo forse,
nei " Catechismi " dei gradi blu e verde.
Non vi si troveranno che la filiazione, regolare dal punto di
vista amministrativo e di obbedienza, dei "Chevaliers-Bienfaisants
de la Cité Sainte", ma non c'è più nessuna traccia dei Profès e
dei Grands-Profès.
Durante un colloquio tenutosi il 28 giugno 1946, il Dottor
Wibaux il quale fu Gran Cancelliere di questo Ordine, ci
dichiarò che aveva effettuato delle ricerche serie in questo
campo e che aveva dovuto concludere:
a) che nessun dignitario del Rito Rettificato possedeva ai
giorni nostri questo grado;
b) che esso era sparito qualche anno dopo la sua creazione
c) che non si trovarono mai Rituali della sua trasmissione,
sempre che ne avesse mai avuti.
Questo prova che la Classe Segreta era veramente tale, e che i
Rituali erano accuratamente raccolti alla morte dei depositari e
che per di più, nella maggior parte dei casi se ne ignoravano i
nomi.
È egualmente possibile che il carattere occultistico, mistico di
questa Classe abbia incitato gli elementi più razionalisti
dell'Ordine ordinario a sopprimerli poco a poco.
Pertanto, secondo Lagrèze che ce lo afferma oralmente, era
tradizione in certi Capitoli, rilevare (il Preur dixit) il nuovo
"Chevalier-Bienfaisant" dai suoi giuramenti puramente massonici
… Egli non doveva rimanere assoggettato che alla sua promessa
d’Ordine. E questo fatto ci fu confermato da Camille Savoire,
Granl Priore delle Gallie.
Possiamo dunque così concludere :
1) costituendo, alla Convenzione di Lione 1778, l’Ordine dei "Chevaliers-Bienfaisants
de la Cité Sainte", (detto anche l’Ordine Interiore), Willermoz
ha inteso perpetuare, con l'ordine della sua Classe Segreta,
l'Ordine degli Eletti-Cohen che gli stava talmente a cuore da
farlo rimanere tutta la sua vita fedele ai suoi misteriosi
“Lavori”.
2) Se pur l’attuale Massoneria Scozzese Rettificata è in
possesso, per via sia di obbedienza che massonica regolare, dei
primi e del secondo grado di questo Ordine Interiore (Ecuyer-Novice
e Chevaliers-Bienfaisants de la Cité Sainte), non ne ha
conservato lo spirito (che era il Martinismo) né la lettera (che
consisteva nei Lavori). In più, i suoi Rituali benché ritenuti
conformi a quelli di 1778, non lo sono più in realtà. Per questo
motivo sarebbe possibile contestargli una reale regolarità ….
3) Ordine iniziatico, di spirito Marinista, noi non siamo
davanti ad una organizzazione unicamente e specificamente
massonica, all'origine dell'Ordine Interiore.
4) Conclusione di ciò che precede, la Massoneria Rettificata non
saprebbe prendere solamente ombra da ciò che esiste, all'infuori
di lei, non solamente dalle filiazioni dei "Chevaliers-Bienfaisants
de la Cité Sainte", ma anche dalle filiazioni di coloro che
proclamano unicamente un ritorno al Marinismo di Tradizione,
vale a dire un Marinismo Operativo.
5) mutilata dei due gradi della sua Classe Segreta, quelli di
Profès e di Grand-Profès, la Massoneria Rettificata non possiede
più che un solo grado su tre nel suo Ordine Interiore. Ed il
carattere di neutralità che ciò le dà non le permette più di
poterli ristabilire, perché:
a) Un Profès ed un Grand-Profès è necessariamente l'affiliato
che ha pronunciato dei voti in una qualsiasi religione. Ed
all’origine, l'Ordine Interiore era esclusivamente aperto ai
candidati che appartenevano ad uno dei rami diversi del
Cristianesimo. La dottrina che era insegnata era in effetti
quella di Origene. Ora, nella nostra epoca, la Massoneria
Rettificata non trattiene, del Cristianesimo, che il suo aspetto
umanitario e sociale, all'infuori di ogni mistica ed a maggior
ragione dell’occultismo.
b) É dunque la Chiesa Gnostica che può, poiché detentrice
incontestabile ed incontestata della “successione apostolica”
che dà ai “Chevaliers-Bienfaisants” la possibilità di
ristabilire questa Professione oggigiorno scomparsa.
Non pensiamo difatti che la chiesa latina, o un altra delle
Chiese di Oriente, consentirebbero di trasmettere i poteri
d’ordine (Esorcistato, Accolitato), necessari ai membri di una
organizzazione martinista operativa … Ed ancora meno il potere
di trasmissione di questi ....
Ora, nel lavoro di Probst-Biraben, (Dottore in lettere,
professore onorario dell'università, egli medesimo "Chevalier-Bienfaisants
de la Cité Sainte"), intitolato " I misteri dei Templari " noi
leggiamo a pagina 12:
«Né dai
Cristiani, né dai Mussulmani, un Ordine si poteva fondare senza
“consacrazione” da parte di un personaggio qualificato, lui
stesso consacrato per trasmissione di poteri dagli Apostoli o
dai Profeti. Hugues de Payens e Geoffroy de Saint Omer, lo
ricevettero del Patriarca Théoclétès, generato (per successione
apostolica), da San Giovanni l'evangelista. Ciò che spiega in
particolare il loro culto per San Giovanni e la dottrina
Gioannita che erano réputati di avere professato….
Essi pronunciarono i tre voti di Obbedienza, Povertà e
Castità quindi, davanti al prelato cattolico della città santa,
Garimond, e prestarono allo stesso tempo giuramento di custodire
le strade ininterrotte per i pellegrini, di difendere questi al
tempo stesso dagli Infedeli e contro i predoni, numerosi nella
Palestina del XII secolo... »
Pensiamo dunque
che se la regolarità massonico amministrativa manca (e ciò si
può ammetterlo facilmente), all'organizzazione martinista
operativa moderna, ricreata nel 1943 possidente una esistenza
legale ufficiale dal 1945 con il nome di ORDINE DEGLI
ELETTI - COHEN possiede almeno una filiazione iniziatica
regolare ed incontestabile, che può provare, da J .B. Willermoz
e prima di lui Martinez de Pasqually, per il canale dei "Chevaliers-Bienfaisants
de la Cité Sainte", ed ella possiede, in più, per i poteri
d’ordine conferiti a certi dei suoi alti dignitari dalla Chiesa
Gnostica, la possibilità di creare di nuovo dei Profès e dei
Grand-Profès, cioè, più precisamente di ordinare, in virtù della
successione apostolica, dei membri scelti, bene quanto quelli
che lo furono nel 18° secolo, e di farne dei Teurgi, perché, non
dimentichiamo, difatti, che questa successione unisce al tempo
stesso il Sacerdozio secondo Melchissedec ed il Sacerdozio
secondo Aarone.
E se, nel 18° secolo, il cambiamento di denominazione che il
Convegno di Lione del 1778 fece subire ai "Cavalieri del Tempio"
di Stretta Osservanza trasformandoli in "Chevaliers-Bienfaisants
de la Cité Sainte", imponendo loro una mistica segreta, estranea
alla muratura ordinaria, non fece loro perdere la regolarità, si
può ammettere allora che ne è parimenti per quelli di oggi.
Non fanno allora che effettuare un vero ritorno alla forma
primitiva, un vero "pellegrinaggio alle sorgenti "...
Ora, sono vari i fatti che fin dall'origine del risveglio del
1943, vennero a confermare la validità ed il valore (se no la
regolarità) di questa filiazione "Willermozista" in seno agli
Eletti-Cohen così ricostituiti.
1) Che fu il Fratello Georges Lagrèze all'origine di questa
rinascita dell'ordine. Ora, era:
a. "Chevaliers-Bienfaisants de la Cité Sainte", membro del Gran
Priorato delle Gallie, (fotografia della sua patente esiste nei
nostri archivi);
b. Cavaliere del Tempio, (Rito Priméval Suédois), membro della
Grand Loggia della Danimarca;
c. Réau-croix della filiazione affermata da J. Bricaud, e che è
sfortunatamente dubbia, così come noi l'abbiamo spiegata nel
nostro precitato volantino;
d. Réaux-croix d’Oriente, questo Ordine che sarebbe stato alla
genesi degli Eletti-Cohen del 18° secolo e della Compagnia dei
Filosofi Sconosciuti della stessa epoca.
2) Il Dottor Camille Savoire, Gran-priore delle Gallie, Priore
dei Cavalieri della Città Santa" per la Francia, accetta, nel
1943, fin dal risorgere dell'Ordine degli Eletti-Cohen, la
carica di Grande-Maestro onorario di questo Ordine. Alla sua
morte, il diploma che attesta questa carica fu, assieme alle sue
altre Carte e Patenti massoniche, depositato agli archivi del
Supremo Consiglio del Rito Scozzese, presso la Gran Loggia di
Francia.
3) Lo stesso Dottor Savoire, appena ebbe appreso da Lagrèze del
risveglio dei Cohen e l'utilizzazione (particolarmente) della
filiazione dei "Chevaliers-Bienfaisants de la Cité Sainte", ci
chiese di non commettere imprudenze (eravamo allora sotto
l'occupazione Tedesca ed il Governo di Vichy), aggiungendo "
Dopo la guerra vi regolarizzerò... " Approvava così il nostro
"armamento” da parte di Lagrèze.
4) La prova di questo ultimo punto è stabilita comodamente se si
ricorda che accettò di apparire nella dichiarazione ufficiale
dell'Ordine degli Eletti-Cohen, fatta alla questura di Parigi
all'Ufficio delle Associazioni, alla fine del 1944 in quanto
Gran Maestro Onorario, e che controfirmò la nostra nomina da
parte di Lagrèze, da Sostituto Grande-Maestro dell'Ordine.
5) Ci tenne, in seguito, a costituire egli stesso, assistito da
altri due “Chevaliers-Bienfaisants de la Cité Sainte”, nel
Febbraio 1945 una Loggia Scozzese Rettificata, denominata
“L’Arca dell’Alleanza”, Loggia di San Giovani che doveva servire
di base ai gradi blu dell'Ordine degli Eletti-Cohen. Ne nominò
gli Ufficiali "ad vitam” e ci designò così come Venerabile a
vita della detta Loggia.
6) accettò la carica di Venerabile Onorario di questa stessa
Loggia ed assisté a tutte le tornate del 1945 in tale qualità.
La sua fascia di Venerabile Onorario (blu pallido bordato
d’argento), gli fu offerta dall’Officina, e deve trovarsi
attualmente, assieme agli altri ricordi di questo illustre
Muratore, presso gli archivi della Gran Loggia di Francia.
Di tutte queste cose, rimangono delle testimonianze manoscritte
documenti ufficiali ed indiscutibili, senza per ciò omettere
quelle orali dei superstiti di questa epoca, che hanno anche
esse ancora il loro valore.
Per tutti questi motivi l'Ordine degli Eletti-Cohen così
risvegliato si ritiene autorizzato a rivendicare anche egli, e
senza per ciò negarla agli altri rami di spirito differente, la
filiazione misteriosa che Jean-Baptiste Willermoz aveva voluto
ed era riuscito ad includere nell'Ordine Interiore dei
“Chevaliers-Bienfaisants de la Cité Sainte”
Così, allo stesso titolo di quello attribuito a Louis-Claude de
Saint-Martin, ed analizzato in altro lavoro " Il Martinismo".
Testo redatto il 2 ottobre 1958, anniversario del secondo
centenario della fondazione dell'Ordine degli Eletti-Cohen da
don Martinez de Pasqualy e secondo giorno dopo quello della sua
morte a Santo-Domingo.
ln Memoriam
" Requiem aeternam dona ei Domine,
" Et lux perpetua luceat ei...”
AURIFER
OSSERVAZIONI
La Franco Massoneria moderna ha voluto ritirare al "Chevaliers-Bienfaisants
de la Cité Sainte" ogni carattere iniziatico, occultista e
mistico per farne un semplice dignitario massonico, ed
esclusivamente massonico.
Abbiamo visto peraltro che questo punto di vista esclusivo è
errato e che il "Chevalier-Bienfaisant de la Cité Sainte" non è
obbligatoriamente e necessariamente un massone.
Tuttavia, e per precisare ulteriormente il carattere nebuloso e
male definito di questo grado nella Franco Massoneria, ci
limiteremo a citare il Fratello Roesgen, membro del "Direttorio
Scozzese Rettificato" del Gran Priorato di Ginevra che ci dice
questo in una piccola nota
«Per i contratti già anticamente intercorsi con altri Regimi
Capitolari, è ammesso che li “Maestro Scozzese di Sant Andrea”
equivalente, per coloro che sono stati iniziati, al 18° grado
del Rito Scozzese Antico ed Accettato (cioè “Cavaliere
Rose-Croix "…), i “Ecuyers Novices” al 30° grado (cioè
"Cavaliere Kadosch "), ed i "Chevaliers-Bienfaisants de la Cité
Sainte" al 33° grado (“Sovrano Grande Ispettore Generale”), e
reciprocamente.
Tuttavia, questi sono i costumi di pura convenienza, destinati a
facilitare gli iniziati dei due Riti nelle visite che sono
sempre desiderabili ed apprezzabili».
Ogni commentario indebolirebbe questo collocamento al punto
autorizzato.
DEI RAPPORTI STORICI TRA L’ORDINE DEGLI ELETTI-COHENS E
L'ORDINE DEL TEMPIO
Crediamo di avere stabilito storicamente i rapporti storici e
sul piano di perpetuazione che unisce l'Ordine del Tempio e
quello detto di Sant-Andrea del Cardo, in Scozia, nel nostro
lavoro "Templari e Rosa + Croce” (vedere particolarmente le
pagine da 13 a 35).
Ora, la sola filiazione al tempo stesso massonico ed iniziatico
che Martinez de Pasqually porterà avanti, durante la sua vita è
quella di "Maestro Scozzese di Sant-Andrea", in virtù di una
patente ereditaria emessa da Carlo II a suo padre. Si troverà il
testo della sua lettera alla Gran Loggia di Francia, in data del
26 marzo 1765 in questa stessa opera a pagina 54.
Così non si saprebbe negare una rapporto evidente, stabilito
dall'inizio dell’attività dell'Ordine dei Cohen, col misterioso
Ordine del Tempio, che il primo sembra avere perpetuato,
perlomeno nel suo programma, misticamente trasposto:
a) difesa della Città Santa di Gerusalemme, (celeste e
terrestre);
b) protezione di coloro che camminano verso lei;
c) combattimento contro gli Infedeli (Visibili ed invisibili).
Nel volantino
dedicato al “Martinismo Contemporaneo ed alle sue vere origini”,
nel capitolo III, dedicato al gruppo di Lione ed alla sua vera
filiazione, abbiamo messo appunto una leggenda che voleva che il
Martinismo si fosse perpetuato a Lione per il canale dei "Chevaliers-Bienfaisants
de la Cité Sainte", generati da Willermoz attraverso Antoine
Pont, "i fratelli Bergeron e Breban-Salomone" (nomi presentati
dalla “Notice Historique sur le Martinisme", pubblicato dal
gruppo di Lione nel 1934 e di cui la prima edizione era firmata
da Jean Bricaud).
Abbiamo dimostrato l'impossibilità storica di questa filiazione
miracolosa. Aggiungeremo qui semplicemente un ultimo argomento,
ritrovato per caso, riclassificando dei vecchi documenti nei
nostri archivi personali.
Antoine Pont ha trasmesso la filiazione di suo zio Willermoz?
ripetiamo di nuovo: NO.
Otto anni dopo la morte di Willermoz, Antoine Pont scriveva
questo in una lettera dell’8 dicembre 1832, inviata ad un suo
cugino:
«Seguii il suo consiglio e verso il 1795 fui iniziato. Come
voi, senza dubbio, carissimo fratello, credevo che al seguente
grado avrei trovato la perla promessa! Come tanti altri, io mi
trovai al termine senza aver scoperto questo gioiello …».
Non si dimenticherà che Willermoz non gli affidò i suoi archivi
che dopo le reticenze di Antoine Pont che li accettò solamente
all’unica condizione di decidere egli stesso poi, liberamente,
se doveva conservarli, trasmetterli o distruggerli. (vedere il
lavoro di Alice Joly: "Un mistico Lyonese ed i segreti della
Franco Massoneria” pagina 325).
Ora, tra i documenti che ci ha trasmesso prima del suo decesso
il Dr. Camille Savoire, Grand Priore delle Gallie, figura una
copia autentica del brevetto di Costituzione del suddetto
Priorato, rilasciato dal Gran Priorato Elvetico. In questo
documento è detto che è nel 1828 cioè quattro anni dopo la morte
di Willermoz, il Rito Scozzese Rettificato, ed il suo Ordine
Interiore dei "Chevaliers-Bienfaisants de la Cité Sainte" per
Lione, capitale della "Provincia della Borgogna" dell'ordine,
cessò definitivamente i suoi lavori:
«Dato che con
atto del 2 agosto 1828, il Capitolo Provinciale di Borgogna,
quinta Provincia dell'Ordine, denunciando al Grand Priorato
Indipendente di Elvezia la cassazione di suoi lavori gli
conferiva ogni suo potere.
Visto che, in data del 29 marzo 1830, il Capitolo Provinciale di
Ginevra, per Patente speciale, emessa dalla Provincia dell'Auvergne,
terza provincia dell'Ordine, messa a sua volta in sonno,
acquistò il diritto di costituire dei circoli del suo Rito, in
luogo e al posto della detta Provincia dell'Auvergne…»
(Carta costitutiva per l'installazione della Prefettura di
Parigi, sotto l'egida del Gran Priorato di Elvezia,
lettera-patente per il Risveglio del Rito Scozzese Rettificato
in Francia, quinto e sesto paragrafo, in data del 20/23 marzo
1935).
Così, in Francia, dal 1828 al 1830 o nei sei anni che seguirono
la morte di Willermoz, i “Chevaliers-Bienfaisants de la Cité
Sainte” cessarono i loro lavori e depositarono i loro archivi!
Come immaginare un Antoine Pont che continua a perpetuare ciò
che aveva ricevuto da suo zio, allo stesso tempo abbandonando
nelle mani di stranieri gli archivi che ne provavano i suoi
poteri ? ….
Pertanto, pensiamo di avere apportato una prova storica della
nullità della filiazione portata avanti dalla tradizione
Lionese.
1. Corrispondenze
parzialmente riprodotte in VAN RIJNBERK - Un thaumaturge au
XVIIe siècle - Martinez de Pasqually - Lucien Raclet, 37,
Saint-Vincent, Lyon - T.1
2. Idem
3. Eletto Cohen e Réau+Croix del Tempio di Bordeaux.
4. Antoine FAIVRE - Un martinezista cattolico: l'abate Pierre
Fournié (primo articolo) In: Rivista della storia delle
religioni, tomo 172 n°1, 1967. pp. 33-73.
5. MICHEL TAILLEFER - La Massoneria di Tolosa sotto il vecchio
Regime e la Rivoluzione 1741-1799
6. Louis-Claude De
Saint-Martin, Letterr a Del Borgo (1776-1785), pubblicate da
Robert Amadou - L'Initiation, Parigi 1977.
7. Ci si potrà riferire per maggiori notizie all'eccellente
articolo: Ritratti di canonichessa, coi nuovi documenti
sull'agente Sconosciuto 1 parte - FRANÇOISE HUDIDIER in
Renaissance Traditionnelle N°48-Ottobre 1981. p 258-Tomo XII.
8. Lettera di Perisse du Luc a Willermoz del 23 marzo 17890 -
BML Ms5430.
9. Vedere l'abbondante corrispondenza del 1821 tra Willermoz e Turkheim.
10. Louis-Claude
De Saint-Martin, Lettere a Du Bourg (1776-1785), pubblicate da
Robert Amadou - L'Iniziazion, Parigi 1977.
11. PAPUS, Louis-Claude De Saint-Martin. La sua vita. Il suo via
teurgica. I suoi lavori. La sua opera. I suoi discepoli. Ed
Chacornac-Parigi, 1909 e Demeter-Parigi, 1988.
12. Vecchi archivi Villaréal. B. (Las Casas) III.
13. Corrispondenze inedite di Louis-Claude De Saint-Martin detto
il Filosofo sconosciuto e Kirchberger, barone di Libisdorf,
lavoro raccolto e pubblicato da L. SCHAUER ed A. CHUQUET,
Parigi, Dentu, 1862.
14. PAPUS, OP. cit.
15. Lettera del 8 dicembre 1832 inviata al nipote di Willermoz
-
Archivi della Città di Lione
16. Rito importato dal Marchese Chefdebien d’Aigrefeuille e di
cui la Loggia Madre dei Philadelfi di Narbonne fu il faro fin
dal 1779.
17. Benjamin FABRE, Un Iniziato delle Società Segrete superiori
«Franciscus, Eques a Capite Galeato» 1753-1814, Archè Milano,
2003.
18. Idem.
19. Bml Ms 5474 pubblicato in VAN RIJNBERK - Un taumaturgo del
XVIIe secolo - Martinez de Pasqually - Lucien Raclet, 37,
Saint-Vincent, Lione
20. Statui generali del 1768-BML Ms5474, Capitolo 3-Art 1: Del
Sovrano
21. VAN RIJNBERK- Un thaumaturge
au XVIIe siècle - Martinez de Pasqually - Lucien Raclet, 37,
quai Saint-Vincent, Lyon – T.1
22. B. FABRE, Un Initié des
Sociétés secrètes supérieures, Franciscus, Eques a Capite
Galeato, 1753-1814. Paris, La Renaissance française, 1913.
23. Statuti generali del 1768-BML Ms5474, Capitolo 3
- Art 3: Del
Sostituto
24. I rituali completi del
Rito Scozzese Rettificato si
trovano in questo stesso sito.
In
Archivio sullo stesso soggetto presenti anche:
Martinismo e Martinezismo
Martinezismo
Willermozismo
La
Massoneria Speculativa
De Pasqually
e l'Esoterismo Massonico
Louis-Claude de Saint Martin
Gli Eletti Coen
La Massoneria Occultista
nel secolo XVIII° e l'Ordine degli Eletti Cohen
|