LA DONNA E L'UNIONE
Una tradizione che libera la funzione sessuale e concede indulgenza pur dopo che il fine divino è stato raggiunto riguarda l'atteggiamento verso la donna, la quale è per sua natura dispensata da certi doveri religiosi: "Le donne sono esentate dai precetti affermativi "Fa’ "(Kiddushin 1,7)" In particolare, l'obbligo della moltiplicazione e della proliferazione riguarda soltanto l'uomo, mentre la donna ne rimane completamente sciolta. Essa può perfino astenersi dal matrimonio, se questa astinenza non la condurrà in tentazione e può usare mezzi per opporsi al tentativo dell'uomo alla procreazione, ricorrendo all'uso di anticoncezionali. Così suona addirittura un precetto della Misnhah (Ordine III Naschim - Donne): "Tre categorie di donne devono usare un assorbente: la minorenne, la donna incinta e la donna che allatta; la minorenne per timore che la gravidanza possa riuscirle fatale; la donna incinta per timore di abortire; la donna che allatta per timore di rimanere incinta e di dover divezzare prematuramente il bambino, sì che egli ne muoia” (Jebamoth, 12b).
Nel quinto Ordine della Misnhah, Kodashim (Cose sante), nel trattato Menachoth (43,b) si legge: "L'uomo è obbligato ad offrire tre benedizioni al giorno: che Egli mi ha fatto Ebreo, che non mi ha fatto donna, ché non mi ha fatto zotico". Il detto sembrerebbe incidere la dignità conferita dal Talmud alle donne, ma in realtà essa non è proprio ritenuta inferiore all'uomo, anche se talora, come abbiamo visto, la responsabilità religiosa investe maggiormente l'uomo, al quale, proprio nel campo dei rapporti coniugali, è stato ordinato da Mosé di saziare l'appetito sessuale della donna: "Egli non le diminuirà il suo cibo, le vesti ed i suoi diritti coniugali". L'ampiezza di tali diritti coniugali è stata molto discussa, ma tutto ciò che si avvicina alla privazione sessuale è già una violazione di questo ordine. Se l'uomo non è capace di reggere questo incarico deve divorziare dalla moglie. Perciò la frequenza dell'unione sessuale non dipende soltanto dal concepimento, ma nella stessa misura dalle necessità emotive della donna. A questo punto, la donna diventa la protagonista vera, anche se occulta, dell'intera vicenda d'amore, purché "non sia impura per la sua laidezza". Prescindendo, pertanto, dall'assoluto divieto di intrattenersi sessualmente con la moglie nei giorni della sua mestruazione e per un'intera settimana dopo - e di ciò parleremo più ampiamente in seguito - il marito non può abbracciare la moglie se non con la libera volontà e approvazione di lei. Né deve egli attendere che sia essa ad invitarlo, Poiché questo potrebbe essere una costrizione alla sua modestia femminile. Dovrebbe essere sufficiente qualsiasi invito indiretto. Egli può notare che la moglie si sforza di renderglisi attraente, cercando di piacergli in maniere diverse. Così egli può comprendere che le sue intenzioni sarebbero ben accolte da lei. E ancora, egli non dovrebbe essere del tutto passivo in questo primo invito all'amplesso. Dovrebbe essere comprensivo e generoso, cercando di ingraziarsela affinché non solo essa acconsenta all'unione, ma sia piena di desiderio appassionato per lui, realizzando effettivamente il precetto biblico "E perciò che l'uomo lascia suo padre e sua madre e si unisce a sua moglie e i due diventano una sola carne!” (Gen, 1, 24). E ciò - sia detto incidentalmente - serve anche a spiegare la causa dell'attrazione sessuale e dell'universale impulso che spinge l'uomo alla congiunzione con la donna, sopraffacendo i vincoli che lo legano ai genitori. A riguardo, inoltre, va ricordato l'immaginifica provenienza della donna dal corpo stesso dell'uomo "osso delle sue ossa e carne della sua carne" (Gen., 1, 23). Le due parti disgiunte di un unico essere, tendono, come è comprensibile, a ricomporre la loro originaria unità. Tornando, dunque, a quanto stavamo dicendo, è importante non spingere la moglie all'atto sessuale se questa non lo desidera ed è altresì importante che il desiderio provenga come prima cosa dalla donna. Cabalisticamente il perchè di ciò è molto facile da capire. Il femminile è il luogo dove il desiderio deve venir concepito, perchè esso è l'origine della ricettività, dell'aprirsi a ricevere. Il segreto del risveglio, nel mondo della rettificazione appartiene al femminile. Alla luce di queste considerazioni possiamo meglio interpretare il versetto della Genesi (3,16) "e il tuo desiderio sarà verso tuo marito ed egli ti governerà". Queste ed altre espressioni hanno contribuito all'accusa di patriarcalismo (se non di misogenia) della Bibbia e della tradizione ebraica in generale. Ma se consideriamo che, come la Cabala insegna, la donna è la sorgente del desiderio, è consequenziale riguardare il femminile come chi può guidare e dirigere l'espressione ed il manifestarsi del maschile il cui compito è di dare solo ciò gli viene richiesto e non altro. Il ruolo del maschile è quindi quello di completare, di riempire il vuoto ricettivo manifestato dal femminile, secondo la sua misura e le sue caratteristiche individuali. Per renderci più esattamente conto della posizione assegnata alla donna nell'ambito della civiltà ebraica, e di come talora possa apparire un differente trattamento dell'uomo e della donna, sia nel matrimonio, sia nella società, sia nella famiglia, piuttosto che pensare ad una prevaricazione dell'uomo sulla donna, magari giuridicamente sancita, dobbiamo rifarci alla tradizione biblica. Infatti nel racconto della creazione la donna, in qualche modo, viene equiparata all'uomo: tratta dall'uomo (e non scelta fra gli animali) "osso delle sue ossa e carne della sua carne, aiuto a lui corrispondente". Ma questa equiparazione, per così dire è "di specie", ma non "di funzioni". Infatti l'unico depositario - o, se si vuole, produttore e datore - del seme è l'uomo, mentre alla donna resta soltanto la funzione accoglitrice e fruttificatrice di quel seme. Ciò vale in genere per il mondo antico ed il popolo della Bibbia non fa eccezione. Se andiamo a qualche dettaglio, limitandoci a quest'ultimo popolo, constateremo come esso riconosce che la congiunzione uomo-donna è dotata di una capacità procreativa la cui esistenza è merito del Creatore, e viene proposta all'uomo come benedizione e compito. L'intero processo della generazione va riguardato pertanto come opera della divina saggezza, potenza e benevolenza, ma esso, per l'uomo resta avvolto nel mistero. Come tale processo venisse pensato, pur tenendo conto delle scarse conoscenze anatomiche e fisiologiche non è facile da individuare; tuttavia riunendo tratti che qua e là traspaiono emerge questa teoria: il flusso seminale, deposto dall'uomo nella donna all'atto della congiunzione, riuscirebbe talvolta ad entrare e ad annidarsi nella matrice, ed ivi a coagulare, a plasmarsi e ad accrescersi, formandosi in organismo umano; sicché giunto a maturazione verrebbe messo alla luce. Si ritiene dunque ché è lo stesso seme maschile che si trasforma in embrione: dell'ovulo femminile non si ha conoscenza e pertanto padre e madre concorrono alla nascita di un figlio, ma con funzioni sostanzialmente diverse e non equiparabili per importanza. Il padre è colui che ha dato il seme, la madre è colei ché ricevutolo, "concepitolo", lo ha nutrito e partorito. La prole quindi è sì il frutto dell'uomo e della donna, ma diversamente: del primo è "discendenza" per antonomasia, lo stesso suo "seme"; della seconda è piuttosto "figliolanza", il "seme" altrui, cui essa ha assicurato la sopravvivenza e la crescita. Ciò premesso, ne consegue ché i rapporti uomo-donna non potranno ignorare quanto innanzi esposto ed inoltre ché la dottrina dell'uomo, oltre che sul maschio potrà vertere anche sulla femmina, ma, facendolo, dovrà differenziare: data la principalità del suo ruolo, all'uomo spetterà "la superiorità" - è lui il principio, nel suo fisico è contenuto il passato ed il futuro dell'umanità: da Adamo proviene Eva. Data la sussidiarietà del suo ruolo, alla donna spetterà "l'inferiorità", col suo fisico concorre alla sopravvivenza dell'umanità : Eva è l'aiuto corrispondente.
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L'immagine utilizzata per questa sezione è del Maestro Franco Gracco |