Il punto di
domanda che campeggia e connota la tematica che
intendiamo prendere in considerazione orienta a
fortiori la riflessione verso una duplice
possibile dimensione, la cui esplorazione,
pacata e senza pregiudizi, potrebbe consentire
di attingere un sufficiente livello di
comprensione delle suggestioni e dei segmenti di
conoscenza che la ricerca stessa sul tema
potrebbe, di volta in volta, disvelare.
É necessario, allora, procedere con cautela e
prudenza, saldamente ancorati ad un ordine
sequenziale logico, da assumere come referente
intellettuale, che contribuisca a disvelare,
lungo il cammino, i coni d’ombra che sicuramente
incontreremo.
Ora, alcune schematiche e brevi considerazioni
in premessa: è necessario muovere dal contesto
storico-politico e culturale entro cui sono
"fioriti" i giardini del pensiero di Campanella.
Ebbene, ritengo necessario sgombrare il campo da
possibili malintesi storici: Campanella (1568 -
1639; "La città del Sole" pubblicata nel 1602)
vive in un periodo decisamente anteriore al
contesto culturale che registra il passaggio da
quella operativa alla massoneria speculativa,
che gli storici sono soliti collocare nel 1717.
Ne deriva che l’utopia dello stilese, sul piano
squisitamente diacronico, non può assolutamente
essere assimilata ad un tentativo cosciente di
formalizzare un progetto massonico.
Ciò, comunque, non impedisce di svolgere qualche
ulteriore considerazione che potrebbe risultare
proficua ai fini di un’indagine nell’utopia del
filosofo, che è nutrita da temi e prospettive
che potrebbero risultare in sinergia
etico-esoterica con il patrimonio culturale
massonico.
Intanto, possiamo notare che il pensiero
campanelliano è profondamente legato al contesto
storico e contempla temi e motivi diversi di
provenienza tardo medievale e rinascimentale,
quali, ad esempio, l’astrologia e la magia; ma
anche il Naturalismo razionalistico si assicura
una significativa presenza fra questi ultimi.
Quindi, per cogliere il nostro obiettivo,
bisogna tener presente che il sapere "magico" e
quello "astrologico" costituiscono un aspetto
tipico della cultura rinascimentale di cui il
Nostro capitalizza non poco.
Ma, andiamo con ordine !
Prima considerazione: magia naturale,
occultismo, astrologia, alchimia, Ermetismo, in
quel momento storico costituiscono ciò che
potremmo definire il "brodo di coltura" da cui
si origina la scienza.
Quindi, non è possibile liquidare quei tempi
invocando semplicemente la superiorità di figli
della scienza moderna. É utile, invece,
rivolgere uno sguardo attento che potrebbe
consentirci una migliore comprensione della
scienza stessa. Essi, in ultima analisi,
costituiscono, come è stato giustamente
osservato, "i fondamenti non scientifici" della
scienza: sono i padri oscuri della figlia
nobile, la scienza, appunto. É pacifico,
infatti, che magia, astrologia e alchimia
anticipano e preludono, sicuramente su un piano
non scientifico, a ciò che la scienza realizzerà
poi come tecnica, astronomia e chimica.
Ora, quella magico-astrologica è una dimensione
significativa della concezione rinascimentale in
ordine alla natura. Secondo questo schema
interpretativo la Natura è animata da forze vive
ma anche misteriose e arcane.
In particolare, la magia rinascimentale muove
dal presupposto che l’universo sia costituito da
forze vive che interagiscono fra loro e che,
considerate nel loro insieme, formano un’armonia
originaria.
Il mago, poiché conosce il linguaggio arcano
della natura, utilizzando determinate formule,
figure geometriche e parole chiave, può agire
direttamente sulla realtà, determinandola e
modificandola.
In campo astrologico, a sua volta, domina il
convincimento che i corpi celesti siano legati
tra loro dalle forze dell’amore e dell’odio; e
che essi, congiungendosi, esercitano notevoli
influssi sugli esseri umani. Però, l’uomo,
creatura intermedia tra forze e influssi maligni
e benigni, è possibilitato ad esorcizzare i
primi ed a servirsi dei secondi.
L’alchimia, infine, assai affine alla magia,
attraverso la conoscenza delle segrete
corrispondenze e influssi tra i vari livelli
della realtà (spiriti, astri, corpi naturali,
anime umane), si propone, per un verso, il
raggiungimento del potere di trasformare i
metalli vili in oro; dall’altro e
contemporaneamente, la rigenerazione, la
trasmutazione dell’alchimista stesso in un
essere più puro e perfetto. Durante il Tardo
Medioevo ed il Rinascimento ne furono profeti R.
Bacone, Lullo, Paracelso, della Porta ed altri.
L’alchimia, quindi, permette di conoscere la
struttura della materia e di trasformarla in
senso utile all’uomo. L’alchimia, in definitiva,
è ricerca della quintessenza, intesa, non come
quinto elemento, ma come l’elemento, fra i
quattro canonici, che domina la costituzione
intima di una cosa.
La magia, l’astrologia e l’alchimia, appena
richiamate per rapidi cenni, costituiscono
l’universo culturale all’interno del quale si
origina e prende forma il pensiero del grande
domenicano calabrese (non va dimenticato che,
quando C., lasciato il convento, si reca a
Napoli, ivi subisce l’influenza dell’ebre
astrologo e mago Abraham).
A questo punto, non è necessaria alcuna
ulteriore osservazione sui possibili "legami"
tra i fondamenti della visione campanelliana e
la nostra tradizione esoterica: pur
risparmiandovene il tedio di qualche cenno, non
possiamo non indicare in questi "legami",
appunto, la sinergia possibile tra
l’elaborazione teorica del domenicano e la sua
declinazione sul versante massonico.
Riprendiamo, allora, i due termini del titolo e,
dopo averne puntualizzato la valenza semantica,
cerchiamo di capire se è possibile costruire un
ponte tra i due.
Ora, utopia (dal greco ou = non e topos = luogo)
etimologicamente significa "ciò che non può
essere in alcun luogo", l’inesistente.
Il termine è derivato dal titolo di uno scritto
di T. Moro (1478-1535), nel quale descrive uno
stato ideale (fondato sull’uguaglianza dei
diritti giuridici ed economici); oggi viene
usato per indicare qualsiasi ideale o progetto
politico-sociale la cui realizzabilità pratica
può essere impossibile, ma che comunque viene
proposto come parametro per valutare la realtà
esistente e come meta verso cui tendere.
Col termine "progetto", invece, si indica
l’anticipazione, la previsione o la
predisposizione di un piano per il
raggiungimento di un risultato finale.
É evidente che i due termini, utopia e progetto,
rappresentano processi simili nello sviluppo, ma
diversi nelle pre-condizioni e nelle mete
finali. Ma ciò che maggiormente conta è il fatto
che uno si caratterizza perchè allude
all’impossibile realizzazione; l’altro, invece,
la presuppone.
A questo punto, quindi, la prospettiva di una
"convergenza parallela" sembrerebbe sfumare. Ma,
sfruttando il medesimo procedimento del
criticismo kantiano, possiamo guadagnare per via
pratica ciò che non consente la ragione
teoretica. In altri termini, poiché la
speculazione teoretica sembra additare un
dualismo insuperabile; per risolverlo, bisogna
tentare la via pratica, quella cioè della
morale.
Allora, chiediamoci: qual è la ragione sottesa
alla renovatio politico-religiosa auspicata e
disegnata da Campanella ne "La città del sole" ?
Semplicemente questa: reagire alla miseria del
presente (dominio spagnolo, depressione
economica e sociale, in generale; disordine del
mondo), opporre alla rassegnazione l’utopia.
É appena il caso di ricordare, vieppiù, che il
modello di Stato proposto dal grande monaco si
inserisce nella prospettiva millenaristica di
una nuova redenzione ed alla quale è necessario
prepararsi. Di questa età incipiente C. trova,
appunto, i segni nelle congiunzioni astrali, nei
cataclismi naturali, nonché nei mutamenti
politici. Di conseguenza, egli recupera
l’esperienza maturata nel 1599 (organizza una
vera e propria congiura contro l’autorità
spagnola, con lo scopo di istituire in Calabria
una repubblica teocratica), ne ripropone e
idealizza il programma e, attraverso molteplici
ed esotici riferimenti alla "Repubblica"
platonica e all’ "Utopia" di T. Moro, anima
l’opera con spirito messianico.
Ma prima di continuare il nostro ragionamento
per questa via, facciamo un passo indietro, che
sicuramente ci consentirà poi una comprensione
più ricca e fruttuosa.
In quella che potremmo definire la sua
metafisica, C., partendo convinzione
dell’universale animazione della natura (vivente
e senziente in ogni suo aspetto ed essere),
intende indagare i principi "del sapere",
"dell'essere" e "dell'agire".
La natura, per il Nostro, è una divina "monotriade",
cioè articolata in tre dimensioni costitutive,
che egli chiama primalità: potenza, sapienza e
amore.
Queste tre primalità, secondo C., costituiscono
i principi dell’Essere: esse sono infinite e
perfette in Dio, mentre nelle creature sono
limitate dall’essere congiunte alle tre
primalità del non-essere: impotenza, ignoranza e
odio, da cui dipendono la contingenza,
l’imperfezione e il disordine del mondo delle
creature.
A questo punto del nostro ragionamento, alla
luce delle puntualizzazioni fin qui fatte,
risulta ormai chiaro che l’universo teoretico di
C. può essere soltanto considerato come
background dell’elaborazione massonica.
Ne consegue la necessità di procedere per per
inferenze "virtuali" se intendiamo "scoprire"
corrispondenze e sinergie tra l’apparato
ideologico massonico e il messaggio contenuto
nel pensiero campanelliano, in generale, e ne
"La città del sole", in particolare.
L’opera è un dialogo fra un nobile e un
navigatore genovese: quest’ultimo racconta di
una città costruita su un’isola equatoriale le
cui regole in vigore sono diametralmente opposte
a quelle conosciute nei Paesi europei.
In questa città tutti i beni sono in comune e
non esiste la proprietà privata. Tutti hanno ciò
di cui abbisognano ed a ciascuno viene dato
secondo i suoi meriti. Questa scelta, secondo
C., nel mentre consente di eliminare l’egoismo,
contemporaneamente, promuove l’affermazione
dell’amore e della fraternità.
Nella città è abolita la schiavitù ed è
affermato pienamente il valore del lavoro (tutti
devono lavorare per almeno quattro ore al
giorno).
Il governo della città è affidato alla
"cultura": nel senso che è affidato ai dotti, a
loro volta guidati dalla persona dotata di
maggiore cultura.
É abolita la famiglia: è lo Stato ad occuparsi
della crescita e dell’educazione dei giovani.
La cultura dei solari, però, non si apprende sui
libri, ma attraverso le cose.
L’educazione, permanente e generalizzata, trova
sulle mura della città occasioni di promozione:
su queste ultime, infatti, sono dipinte le
nozioni fondamentali di matematica, geografia,
mineralogia, botanica e zoologia e delle arti
meccaniche e tutti possono apprendere
passeggiando gioiosamente.
L’ordinamento della città riproduce l’ordine
dell’universo. Il suo fondamento è metafisico,
in quanto la stessa visione unitaria lega la
realtà della natura e l’organizzazione dello
Stato.
I "solari" sono governati, infatti, da un
re-sacerdote, il Metaphysicus, e da tre
magistrati, rappresentanti la potenza, la
sapienza e l’amore.
In particolare, il capo della città è chiamato
Sole, simbolo del potere supremo religioso e
politico. Egli è aiutato da tre
prìncipi-sacerdoti, Pon, Sin e Mor, cioè
Potestà, Sapienzae Amore. Ciascuno di questi
ultimi governa un ambito della vita della città:
Pon la pace e la guerra, Sin le scienze, Mor la
riproduzione umana e l’alimentazione.
Come si diceva, a quest’opera il C. affida
l’illustrazione del suo progetto di rinnovamento
del secolo, fondato su una visione
etico-religiosa e cosmico-magica; per la sua
ispirazione fortemente gerarchica l’operà sarà
definita "utopia dell’ordine", di contro alla
"utopia della libertà" di T. Moro.
Ora, moltissime sono le suggestioni offerte dal
C. che si possono decodificare in chiave
massonica: i livelli esoterici che ognuno di noi
ha attinto ne potrebbero essere certamente gli
strumenti più efficaci.
Ma, nonostante tutto, in conclusione, non si
può, in senso stretto, assimilare "La Città del
Sole" ad un progetto M\ ; ma in essa e, più in
generale, nel pensiero campanelliano, come si è
visto, sono oltremodo numerosi i punti di
contatto con la tradizione esoterico-massonica;
da poterci consentire di affermare che l’Utopia
del C., che, in definitiva, preconizza un
processo di unificazione dell’umanità, coincide
con l’essenza stessa della M\ , il cui scopo
ultimo è quello di realizzare, appunto, la
fratellanza universale in un mondo segnato dal
bene, sorretto dall’amore, sensibile alla
bellezza, possente nella forza della ragione.
Frate Tommaso
La città del sole:
Utopia o Progetto Massonico
La Città del Sole
Questioni sulla Città
del Sole
Estasi Filosofica
La Buona Magia
Nella Luce degli Astri