MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo VI

Mld:IV.6.23/39 - Gli apostati

 

(Dilemma 56)

23. “Venerabile Nagasena, questa dottrina del Tathagata è potente, essenzialmente vera, preziosa, eccellente, nobile, ineguagliabile, pura ed immacolata, chiara e senza colpa. Non è giusto ammettere un laico, come discepolo, nell'Ordine. Dovrebbe essere istruito ancora come laico, e dopo aver ottenuto il Frutto del Primo Sentiero essere ammesso. E perché? Quando questi uomini, essendo ancora cattivi, vengono ammessi in una dottrina così pura, l'abbandonano e ritornano di nuovo allo stato inferiore, e per la loro apostasia le persone sono portate a pensare: “Questa dottrina dell'asceta Gotama è inutile, perciò questi uomini l'hanno abbandonata.” Questa è la ragione di ciò che dico.”

24. “Immaginate, o re, una vasca da bagno piena d'acqua fresca, pura e trasparente. Ed un uomo, sporco, pieno di fango vi giungesse e senza bagnarsi se ne andasse più sporco di prima. Ora in quella circostanza la gente biasimerebbe l'uomo sporco o la vasca da bagno?”
“La gente, venerabile, biasimerebbe l'uomo sporco, dicendo: “Quest'individuo giunto alla vasca da bagno se n'è tornato più sporco di prima.” Come potrebbe la vasca da bagno, da sola, pulire un uomo che non vuole lavarsi? Che colpa ne ha?”

“Allo stesso modo, o re, il Tathagata ha costruito una vasca da bagno piena di eccellenti acque di liberazione – il bagno della buona legge. Tutti gli esseri consapevoli delle loro colpe, bagnandosi in essa, possono purificarsi totalmente. E se qualcuno, dopo essersi recato a quella vasca da bagno della buona legge, non si bagnasse in essa, ma tornasse più impuro di prima, per poi ritornare allo stato inferiore, la gente lo biasimerebbe, dicendo: “Quest'uomo ha seguito la dottrina dei Gloriosi, e non trovando pace, è ritornato allo stato inferiore. Come potrebbe la sola dottrina dei Gloriosi purificare colui che non ha vissuto in accordo con essa? Che colpa ne ha la dottrina.

 

25. Oppure immaginate, o re, un uomo, afflitto da una terribile malattia, che si recasse da un medico esperto in diagnosi, conoscitore di un metodo di cura efficace e duraturo, e che quell'uomo non si facesse curare, ma ritornasse malato come prima. Ora chi biasimerebbe la gente, l'uomo malato o il medico?”
“L'uomo malato sarebbe biasimato dalla gente, venerabile, in questo modo: “Come potrebbe il medico, da solo, guarire quest'uomo se non si fa curare? Che colpa ne ha il dottore?”

“Allo stesso modo, o re, il Tathagata ha depositato nello scrigno della sua dottrina la medicina d'ambrosia (del Nibbana), la quale può totalmente sopprimere tutte le malattie della colpa, pensando: “Possano tutti quegli esseri consapevoli e senzienti, afflitti dalla malattia della colpa, bere questa ambrosia in modo da alleviare tutte le loro sofferenze.” E se qualcuno, senza bere l'ambrosia, dovesse ritornare di nuovo con il male interiore, ed ancora una volta allo stato inferiore, la gente lo biasimerebbe, dicendo: “Quest'uomo praticò la dottrina dei Gloriosi, e non trovando pace in essa, ritornò di nuovo allo stato inferiore. Come potrebbe la sola dottrina dei Gloriosi curare colui che non vive in accordo con essa? Che colpa ne ha la dottrina?”

 

26. Oppure immaginate, o re, un uomo affamato rimanere in un luogo dove venisse distribuito una grande quantità di cibo per scopi caritatevoli, e poi se ne andasse, ancora affamato, senza prendere qualcosa da mangiare. Chi biasimerebbe la gente, l'uomo affamato o il banchetto caritatevole?”
“La gente biasimerebbe l'uomo affamato, venerabile, con queste parole: “Quest'individuo, sebbene fosse tormentato dalla fame, e vi fosse un banchetto caritatevole preparato per lui, non vi partecipò, e se ne andò più affamato di prima. Come poteva il pasto, che non è stato mangiato, da solo, entrare nella sua bocca? Che colpa ne ha il cibo?”

“Allo stesso modo, o re, il Tathagata ha preparato il cibo più eccellente, buono, benefico, delicato d'ambrosia, che supera ogni dolcezza, della realizzazione dell'impermanenza di tutte le realtà, nello scrigno della sua dottrina, pensando: “Possano tutti quegli esseri consapevoli e senzienti, tormentati dalla colpa, le cui menti sono stordite dalla brama, alimentarsi con questo cibo, alleviare ogni tipo di desiderio in qualsiasi mondo ed esistenza futura.” E se qualcuno, non trovando piacere in questo cibo, se ne ritornasse di nuovo,, ancora dominato dalla sua brama, nello stato inferiore, sarebbe così biasimato dalla gente: “Quest'uomo praticò la dottrina dei Gloriosi, e non trovando pace in essa, ritornò di nuovo allo stato inferiore. Come potrebbe la sola dottrina dei Gloriosi curare colui che non vive in accordo con essa? Che colpa ne ha la dottrina?”

 

27. Se il Tathagata, o re, avesse lasciato che un capofamiglia fosse ammesso nell'Ordine dopo aver praticato la prima fase dell'Eccelso Sentiero, allora non si direbbe più che la rinuncia al mondo libera dalle cattive qualità per purificare la mente - e quindi non sarebbe più praticata la rinuncia. Sarebbe come se un uomo facesse un pubblico annuncio: “Non lasciate immergere nella vasca chi è sporco! Lasciate immergere in questa vasca solo coloro che sono senza polvere e sporcizia, solo chi è puro e senza macchia!” Ora quel bagno sarebbe utile a chi è puro e senza macchia, o re?”
“Certo che no, venerabile! Il vantaggio che cercava con l'immergersi nel bagno, l'avrebbe già ottenuto altrove. Quindi il bagno sarebbe inutile!”

“Allo stesso modo, o re, se il Tathagata avesse ordinato e ricevuto nell'Ordine solo quei laici che avessero già praticato la prima fase dell'Eccelso Sentiero, allora il vantaggio che cercavano già era stato ottenuto. Quale utilità sarebbe per costoro la rinuncia?”

 

28. Oppure immaginate, o re, un medico, un vero seguace dei vecchi saggi, uno che ricorda gli antichi versi e tradizioni, un uomo pratico, esperto nelle diagnosi e padrone di un'efficace e durevole cura, che ha raccolto (da erbe medicinali) un farmaco capace di curare ogni malattia, che annunciasse: “Signori, non fatemi visitare i malati. Fatemi visitare i forti ed i sani.” Ora, quegli uomini liberi da malanni e malattie, sani e forti, avrebbero ciò che vogliono da quel medico, o re?”
“Certo che no, venerabile! Ciò che quegli uomini vogliono da un medico l'hanno già in altro modo ottenuto. Che bisogno c'è del medico per loro?”

“Allo stesso modo, o re, se il Tathagata avesse ordinato e ricevuto nell'Ordine solo quei laici che avessero già praticato la prima fase dell'Eccelso Sentiero, allora il vantaggio che cercavano già era stato ottenuto. Quale utilità sarebbe per costoro la rinuncia?”

 

29. Oppure immaginate, o re, che qualcuno, dopo aver fatto preparare centinaia di piatti di riso e latte bollito, annunciasse: “Non fate avvicinare gli affamati a questo banchetto caritatevole. Lasciate avvicinare i sazi e gli appagati, coloro che si sono deliziati e riempiti con del buon cibo.” Ora coloro che sono già sazi ed appagati, che si sono deliziati e riempiti con del buon cibo trarrebbero qualche vantaggio da quel banchetto, o re?”
“Certo che no, venerabile! Il reale vantaggio che cercavano al banchetto l'hanno già ottenuto altrove. A cosa servirebbe quel banchetto?”

“Allo stesso modo, o re, se il Tathagata avesse ordinato e ricevuto nell'Ordine solo quei laici che avessero già praticato la prima fase dell'Eccelso Sentiero, allora il vantaggio che cercavano già era stato ottenuto. Quale utilità sarebbe per costoro la rinuncia?”

 

30. “Ma nonostante ciò, o re, coloro che ritornano nello stato inferiore manifestano a causa di ciò cinque incommensurabili buone qualità nella dottrina dei Gloriosi. E quali sono queste cinque? Essi mostrano come sia glorioso lo stato (che hanno raggiunto coloro che sono entrati nell'Ordine), come sia puro da ogni macchia, come sia impossibile per chi abbia commesso qualche colpa dimorare insieme (con i saggi), come sia difficile realizzare (la propria gloria), quanto numerose siano le rinunce da osservare.

 

31. E come dimostrano la possente gloria di quello stato? Come se, o re, un uomo, povero e di bassa nascita, senza distinzione, deficitario in saggezza venisse in possesso di un grande e potente regno, in poco tempo sarebbe sconfitto, totalmente distrutto e privato della sua gloria. Egli sarebbe incapace di sostenere la sua dignità. E perché? Per la sua grandezza. Allo stesso modo, o re, tutti coloro che sono senza distinzione, che non hanno acquisito merito, che sono senza saggezza, quando rinunciano al mondo per seguire la dottrina dei Gloriosi, allora, incapaci di sopportare quell'eccelsa rinuncia, vinti, caduti e privati della loro gloria, ritornano allo stato inferiore. Perché sono incapaci di praticare la dottrina dei Gloriosi. E perché? Per la suprema natura della condizione che quella dottrina comporta. In questo modo, o re, essi dimostrano la possente gloria di quello stato.

32. E come dimostrano la purezza di quello stato? Proprio come, o re, l'acqua, quando cade su di un loto scorre via, si disperde, si sparge, sparisce e non aderisce ad esso. E perché? Perché il loto rimane puro da ogni macchia. Allo stesso modo, o re, quando tutti coloro che sono falsi, scaltri, astuti, traditori, di illecite opinioni vengono ammessi nella dottrina dei Gloriosi, in breve tempo si disperdono, si spargono, cadono da ciò che è puro e senza macchia, chiaro e senza colpa, come l'eccelsa dottrina e non trovano dimora in essa, né vi aderiscono, e ritornano allo stato inferiore. E perché? Perché la dottrina dei Gloriosi è stata purificata da ogni macchia. In questo modo, o re, essi dimostrano la purezza di quello stato.

33. E come dimostrano l'impossibilità di chi ha commesso delle colpe a dimorare insieme con i saggi? Proprio come, o re, il grande oceano non tollera la permanenza in esso di un cadavere, ma qualsiasi corpo presente in mare, lo trasporta subito sulla spiaggia per gettarlo sulla terraferma. E perché? Perché l'oceano è la dimora di potenti creature. Allo stesso modo, o re, quando tutti coloro che sono in colpa, stolti, senza zelo, sofferenti, impuri e cattivi vengono ammessi nella dottrina dei Gloriosi, dopo poco tempo abbandonano quella dottrina e non dimorano a lungo in essa – la dimora dei potenti, gli Arahat, liberi e puri dal Grande Male – per poi ritornare allo stato inferiore. E perché? Perché è impossibile per il cattivo dimorare nella dottrina dei Gloriosi. In questo modo, o re, essi dimostrano l'impossibilità di chi ha commesso delle colpe a dimorare insieme con i saggi.

34. E come dimostrano quanto sia difficile comprendere quello stato? Proprio come, o re, degli arcieri goffi, inesperti, ignoranti e senza abilità sono incapaci di grandi imprese nel tiro con l'arco, come dividere un capello in due, perché mancano completamente il bersaglio. E perché? A causa della sottigliezza e della minutezza di un crine di cavallo. Proprio come, o re, quando degli stolti, stupidi, imbecilli, sciocchi e ritardati individui rinunciano al mondo per seguire la dottrina dei Gloriosi, allora costoro, incapaci di comprendere le squisitamente fini e sottili distinzioni delle Quattro Verità, mancano completamente il bersaglio del loro significato, e ritornano in breve tempo allo stato inferiore. E perché? Perché è così difficile penetrare la finezza e la sottigliezza delle Verità. In questo modo, o re, essi dimostrano la difficoltà della sua realizzazione.

35. E come dimostrano quante sono le rinunce da osservare nella dottrina? Proprio come, o re, un uomo che, recatosi in un posto dove si combatteva un'imponente battaglia e, circondato da ogni parte dalle forze del nemico,vede l'esercito schierato contro di lui, si apre uno spiraglio e tornando indietro fugge via. E perché? Perché teme di non potersi salvare nel bel mezzo di tale battaglia. Allo stesso modo, o re, quando tutti coloro che sono cattivi, immorali, senza vergogna, stolti, pieni di avversione, volubili, instabili, gretti e stupidi rinunciano al mondo per seguire la dottrina dei Gloriosi, allora essi, incapaci di osservare i molteplici precetti, tornano indietro e scappano, così in breve tempo ritornano allo stato inferiore. E perché? Per la multiforme natura delle rinunce da osservare nella dottrina dei Gloriosi. In questo modo, o re, essi dimostrano la molteplicità delle rinunce da osservare.

 

36. Sul migliore dei fiorenti arbusti, o re, il doppio gelsomino, possono esserci dei fiori colpiti da insetti, ed i loro teneri steli essendo fatti a pezzi possono occasionalmente cadere. Ma la loro caduta non distrugge il gelsomino. Perché i fiori che ancora rimangono pervadono ogni direzione con il loro dolce profumo. Allo stesso modo, o re, quando tutti coloro, dopo aver rinunciato al mondo per seguire la dottrina dei Gloriosi, ritornano di nuovo allo stato inferiore, sono come i fiori di gelsomino colpiti da insetti e privati del loro colore e profumo, senza colore nel loro comportamento ed incapaci di migliorare. Ma la dottrina dei Gloriosi non è biasimata per la loro apostasia. Perché i membri dell'Ordine che rimangono nella dottrina pervadono il mondo, umano e divino, del dolce profumo della loro retta condotta.

37. Fra le piante di riso sane e rigogliose vi può nascere un tipo di pianta di riso chiamata Karumbhaka, e questa occasionalmente può appassire. Ma il suo appassire non rovina le piante di riso rosso. Perché quelle che rimangono diventano cibo per i re. Allo stesso modo, o re, tutti coloro che, dopo aver rinunciato al mondo per seguire la dottrina dei Gloriosi, ritornano di nuovo allo stato inferiore sono come le piante Karumbhaka fra il riso rosso, possono non crescere né svilupparsi, e possono anche occasionalmente ricadere nello stato inferiore. Ma la dottrina dei Gloriosi non è biasimata per la loro apostasia, perché i monaci che rimangono saldi diventano adatti a raggiungere lo stato di Arahat.

38. A lato, o re, di una gemma da tutti desiderata può nascervi una rugosità. Ma la comparsa di quella rugosità non rovina la gemma. Perché la purezza che rimane nella gemma riempie la gente di gioia. Allo stesso modo, o re, tutti coloro che, dopo aver rinunciato al mondo per seguire la dottrina dei Gloriosi, ritornano di nuovo allo stato inferiore, possono essere rozzi e regressi nella dottrina. Ma la dottrina dei Gloriosi non è biasimata per la loro apostasia, perché i monaci che rimangono saldi sono causa di gioia che nasce nelle menti di deva ed uomini.

 

39. Persino il legno puro di sandalo rosso, o re, può diventare in qualche parte marcio ed inodore. Ma in tal modo non si rovina il legno di sandalo. Perché la parte dolce e sana che rimane diffonde e sparge il suo profumo tutt'intorno. Allo stesso modo, o re, tutti coloro che, dopo aver rinunciato al mondo per seguire la dottrina dei Gloriosi, ritornano di nuovo allo stato inferiore. Ma la dottrina dei Gloriosi non è biasimata per la loro apostasia, perché i monaci che rimangono saldi pervadono, con il profumo di legno di sandalo della loro retta condotta, il mondo dei deva e degli uomini.”
“Molto bene, Nagasena! Con delle similitudini appropriate, con delle corrette analogie avete reso in modo eccelso la perfezione della dottrina dei Gloriosi, e resa libera da biasimo. E persino coloro che l'hanno abbandonata rendono evidente quanto sia eccellente una tale dottrina.”

 

Qui finisce il dilemma sugli apostati

 


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