MILINDAPAÑHA
LE DOMANDE DEL RE MILINDA
LIBRO IV - Capitolo VI

Mld:IV.6.20/22 - Ascetismo

 

(Dilemma 55)

20. “Venerabile Nagasena, quando il Bodhisattva stava praticando l'austerità, non fu trovato nessun altro sforzo eguale al suo, né un tale potere, né una tale lotta contro il male, né una tale vittoria sugli eserciti del Maligno, né un tale digiuno, né una tale austerità di vita. Ma non trovando alcuna soddisfazione in tale pratica, abbandonò quell'idea, dicendo: “Neanche con questo crudele ascetismo sto raggiungendo l'importante facoltà, che va oltre il potere umano, nascente dalla profonda visione nella conoscenza di ciò che è utile e nobile. Non vi può essere un altro sentiero verso la saggezza?”
Ma allora, quando stanco di quel sentiero aveva ottenuto l'onniscienza in altro modo, egli, d'altra parte, così esortò ed istruì ancora i suoi discepoli in quel sentiero (che aveva abbandonato, dicendo):

“Sforzatevi, siate forti, ed alla fede
insegnata dai Buddha dedicatevi con zelo.
Come un forte elefante una casa di canna
distruggete gli eserciti del Maligno.”

Ora, Nagasena, qual è la ragione per cui il Tathagata esortò e guidò i suoi discepoli verso quel sentiero che egli stesso aveva abbandonato e detestato.”

 

21. “Anche ora questo è l'unico sentiero, o re. E lungo quel sentiero il Bodhisattva ottenne lo stato di Buddha. Anche se il Bodhisattva, o re, sforzandosi strenuamente, avesse diminuito il proprio cibo fino al completo digiuno, per quella mancanza di cibo divenne debole anche mentalmente, tuttavia quando iniziò di nuovo a mangiare poco alla volta, fu grazie a quel sentiero che in poco tempo ottenne lo stato di Buddha. E solo quel sentiero che tutti i Tathagata raggiunsero la profonda visione dell'onniscienza. Proprio come il cibo è il sostegno di tutti gli esseri, e tutti gli esseri dipendono dal cibo per vivere bene, così quello è il sentiero di tutti i Tathagata per raggiungere la profonda visione dell'onniscienza. La colpa non fu, o re, nello sforzo, non fu nel potere, né nella lotta intrapresa contro il male, per cui il Tathagata, in quel tempo, non raggiunse lo stato di Buddha. Ma la colpa fu nella mancanza di cibo, e lo stesso sentiero (d'austerità) era là sempre pronto.

22. Immaginate, o re, un uomo che dovesse seguire un sentiero in gran fretta, ed a causa di quella fretta gli venissero a mancare le forze, tanto da cadere a terra come uno storpio, incapace di muoversi; ora, o re, la colpa sarebbe della grande terra perché ha fatto mancare le forze a quell'uomo?”
“Certo che no, venerabile! La grande terra è sempre pronta. Che colpa ne avrebbe? La colpa fu nel troppo zelo dell'uomo, che lo fece cadere.”

“Così appunto, o re, la colpa non fu nello sforzo, né nel potere, né nella lotta intrapresa contro il male, per cui il Tathagata, in quel tempo, non raggiunse lo stato di Buddha. Ma la colpa fu nella mancanza di cibo, e lo stesso sentiero (d'austerità) era là sempre pronto. Allo stesso modo se un umo indossasse una veste e non la facesse mai lavare, la colpa non sarebbe nell'acqua, che sarebbe sempre pronta all'uso, ma nell'uomo stesso. Ecco perché il Tathagata esortò ed istruì i suoi discepoli per quel sentiero, perché quel sentiero è sempre là, retto e disponibile.”

“Molto bene, Nagasena! Così è ed io accetto le vostre parole.”

 

Qui finisce il dilemma sul sentiero

 


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