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Raimondo di Sangro: la biografia come "Viaggio Alchemico"

Il documento che segue è opera d'ingegno del Professor Giancarlo Elia Valori Honorable de l’Academie des Sciences de l’Institut de Frances ed è qui esposto con la sua sua autorizzazione.
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© Professor Giancarlo Elia Valori

 

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Principe di Sansevero, Mago ed esoterista, teorico militare, scienziato apparentemente “positivo”, come spesso accade ai sapienti che vedono la Realtà oltre la Materia, riformatore della Massoneria, creatore della straordinaria Cappella Sansevero. Tutto questo, e molto di più, è l'essenza visibile di Raimondo di Sangro, VII Principe di Sansevero.

 

Raimondo di Sangro, come accade a molte delle principali famiglie della migliore aristocrazia del Regno delle Due Sicilie (si pensi, per esempio, ai Gironda di Canneto, che apporteranno gran parte delle terre di proprietà alla famiglia di Benedetto Croce) nasce in Puglia, a Torremaggiore, in provincia di Foggia, il 30 Gennaio del 1710, in una famiglia che afferma di discendere direttamente da Carlo Magno, l'unificatore ed evangelizzatore politico primario dell'Europa. Bari e la Puglia è stata tappa obbligata per tutti i pellegrini che passavano la “Via Sacra Longobardorum” e la Via Francigena, nelle zone definite dal potere sapienziale di Federico II di Svevia.

 

É proprio nella cattedrale di San Nicola di Bari, piena di simboli interreligiosi tra Islam, Cristianesimo Occulto, culto del Demiurgo, scoperta del Graal a Sarraz, nella “zona dove si vede il Nilo” che viene indicato come contemporaneo della scoperta del corpo di San Nicola di Myra tra la Mirra, segno dell'Abbondanza, che fa da sfondo alla Prima Crociata, organizzata a Bari da Papa Urbano II. Il Graal, il “vaso primigenio” delle religioni ctonie del Nord, è e diventa il “ventre della Vergine Maria” (come si riporta simbolicamente dalla Litania di Loreto, e la Santa Casa di Loreto viene riportata in Italia dai Cavalieri Templari) è il collegamento energetico della “Lancia di Lug” simile a quella di Longino, che è presente in copia nella cattedrale di san Nicola, ed è connesso al ciclo arturiano scolpito nella “Porta dei Leoni” della stessa cattedrale. Ciclo di Re Artù precedente alla narrazione prima della “Materia di Bretagna”, come peraltro è presente anche nella cattedrale modenese. E in quella di Otranto. Ecco il contesto simbolico che è presente, fin dalla nascita, nel cielo di Raimondo Principe di Sansevero. La Madre Cecilia muore dopo un anno dalla nascita di Raimondo e il padre Antonio, dopo una vita dissoluta, si chiude in un convento e abbandona il figlio Raimondo, che viene prima educato dai nonni e poi, a Roma, in un convento di Gesuiti. Sono gli anni in cui la Compagnia di Gesù, sulla quale si favoleggia riguardo alle favolose ricchezze da essa accumulate in America latina, elabora le più ardite sintesi tra sapientia antiqua e Religione Rivelata. Sono gli anni, peraltro, in cui opera, a Roma, il Padre gesuita Athanasius Kircher, elaboratore di una “Scienza Universale”, il cui cuore del Padre gesuita, solo il cuore, verrà conservato nella Chiesa della Mentorella, vicino a Capranica Prenestina nel punto in cui si narra sia arrivata in Italia la prima statua di Iside dall'Egitto, e che viene visitata dai Papi antichi e moderni subito dopo la loro elezione al Sacro Soglio.

Scienza Universale, e quindi con una necessaria parte relativa agli esperti, e quindi sapienti e non solo acculturati, allora occulta, Sapienza “degli antiqui”, tracce occulte ma visibili agli iniziati nella Religione Rivelata, tutti temi che vedremo bene all'opera in Raimondo di Sangro. E non è certo un caso che il Palazzo dei principi di Sansevero, a Napoli, sorga in quello che era il “quartiere egiziano” della antica Neapolis e che, proprio dove ora è presente la Cappella vi fosse un Tempio dedicato a Iside.

É Iside che viene scoperta, nei suoi culti, dagli scavi di Pompei, iniziati da Carlo III di Borbone, un segno della presenza della Sapientia Antiqua anche nella classi dirigenti del Regno delle Due Sicilie. E sarà Giuseppe Garibaldi, ormai Dittatore delle Due Sicilie, a ricostruire e unificare in Italia il Rito Egiziano massonico di Memphis-Misraim, rito iniziatico legato alla Sapienza Antiqua degli Egizi.

Le invenzioni notturne del Principe Raimondo di Sangro, apparente illuminista settecentesco di giorno e mago di notte, cominciano a farsi notizia in tutta Napoli, che osserva lo strano viavai notturno a Piazza San Domenico. Le invenzioni attribuite al Settimo Principe di Sansevero, spesso attribuitegli dalla voce popolare, che pure erra meno di quanto si pensi, sono numerose: abbiamo a che fare con il Lume Eterno, una fiamma che arde consumando piccolissime quantità di materiale infiammabile. Con ogni probabilità, si trattava di un composto chimico a base di fosfato di calcio e di fosforo ad alta concentrazione. Il “popolino” il sempitrerno creatore della fabula, sostiene inoltre che il composto sia stato formato dalla polverizzazione di un teschio umano. Per il Re Carlo III di Borbone, il responsabile, lo abbiamo visto, dei primi scavi a Pompei e Ercolano, Raimondo di Sangro inventa un mantello di tessuto impermeabile, segno classico di connessione, come la vedremo nelle tradizioni iniziatiche ottocentesche, di correlazione tra prassi vitale comune e sapienza occulta .
 

Il Principe fonda a Napoli, poi, la prima Loggia di Rito Scozzese, dove si sospetta una “tegolatura” (ovvero, un rituale di iniziazione primario) di tipo egizio-Scozzese, con un rituale aggiuntivo, per gli alti gradi dello scozzesismo napoletano, riferiti a quelli corrispondenti del Rito di Misraim, gradi noti come la “Scala di Napoli” una teurgia destinata a formare la sapienza necessaria a utilizzare l'alchimia e le tecniche della trasmutazione delle sostanze visibili. L'occulto non è solo il non-visibile, è ciò che si vede, secondo una etimologia tradizionale di mysterium, “quando gli occhi si chiudono”.
Tramite i misteri di Iside e Osiride, la prassi iniziatica di questi gradi, che Raimondo di Sansevero fa entrate nello scozzesismo tradizionale, il Fratello raggiunge la costituzione di un “Corpo di Gloria”, il “Carro di Luce” (Merkabah, in Ebraico) che unifica i Tre Corpi dell'Uomo e quindi dei Tre Fuochi che agiscono in lui: il Fuoco d'Ariete nella testa, il Fuoco del Sagittario nel sesso, il Fuoco del Leone nel cuore. In altri termini, visibili e noti, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ma è alla fine del suo percorso massonico, almeno di quello visibile, che Raimondo di Sangro inizia i lavori per la Cappella di Sansevero.

Il Settimo Principe di Sansevero realizza poi un fucile a retrocarica, con almeno 50 anni di anticipo sulla manifestazione profana di questa invenzione, e stupisce tutti i napoletani attraversando l'intero golfo partenopeo con una particolare “carrozza galleggiante”. E Raimondo scrive peraltro moltissimo: si va dal primo testo noto, la Relazione della Compagnia dei Liberi Muratori, del 1746, Il Settimo Principe di Sansevero è, senza alcun dubbio, il Primo Gran Maestro di una Gran Loggia nazionale italiana. L'anno successivo scrive una Pratica più agevole e utile di esercizi militari per l'infanteria, un testo ben noto a Federico II di Prussia, che lo apprezza. Federico di Prussia è lo spiritoso autore della boutade sulla Massoneria come “Grande Niente”, ma è questa la fase, come abbiamo visto anche in Raimondo di Sangro, in cui la Sapienza Occulta “transita”, per così dire, dall'Ordine massonico visibile, che poi opererà le Rivoluzioni modernizzatrici, per poi diffondersi in un reticolo di Alti Gradi, di circoli iniziatici locali, di singoli Maestri che diffondono la loro Ricerca in ambiti ben selezionati e sempre meno legati alla Massoneria Visibile, nella quale si diffondono gli aspetti, anch'essi visibili, della Rivoluzione Scientifica e Spirituale dell'epoca, quelli che i profani, anche tra i Massoni, chiameranno “Illuminismo” e che altro non è se non la parte apparente di una prassi occulta.

L'Illuminismo è la parte profana del Lumen Iniziatico. Nel 1751 Raimondo di Sangro elabora un testo sulle Costituzioni delle Logge di Inghilterra, Statuti dei Tre Alti Gradi di Maestro Scozzese, Eletto e della Sublime Filosofia, un volume ritrovato nell'Archivio Segreto del Vaticano. Qui gli “Alti Gradi” massonici sono, nell'ordine, corrispondenti al 16° Grado del Rito attuale di Memphis-Misraim, e, probabilmente, al 59° Grado nell'Aeropago sempre di Memphis-Misraim, e del Sublime Principe “della Filosofia” con i gradi attuali del 91°, sempre nel rito caldaico-egiziano al quale qui ci riferiamo. Nello stesso anno, Raimondo pubblica una Epistola di Raimondo di Sangro al Pontefice Benedetto XIV, in cui il Principe di Sansevero si scagiona della sua appartenenza alla Massoneria. Qui abbiamo a che fare con un doppio livello del testo: da un lato, Raimondo di Sangro salva sé stesso e i Fratelli dalla pesante “vendetta” papale, dall'altro dice il vero: egli non appartiene alla Massoneria che sta per diventare, paradossalmente, “profana” nella sua diffusione in tutta la società settecentesca, la Massoneria “rivoluzionaria” del 1776 in America e del 1789 in Francia. La politica dell'Obbedienza secondo Raimondo di Sangro è l'accettazione del programma sapienziale contenuto in ogni fase storica, e non si cura del nesso, inevitabile e insostituibile, tra classi sociali e gerarchie visibili del mondo profano. Sarà la posizione del Fratello De Maistre, massone “mistico e cristiano” “Eques a floribus” nelle Logge della Stretta Osservanza” di tradizione tedesca, (e templare); fiero avversario della democrazia e del liberalismo come dimostra nelle sue “Sere di san Pietroburgo”. É come se la Massoneria si fosse resa “profana” trasformandosi in una lega parapolitica della “benevolenza” e della egalité universelle, che sono i punti di arrivo della trasmutazione alchemica dell'umanità, che sarà probabilmente raggiunta solo in Cielo, attraverso la pratica visibile della Religione Rivelata. Ecco il Cristianesimo mistico e simbolico che si intravede nei simboli della cappella Sansevero, che non è una proiezione occulta nel Cristianesimo, ma una riduzione alla radice della Sapienza antica contenuta nel Cattolicesimo e nei suoi Riti.

Per il Sansevero, che è un Massone “scozzese”, è centrale il dato da ri-scoprire della unità sempre esistita e mai del tutto “svelata” o svelabile di tutte le Tradizioni, unite in una sola, da ri-costruire a partire dalle disiecta membra di quelle che oggi si mostrano, e si mostrano non a caso. Riscoprire la trama del passato sapienziale vuol dire inquisire i fatti materiali, in particolare, il mondo è speculum mentis Dei (e qui vi abbiamo rivelato già un Piccolo Mistero) e anche le teorie del mondo presente, come facevano Leonardo da Vinci o Spinoza, di cui parleremo ancora in seguito. La Linea del Principe di Sansevero è inversa a quella di Destutt De Tracy che, “ideologo” (sarà proprio lui ad inventare il termine, sia pure in una accezione in parte diversa dall'attuale) che identifica nella astronomia visibile l'Origine di “tutti i riti”. Per Sansevero è proprio questa la radice della loro verità, sia pure parziale e nota solo per intero agli Iniziati, non certo una riprova degli errori di “tutti i Riti”.

 

Non vi è ipocrisia alcuna nella mistica cristiana di Raimondo di Sangro, quanto piuttosto la ricerca, simbolica come ogni azione e prassi magica massonica, della eternità dei simboli-concetti cristiani nella loro “riduzione”, come in alchimia, alla loro radice sapienziale e tradizionale. É questa la direzione nella quale Raimondo di Sangro diffonde le sue invenzioni chimiche, nel senso del chemì, l'arte “nigra” della sapienza egiziana, a figure come “Giovanni Giraldi fiorentino”, accademico della Crusca, “fratello” banchiere e novellista. Nel 1742 il Principe di Sansevero scrive poi, senza completarla, un Gran Vocabolario universale dell'arte della Guerra, che però riuscì a comporre fino alla lettera O. L'Arte Militare come experimentum delle società politiche, Prova assoluta della natura umana visibile e quindi anche invisibile? Probabile. Perché questo interesse specifico e iniziatico per l'arte militare? Perché l'iniziazione maschile è legata, in Occidente come in Oriente, alle arti marziali: la guerra, lo scontro con il nemico visibile ed esterno, simbolo e proiezione di quello interno, è la parte attiva della meditazione passiva, come in Oriente lo Yoga e in Occidente l'analisi del viaggio simbolico che ogni iniziato compie, il suo particolare “volo magico” insieme ad altri fratelli. Ancora Raimondo di Sangro si pone il problema di un Progetto d'una multeplice difesa interna, scritto probabilmente nel 1741, in previsione di una doppia costituzione della cittadinanza, come “massa” produttiva da un lato e come passivo ricettacolo di doveri iniziatici apparentemente legati alla militarizzazione della società nell'altro. Una soluzione che ricorda l'attuale Armée svizzera e che passa attraverso il lungo dibattito, da Machiavelli, Guicciardini, fino a Rosmini sulla identità italiana in relazione alla costituzione di un esercito di massa e stabile.Non si deve dimenticare che Raimondo di Sangro è il Gran Maestro della Prima Gran Loggia nazionale italiana.

É poi interessante, in questo contesto precipuamente massonico, vedere la Dissertazione intorno agli errori di Benedetto Spinoza che il Principe di Sansevero scrive, secondo i più attenti suoi biografi, nel 1748-'49. Per Raimondo, Spinoza ha la colpa, gravissima ai suoi occhi, di aver definito “rea” e falsa l'origine di idee risalenti alla più remota antichità che invece sono la fonte inesauribile della “Prisca Philosophia” che, come dice il Principe di Sangro, un certo ordine di persone utilizza per “cercare la luce”. Non occorre cercare nuove teorie, o “svelare” la loro catena profana, che è irrilevante per gli Iniziati, il Novum della Sapienza è contenuto nella ininterrotta catena sapienziale, come è appunto ininterrotta la catena dei sapienti in ogni epoca, che va dai vecchi fondatori di religioni e di Stati al “certo ordine di persone” che conosce come, nello sviluppo storico del pensiero umano, nulla sia mai andato perduto e niente sia da certificare ingenuamente come “errore degli antichi”.

Gli antichi non hanno mai compiuto errori, come non compiremo nessun errore noi agli occhi dei nostri futuri eredi sapienziali, la Scienza Sacra nulla crea e nulla disperde. Rompere questa catena implica distruggere il legame fraterno tra gli Iniziati, costruire quindi una Massoneria, come sarà quella della Révolution, sostanzialmente e paradossalmente “profana”, legata alle Idee del Secolo e non alla analisi, che spiega anche il Presente, della lunga e mai interrotta sequela di Iniziati Incogniti.

 

Negli anni 1748-1749 il Principe di Sansevero si occupa di scrivere dei Dialoghi Critici intorno alla vita di Maometto. Per Raimondo, che non contempla “errori”, come abbiamo visto, nella Sapienza e nel suo uso, ovunque esso si materializzi, Muhammad, che non è un “impostore” come non lo sono Mosè e Gesù, che vogliono realizzare uno “Stato politico” con la frode della religione è soprattutto un sapiente-Iniziato che parte dalla Prisca Sapientia e la applica alle tradizioni profane del suo popolo, come hanno fatto tutti i Sapienti Occulti nel loro appalesarsi, anch'esso necessario, al mondo e come essi continueranno a fare, per omnia saecula saeculorum.

Il lavoro di Raimondo è quello di scoprire le tracce della “Prima Filosofia” ovunque”, come si scoprono i “fosfori” nell'Alchimia, per successive riduzioni, che sono necessarie alla scoperta della sostanza e che la rendono potente da tutti i punti di vista. I modi di lettura “trasversale” dei testi di Raimondo di Sangro sono molteplici e sottili. Il tema chiave è però la Luce. Per il Principe di Sansevero è proprio Mosè, all'inizio del Genesi, che pone in modo occulto il sistema e il modello primario per entrare nel significato nascosto dei termini ebraici del testo biblico; e si ricordi che Raimondo di Sangro conosceva bene sia l'Ebraico che la tradizione cabbalistica.

La Luce è Origine di Tutto, e lo Stesso Dio è comparabile alla Sua Creazione Iniziale. Il tema della luce viene appunto ripreso nelle lettere a Giraldi “fiorentino”, in cui il Principe napoletano narra di una “materia fatta di fosfori della consistenza di un butirro molle in tempo di estate” che proviene dalle ossa umane, una sostanza capace di accendersi se accostata ad una fiamma e che dura per un tempo lunghissimo senza mai almeno apparentemente consumarsi.

Nel 1756 Raimondo si occupa ancora di Luce, nel suo Dissertazione su di una lampada antica trovata a Monaco, dove parla dei “lumi eterni” degli antichi, tratti dalle ossa umane e dalle urine, e conferma che la sua tecnica è solo una “ripetizione” di quanto aveva raggiunto la Prisca Sapientia. Lume Eterno, immagine visibile e derivata del Lumen Invisibile e simbolico della Sapienza Prima, che è prassi e teoria insieme. Il problema vero del Principe di Sangro non è la Luce visibile, ma quella invisibile della Iniziazione, quella che viene donata all'iniziato con il suo appressarsi, secondo il rito scozzese, alla “Piena Luce dell'Oriente”. Ma la scoperta di elementi materiali delle Tradizioni antiche è un signum per scoprire la Tèchne della riduzione del proprio Io alla trasformazione finale, quella del passaggio da individuum materiale a Iniziato, con un probabile “seguito” nel mondo post-mortem. Attraverso la Luce. Casomai, la Luce visibile è l'immagine e l'inizio di quella invisibile, ad essa si collega simbolicamente e, in qualche caso, praticamente. É proprio lo studio del Genesi che, con ogni probabilità, porta Raimondo di Sangro a studiare, come asse centrale della sua ricerca iniziatico-scientifica, la Luce e la sua natura, per così dire, “doppia”.

É ancora probabile che il Principe non sia stato del tutto soddisfatto dalle sole teorie cabalistiche sulla Luce Originaria. Egli le riteneva incomplete o in “catena interrotta”, data anche la difficile vita delle comunità ebraiche nell'Europa medievale. La sua “Luce eterna” è alchemicamente (e praticamente) costituita dalle ossa del cranio umano, e il cranio è il simbolo del caput mortuum, la “materia prima” dalla quale inizia la ricerca della pietra filosofale, secondo gli alchimisti “operativi”. E la Massoneria è, appunto, un'arte “Reale” e “operativa”, non una semplice analisi letteraria della storia dei simboli.

Il Primo Passaggio alchemico dall'”opera al nero” all'”Opera al Bianco” è appunto la calcinazione del caput mortuum, che permette la separazione del Fosforo, il “piccolo cerchio bianco che si forma sulla materia dell'Opera quando comincia a diventare bianca”. Nei testi di Raimondo di Sangro il Principe elenca vari tipi di Luce: quelle che si vedono sprigionarsi dai cadaveri dei condannati a morte, o che sono prodotte dalla corruzione dei corpi, i ben noti “fuochi fatui” oppure quelle luci che si sprigionano in sperimentazioni con escrementi umani, urina mescolati con allume o sali di vetriolo, mentre la sua scoperta è un andare indietro nel tempo, verso la Prisca Philosophia e un “andare avanti” verso il perfezionamento continuo delle pratiche alchemiche e sapienziali, che non si ripetono mai con una procedura prefissata.

L'Alchimia è una prassi per la purificazione della Sostanza che è simultanea e parallela alla Purificazione del Sapiente che la esercita. La questione ritorna qui all'Ebraismo, tema centrale del Principe di Sangro, punto di partenza tradizionale della sua prassi sapienziale, cabalistica e alchemica. Nota Raimondo, nel suo testo sul Lume eterno ritrovato a Monaco, che esso era stato ritrovato nel pilastro di una Chiesa che era stata, un tempo, Sinagoga Ebraica, mentre aggiunge, il Principe di Sangro, che un viaggiatore, probabilmente il barone Von Kempelen, aveva saputo da un mercante ebreo di Costantinopoli, già rabbino di quella città, aveva saputo dei “Dodici Fuochi di Israele” nascosti che mantenevano tra i Sapienti l'attesa per il Messia promesso. Si riferiva magari, e simbolicamente il Di Sangro, al fatto che a Monaco operava un circolo iniziatico che voleva sostituire, dopo averlo abbattuto, il pilastro ebraico e cristiano della Tradizione occidentale (che è solo apparentemente unicamente occidentale) nella sua apparenza essoterica, le “religioni rivelate” e popolari, con una nuova Volta più ampia, che da questa tradizione ri-costruita ex-novo creerà una Nuova Umanità. Una alchimia che costruisce le sue sostanze, si potrebbe dire con una metafora, senza ritrovarle nella Realtà profana, che diviene la proiezione della sua Opera al Nero, che diviene anche la sua Opera al Bianco.

É, per Raimondo di Sangro, la possibile essenza invisibile, ma che si realizzerà con assoluta precisione, della setta degli Illuminati di Baviera, che sarà ufficialmente, ma si sa che queste date sono sempre ambigue, nel 1776, l'anno della Rivoluzione Americana. Fine del Cristianesimo visibile, cessazione dell'Ebraismo (e magari del Popolo di Israele) come si è in buona parte realmente verificato, (e si tratta di un popolo in toto profetico, come ben sapevano gli esoteristi nazisti riuniti proprio a Monaco per predisporre la “soluzione finale del problema ebraico”) ricostruzione di una Nuova Umanità a partire da una Nuova èlite di Iniziati-sapienti senza più collegamento alcuno con la Tradizione dell'Occidente (e quindi dell'Oriente) che ne costruisce una nuova a partire dalla propria Conoscenza, ritenuta “finale” e perfetta, nel senso propriamente massonico (e etimologico) del termine. Non è possibile, per un Sapiente della Tradizione. Ogni Conoscenza Iniziatica è per sua natura ininterrotta perché non è mai stata interrotta e ciò non è nemmeno praticamente possibile. A meno che non si ricorra ad artifici politici come le Rivoluzioni o le Reazioni, e anche De Maistre aveva simpatie per gli “Illuminati di Baviera”.

Non ci ricorda questo qualcosa che è accaduto e che sta ancora accadendo, sia pure in forme del tutto estranee alle vecchie apparenze? Si tratta esattamente, per il di Sangro come per noi, di una iniziazione inversa, che riconduce al Grande Ingannatore, non alla Verità della Luce, alla Prisca Sapientia “che è Dio e che sta presso Dio”, come afferma Giovanni nel suo Vangelo.

Ma torniamo ai “fosfori” della Alchimia, necessariamente non solo simbolica, del Principe di Sangro. Per Raimondo tutti questi “sali” (che infatti sono in gran parte sali anche nella chimica moderna e profana) se sono ridotti in purezza, possono comporre il Lume Eterno, che è anche l'operatore alchemico della sua “Opera al Bianco”, il portatore della Luce Invisibile. Le particelle ignee che poi permettono al Lume Perpetuo di funzionare sono presenti naturalmente nell'atmosfera, sono le “salamandre” (altro termine della simbologia alchemica antica e universale) che piovono, come sosteneva anche Robert Fludd, continuamente sulla Terra dallo Spazio. Altra simbologia profonda per la corsa allo Spazio (visibile) moderna? Probabile. Il mondo moderno ha reso visibile e essoterico, ed è qui l'errore di cui perirà, tutto il modello sapienziale e esoterico che ha costituito l'humus della sua nascita, che non è affatto separato dalla Tradizione, come i sapienti novi, gli scienziati, pretendono che sia.

 

Il Lume Eterno di Raimondo di Sangro, come egli narra nelle “Lettere al Giraldi”, diviene poi rosso “più del sangue” che è una virtù, per Raimondo, necessaria per attrarre il fuoco elementare che gira nella nostra atmosfera. Il simbolismo è evidente, ma è evidente nella sua realizzazione alchemica, che è necessaria alla sua Verità simbolica per il “lavoro” che essa compie sull'Iniziato-alchimista. Si potrebbe anche dire che si tratta qui di osservare, nel Lumen Perpetuo, la trasmutazione in atto, la ricomposizione armonica del sistema corpo-anima-spirito dell'Operatore-Iniziato.

Il Sangue, il Sangue di Cristo, il Salvatore-Giudice della Sapienza Tradizionale è anche lo pneuma-Spirito Santo nella Gnosi protocristiana di Clemente di Alessandria e riguarda pure la tradizione ebraica che il Cristianesimo ripete e rinnova, senza mai abbandonarla del tutto, dato che i “dodici fuochi” di Israele, simbolicamente (ma devono essere reali per essere anche simboli,è questo il senso dell'Alchimia) hanno il potere, se ritrovati, di “accelerare e simbolizzare la Venuta del Messia”, proprio nel loro rappresentare l'ardente Fede del Popolo Ebraico nell'arrivo del Salvatore. Il “fuoco eterno” di Monaco era stato ritrovato certo in una Chiesa ricostruita dove prima vi era una Sinagoga, lo abbiamo già detto, ma sotto il luogo dove prima si trovava una Statua della Santa Vergine Madre di Dio.

Michele di Nostra-Dama, la Madonna, è un ebreo convertito che ripete e ritrova la tradizione profetica del Popolo Eletto dall'Unico ... tutto si ricostruisce nella imago senza tempo, ma nel Tempo, della Tradizione. É da questa trasformazione finale, Imitatio Christi, e contemporanea Opera al Bianco, con il Sacrificio e il Passaggio al Rosso, Spirito-Sangue che l'Iniziato acquisisce l'Immortalità Spirituale (e per molti aspetti anche l'intangibilità del Corpo Rimasto, come si rileva nelle analisi dei Resti dei Santi). La vita di Raimondo di Sangro, poi, prosegue dopo le sue nozze per procura con una cugina, Carlotta Caetani dell'Aquila d'Aragona, che lo raggiunge solo dopo nel 1736.

 

Per il matrimonio Raimondo commissionò un'opera al Fratello Pergolesi, che non riuscì a terminarla per la sua morte per tubercolosi a Pozzuoli. Pergolesi fu sostenuto, in giovinezza, come si sa, dal Vescovo della Santa Casa di Loreto, opera templare, e si narra che terminò proprio nel giorno della sua morte lo Stabat Mater, commissionatogli dalla “Confraternita dei Cavalieri della Vergine dei Dolori”, altro tema e occasione che collega la rinascita sapienziale al Culto Mariano.

Tout se tient ... Colonnello nel “suo” Reggimento della Capitanata, Raimondo è poi membro della Accademia dei Ravvivati, con lo pseudonimo di “precipitoso” e molto vi sarebbe ancora da scrivere sul nesso tra Massoneria, persistenza e rinnovamento dell'esoterismo moderno e trasformazione degli Ordini Iniziatici nello sviluppo delle Accademie letterarie tra seicento e Settecento.

Ma Raimondo diviene anche membro dell'Accademia della Crusca, con il nome, esoterico e letterario insieme, di Esercitato, con il motto volutamente ambiguo “esercitar mi sole”. Sul ruolo tra Crusca e Iniziazione in Italia si è probabilmente scritto ancora poco, perché il nesso tra tradizione-ricostruzione del linguaggio italico e Prisca Filosofia non è ancora stato del tutto svelato. Dalla tipografia di Raimondo escono molti testi, tra i quali Il conte di Gabalis, ovvero ragionamenti sulle Scienze Segrete ... dell'Abate Villars de Montfaucon, testo notissimo e diffuso nell'Europa di allora sui “misteri” tra Cabala e Società dei Rosa+Croce, dove si parla di “salamandre che servono ai filosofi” e ne abbiamo già parlato, una pubblicazione che costerà al principe di Sangro un'accusa da parte dei Gesuiti, che pure non erano certo estranei alla rinascita gnostica dell'epoca.

Raimondo pubblica anche il Riccolo Rapito (the Rape of the Lock) di Alexander Pope, fratello massone notissimo nella storia letteraria inglese, che ha un particolare senso, come poema, iniziatico e simbolico. Ma è il restauro e la ricostruzione (e anche qui abbiamo a che fare con un simbolismo iniziale e iniziatico) della Cappella Gentilizia di famiglia, Santa Maria della Pietà, nota ai napoletani da sempre come la “Pietanella” e oggi notissima come “Cappella Sansevero”.

Raimondo diede inizio ai lavori nel 1744, con costi sempre più alti e tali addirittura da mettere in crisi le finanze, peraltro notevolissime, del Principe, che si vedrà costretto ad affittare alcune stanze del suo palazzo come bisca clandestina, motivo del suo imprigionamento, per pochi mesi, a Gaeta.

Proprio quando inizia i lavori per la Cappella, Raimondo si iscrive alla Massoneria, e la Loggia del Sansevero sarà quella, da lui rifondata, detta Rosa d'ordine magno. É l'anagramma del nome del Principe. Letteratura e Iniziazione ...

Raimondo diviene in pochi anni il Gran Maestro di tutte le Logge, numerose, peraltro, operanti in Napoli, e opererà, nella sua Loggia di appartenenza, con il sistema detto “degli Alti Gradi” ricostruendo una cerchia ristretta e occulta spesso ignota anche al resto dei Fratelli. La Massoneria, ieri come forse oggi, stava perdendo il nesso originario tra lavoro “operativo” e azione “simbolica”, la tradizione della accettazione dei “sapienti” nelle antiche corporazioni di mestiere, che mai sono state solo corporazioni di soli artigiani e “costruttori di cattedrali”. É dal cenacolo riservato di Raimondo di Sangro che vedrà la luce, è proprio il caso di dirlo, il Rito Egizio Tradizionale.

Sono gli anni, ricordiamolo ancora, in cui Carlo III di Borbone riporta alla luce Pompei, Ercolano, Paestum, ed il senso del collegamento sapienziale tra Filosofia degli Antiqui e Sapienza Occulta è ormai evidente al nostro Lettore. Sono gli anni, però, in cui il Cardinal Lambertini, Papa Benedetto XIV, anch'egli peraltro in odore di Massoneria, scomunica tutte le Logge e ne ordina lo scioglimento. Fine del rapporto tra “borghesia moderna” e nobiltà illuminata”? Niente affatto. La Massoneria viene proibita perché si spezza il suo nesso interiore tra Alti Gradi e tradizione politica operativa, tra Riformismo dei Principi e l'inizio del radicalismo tra la Fratellanza e la sua deviazione, gli “Illuminati di Baviera”.

La fine di quel “grande meriggio” che fu il dispotismo illuminato in Europa. Anche Carlo III, che aveva simpatizzato con il “Grande Niente”, come lo chiamava il massone Federico II di Prussia, chiude le Logge del suo regno, mentre Raimondo di Sangro, per salvare i Fratelli più intimi e “coprire” la sua attività occulta, che non poteva né doveva essere confusa con l'”Opera al Nero” delle rivoluzioni che si preparavano all'orizzonte, abiura e fornisce al Re l'elenco degli iscritti alle Logge napoletane che furono, però, solo redarguiti dal Re.

Nel 1756 Carlo III deve abbandonare le Due Sicilie perché diviene Re di Spagna, e lascia il Regno al religiosissimo e poco colto figlio Ferdinando IV, ma il Tanucci, nemico per i sospetti “teutonici” che aleggiavano su Raimondo, comunica al Re, nel 1764, che la situazione debitoria del Principe di Sansevero è disastrosa, ma Raimondo fa sposare il figlio con la ricchissima principessa Gaetana Mirelli, unione che ripianerà la crisi finanziaria, in gran parte dovuta ai costi per la Cappella Sansevero, che Raimondo aveva dovuto sostenere.

Per il matrimonio del figlio, il Principe di Sangro fece arrivare dalle sue terre pugliesi i feudatari armati di tutto punto, il che dette modo al Tanucci di imprigionare Raimondo, con l'accusa di “invasione armata”. Liberato poco dopo il matrimonio, il Principe di Sansevero continuò la sua vita di studio e di costruzione attenta della Cappella, fino alla morte, avvenuta nel 1771.

Una vita condotta, nella storia visibile e invisibile, come viaggio alchemico, come passaggio dall'Opera al Nero che tutti noi siamo, come profani, all'Opera al Bianco, che sarà perfetta nel momento in cui l'Iniziato si incontrerà con il Maestro di tutti, Gesù Cristo alla presenza di Sua Madre.

 

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